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NEWS

Diario elettronico di Minn D'Hriftin
di Nelly Wheeler

    ESRATTI: Vengono prese in considerazione soltanto le pagine che riguardano i cambiamenti rilevanti nella vita di Minn.
Giorno dei Comyn: Babbo in viaggio con Zart, che continua a fare il muso perché l'hanno ritirato dalla scuola. Avessero ritirato ME! Non vuole capire che la sua ingenuità potrebbe rovinarci tutti presso gli imperiali. Da quando so che mia madre è figli di Jedi l'atmosfera in casa è elettrica. Non se ne parla mai ma probabilmente i miei fratelli hanno le stesse capacità latenti mie e hanno capito intuitivamente la verità.  Sembra che questa si aggiri come un fantasma materializzato tra le stanze di casa. Oppure il nostro legame d'affetto fa che avvertano il senso di disagio (di Mamma), di apprensione (di Babbo) e di insofferenza (mia). Zart è talmente scombussolato che si stava lasciando scappare dei pensieri pericolosi a scuola. E' poco probabile che un qualsiasi imperiale abbia poteri telepatici (dopotutto non li hanno neanche gli Jedi, nel vero senso della parola), ma non è impossibile. Anzi, non mi fido proprio per niente (e non si fidano neanche i miei genitori). Credo che loro pensino che l'Imperatore e la sua gente non avrebbero conquistato il potere ed eliminato i loro avversari(cioè i genitori di Mamma e i loro amici) se non avessero posseduto le stesse capacità extrasensoriali degli Jedi.
    Lars è nello spazio per la sua seconda missione in mezzo anno. Al rientro darà l'esame per entrare all'Accademia Imperiale. Ha scelto così. Babbo e Mamma non sembrano neanche dispiaciuti. Non capisco. Aiutano una ribelle eppure fanno entrare il loro figlio maggiore nei ranghi imperiali. Non credo che vogliano farne una talpa. Forse pensano veramente che sia meglio così. Forse pensano che i Ribelli abbiano poche possibilità e che l'Impero sia la via del futuro. Su Nar Shaddaa non c'è dubbio che sia così.
    Quarto giorno dell'Assembramento: Intanto mi sto esercitando. Ho letto tutto ciò che ho potuto sugli Jedi e sulla Forza. Se ce l'ho devo saperla usare. Riesco a spostare degli oggetti, concentrandomi bene, e percepisco vagamente ciò che la gente sente vicino a me (ma non c'è bisogno di essere uno Jedi per quello!). Però mi rendo conto che provoco una sensazione di disagio nelle persone che cerco di sondare. Non è che le fisso, assolutamente no! Però dopo qualche momento sento che si agitano e il loro sguardo saetta qua e là per capire da dove viene la strana sensazione che avvertono. Allora mi blocco subito.    E' inutile provocare sospetti. Penso che nel momento del vero bisogno saprò richiamare in me la Forza per quanto mi servirà.
    Raghar: Lars ha superato l'esame. Partirà tra quaranta giorni. Mamma è disperata. Si sta lasciando andare pericolosamente. Lo leggo come un libro aperto. Sono esausta a forza di tentare di bloccare tutte le emissioni di emozioni che girano per casa. Babbo è assolutamente impotente. Zart ha scoperto tutto e rifiuta di fare un passo fuori delle nostre mura. Lars è un mistero per me. O è come Babbo, senza la minima traccia di Forza, oppure la comanda perfettamente, molto meglio di noi e ha deciso di tenersela per sé. Non credo che stia per succedere qualcosa.
    Terzo giorno di Raghar: La destinazione di Lars sarà Boonta dove si deve tenere la tradizionale gara di velocità e abilità per piloti indipendenti. Siccome Lars sarà un nuovissimo cadetto dell'Accademia Imperiale, quindi non una Guardia ufficiale, vogliono farlo concorrere per una questione di prestigio. Non c'è nessuno dotato come Lars.
    Quindicesimo giorno di Raghar: E' successo! La catastrofe che temevo si è abbattuta su di noi come una valanga. Adesso sono una fuggitiva con mio fratello Zart e la nostra famiglia è dispersa ai quattro angoli della Galassia.
