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di Nelly Wheeler
Tre giorni soltanto! Tre giorni
da quando erano arrivati su Boonta e quante cose erano successe!
L'incontro con Minn e la vittoria
nella corsa con lo speeder; l'incontro con Grigor, lo strano scompenso
atmosferico nell'hangar e la prigione.
Mark Todd rabbrividì
al ricordo della confusione e della cupa disperazione di più di
due cento persone ammucchiate in una sola cantina, che aspettavano la fine
senza nessuna speranza. Il suo compagno, Zart D'Hriftin, non aveva detto
una sola parola da quando le guardie imperiali li avevano trascinati via
e separati da sua sorella. In effetti Minn, a pensarci bene, era molto
più grintosa del fratello anche se di due anni più giovane
di lui.
Mark non era così disperato
come gli altri, perché sapeva che Gothar era pieno di risorse e
che sarebbe presto venuto a tirarlo fuori dal quel buco. Alcuni feriti
gemevano in fondo alla cantina, mentre i loro compagni cercavano di aiutarli.
Ma che aiuto potevano offrire? Tentavano soltanto di dare loro un po' di
conforto nell'attesa della morte. Da parte delle poche guardie che si alternavano
davanti all'unica uscita chiusa da una grata di metallo non veniva nessun
segno d'interesse e neanche cibo o acqua.
Una debole luce filtrava dalle
scale dietro il cancello della cantina. Questa si era spenta lentamente,
mentre la sera e poi la notte erano scese sui prigionieri. Al mattino alcuni
corpi senza vita erano stati portati vicino alle sbarre. Morti durante
la lunga veglia, il loro posto nell'affollato sotterraneo poteva servire
ad altri.
La guardia punzecchiò
i corpi attraverso le sbarre, poi chiamò un collega su per le scale.
Un ufficiale senza casco scese, osservò la scena, risalì
le scale, riapparve con un altro. Dall'alto degli scalini scrutarono la
folla dei prigionieri e indicarono a Mark e al suo compagno di farsi avanti.
"Tu e tu!" fece l'ufficiale
più alto con voce tagliente "Portate su quei cadaveri!"
I due giovani si guardarono
allibiti, ma ubbidirono senza esitare, anche perché i movimenti
minacciosi delle arme spianate dalle guardie erano molto convincenti. La
folla dei prigionieri sembrò farsi più compatta mentre arretrava
lontano dal cancello.
Portarono i corpi per le scale,
uno ad uno, e li depositarono lungo il muro del casermone, sotto lo sguardo
annoiato dei due ufficiali. Il cortile del quartiere militare imperiale
era deserto e completamente silenzioso nel grigio del primo mattino. Adesso
aspettavano, senza sapere se rallegrarsi per l'aria fresca che respiravano
liberamente dopo i miasmi del sotterraneo o se dovevano già temere
il ritorno in mezzo agli altri disgraziati. Mentre il suo spirito di bravo
pilota gli faceva valutare ogni angolo visibile del campo e dedurre il
resto, Mark sperava quasi di vedere Gothar sbucare da dietro l'angolo per
portarlo via.
Dalla direzione più
ovvia, cioè dall'entrata, arrivò il mezzo mandato per raccogliere
i corpi. Era ciò che di più vetusto si poteva trovare su
Boonta, una specie di barca aperta, con delle ruote antidiluviane e un
volante al posto del quadro elettronico di comando. Mark conosceva quel
genere di veicolo perché aveva studiato la storia di ogni macchina
mobile della galassia da quando aveva capito che risparmiavano forzi e
tempo negli spostamenti da un punto ad un altro. Zart, invece, aveva ricevuto
un esemplare simile da suo nonno per il suo decimo compleanno! Di nuovo
i due si scambiarono un'occhiata meravigliata.
C'erano due guardie imperiali,
con il solito casco anonimo e l'uniforme bianca, alla guida del trabiccolo.
Non si mossero dopo essersi fermati davanti alla porta della prigione.
"Scendete a vedere se ci sono
altri corpi" ordinò uno degli ufficiali. I due prigionieri fecero
un passo avanti.
"No! Non voi! Voi, caricate
i corpi sulla macchina!"
Le guardie anonime si voltarono
verso gli ufficiali e aspettarono di sentire di nuovo lo strano ordine,
che arrivò, secco e senza possibilità di equivoco. Ubbidirono
in silenzio, manifestando la loro disapprovazione con una lentezza esagerata
nei movimenti. Sparirono nel buio della scala.
