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Il racconto che segue è collegato ad avvenimenti raccontati in: Oscuri riflessi

Incontri a Boonta
di Federica Proni

    Notte tranquilla a Verdenia, cervello, anima e cuore di Saracas. Le Tre Lune illuminano la bellissima città immersa nel verde, che ricopre il fianco di una montagna estendendosi fino a bagnarsi nel mare.
    I sogni di Vexena non sono particolarmente interessanti, fino a quando non inizia una strana visione, accompagnata dalla familiare pressione sui suoi pensieri più profondi.
    A metà strada fra il sogno e la veglia, la coscienza e la trance, Vex riceve un messaggio telepatico dal fratello Lunin, esiliato nella Galassia.
    Uno speeder, un traguardo e un sentimento di affetto e nostalgia rappresentano tutto ciò che riesce a percepire prima che il ragazzo interrompa il contatto mentale.
    Vex si sveglia del tutto e riflette, seduta sul letto, sul messaggio del fratello. Non Impiega molto per dedurre che Lunin l’aspetta a Boonta. Mentre già pensa ai preparativi per il viaggio, si affaccia alla finestra. Guardando le Tre Lune ed ascoltando il silenzio portato dal buio, pensa a quanto ama il suo pianeta. Improvvisamente la pace della notte viene interrotta da un rumore ritmico e innaturale; una pattuglia di Storm Troopers Imperiali è di ronda. “L’Impero” bisbiglia Vex, mettendo nel  tono un odio profondo per quei neri individui che le hanno portato via il fratello e la libertà.

    Arrivare a Boonta non è stato particolarmente impegnativo per Vexena. “Il difficile ora è trovare Lunin” pensa mentre cammina tra la folla multirazziale attirata dalla gara. Dopo aver vagato per un’ora, riesce a trovare un posto relativamente tranquillo dove appartarsi.
    Gli occhi chiusi, le membra rilassate, Vex apre la sua mente all’esterno. Il primo impatto con le migliaia di persone presenti è forte e la intontisce, ma sapeva quello che l’aspettava e si riprende subito. La sua mente lancia un messaggio, passano pochi minuti prima che suo fratello le risponda.
    “Benvenuta sorellina, cerca la locanda ‘True Life’ sul lato ovest, ti aspetto là.”
    Conclusa la ricerca Vex rialza i muri mentali che le permettono di comminare fra milioni di persone senza impazzire.

    Impiega tutta la giornata per trovare la vecchia, cadente e sporca locanda. Appena entra vede Lunin venirle incontro, e sente i suoi pensieri nei propri. Il fratello la conduce in una stanza al piano superiore. Qui conosce due uomini e una donna che Lunin le presenta come Aru, Fero e Lin facenti parte della “feccia Ribelle”. Dopo quattro chiacchiere sulla situazione nella Galassia, il discorso cade sulla presenza Imperiale a Boonta.
    “Ho notato qualche strana presenza, come quella di Annyd.” Commenta Fero.
    “E' il tirapiedi di De Vries” comunica mentalmente a Vex il fratello, che riceve in risposta un senso di repulsione.
    “Deve concludere un affare molto importante se ha lasciato il blocco di Daallya” continua il Ribelle.
    Lin, esperta di computer, passa un foglio a Vex. “Qui ci sono tutte le informazioni su di lui. Così saprai con chi hai a che fare se lo incontri.”
    La Verdena legge attentamente, poi fa uno strano sorriso. “Amico fidato di Roger Aque. Interessante, ho visto il Tenente mentre venivo qui. Penso sia il caso di tenerli sott’occhio.”
 
 

Incontri a Boonta


 



 
 
Annyd a Boonta è in: Agguati e complotti

Il destino di Aque
di Federica Proni

    Per Vexena e Fero  non è difficile trovare e seguire Annyd nell’affollata Boonta. L’ufficiale fa di tutto per farsi notare: gira scortato da venti Storm Trooper e si diletta a salvare personaggi importanti. Per i Ribelli la folla che si accalca per le vie è sia un’ottima copertura che un buon nascondiglio in caso di fuga. Annyd alloggia in uno degli alberghi migliori, naturalmente, ma preferisce usare un olovideo pubblico, forse per paura di essere intercettato? Ora viene il difficile, leggere la mente dell’Imperiale. Dando le spalle alla cabina olo dell’ufficiale e fingendo di parlare con Fero, Vex si concentra. Se qualcuno potesse vedere dietro i suoi occhiali da sole, noterebbe i suoi occhi diventare vacui. Il pensiero di Vex vaga per la folla finché non capta la mente giusta. “Buone notizie Duncan” senti i pensieri che si formano anche se non sa quali si trasformeranno in parole. La conversazione dell’ufficiale si dilunga su Lord Tion, e Vex è ormai allo stremo quando percepisce qualcosa d’interessante. “Ho incontrato l’ufficiale di  cui ti parlavo, Roger Aque…” per Vex è sempre più difficile mantenere il contatto e, contemporaneamente, creare le barriere mentali che isolano i pensieri di Annyd da quelli delle persone che li circondano. Con le sue ultime energie riesce a percepire ciò che più le interessa: “…hai ragione tu. Roger Aque deve morire. Organizzerò un agguato su M’aheli. Duncan devo…” La mente di Vex torna di colpo al corpo. La testa le pulsa violentemente. “Ho speso troppe energie” pensa. Le forze rimastele le impediscono di innalzare rigidi muri mentali, la moltitudine presente la bombarda di pensieri e sentimenti. “Torniamo alla locanda, Fero, ma passiamo da vie meno frequentate.”