    E' successo che Zart è tornato a scuola per ritirare dei compiti che non aveva ancora controllato. Il coordinatore scolastico gli ha chiesto perché non veniva più a scuola e quell'imbecille di mio fratelli fra dinieghi e mezza confessioni ha destato tanti sospetti che le guardie sono piombate in casa nostra subito dopo. Mamma è stata interrogata brutalmente. Babbo è intervenuta per difenderla. Io ero rinchiusa in una gabbia di angoscia e di odio. Avrei potuto ucciderli, ma temevo per i miei. Quando mi hanno messo le mani addosso non li ho neanche sentiti. Mamma mi ha fatto svenire, ma prima di cadere a terra ho sentito che così facendo lei perdeva le sue difese. Quando sono rinvenuta ero ancora in casa. Lars e una guardia senza elmetto mi osservavano. Ho capito che non rischiavo nulla e che Lars voleva che facessi l'idiota del villaggio. Credo di essere stata all'altezza. La guardia mi ha quasi consolato prima di andarsene.
    "Mamma è già stata mandata a Coruscant" mi ha detto Lars. "La vogliono interrogare e non so se riuscirà a resistere ai loro metodi."
    "La dobbiamo salvare!"
    "Non c'è nessuna speranza" ha detto Lars con un sorriso di scherno (per me? per Mamma? per gli imperiali?).
    Ha aggiunto: "Babbo è nella prigione del quartiere. Secondo me non lo terranno a lungo. E' facile capire che non rappresenta nessuna minaccia per loro. Può darsi che lo puniscano per avere sposato una di Alderaan, ma non hanno ancora vietato i colpi di fulmine nei territori dell'Impero, quindi non temo troppo per lui. E' sempre stato un leale lavoratore su questo pianeta e ha dato un figlio al servizio dell'Impero. Io sono la sua garanzia."
    "Zart?"
    "Zart è un pericolo per sé e per gli altri. Ma non credo che se ne accorgeranno subito. Probabilmente lo riporteranno a casa stasera. Però non lo lasceranno mai più in pace e non ci vorrà molto perché scoprano le sue potenzialità."
    "E' uno sprovveduto! Un cretino! L'hai detto bene un pericolo per ..."
    "Tu e lui, Minn, siete delle minacce ambulanti. Anche tu sai della Forza vero?"
    "Scusa?! E di cos'altro stiamo parlando da due ore?" decisi di attaccare per non lasciarmi spiazzare. "E tu? Sono sicura che Mamma non te ne ha detto nulla, come a noi. Com'è che fai la predica tu? E com'è che ti sei iscritto all'Accademia se sai della Forza degli Jedi?"
    "Non esiste soltanto quella. Comunque sono poteri che bisogna saper controllare.  Io ho messo tutto il mio impegno per soffocare quel dono. Mi sono allenato a non lasciare mai spazio a nessun pensiero pericoloso e credo di essere diventato proprio bravo. Vedi, Minn, gli Jedi non esistono più  e non c'è più nessuno nell'Impero che saprebbe riconoscere i poteri se siamo discreti. Ti consiglio di non giocare col fuoco se vuoi sopravvivere in questo mondo."
    "Zart!" gli ricordai per bloccare la sua predica in tempo.
    "Appena tornato a casa, lo porti allo spondax di Babbo allo spazioporto e ve ne andate  il più lontano possibile da Nar Shaddaa. C'è abbastanza posto nel sistema dove potrete trovare una sistemazione..."
    "E Babbo? e Mamma? e TU? Non ci dobbiamo più vedere?" mi ci volle parecchio tempo prima di capire ciò che mi suggeriva. "E i Ribelli? Vuoi che cerchiamo i Ribelli e ci rifugiamo con loro?"
    "Quando il Babbo verrà liberato i Ribelli si metteranno sicuramente in contatto con lui e cercheranno di liberare la Mamma. Soltanto loro lo possono fare, se non sarà troppo tardi... Io... spero di essere nei paraggi nel momento giusto."
    Mi abbracciò stretta. Era la prima volta da anni e sentii una stretta al cuore all'idea che era probabilmente l'ultima. Quando rivedrò Lars? e i miei?
    Non ho trovato nessun ribelle in giro. Zart non mi aiuta granché. Si accontenta di guidare lo spondax e di aspettarmi dentro l'apparecchio quando vado in giro. Adesso stiamo andando verso Boonta perché ho sentito dire che i Ribelli potrebbero mandarvi dei reclutatori occulti per la loro organizzazione. Ci saranno i migliori piloti della galassia e gente di tutti i tipi. Nelle gare minori io e Zart potremmo anche distinguerci e trovare un impiego. A me non importa granché della Ribellione, però dobbiamo liberare la Mamma, e tutti i mezzi saranno buoni.
 
