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Un vecchio amico
di Federica Proni

    La Uru, piccola navicella dalla forma arrotondata, lascia il naviporto di M’aheli con a bordo due passeggeri: Vexena Trelune e Roger Aque. Riuscire a raggiungere la navetta con 10.000 crediti e l’ufficiale capo del contingente Imperiale ferito è stato possibile grazie alle energie mentali rimaste a Vex e alla conoscenza della base da parte di Aque.
    Una volta uscita dall’orbita del pianeta la Uru si lancia nell’iperspazio dileguandosi in un bagliore.

    Per tutto il viaggio Aque è rimasto muto a guardare le stelle. Vex sa bene quanto sia affascinante quello spettacolo, quanto aiuti a far spaziare la mente, quanto sia facile perdersi. Guardando l’ufficiale ne sente la tristezza, il senso della perdita e una strana sensazione di paura e malinconia. Vorrebbe accarezzare la sua mente per farlo dormire ma ha paura che lui se ne accorga.
    “Tra poco saremo a destinazione.” gli comunica, ma sembra non sentire. Presa dallo sconforto Vex sospira, risvegliando l’attenzione dell’imperiale che si volta verso di lei. La ragazza abbozza un sorriso mentre lui le chiede: “Perché mi hai salvato?”
Per nulla meravigliata dalla brusca domanda gli risponde con sicurezza: “Perché in te ci sono capacità e possibilità che non conosci. Perché meriti una opportunità, credo che tu possa fare tanto per questa galassia.”
    “Pensavo odiassi gli Imperiali.”
    Vex ride, con dolcezza.
    “Quando veniste ad occupare Saracas, c’eri anche tu, promisi odio e vendetta verso tutti gli imperiali. Ma quando la rabbia iniziale iniziò a scemare mi tornò in mente la prima regola di un nostro sport: rispetta l’avversario. Iniziai a guar-darvi, a studiarvi, da un nuovo punto di vista e mi accorsi che accanto a coloro che pensano solo ai loro affari ci sono uomini d’onore, che riescono a convivere grazie alla disciplina militare e alla influenza dell’Imperatore. Non odio gli imperlai ma solo ciò che l’Impero rappresenta, la sua arroganza.”
    Lui alza improvvisamente il capo e la fissa con sguardo deciso, pronto a difendere gli ideali che l’hanno cresciuto; ma poi gli vengono alla mente personaggi come De Vries, l’ordine di relegarlo a compiti di routine perché non approvava le violenze gratuite sui civili di Saracas mentre ora va di moda la legge marziale. Gli si rabbuia lo sguardo mentre sente salire lacrime di rabbia per ciò che potrebbe essere e non è. A salvarlo un’altra volta dallo sconforto e a riportarlo alla freddezza che deve essere di un’imperiale tornano le parole di suo padre: “Noi siamo troppo piccoli e insignificanti per capire e giudicare l’Imperatore e i suoi uomini. Devi avere fiducia nell’Impero, i dubbi ti allontanano dal tuo dovere.”
    Occupiamoci delle cose più pratiche e urgenti: “E le persone che volevano uccidermi?”
    “Loro non dovrebbero essere un grosso problema se sparisci dalla scena potrebbero lasciare perdere. Naturalmente dovrai cambiare identità.”
    “Non ne ho intenzione. Sono un Aque e un imperiale e non mi nasconderò dietro nomi falsi.”
    Vex lo squadra con aria interrogativa: “Hai appena disertato!”
    Questa volta non ci possono essere parole che riescano a ridargli freddezza.
    “In futuro potresti essere reintegrato presentando le prove d’illeciti da parte di De Vries o in virtù delle tue capacità.” sulle ultime parole la voce le manca.
    “Quali capacità!” urla esasperato Aque.
    Vex lo guarda poi i suoi occhi diventano vacui e il suo pensiero bussa alla mente di Roger che, spaventato dal cambiamento della ragazza, rifiuta il contatto e scaccia la lieve pressione che sente dentro la testa.
    Gli occhi di Vex tornano animati: “Mi hai sentito?”
    Lui sembra non capire. “Cosa ti è successo, cosa mi è successo?”
    “Ho cercato un contatto telepatico ma tu mi hai rifiutata. Abbiamo entrambi poteri mentali ma in te si stanno risvegliando solo ora.”
    Aque è confuso sente che Vex ha ragione, che una parte di lui si sta risvegliando.
    “Siamo diretti a Kha’mar, una stazione orbitante attorno al quinto pianeta del mio sistema solare..”
    “Ma lì ci sono gli imperiali!”
    “Non dappertutto” ammicca Vex “Ti porterò da uno dei miei maestri. Devi scoprire la natura dei tuoi poteri ed imparare ad usarli prima che ti facciano impazzire.”
    “Potrei essere uno Jedi.” La sua stessa affermazione lo spaventa.
    “Non lo so Non sono granché esperta di queste cose.”

