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Per sapere come Gothar è arrivato fin qui leggete i racconti: Era una notte buia e tempestosa
Star Wars Chronicles

Destini incrociati
di Nelly Wheeler

    Lo speeder dei D'Hriftin era una navetta spaziale particolare, dato che poteva muoversi nell'atmosfera dei pianeti e nello spazio siderale. Aveva appena dimostrato le sue capacità durante la corsa mista su Boonta, però non era il massimo per i viaggi interstellari. La lega del suo scafo non avrebbe sopportato tutti i balzi iperspaziali indispensabili per raggiungere il pianeta Kardelan dove Zart D'Hriftin pensava di ritrovare la sorellina e Mark Todd sperava di incontrare il suo amico Gothar Palpatine, così , i due ragazzi, uniti nella fuga e nella meta, dovettero cercare un passaggio per sé  e per il loro mezzo prima su un mercantile, poi su una nave più o meno pirata, fino al sistema di Kardelan. I pirati li scaricarono nell'orbita della terza luna, oltre la barriera di satelliti  che bloccava qualsiasi tentativo di avvicinarsi al pianeta.
 


************

    Mille luci si accesero nella cabina e strumenti sinistramente acuminati presero a calare verso la nuca di Gothar.
  "Tu stai facendo uno sbaglio tremendo" disse l'ex imperiale  all'orribile spugna pulsante che galleggiava dietro l'oblò  del mostro metallico. "Non tutti i cervelli sono adatti alle tue macchine. Hai mai sentito parlare di Jedi e dell'Imperatore?"
  "Jedi? Imperatore? Non temo nessuno. Sono io il Signore della Tecnologia e il Maestro del Domani."
  "Signor Signore della Tecnologia!" gridò  Gothar, mentre gli strumenti fremevano ancora troppo vicini al suo collo "tu sei nei guai se credi di poter provocare l'Imperatore,  perché  LUI dice di essere il Maestro del Domani e LUI possiede tutta l'energia della galassia. Che cosa te ne fai di una piccola chiatta di Nergon 14, quando il vero Maestro ha tutto il resto?"
  "Una chiatta oggi, una chiatta domani, a piccoli passi l'ape costruisce l'arnia..."
  "A piccoli tocchi! Sciocco, a piccoli tocchi! Almeno citalo bene quel proverbio idiota!"
  "Trevor dice così ..."
  "Trevor? Trevor Cassadyne?!"
  Per un paio di secondi Gothar rimase senza fiato per la sorpresa, mentre le sue piccole cellule grigie collegavano a velocità  record i pezzi del puzzle. Trevor, il campione delle unità  Zero. Trevor che l'aveva bloccato a Kardelan, seguito a Boonta , che era morto per colpa sua ancora non capiva come, Trevor che si riforniva di cyborg modello 8 presso questo mostro da incubo.
  Nel frattempo, gli strumenti avevano ricominciato ad avvicinarsi e le luci a lampeggiare minacciosamente.
  "Trevor Cassadyne! Il mio migliore amico Trevvy!" esclamò  Gothar, scoprendo i denti gialli in un tentativo di sorriso raggiante. "Ma allora, tu sei il suo caro socio Kar Faass, il Signore della Tecnologia e Maestro del Domani!"
  Quando Gothar parlava, le luci brillavano di meno e gli strumenti acuminati esitavano, vibrando leggermente nel vuoto, come se fossero in attesa di ordini precisi per agire. Il giovane ne dedusse che Kar Faass non poteva seguire più  di una linea di pensiero alla volta.
  "Kar Faass" riprese con calore "C'è  stato un malinteso. Io sono stato mandato da Trevor per avvertirti di un prezioso rifornimento di energia che ti attende su Kardelan. Trevor ha organizzato tutto. Immagina un po': un intero pianeta pieno di Nergon 14, la tua energia per tutti i tuoi droidi, e cervelli a volontà  in superficie! Tu devi andare a Kardelan:"