 

Diario elettronico di Minn D'Hriftin


 


Giochi di luce e di tenebra
di Nelly Wheever

      “Santo Gyr!” pensò Minn mentre si dibatteva in una folla impazzita diretta verso i campi di Mannan, ove avrebbe trovato una tenda per passare la notte prima di potersi iscrivere alle corse dell’indomani.
    La stazione dello spazioporto di Boonta City dove aveva attraccato il suo spondax le era sembrato la porta dell’inferno, adesso, invece era caduta nel bel mezzo del girone dei pazzi. Si trovava strattonata, spintonata, sballottata da una parte all’altra da gente che non aveva nessuna pietà per la sua magra persona. Beato Zart che era rimasto vicino alla loro unica ricchezza, il biposto interstellare con cui aveva raggiunto la prima tappa importante verso Coruscant e la prigione della madre.
I campi di Mannon erano stati allestiti anni prima per alloggiare le truppe Imperiali quando queste avevano “liberato” Boonta dalla stretta sfruttatrice dei contrabbandieri Tarpassiani.
    Adesso vi trovavano un riparo gratuito tutti i concorrenti per la gara galattica, che non si  potevano permettere un alloggio più decente.
    In realtà la città di Boonta non offriva un granché agli invasori endemici e non faceva neppure molti sforzi per sfruttare l’enorme potenzialità turistica della manifestazione. Tutti i commercianti, i trafficanti e gli intrallazzoni che aiutavano i corridori a passare alla meno peggio i pochi giorni delle gare erano arrivati insieme alle loro prede e sarebbero partiti con loro.
    A Minn era sembrato che i preposti allo spazioporto non fossero particolarmente felici di ricevere lei e suo fratello. Forse il loro spondax non sembrava abbastanza degno di rispetto. In effetti, tutto attorno, Minn e Zart avevano visto navi stellari di tutte le forme e dimensioni, alcune lucenti e quasi prepotentemente nuove, alcune scalcinate eppure potenti e minacciose. Lo spondax sembrava un nanetto vicino a queste signore dello spazio. Le due guardie Imperiali al controllo dei nuovi arrivati erano state più disponibili e avevano dato ai due ragazzi tutte le informazioni necessarie per trovarsi una sistemazione. Le tende erano allineate in sette file interminabili, con dei passaggi stretti fra loro. Non c’era nessuna speranza di godersi la minima intimità o pace in quel bailamme. Minn si infilò nella sua e sospirò  di stanchezza.
    Il suo nuovo rifugio era molto stretto, abbastanza alto per lei, con due brandine e una cassa di metallo che fungeva da comodino tra i due letti. Nessuna illuminazione. Minn posò la sua saccoccia al posto del cuscino che non c’era e si sdraiò per riposare qualche ora prima di tornare allo spazioporto per dare il cambio a Zart.
    Il lampo di una luce elettrica la svegliò di soprassalto, ma non era diretto a lei. Veniva dalla tenda vicina e adesso il raggio della luce illuminava il tetto di quella tenda, segno che era stata posata per fornire una luce indiretta ai nuovi occupanti. Dovevano essere in due, a quanto sentì. Minn guardò il suo timer e vide che era tempo di tornare allo spazioporto.
    “Keban! Avevo un sacco di soldi!” disse una voce maschile giovane. “Potrei quasi comprarmi uno speeder…Quasi! Posso benissimo noleggiarne uno, ma non so dove cavolo cercare.”
    “Non c’è nulla in giro da comprare o noleggiare” rispose una voce di donna. “E se c’è fa schifo, nient’altro che rottami. Ho ricevuto il tuo messaggio troppo tardi.”
    “Pensavo avessi qualcosa tu…”
    “Mark sei matto?! Non penserai che ti sono così debitrice da prestarti il mio speeder?! Per due anni non ti sei fatto vivo poi, tutto d’un tratto, arrivi qua e pretendi l’impossibile. Ho fatto quello che ho potuto, davvero! Ti ho iscritto…”
    “A cosa serve, senza mezzo?”
    “Ecco un’idea ce l’ho. Ti ho iscritto alla corsa di ostacoli. È la più emozionante. Anch’io ci parteciperò. Ed è quasi l’ultima prima delle finali. In quella non ci sono le eliminatorie, invece…Invece nelle prime gare più della metà dei partecipanti viene scartata quasi subito. Secondo me qualcuno degli esclusi ti presterà volentieri uno speeder se offri abbastanza per fargli dimenticare la sua sconfitta.”
    Minn stava riflettendo furiosamente. Finalmente aveva trovato un modo per fare un po’ di soldi. A lei non interessava partecipare alla gara e se Zart avesse fatto delle storie l’avrebbe convinto con le buone o con le cattive. Tutto quello che volevano ottenere su Boonta era un modo  per raggiungere Coruscant senza arrivare direttamente dal sistema di Nal Hutta, magari facendosi assumere da qualche padrone di un’astronave come meccanici o sguatteri.
    Attraverso le pareti di tela Minn intervenne nella conversazione:
    “Scusate! Io ce l’ho uno speeder da prestare!”
    Approfittando del silenzio che aveva accolto la sua proposta, la ragazza corse verso l’altra tenda. La torcia venne alzata verso la sua figuretta, bloccandola sulla soglia. La reggeva la donna, Keban, mentre un gigante biondo, seduto sull’altro letto, osservava l’intrusa. Nella mezza penombra e nonostante fosse quasi abbagliata, Minn notò lo sguardo luminoso di due limpidi occhi azzurri.
    Minn rimase esterrefatta a fissarlo, come imbambolata. Keban fece una risatina secca. Mark Todd si risiedette. Minn non si mosse.
    “Che tipo di speeder hai?”
    “Uno spondax di Nal Hutta.”
    “Non può correre nella corsa degli ostacoli.”
    “Sì, se si bloccano i retrodiffusori laterali. E comunque può correre nelle altre gare; fa ancora in tempo ad iscriversi; me l’hanno detto allo spazioporto.”
    “Perché non lo usi tu?”
    “Noi, mio fratello ed io, volevamo correre nelle gare di velocità, ma non abbiamo alcuna speranza di vincere; era soltanto per provare. Siamo bravi, ma non tanto.”
    “Eppure, dovreste provare. È comunque un’esperienza favolosa” disse Mark Todd con entusiasmo.
    “Sta zitto, Mark. Quanto vuoi per prestarcelo?”
    Minn si svegliò dalla sua trance e guardò la giovane donna con stizza. Come si permetteva di trattare gli affari al posto dell’affascinante giovane?
    “Lo do gratis se mi fa gareggiare con lui. Sono un buon copilota.”
    Di nuovo quella risata secca, scostante. Minn guardò il giovane per invitarlo a prendere le redini della situazione.
“Penso che mi stai facendo una bellissima offerta” disse Mark.
 