    La Uru si posa dolcemente su una delle piste del piccolo naviporto senza incontrare nessun problema.
    Kha’mar è l’unico luogo del sistema ad essere privo di un distanziamento imperiale. Qui vengono addestrati tutti coloro che ancora presentano poteri mentali, per questo le famiglie più potenti del sistema promettono pace agli imperiali in cambio della loro lontananza dalla stazione orbitante.

    Nel punto più alto della stazione si trova il Tempio, luogo di meditazione, studio e pratica. Tutt’intorno all’imponente costruzione, dalle linnee morbide e leggere, ci sono le case di studenti e maestri.
    Sagh’gez accoglie  i due visitatori in una piccola ed accogliente stanza del Tempio. Attraverso un legame telepatico di pochi minuti Vex comunica al suo maestro tutto ciò che riguarda Aque.
    Sagh’gez rivolge poi la sua attenzione verso il giovane ex ufficiale: “Permettimi di sondarti la mente, sono curioso di scoprire da dove vengono le tue capacità. Non spaventarti non toccherò i tuoi pensieri segreti.”
    Aque non ha molta scelta deve fidarsi. Il maestro gli poggia una mano sulla fronte ed entra cauto nella sua mente. Sente un’altra mente nella sua,  è una sensazione indefinita un tocco leggero come quello delle zampette di una coccinella sulla pelle. Il contatto dura qualche minuto poi Sagh’gez parla: “Sei un mutante ragazzo.”
    “Cosa significa?”
    “Ciò non deve spaventarti, lo sono anch’io e godo di ottima salute. I tuoi geni hanno subito un cambiamento, una mutazione appunto, di che genere e portata lo potranno dire solo esami medici. Il cambiamento che ciò può portare nella tua vita potrai deciderlo solo tu. Io posso solo insegnarti a convivere con questo nuovo te stesso, se vorrai accettare i miei insegnamenti.”
    Aque sente gli occhi e i pensieri del maestro e di Vex su di lui, lo sta prendendo un senso di panico e incertezza, sta iniziando a rendersi conto di quanto la sua vita sta cambiando.
    “Ora è confuso maestro, penso sia meglio andare a riposare.” suggerisce Vex che sente la confusione del giovane.
    “Certo, vi accompagnerò alle vostre stanze. Roger io non posso obbligarti a restare qui o a seguire i miei insegnamenti, te li offro sta a te accettarli.”

    L’aria della sera è fresca, i passi di Vex e Roger sono attutiti da un manto di erba ben curata.
    “Questo non è un posto per me” protesta l’ex ufficiale “ io sono un imperiale, non voglio diventare ribelle, rinnegare tutto ciò che ho fatto fino ad oggi.”
    “Non è questo che ti chiediamo. Portandoti qui ho solo voluto offrirti un aiuto. Devi accettare l’idea che la tua vita è cambiata, che un comando di mercenari ti sta cercando per ucciderti e che è stato Annyd ad ordinarglielo. Hai dei nemici nell’Impero.”
    “Non posso credere che Annyd abbia fatto ciò che dici. E’ così assurdo che gli imperiali si ammazzino a vicenda. Devo ammettere, però, che entra nella logica di De Vries l’eliminazione di qualsiasi testimone.”
    “Qui nessuno ti obbligherà a fare ciò in cui non credi, questi sono metodi imperiali! Il tuo futuro è solo tuo, fino a pochi giorni fa era tutto deciso: la tua carriera il tuo schieramento politico. Ora tutto è diverso,  nessuno ti dirà in cosa credere e cosa odiare, è venuto il momento che sia tu a scegliere.”
    “Resterò non vedo altre vie.”
    “Sarai tu stesso a creartele vedrai.”
 
 


 



 
 
 
 
 
 

       

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