    Al risveglio da un lungo sonno ristoratore Vex trova solo suo fratello intento a guardare le prime gare sul proiettore olografico. “Dove sono gli altri?” chiede mentalmente. “Ai box. Gareggiano domani.” Risponde col pensiero Lunin. Quando i due Trelune si trovano  soli usano il linguaggio telepatico, più intimo e diretto. “Scoperto qualcosa?” chiede con un senso di curiosità il ragazzo. “Vogliono uccidere Aque” se avesse parlato, la voce sarebbe risultata atona, ma i pensieri che giungono al fratello sono carichi della paura della perdita. “Non capisco perché insistano ad eliminare i loro elementi più validi e fedeli.”
    “Ci sono ufficiali a cui non interessa il destino dell’Impero” ribatte Vex “ma solo il proprio. Aque è un idealista; non ha capito, o non vuole accettare, che gli ideali su cui è nato e prosperato l’Impero sono ormai decaduti. L’Impero da grande potenza si è trasformato in un cancro che uccide tutto ciò che tocca, anche se stesso.” Una pausa nel flusso di pensieri di Vex che espande una sensazione di ingiustizia, finché riprende. “Aque non merita di morire per mano di un individuo come De Vries. La sua mente è troppo forte e ricca per essere sprecata.”
    “Anche se avesse dei poteri mentali non li userebbe certo contro tutto ciò in cui crede.” Comunica convinto Lunin.
    “Non è certamente questo l’Impero in cui crede. Lo seguirò su M’aheli e lo avviserò del pericolo.”
    “Non ti darà retta.” La mette in guardia il giovane.
    “Allora lo obbligherò a farlo.”
    Lunin lascia cadere l’argomento, è convinto che sua sorella sia la paladina delle cause perse, Ribellione esclusa naturalmente. Prima di chiudere definitivamente la discussione le chiede, trasmettendo un senso di speranza: “Pensi sia uno Jedi?”
    “Non lo so, non ho mai sondato la mente di uno Jedi. Se lo è questo non fa che rendere più urgente il suo allontanamento dall’Impero.”
 
 

Il destino di Aque


 



 
 
I piani di Annyd contro Aque proseguono in: Faccia a faccia con l'oscurità

Vexena e Aque
di Federica Proni

    Appoggiato allo schienale di un’elegante poltrona, picchiettandosi le labbra con un dischetto, Roger Aque pensa. Sono passati pochi giorni dal suo ritorno da Boonta, dove un vecchio amico gli ha chiesto informazioni sul suo superiore, Grigor. I timori di Annyd erano fondati, il Capitano gestisce un traffico clandestino, sul dischetto ci sono tutte le prove. Spedirle a De Vries, non proprio il suo modello di vita, significa attribuirgli tutto il merito. Ma a lui non interessa la carriera, l’importante è eliminare un funzionario corrotto. Pulire il marcio che blocca gli ingranaggi della macchina oscura. Una corruzione che sembra essere sempre più estesa e che sta cancellando tutti gli ideali su cui si basa il glorioso Impero. Aque scuote la testa per cacciare questi pensieri e riporta alla mente le parole del padre: “L’Impero  è l’unico futuro  possibile.” Introduce il dischetto in una fessura del tavolo e digita la destinazione: Srar Destroyer Fearless.

    La vita di Aque su M’aheli, dove svolge un lavoro di ufficio, si snoda monotona finché un messaggio, annunciato da una lucina intermittente sulla scrivania, non la cambierà totalmente. Stranamente l’olovideo rimane spento, giunge invece un messaggio sul video:

              Scambio informazioni su base Ribelle con 10.000 crediti.
              Incontro, in incognito, non più di quattro,
              ora del tramonto alla coordinate: 02.44; E1.20.
    Naturalmente ogni sforzo per rintracciare la fonte risulta vano. Le probabilità che sia un attentato sono poche, né i locali né la Ribellione si scomoderebbero per quattro persone. Appena terminato di dare disposizioni per lo scambio della sera., giunge un’altra comunicazione, questa volta di una visita: Vexena Trelune.
    “Interessante” pensa l’ufficiale prima di dare l’Ok.
    Vexena entra nell’ufficio dalle linee pulite e austere, “Imperiali”, con passo sicuro, quasi di sfida.
    “Benvenuta.” L’accoglie Aque con un sorriso fra il meravigliato e il divertito. Si erano conosciuti al tempo dell’occupazione di Saracas e fra loro era nata subito una certa simpatia nonostante le opposte fazioni.
    “Grazie per avermi ricevuto.” Risponde la Saracassiana, percependo, col suo potere empatico, la curiosità del suo interlocutore.
    “Non nascondo che sono ansioso di sapere cosa vi ha spinto fin qui” dice mentre la invita a sedersi con la mano. Ora sono faccia a faccia e Vex decide di usare una tattica di attacco.
    “Vogliono ucciderla” sorpresa, incredulità “non so come o perché, ma per Annyd lei è di troppo.” Aque scoppia a ridere, ma Vex percepisce dubbio.
    “Siamo amici da lungo tempo, non avrebbe nessuna ragione per farlo. Tanto più dopo l’aiuto che gli ho prestato recentemente. Piuttosto, dove ha preso questa idea assurda?”
    “Non importa. Rifletta sul fatto che forse quel favore deve restare fra pochi. Si guardi alle spalle e dagli sconosciuti.” Così parlando Vex si alza, sicura di aver raggiunto il suo obiettivo, far nascere il sospetto nel giovane ufficiale.

    Mentre esce dall’ufficio di Aque pensa che il senso di paura e preoccupazione che ha percepito sono troppo forti per essere stati suscitati solo dalle sue parole e decide di andare più a fondo. Senza farsi annunciare entra nell’ufficio dell’assistente di Aque. L’uomo ha appena il tempo di esclamare “Lei che cosa ci fa qui?” prima che Vex gli colpisca il collo col taglio della mano, stordendolo. Poggiando una mano sulla nuca dell’ufficiale inizia a sondarne la mente. Non deve andare molto a fondo per trovare le coordinate che le interessano. Fatto ciò si avvicina alla porta e, con una lieve pressione mentale, risveglia l'ufficiale.
    “Mi scusi, ho sbagliato porta! Sono tutte uguali!!” esclama con l’aria più innocente della Galassia.
    “Si figuri, nessun disturbo.”

    Allontanandosi dalla costruzione nera che domina la zona Vex si compiace dell’abilità che ha acquistato nella manipolazione dei ricordi recenti.
 


Vexena e Aque

Razzorro
di Federica Proni

    È passato da poco mezzogiorno quando Vex raggiunge, dopo aver nascosto il suo speeder lì vicino, il luogo dell’incontro. Si tratta di un piccolo canyon, profondo un centinaio di metri e largo una cinquantina.  Le pareti, che si alzano al cielo per duecento metri, appaiono frastagliate anche se non abbastanza da permettere la scalata. Dopo un’attenta ispezione Vex trova una fessura nella muraglia che le dà accesso ad una serie di cunicoli e stanze poste a diverse altezze. Mentre cammina per le grotte, tutte di evidente origine artificiale, espande la sua mente per percepire eventuali presenze. Deve aspettare tutto il pomeriggio prima di sentire le quattro menti dei mercenari entrare nel canyon. Osservandoli da piccole finestre perfettamente mimetizzate nota che sono  ben armati e che stanno entrando per lo stesso pertugio che ha utilizzato anche lei.

    Lo spettacolo offerto dal cielo infuocato non interessa a Roger Aque e ai suoi tre Storm Trooper che l’accompagnano. L’ufficiale ha rispettato i patti; quattro persone in borghese, ma ben armate, ed uno zaino con 10.000 crediti.
Mentre le quattro vittime avanzano nel canyon, il capo dei mercenari esce allo scoperto. Quando Aque vede la nera figura avvicinarsi sola formula lo stesso pensiero di Vex:
    “Sbruffone.”
    “Razzorro vi saluta Imperiali. Non vi pentirete di questo incontro.”

    “Sbruffone.” Pensa Vex prima di mettersi all’opera. Espande la sua mente fino a toccare quella di un cecchino. Deve muoversi lentamente tra i pensieri semplici e spietati dell’uomo; non vuole danneggiarlo, solo renderlo inoffensivo. “Toccando” il punto sbagliato o “colpendo” troppo forte potrebbe causare seri danni o farlo urlare, facendosi scoprire.

    Nel momento stesso in cui Roger Aque apre bocca per rispondere due suoi uomini cadono colpiti con terrificante precisione. La terza stormtrooper vive solo qualche secondo in più prima di essere uccisa da due raggi purpurei.
    “Un colpo di troppo e in ritardo.” Il pensiero di Razzorro è fulmineo quanto la mano di Aque nell’estrarre la pistola laser e nel vedersela volar via per un colpo ben sparato.
    “Ora siamo solo noi due, Aque. Corpo a corpo.” Esclama il mercenario buttando a lato la sua arma e slanciandosi in avanti.

