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Notte tranquilla a Verdenia,
cervello, anima e cuore di Saracas. Le Tre Lune illuminano la bellissima
città immersa nel verde, che ricopre il fianco di una montagna estendendosi
fino a bagnarsi nel mare.
Arrivare a Boonta non è
stato particolarmente impegnativo per Vexena. “Il difficile ora è
trovare Lunin” pensa mentre cammina tra la folla multirazziale attirata
dalla gara. Dopo aver vagato per un’ora, riesce a trovare un posto relativamente
tranquillo dove appartarsi.
Impiega tutta la giornata per
trovare la vecchia, cadente e sporca locanda. Appena entra vede Lunin venirle
incontro, e sente i suoi pensieri nei propri. Il fratello la conduce in
una stanza al piano superiore. Qui conosce due uomini e una donna che Lunin
le presenta come Aru, Fero e Lin facenti parte della “feccia Ribelle”.
Dopo quattro chiacchiere sulla situazione nella Galassia, il discorso cade
sulla presenza Imperiale a Boonta.
Per Vexena e Fero non è difficile trovare e seguire Annyd nell’affollata Boonta. L’ufficiale fa di tutto per farsi notare: gira scortato da venti Storm Trooper e si diletta a salvare personaggi importanti. Per i Ribelli la folla che si accalca per le vie è sia un’ottima copertura che un buon nascondiglio in caso di fuga. Annyd alloggia in uno degli alberghi migliori, naturalmente, ma preferisce usare un olovideo pubblico, forse per paura di essere intercettato? Ora viene il difficile, leggere la mente dell’Imperiale. Dando le spalle alla cabina olo dell’ufficiale e fingendo di parlare con Fero, Vex si concentra. Se qualcuno potesse vedere dietro i suoi occhiali da sole, noterebbe i suoi occhi diventare vacui. Il pensiero di Vex vaga per la folla finché non capta la mente giusta. “Buone notizie Duncan” senti i pensieri che si formano anche se non sa quali si trasformeranno in parole. La conversazione dell’ufficiale si dilunga su Lord Tion, e Vex è ormai allo stremo quando percepisce qualcosa d’interessante. “Ho incontrato l’ufficiale di cui ti parlavo, Roger Aque…” per Vex è sempre più difficile mantenere il contatto e, contemporaneamente, creare le barriere mentali che isolano i pensieri di Annyd da quelli delle persone che li circondano. Con le sue ultime energie riesce a percepire ciò che più le interessa: “…hai ragione tu. Roger Aque deve morire. Organizzerò un agguato su M’aheli. Duncan devo…” La mente di Vex torna di colpo al corpo. La testa le pulsa violentemente. “Ho speso troppe energie” pensa. Le forze rimastele le impediscono di innalzare rigidi muri mentali, la moltitudine presente la bombarda di pensieri e sentimenti. “Torniamo alla locanda, Fero, ma passiamo da vie meno frequentate.” Al risveglio da un lungo sonno
ristoratore Vex trova solo suo fratello intento a guardare le prime gare
sul proiettore olografico. “Dove sono gli altri?” chiede mentalmente. “Ai
box. Gareggiano domani.” Risponde col pensiero Lunin. Quando i due Trelune
si trovano soli usano il linguaggio telepatico, più intimo
e diretto. “Scoperto qualcosa?” chiede con un senso di curiosità
il ragazzo. “Vogliono uccidere Aque” se avesse parlato, la voce sarebbe
risultata atona, ma i pensieri che giungono al fratello sono carichi della
paura della perdita. “Non capisco perché insistano ad eliminare
i loro elementi più validi e fedeli.”
Appoggiato allo schienale di un’elegante poltrona, picchiettandosi le labbra con un dischetto, Roger Aque pensa. Sono passati pochi giorni dal suo ritorno da Boonta, dove un vecchio amico gli ha chiesto informazioni sul suo superiore, Grigor. I timori di Annyd erano fondati, il Capitano gestisce un traffico clandestino, sul dischetto ci sono tutte le prove. Spedirle a De Vries, non proprio il suo modello di vita, significa attribuirgli tutto il merito. Ma a lui non interessa la carriera, l’importante è eliminare un funzionario corrotto. Pulire il marcio che blocca gli ingranaggi della macchina oscura. Una corruzione che sembra essere sempre più estesa e che sta cancellando tutti gli ideali su cui si basa il glorioso Impero. Aque scuote la testa per cacciare questi pensieri e riporta alla mente le parole del padre: “L’Impero è l’unico futuro possibile.” Introduce il dischetto in una fessura del tavolo e digita la destinazione: Srar Destroyer Fearless. La vita di Aque su M’aheli, dove svolge un lavoro di ufficio, si snoda monotona finché un messaggio, annunciato da una lucina intermittente sulla scrivania, non la cambierà totalmente. Stranamente l’olovideo rimane spento, giunge invece un messaggio sul video:
Incontro, in incognito, non più di quattro, ora del tramonto alla coordinate: 02.44; E1.20. “Interessante” pensa l’ufficiale prima di dare l’Ok. Vexena entra nell’ufficio dalle linee pulite e austere, “Imperiali”, con passo sicuro, quasi di sfida. “Benvenuta.” L’accoglie Aque con un sorriso fra il meravigliato e il divertito. Si erano conosciuti al tempo dell’occupazione di Saracas e fra loro era nata subito una certa simpatia nonostante le opposte fazioni. “Grazie per avermi ricevuto.” Risponde la Saracassiana, percependo, col suo potere empatico, la curiosità del suo interlocutore. “Non nascondo che sono ansioso di sapere cosa vi ha spinto fin qui” dice mentre la invita a sedersi con la mano. Ora sono faccia a faccia e Vex decide di usare una tattica di attacco. “Vogliono ucciderla” sorpresa, incredulità “non so come o perché, ma per Annyd lei è di troppo.” Aque scoppia a ridere, ma Vex percepisce dubbio. “Siamo amici da lungo tempo, non avrebbe nessuna ragione per farlo. Tanto più dopo l’aiuto che gli ho prestato recentemente. Piuttosto, dove ha preso questa idea assurda?” “Non importa. Rifletta sul fatto che forse quel favore deve restare fra pochi. Si guardi alle spalle e dagli sconosciuti.” Così parlando Vex si alza, sicura di aver raggiunto il suo obiettivo, far nascere il sospetto nel giovane ufficiale. Mentre esce dall’ufficio di
Aque pensa che il senso di paura e preoccupazione che ha percepito sono
troppo forti per essere stati suscitati solo dalle sue parole e decide
di andare più a fondo. Senza farsi annunciare entra nell’ufficio
dell’assistente di Aque. L’uomo ha appena il tempo di esclamare “Lei che
cosa ci fa qui?” prima che Vex gli colpisca il collo col taglio della mano,
stordendolo. Poggiando una mano sulla nuca dell’ufficiale inizia a sondarne
la mente. Non deve andare molto a fondo per trovare le coordinate che le
interessano. Fatto ciò si avvicina alla porta e, con una lieve pressione
mentale, risveglia l'ufficiale.
Allontanandosi dalla costruzione
nera che domina la zona Vex si compiace dell’abilità che ha acquistato
nella manipolazione dei ricordi recenti.
È passato da poco mezzogiorno quando Vex raggiunge, dopo aver nascosto il suo speeder lì vicino, il luogo dell’incontro. Si tratta di un piccolo canyon, profondo un centinaio di metri e largo una cinquantina. Le pareti, che si alzano al cielo per duecento metri, appaiono frastagliate anche se non abbastanza da permettere la scalata. Dopo un’attenta ispezione Vex trova una fessura nella muraglia che le dà accesso ad una serie di cunicoli e stanze poste a diverse altezze. Mentre cammina per le grotte, tutte di evidente origine artificiale, espande la sua mente per percepire eventuali presenze. Deve aspettare tutto il pomeriggio prima di sentire le quattro menti dei mercenari entrare nel canyon. Osservandoli da piccole finestre perfettamente mimetizzate nota che sono ben armati e che stanno entrando per lo stesso pertugio che ha utilizzato anche lei. Lo spettacolo offerto dal cielo
infuocato non interessa a Roger Aque e ai suoi tre Storm Trooper che l’accompagnano.
L’ufficiale ha rispettato i patti; quattro persone in borghese, ma ben
armate, ed uno zaino con 10.000 crediti.
“Sbruffone.” Pensa Vex prima di mettersi all’opera. Espande la sua mente fino a toccare quella di un cecchino. Deve muoversi lentamente tra i pensieri semplici e spietati dell’uomo; non vuole danneggiarlo, solo renderlo inoffensivo. “Toccando” il punto sbagliato o “colpendo” troppo forte potrebbe causare seri danni o farlo urlare, facendosi scoprire. Nel momento stesso in cui Roger
Aque apre bocca per rispondere due suoi uomini cadono colpiti con terrificante
precisione. La terza stormtrooper vive solo qualche secondo in più
prima di essere uccisa da due raggi purpurei.
Appena la pistola di Aque tocca terra alzando una piccola nuvola di polvere, Vex raggiunge la mente del secondo cecchino. Nel visitare in un lasso così vicino di tempo due menti si riesce a coglierne l’impressionante diversità. I colori, le forme e le sensazioni cambiano ma il meccanismo che muove i pensieri di questi uomini è sempre uguale: lineare e nero. Schivare la carica di Razzorro buttandosi a lato è stato solo un riflesso per Aque. Ora sono faccia a faccia. Si muovono uno contro l’altro simultaneamente. L’Impero spicca un salto per colpire col piede l’avversario, ma il mercenario alza il possente braccio destro e blocca il piede del Tenente centrandolo in pieno stomaco con il sinistro. Toccando terra con la schiena Aque raccoglie le gambe al petto e punta i piedi sulla nera corazza sfruttando lo slancio dell’uomo per farlo volare alle sue spalle. In pochi istanti i due avversari si alzano in piedi, fronteggiandosi con i pugnali in mano. Razzorro appare nero, immenso, con un ghigno giallo e sicuro e coi capelli lunghi e sinuosi, quasi ipnotici, al vento. Aque si concentra e tende i muscoli pronto ad uccidere o morire. L’uomo chiude gli occhi e cade
in un sonno comatoso.
La lama lucente gli strappa
la tunica verde di foggia Imperiale sfiorandogli la pelle.
L’Imperiale non impiega molto
a riconoscere Vexena. Lo sgomento cede il posto alla rabbia quando sente
le parole della ragazza: “Te l’avevo detto!” l’ufficiale impiega pochi
istanti per ritrovare quel controllo di cui va fiero. “Come hai fatto ad
ucciderli?”
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