 

Giochi di luce e di Tenebra


 



 
 
 
 
 
 
Il racconto prosegue in: Giochi di Luce e di Tenebra

Preparativi
di Nelly Wheever

    "Begli amici davvero!" pensò Minn. Quella specie di figuro pallido ed emaciato, con la faccia distorta da una ridicola disperazione le risultava incredibilmente antipatica. Il suo disgusto crebbe quando l'energumeno la fissò con uno sguardo sprezzante.
    "E questa chi è?" chiese Gothar Palpatine.
    Mentre Mark la presentava in modo conciliante, Minn continuò a fissare corrucciata il giovane adirato.
    Nessuno dei due, pero', la stranezza  della loro reciproca situazione di disagio. (Gothar usava raramente le sue capacità per sondare le menti attorno a sé. Era troppo preso dalle sue frustrazioni e dai suoi piani mirabolanti di vendetta per accorgersi di ciò che lo circondava. Minn, invece non aveva ancora capito le sue vere potenzialità).
    "Sì! Accidenti alla fissazione per quella gara, Mark. Sei tu che mi hai portato qui, vicino a Tion!"
    Mark sgranò gli occhi. Gli risultava ancora chiara in memoria la ragione della loro fuga precipitosa verso Boonta.
    "Perché lo vogliono morto questo Tion?" chiese Minn.
    "E' il Primo Dignitario della Corte Imperiale." le rispose Mark in tono gentile. Gli piaceva saperne più di qualcuno. Per una volta non era lo zimbello di Gothar.
    "E' un errore!"
    "In effetti è un poco di buono" continuò Mark "a parte ciò che ha fatto al povero Gothar, è lui che spinge per l'applicazione della legge Marziale in tutto l'Impero. E siccome è molto vicino all'Imperatore c'è il rischio che la spunti prima o poi."
    "E' un verme!"
    "Mi odia!" gridò di nuovo Gothar.
    L'Imperatore? Palpatine?! Minn si riscosse:
    "Chi sei tu?" chiese in modo accusatorio "Perché porti un nome così importante se stai in questo buco?"
    Gothar fece le spallucce, mantenendo un atteggiamento offeso che sembrava dignitoso. Comunque, a Minn, i problemi dell'amico di Mark importavano poco e già i suoi pensieri erano tornati alla gara e al suo nuovo copilota, l'aitante Mark Todd. Decise che, se avesse lasciato i due amici sbrigare le loro faccende senza interferire, avrebbe potuto condurre di nuovo Mark allo speeder e ai campi di allenamento prima di sera.
    Si diresse verso la finestra e osservò la strada al di sotto. Mark si avvicinò a Gothar e gli chiese:
    "Vuoi cambiare i piani? Vuoi che ce ne andiamo? Non credo che Tion sappia che sei qui, e di certo non è venuto per te."
    "Lui crede di avermi annullato, ridotto all'impotenza, ma verrà un giorno in cui gli farò pagare i suoi sporchi trucchi."
    "Non oggi, comunque." concluse Todd, rassicurato, perché non vedeva l'ora di andarsene con la ragazzina. "Se hai bisogno di me, mi puoi trovare sui campi di allenamento. Tornerò per la notte."
    Gothar aveva finalmente capito che se aveva deciso di starsene tranquillo per farsi dimenticare da tutti i suoi nemici (Quanto era meschino il mondo! Quanto era incompreso lui!) doveva attenersi alla sua decisione. Era la cosa più ragionevole da fare.
    "Allora, ce ne possiamo andare?" chiese Minn, non troppo sgarbatamente.
    "Gothar, vuoi venire con noi?" propose affabilmente Mark.
    Sia Gothar che Minn gli rivolsero lo stesso sguardo offeso e spaventato. Vinto da tanta ingenuità, Gothar fece cenno all'amico di abbandonarlo alla sua amara solitudine.
    "Ma dove l'hai pescato?!" sbottò Minn, appena fuori dalla porta. Facendosi coraggio, con la scusa della fretta, afferrò la mano del giovane e lo trascinò verso i campi di allenamento.