Zart e Mark sollevarono il
primo corpo e si avvicinarono al mezzo con movimenti altrettanto misurati.
Le due guardie non erano ancora
riapparse. Gli ufficiali si affacciarono nell'antro buio e gridarono un
richiamo verso l'interno.
Un ultimo sguardo rapidissimo
tutto intorno. Uno scatto. Senza consultarsi Mark e Zart mollarono il loro
fardello e si tuffarono dentro la macchina. Con un balzo in avanti Mark
lanciò il mezzo nella polvere del cortile, sollevando una nube tra
loro e gli imperiali. Ma non videro quanto poco sembrava importare ai loro
carcerieri. Le guardie e gli ufficiali rimasero a guardare la loro fuga
con ... un'ombra di soddisfazione?
"Gli sembrerà troppo
facile" mormorò uno degli ufficiali.
"No. Vader ha detto che sono
due illusi, un moccioso e un idealista."
"Troppo facile!" disse Zart
"ma non riesco a capire perché mi dovrebbero lasciar fuggire."
"Non guardare troppo in bocca
alla Fortuna" sorrise Mark. "Ultimamente le cose mi vanno incredibilmente
bene. Veramente! Mi sono trovato in situazioni proprio brutte e ne sono
uscito..."
Raccontò come il cyborg
Zero è finito addosso a Trevor Cassadyne quando tutto sembrava perduto
per lui e Gothar e come Minn gli aveva offerto lo speeder che gli aveva
fatto vincere la corsa. Zart cominciò a sentirsi più tranquillo.
"Forse una di quelle guardie
era mio fratello Lars" disse "E' un pilota imperiale, dovrebbe essere su
Boonta, ma non si è fatto vedere da quando siamo arrivati."
"Anch'io ho un amico imperiale.
E' stato molto influente un tempo e ha ancora molte conoscenze."
Così rassicurati sulle
loro possibilità di sopravvivenza, pensarono ad abbandonare il loro
mezzo di salvataggio appena dietro l'angolo e a mescolarsi nella folla
ancora densa come prima delle gare.
Lì, nelle strade, erano
al sicuro finché i visitatori non se ne fossero tutti andati. Mark
passò davanti alla locando dove aveva preso alloggio con Gothar,
ma la presenza di due guardie davanti all'ingresso gli fece capire che
il suo amico non si trovava più lì. Con molti dubbi e poche
speranze si recarono all'hangar dove avevano lasciato lo speeder per capire
fino a che punto erano inguaiati.
Lo speeder li aspettava proprio
lì! Era solo, abbandonato in uno spazio semi distrutto e vuoto.
Giaceva
su un lato, un po' ammaccato, un po' più polveroso, ma ancora tutto
d'un pezzo e facilmente ricuperabile.
Sulla polverosa carlinga trovarono
dei segni scarabocchiati: Siamo insieme. Vi aspettiamo dove sai.
"Che brava ragazza! Proprio
in gamba!" esclamò Mark.
Adesso si che potevano raggiungere
la chiatta nel sistema di Kardelan dove sicuramente Gothar e Minn li avevano
preceduti.
"Lord Vader, lo speeder ha
lasciato l'orbita di Boonta in questo momento" disse la figura dell'ufficiale
sullo schermo. "Il cacciatore di taglie è pronto a seguirlo."
Il Lord nero spense l'apparecchio
senza degnarsi di rispondere. Si adagiò sulla sua poltrona e rifletté
sulle prossime decisioni da prendere. Se le notizie ricevute da Daallya
erano attendibili la sua presenza sul pianeta prigione era urgente, prima
che quell'inetto di De Vries ne combinasse una delle sue. Pazienza se non
si recava direttamente a Coruscant per consegnare la ragazza Minn all'Imperatore.
DOVEVA fare tappa a Daallya. E doveva portarsi Minn al seguito. Non si
fidava a lasciarla in altre mani per il momento. Anzi, forse, poteva mettere
a frutto quel ritardo nella consegna per sondare meglio il soggetto e cominciare
l'opera di persuasione che l'avrebbe convinta ad abbracciare il lato oscuro
con le buone. Certe volte l'Imperatore aveva metodi troppo...
Bloccò frettolosamente
il corso dei suoi pensieri!
  
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