  "E tu?"
  "Io devo aspettarti qua con questa chiatta. E' il punto di rendez vous. Trevor sta per arrivare con le unità  cyborg imperiali per trasformarle in droidi e scenderà  sul pianeta appena l'avrai conquistato. Contiamo su di te. Sei il nostro futuro,  oh, Maestro del Domani!"
  Tutte le lezioni dell'Imperatore sull'arte dell'adulazione  gli tornavano in mente  per salvargli la pelle nel frangente peggiore della sua breve vita. Se ne usciva, non avrebbe mai più  pensato male dello zietto.
  "Attaccare Kalderan..." Kar Faass esitava.
                                                                                *****************
  "Quella chiatta non doveva essere sola?" chiese Zart, mentre lo speeder si avvicinava al luogo dell'incontro.
  "Si  e no. Vedi, qua c'è  il Silver Bolt, la MIA navetta" rispose Mark, tutto baldanzoso, "e l'altra chiatta, che non porta nessun segno imperiale, Gothar deve essersela procurata per trasbordare il Nergon e allontanarsi discretamente. Gothar è  molto furbo."
  Si avvicinarono al Silver Bolt, ma non potevano entrarci dato che lo sportello d'attracco era già  occupato dal tubo che collegava la navetta alla chiatta sconosciuta. Ogni contatto via radio risultava impossibile a causa delle scariche di statica. Bisognava salire su una delle chiatte per entrare in contatto con gli amici. Scelsero la chiatta  mineraria che possedeva due attracchi, uno per il carico delle merci,  già  impegnato, l'altro per i passeggeri.
  Un'attività  febbrile regnava nella stiva. Una decina di unità cyborg modello 8, tutti più  o meno somiglianti al cyborg Zero col quale Mark e Gothar si erano scontrati alcune settimane prima, stavano trasportando i blocchi sigillati di Nergon 14. Zart lanciò  un fischio di ammirazione:
  "Caspita! Il tuo amico ha veramente un sacco di conoscenze! Dove ha trovato tutta questa mano d'opera?"
  Si, dove? Mark si sentiva a disagio. Come aveva fatto Gothar a procurarsi quei droidi? Non annullavano i suoi poteri Jedi? Forse erano stati disattivati? Ma, vedendo una smorfia preoccupata sul viso di  Zart, si accorse che anche lui avvertiva una sensazione opprimente nella mente e che le sue orecchie erano infastidite da un sordo  ronzio. Il campo disruptore era ancora attivo e Gothar ne era sicuramente vittima. Bisognava stare all'erta.
  Mark fece segno al ragazzo di seguirlo  con prudenza e si avviò  verso l'altra chiatta. I droidi continuarono senza badare agli intrusi. Ovviamente attaccavano soltanto se ne ricevevano l'ordine. Mark era ingenuo e Zart era inesperto, ma la vita di pilota insegna a ragionare in fretta nei momenti di tensione. Sicari droidi significano un capo cattivo da qualche parte. Eliminazione del capo significa sbandamento delle truppe. Conclusione: trovare il capo. E trovare Gothar e Minn, se non era troppo tardi.
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  Gothar cominciava ad avere la gola rauca a furia di parlare. Gli strumenti per la sua trapanazione erano sempre vicinissimi, anche se non sembrava più  che il mostro metallico volesse utilizzarli sull'ex dignitario imperiale. Però  lui era ancora intrappolato nel cilindro, il campo disruptore pervadeva ancora tutta la chiatta e Feir non era ancora arrivata a salvarlo. Se non era stata inscatolata come lui, probabilmente dormiva ancora sulla Silver Bolt. Francamente,  se la prendeva un po' troppo comoda.