    Rimasto solo, anche Gothar si affacciò alla finestra. Era avvilito e già annoiato all'idea di passare quei pochi giorni delle gare chiuso in una stanzaccia d'albergo, mentre Mark si divertiva come un bambino...che era in fondo.
    Guardava, senza vederli chiaramente, i passanti giù nella strada, lasciando i suoi pensieri vagare liberamente.
    "Perché non posso uscire anch'io?" si chiese finalmente. Perché non posso andare a raccogliere un po' di informazioni in giro? Qua le notizie volano di bocca in bocca senza controllo Imperiale. In più vengono veramente da ogni parte della galassia. Potrei captare notizie sulla Corte, su Tion, su De Vries, scoprire dove si trova Cassadyne al momento. Pensato, fatto! Indossò un'ampia palandrana Cardelliana e si precipitò giù per le scale.

    La mano ben stretta nella destra di Mark, Minn era al settimo cielo. Il giovane la teneva saldamente per evitare di perdere la ragazzina nella folla variopinta che li spintonava nelle strade dei sobborghi. Il giovane non immaginava nulla dei sentimenti tumultuosi della sua compagna di avventura. In effetti, ognuno pensava ai fatti suoi e la loro conversazione (molto frammentaria, dato il bailamme che li circondava) verteva solamente sulle caratteristiche tecniche dei veicoli in gara per l'indomani, quando il senso di euforia di Minn fu brutalmente interrotto da un improvviso motto di sorpresa da parte del suo nuovo idolo. Mark si bloccò in mezzo alla strada di modo che Minn si sentì strattonare il braccio.
    Di fronte a loro una squadra di guardie Imperiali bianche avanzava compatta senza badare alla calca che si trovava davanti. La folla cercava di spostarsi in fretta per lasciare il passaggio libero ai temuti soldati, ma qualcuno non faceva in tempo e veniva respinto dalle guardie. Inciampava sul lato della strada, cadendo spesso addosso agli altri.
    Dietro le prime due file di soldati si intravedeva una figura alta e scura, un gigante vestito di nero con la faccia coperta da una pesante maschera di metallo lucente.
    Dopo essere rimasto impalato per un secondo in mezzo alla strada, Mark si spostò rapidamente verso le facciate delle case, dietro il resto della folla, ma rimase ad osservare il passaggio del corteo.
    Minn fissò anche lei il passaggio degli Imperiali. Nel suo intimo sentiva l'angoscia di Mark per sé stesso e per il suo amico all'albergo. Altre sensazioni si mischiavano a queste, particolarmente una stretta alla bocca dello stomaco alla vista del gigante nero. Senza alcun dubbio seppe che questi conosceva sua madre, che l'aveva vista di recente, vista e condannata, anche se la sentenza di morte non era ancora stata pronunciata.
    Vicino alla sinistra figura, camminava, elegante e sicuro di sé, un'altra personalità imperiale. Minn intuì che la guardia d'onore accompagnava l'uomo più basso, non quello con la maschera.
    "Quello è Lord Tion" mormorò Mark, indicando il dignitario dai vestiti e dai modi principeschi.
    "Oh?! E l'altro?"
    "Lord Vader, un tirapiedi dell'Imperatore. Dicono che è stato uno Jedi. Sarà venuto per le corse, ma non è giusto che corra. E' il migliore pilota dell'Impero...in assoluto."
    "Che cosa può farti Tion, se ti riconosce?"
    "Non mi può riconoscere. Non sa che sono amico di Gothar."
    "Allora perché ti nascondi?"
    "La prudenza non è mai troppa. E poi... mi sembra che quella gente usa dei trucchi mentali. Non mi fido."
    "Certo. Hai ragione. Andiamo adesso. Abbiamo tanto da fare prima della gara" disse Minn.
    Ma l'incontro e l'ultima riflessione di Mark avevano ricordato alla ragazza la ragione fondamentale del suo soggiorno su Boonta: non era venuta per amoreggiare con un bellissimo e tenerissimo ragazzo, ma per trovare un modo di salvare la madre da una morte sicura nelle prigioni di Coruscant. Uno dei mezzi escogitati col fratello per portare a termine la loro missione era quello di farsi assumere da qualche nave che tornasse verso la Capitale Imperiale, ma ora Minn pensava di aver trovato una via più breve per raggiungere lo scopo. Poteva avvicinare Tion. Poteva rendersi utile a quel dignitario così importante, rivelandogli la presenza del suo nemico Gothar Palpatine su Boonta.
    L'unico problema era che Mark Todd non avrebbe approvato l'idea...
 
 

Preparativi


 



 
 
 
 
 
Le vicende di Ghotar Palpatine proseguono in: All'insegna del Taun Taun impennato