    Appena la pistola di Aque tocca terra alzando una piccola nuvola di polvere, Vex raggiunge la mente del secondo cecchino. Nel visitare in un lasso così vicino di tempo due menti si  riesce a coglierne l’impressionante diversità. I colori, le forme e le sensazioni cambiano ma il meccanismo che muove i pensieri di questi uomini è sempre uguale: lineare e nero.

    Schivare la carica di Razzorro buttandosi a lato è stato solo un riflesso per Aque. Ora sono faccia a faccia. Si muovono uno contro l’altro simultaneamente. L’Impero spicca un salto per colpire col piede l’avversario, ma il mercenario alza il possente braccio destro e blocca il piede del Tenente centrandolo in pieno stomaco con il sinistro. Toccando terra con la schiena Aque raccoglie le gambe al petto e punta i piedi sulla nera corazza sfruttando lo slancio dell’uomo per farlo volare alle sue spalle. In  pochi istanti i due avversari si alzano in piedi, fronteggiandosi con i pugnali in mano. Razzorro appare nero, immenso, con un ghigno giallo e sicuro e coi capelli lunghi e sinuosi, quasi ipnotici, al  vento. Aque si concentra e tende i muscoli pronto ad uccidere o morire.

    L’uomo chiude gli occhi e cade in un sonno comatoso.
    “L’ultimo.” Pensa Vex rientrando nel suo corpo. Vorrebbe correre da Aque ma è troppo stanca, deve riposare qualche minuto, solo per pochi minuti.

    La lama lucente gli strappa la tunica verde di foggia Imperiale sfiorandogli la pelle.
    “Per poco.” Pensa Aque cercando di colpire a sua volta, ma la lama non scalfisce l’armatura sporca di sabbia. “Ci vorrebbe una spada laser.” L’Imperiale sente il sudore scendergli lungo la schiena e la polvere appiccicassi alla pelle. Sente che sta esaurendo le energie, sente dolore allo stomaco. “Quel maledetto ghigno comincia a stancarmi.”
    Si butta in avanti col pugnale nella destra, e vede Razzorro scomparire. Il mercenario si è buttato a terra colpendogli il piede d’appoggio con un a gamba. Mentre cade il Tenente sente una fitta di dolore alla mano armata.
    Quando riapre gli occhi il ghigno è su di lui, schiacciandogli lo stomaco con il suo peso, togliendogli il respiro. Il sangue scorre caldo dalla ferita alla mano; una goccia, cadendo sulla polvere gialla, sembra il rosso sole che sta tramontando riflettendosi sulla lama di Razzorro pronta ad uccidere.
    “Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh!”
    Razzorro fa cadere il pugnale mentre si prende la testa fra le mani alzandosi. Aque sgrana gli occhi mentre lo vede volgergli le spalle e cadere a terra.
    Alcune ore dopo, quando Razzorro riprenderà conoscenza, non ricorderà nulla del combattimento tranne due occhi verdi e vuoti.

    L’Imperiale non impiega molto a riconoscere Vexena. Lo sgomento cede il posto alla rabbia quando sente le parole della ragazza: “Te l’avevo detto!” l’ufficiale impiega pochi istanti per ritrovare quel controllo di cui va fiero. “Come hai fatto ad ucciderli?”
    “Non sono morti. Ho usato  una cosa che di questi tempi non molti usano: la mente.”
    “Ma come…?” l’anima di Aque è sempre più confusa, ma Vex non gli lascia il tempo di addentrarsi troppo nei suoi pensieri.
    “Meglio andarcene, se ce ne fossero altri non potrei esserti d’aiuto. Prendiamo i soldi e gli scooter e raggiungiamo la mia navetta.”
    “Dovrei fuggire?”
    “Se Annyd ha tentato di ucciderti una volta lo farà ancora. Restare qui vuol dire fare da bersaglio!”
    “Non hai prove che sia stato lui!”
    “Non farti prendere dalla rabbia.” La voce di Vex è molto persuasiva aiutata anche da una lieve pressione sui pensieri del giovane che scuote la testa.”
    Vex ritrae il contatto e usa una tattica diversa. “Mi rendo conto che tutto questo sconvolge la tua vita, ma qualcuno vuole ucciderti. Fuggi con me da M’aheli, al dopo c’è tempo per pensarci.”
    Aque guarda negli occhi la ragazza, in quel verde così strano, così vivo.
    “Va bene.” Risponde rassegnato.
 
 

Razzorro
 
 
 
 


 



 
 
 
 
 
 

       
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