  Nella stanza accanto Mark sentì  la  voce del suo amico che elaborava piani di conquista insieme al defunto Cassadyne e capì  la situazione.
  Tutti i droidi badavano all'opera di scarico. Si assicurò  di avere ben saldo in mano il blaster che si era procurato su Boonta  e entrò  nella stiva gridando un sonoro "Mani in alto!", seguito da Zart che lo imitava in ogni suo gesto.
  La parete davanti ai due salvatori si mosse lentamente. Emise un cavernoso brontolio, mentre le braccia, enormi come due colonne portanti di un  tempio, si piegavano, rivelando una serie impressionante di armi di ogni tipo.
  "Horca...!" urlò  Mark, tuffandosi a terra. Lì  dove si trovava un secondo fa, si aprì  un buco fumante nel pavimento.
  "Mark! Mark! Sei tu ?!" urlò  Gothar dall'interno del suo cilindro. Un braccio di Kar Faass lo mandò  a ruzzolare attraverso la stanza.
  "Aaaaah! Aaaaah!" ululò  l'ex Jedi, sballottato violentemente nella sua stretta prigione. Avrebbe urlato ancora di più  se avesse visto come il mostro lo prendeva di mira, mancandolo regolarmente, sia a causa dei movimenti imprevedibili del cilindro, sia a causa dei colpi di blaster che Mark e Zart gli scaricavano addosso.
  "L'oblò !" urlò  Gothar "Sparate all'oblò !"
  Quale oblò ? Da dove si trovavano, i due soccorritori non potevano vedere la sede di controllo del mostro nella parte anteriore del suo tronco. Intanto,  Kar Faass continuava a bucare pareti e pavimenti  nel tentativo di colpirli e ad abbattere tutti i pilastri dietro i quali si nascondevano gli umani. Doveva anche aver chiamato dei rinforzi perché  due droidi apparvero sulla soglia della stiva, ma vennero subito inceneriti dal loro capo.
  Finalmente Mark notò  il famoso oblò . Rimase per un attimo sconvolto alla vista dell'enorme cervello grigiastro che pulsava dietro la parete trasparente, ma subito dopo sparò . La parete si annerì  ma non cedette. Però  il mostro emise un rugito spaventoso e cominciò  a roteare su se stesso, sparendo all'impazzata tutte le sue armi in tutte le direzioni. Mark e Zart si fecero più  vicini e scaricarono tutta la loro potenza di fuoco sull'oblò  annerito. L'urlo del mostro ferito divenne quasi umano.
  Nel frattempo, il cilindro di Gothar era caduto in una delle buche aperte dai colpi di Kar Faass e si era sfracellato nella stiva inferiore. Appena riavutosi dallo shock, il nipote dell'Imperatore passò  la testa attraverso una delle aperture nel pavimento e valutò  la situazione al volo: in pochi minuti la chiatta si sarebbe depressurizzata o sarebbe esplosa e sarebbero tutti morti.
  "Tutti al Silver Bolt!" urlò  e se la diede a gambe per primo. I suoi amici apprezzarono il consiglio e si misero anch'essi  a correre verso il portello di attracco.
  La navetta si separò  dalle chiatte appena in tempo. Alle loro spalle le due navi sembrarono gonfiarsi una dopo l'altra e scoppiarono con la forza di una doppia stella, mandando nello spazio migliaia di nuovi meteoriti.  Il Silver Bolt era uno di loro. Il colpo aveva ridisegnato la sua sagoma, trasformandolo in un ricettacolo abbastanza informe e scombussolando la maggior parte dei suoi strumenti tanto da renderli completamente inaffidabili. Roteava attraverso lo spazio alla deriva nell'immensità  stellata.
  "Il mio Nergon!" piangeva Gothar.
 "Dai, Gothar! Almeno siamo insieme. Dov'è  Minn?!
  "Chi è  Minn?" chiese Feir, con gli occhi pieni di sonno.
 "Toh! Una ragazza! Ma non è  Minn!" disse Zart.
  "Il mio Nergon!" ripeté  Gothar.
 
 


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