Avventure di Minn D'Hriftin
di Nelly Wheever

    Non erano stati eliminati! Avevano spinto lo speeder oltre ogni limite accettabile ed erano arrivati tra i primi dodici selezionati per la gara finale. Vero, erano i dodicesimi! Vero, non era sicuro che lo speeder potesse reggere alla gara successiva, ma, forse, una notte passata a controllare ogni comando ed ogni bullone magnetico poteva ridare al velivolo un'altra vita.
    Mentre Zart, il fratello quindicenne di Minn, cominciava il lavoro, la ragazza e l'affascinante Mark Todd, comodamente appoggiati alla parete dell'hangar, si congratulavano per la centesima volta:
    "E quando ho imboccato la terza curva?!!" ripeté ancora Mark. "hai afferrato la leva e l'hai spinta a fondo! I numeri del  pannello sono impazziti!"
    "E tu hai mantenuto il controllo! Sei stato fenomenale! Lo sapevo che eri eccezionale! Si capiva da come parlavi con quella Keban che avevi il volo nel sangue."
    "Ma io sono un pilota professionista!" protestò Todd, cercando di fare il modesto. "Ho tanto tempo per far pratica."
    "Io li conosco i  piloti professionisti. Ci sono cresciuta in mezzo e mica ci mettono quella passione che ci metti tu."
    "Oh? Bé!" disse Todd, accettando non troppo mal volentieri il riconoscimento del suo valore. Ah! se Gothar sapesse apprezzare il suo operato la metà di così.
    "Voi due" chiamò Zart da sotto lo speeder. "Venite a darmi una mano invece di tubare."
    Tubare? che cosa intendeva il ragazzo? si chiese Todd, staccandosi dall'ombra della parete.
    "Eccomi!" gridò, felice di rendersi utile e di mettere fine ai discorsi imbarazzanti di Minn. La sua voce chiara e giovanile risuonò nell'ambiente dall'alto soffitto. Alcuni gruppi di piloti e i loro amici, che si indaffaravano attorno ai loro velivoli, alzarono la testa per osservarlo. Riconoscendo uno dei vincitori della gara ad ostacoli lo salutarono con la mano.
    Minn tornò vicino a lui, indispettita per l'interruzione sgarbata del fratello, ma anche lusingata di essere vista vicino ad uno degli eroi del giorno.
    Da uno dei gruppi si staccò un uomo alto e prestante. Nonostante indossasse vestiti civili, tutto il suo portamento indicava un ufficiale militare, probabilmente un Imperiale. Nessuno dei tre giovani attorno allo spondax lo notò, finché non fu proprio vicino a loro.
    "Mark Todd!" chiamò il nuovo venuto, facendoli sussultare tutti.
    "Capitano Grigor!" squittì Mark, riconoscendo subito il Capitano dai traffici poco chiari, che Gothar aveva denunciato a De Vries per ottenere un salvacondotto. Dopo quella esclamazione, il giovane amico del delatore rimase muto e impalato, con un'aria colpevole assolutamente fuori luogo dato che l'ufficiale aveva un ampio sorriso sulle labbra e le mani tese in segno di benvenuto.
    "C'è qualcosa che non va?" chiese Grigor sorpreso della reazione sconcertante del giovane. "Volevo congratularmi con te per la tua gara di questo pomeriggio. Sei stato bravo."
    Mark era passato dal panico al sollievo in modo così palese che il Capitano s'insospettì sul serio.
    "Dov'è Gothar?" chiese d'un colpo, guardandosi intorno minacciosamente.
    "Non è qua!" gridò Mark.
    Nel frattempo Minn era uscita dietro lo speeder e si era piazzata a fianco di Mark.
    "Chi è questo?" chiese la ragazza in tono querulo.
    "Il Capitano Grigor, di stanza su M'aheli. Come mai non è su M'aheli Capitano?"
    "Non succede nulla su M'aheli quando ci sono le gare di Boonta. Non c'è più nessuno lì e quindi sono venuto a godermi le corse anch'io. Come mai Gothar non è con te?"
    "A lui non interessano le corse" Mark cercò la mano di Minn e gliela strinse per intimarle di non parlare. Neppure la sua profonda ingenuità poteva fargli ignorare la potenziale minaccia che la ragazzina rappresentava per l'amico, ma, come al solito, gli fece sottovalutare la minaccia rappresentata da tutti quelli che conoscevano BENE Gothar.
    Grigor notò la pressione di mano, la tensione di Todd, la concentrazione della ragazza. (Minn stava cercando un modo di barattare Gothar senza coinvolgere Mark e si chiedeva se quel Capitano fosse più interessante di Tion per lo scambio che aveva in mente),
    "Todd!" ingiunse Grigor, ricorrendo al tono di comando dell'ufficiale Imperiale "dimmi dov'è Gothar e che cosa state combinando questa volta!" Si voltò verso il gruppo che aveva lasciato per venire a salutare il pilota vincitore e fece cenno di avvicinarsi a quelli che lo stavano osservando in quel momento. Cinque uomini, indubbiamente militari, si mossero nella sua direzione.
    "Se non risponderai, sai che dovrò portarti al presidio per interrogarti. Dai, Todd, che cosa c'è che non puoi dirmi?"
    Minn sentì tutto l'essere di Mark irrigidirsi sotto l'effetto dello shock. Avvertì il suo panico. Vide le figure minacciose che si dirigevano verso di loro e la mano del Capitano che si protendeva per afferrare il braccio del giovane sciocco caduto in trappola.
    "Maledetto bastardo!" urlò infuriata. "Perché non lo lasci in pace?"
    L'uomo la guardò sprezzante. Una specie di ghigno gli torse la bocca. Con la mano già tesa cercò di staccare la ragazza dal suo amico e di mandarla in un angolo mentre si impadroniva del giovane.
    Quella mano sul suo braccio produsse come una scarica elettrica attraverso il corpo della ragazza, che reagì d'istinto, ormai totalmente in preda ad un'ira incontrollabile. Grigor volò contro lo speeder e vi restò appiccicato. Il velivolo crollò sulla sua base frantumata, schiacciando un piede di Zart. I cinque colleghi dell’Imperiale ebbero ancora il tempo di fare due passi priva di venire anch'essi scagliati ai quattro angoli dell'hangar, finendo addosso ai capannelli intorno ai vari velivoli o contro gli scaffali e i mucchi di casse e attrezzi che si sparpagliano al suolo. Ancora senza rendersi conto di ciò che accadeva attorno a sé, Minn continuò a scatenarsi, agitando le braccia e proferendo minacce. Tutti gli oggetti meno pesanti cominciarono a volare nel locale. Le persone che non avevano trovato un appiglio rotolavano di qua e di là. Qualche speeder più piccolo rovinò al suolo.
    "Minn!" urlarono Zart e Todd. "Minn! fermati!"
    Zart si avvicinò a fatica alla sorella e l'abbracciò strettamente, mormorandole parole gentili e consigli di prudenza per riportarla alla coscienza del luogo in cui si trovava e del pericolo che aveva attirato sulle loro teste.
    Mark Todd, sconvolto, ammaccato, si teneva aggrappato alla speeder, vicino al Capitano che si era più o meno ripreso. Si guardarono un attimo, uniti da un comune senso di smarrimento, poi lo sguardo dell'ufficiale tornò freddo come l'acciaio e Mark capì che era condannato.
    "Minn" gridò ancora. Al suono del suo accento angosciato Minn ritrovò un po' di padronanza di sé e si concentrò sui due uomini vicino allo speeder.
    Nell'hangar scese il silenzio.
    Qualche oggetto cadde con un tonfo assordante e poi tutto rimase immobile.
    "Tu!" urlò Minn fissando con odio il Capitano. "Non sei ancora morto?"
    "Minn" la supplicò Zart "Andiamocene."
    Mark Todd andò a raggiungere i due fratelli, ma scivolò dietro di loro verso l'uscita più vicina, mentre essi guardavano ancora il Capitano. Minn, ora, si sentiva spossata, svuotata, e cominciava a notare l'incredibile caos attorno a loro.
    Un'arma accesa venne puntata nella schiena di Todd che si arrese subito. Prima che i due ragazzi di Nar Shadda avessero tempo di reagire furono avvicinati dalle guardie senza uniformi. Un colpo ben assestato mandò Minn nel regno dei sogni.
 
 


Avventure di Minn D'Hriftin


 


Regali per l'Imperatore
di Nelly Wheeler

    Lord Tion se ne stava mezzo sdraiato su un’alta panca coperta di stoffe morbide e sgargianti. Era vestito sfarzosamente con una specie di ampia vestaglia dalle larghe maniche  che indossava sulla versione più elegante dell’uniforme Imperiale. La posizione gli risultava scomoda, ma non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, perché in questo  momento, lui cercava di imitare l’immagine di un condottiero dei tempi antichi di cui aveva visto da poco la storia gloriosa in olotv.
    Lord Vader non aveva bisogno della Forza per leggere dentro il Primo Dignitario di Corte. Aspettava in gelido silenzio (nonostante il respiro profondo) che il fantoccio dell’Imperatore gli rivelasse la ragione dell’inutile incontro.
    “Un’ottima retata” si congratulò Tion. “Che cosa vuole l’Imperatore da quella feccia della Galassia?”
    “Devono essere interrogati dopo di che lei ne disporrà come vorrà.”
    “Penso che dovrebbero essere eliminati immediatamente. Intasano le prigioni e richiedono troppa sorveglianza.”
    “Possono risultare utili anche nelle colonie penali. Ho sentito che Cassadyne aveva trovato un modo per trasformare qualunque Ribelle in un docile strumento dell’Impero.”
    Il Lord dignitario si alzò come una molla sul suo giaciglio di parata. L’accenno al suo migliore luogotenente gli aveva ricordato l’evento più tragico degli ultimi giorni. Sentiva la perdita di Trevor come una grave menomazione e un pericolo per la sua sicurezza molto più di qualunque minaccia di attentati.
    “Non questi!” bisbigliò, digrignando i denti. “Questi devono essere eliminati come rappresaglia per l’aggressione a Trevor.”
    “Anche se sappiamo chi ha sventrato Cassadyne e che non c’entra nulla con i prigionieri?”
    “Lo sappiamo noi, ma non l’opinione pubblica.”
    Darth Vader rimase in silenzio per un lungo momento e l’Alto funzionario di Corte non osò interrompere le sue riflessioni, nonostante fosse, in teoria, di grado molto superiore nella gerarchia Imperiale.
    “Andrò a visitare i prigionieri” disse finalmente il Lord Nero “e sceglierò quelli che voglio portare con me a Coruscant.”
    Il suo tono non ammetteva discussioni e, difatti Tion non replicò. Riprendendo la sua posizione sdraiata su un fianco, fece capire con una scrollata di spalle che lasciava magnanimamente Vader libero di divertirsi come gli pareva.

    Minn era prostrata in una cella isolata. Non sapeva perché si sentiva più sconvolta, se per la sorpresa di ciò che era riuscita a fare nell’hangar o per la sensazione di estrema stanchezza, di svuotamento, che l’aveva sopraffatta dopo il suo exploit.
    Non solo era angosciata per la sorte del fratello e di Mark Todd, ma anche perché non capiva la ragione del suo isolamento. Il giorno dopo la sua cattura era stata trascinata via, fuori dall’affollata prigione in cui aveva passato  la notte insieme ad una cinquantina tra Ribelli, rinnegati e ricercati. Non aveva opposto resistenza, sapeva di non essere capace al momento. Quella furia potente che si era scatenata quando avevano minacciato Mark l’aveva invasa a tradimento, ma non veniva su ordinazione. Sembrava più una minaccia per lei che un vantaggio.
    Dov’erano adesso Zart e Mark? Poteva quello strano amico di Todd fare qualcosa per lui? Sentì da lontano qualcosa che le suggerì di non contarci. Il Palpatine aveva abbastanza dei suoi guai per non pensare a quelli di Mark.
    I sotterranei dove si trovavano le celle di massima sicurezza non erano molto numerosi, ma Minn avvertì, l’intensificarsi del silenzio che si diffuse all’improvviso lungo i corridoi. Capì, ancor prima di udire l’inconfondibile ansimare che ben ricordava dal suo incontro in strada, che si stava avvicinando una minaccia peggiore di tutte le guardie Imperiali, il gigante nero, il giustiziere dell’Imperatore.
    Darth Vader vide la piccola figura rannicchiata in un angolo e avvertì l’eco della sua disperazione. All’occhio esperto dell’antico Jedi, potenziato dall’amara esperienza del Lato Oscuro, l’aura del potere latente della ragazza era ben visibile, ma si trattava di una Forza incontrollata, ignorata dalla sua padrona, una Forza ancora malleabile, da modellare. Un dono dal cielo, un dono preziosissimo per l’Imperatore!
    “Minn d’Htiftin” disse con tono che non era certo affabile, ma cercava di non ispirare il solito terrore “ Minn d’Htiftin, ti sei cacciata in un bel guaio.”
    Se c’è una cosa che accomuna tutti gli adolescenti di tutto l’universo e di tutte le epoche, è proprio la capacità di rassicurarsi in fretta una volta che credono passato il pericolo. Inoltre, Minn era una campionessa nel non imparare dalle esperienze passate e, in ciò, era anche aiutata dalla sua presunzione e dall’esito fortunato delle sue recenti avventure.
    Lord Vader aveva deciso di incantare la sua preda e fece un ulteriore sforzo:
    “Come hai fatto a farti trovare insieme ad un noto ricercato ed ad assalire delle guardie? Sai come vengono puniti questi delitti nell’Impero?”
    “Non sapevo che si trattava di un ricercato!”
    “Mark Todd è un pilota dei Ribelli, inoltre si è messo al servizio di un rinnegato particolarmente pericoloso che ieri ha assalito un Comandante Imperiale.”
    Minn pensò che non si sarebbe mai aspettata un’azione così spavalda da quella specie di spettro che Mark chiamava amico.
“È stato preso anche lui?”
    “No, ma lo cerchiamo attivamente e non potrà lasciare Boonta in alcun modo.”
    Quindi non avrebbe potuto aiutare Mark e doveva pensarci lei, rifletté Minn.
    “Quell’uomo ha delle capacità speciali” disse la ragazza a voce alta. “Sono sicura che avverte l’arrivo di qualunque minaccia da un miglio. Dovreste usare Mark Todd per attirarlo in qualche trappola.”
    Se almeno riesco a farlo uscire di prigione, lei si diceva, lui troverà un modo per svignarsela.
    Vader sapeva che la ragazza cercava di ingannarlo, ma anche che lo faceva per ragioni personali, non per salvare un Ribelle o tradire l’Impero. L’idea da lei suggerita era, in effetti, valida. Inoltre, il suo affetto per il giovane pilota poteva essere usato in future occasioni per convincerla a seguire docilmente le vie del suo nuovo maestro Imperiale. Nella sua mente Vader graziò Todd ipso facto. Chissà come, Minn lo capì subito.
    “Mio fratello era con me in prigione. È stato isolato anche lui?” proseguì, imbaldanzita.
    “Tuo fratello?!!” di stupì Darth Vader. Un fratello! Forse con le stesse potenzialità non ancora emerse, dato che tutti i testimoni avevano indicato la ragazza come il centro e la fonte della tempesta sollevata nell’hangar.
    Un altro regalo per l’Imperatore!!!
 
 

Regali per l'Imperatore
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

       
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