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di Fiorenzo Delle Rupi
Il Silver Bolt, minuscola e
malandata navetta privata che di affascinante aveva solo il nome, sfrecciò
oltre l’orbita di Daallya e si apprestò all’imminente attracco nella
gigantesca baia del Fearless. All’interno della cabina di comando il pilota,
un giovane sui 25 anni, capelli biondi di media lunghezza, giacchetta da
pilota senza maniche, espressione perennemente ingenua, esaminò
poco convinto il quadro comandi davanti a lui.
“Almeno ci lasciano attraccare
senza spararci addosso,” disse Mark Todd più per rincuorare sé
stesso che per convincere l’altro. “Ancora non sono molto abituato
ad avvicinarmi ad uno di questi cosi senza che loro facciano storie.”
Dal sedile accanto, una voce
rauca e profonda, che tradiva immediatamente nervosismo e tensione, gli
rispose secca. “De Vries è uno sciacallo. Se probabilmente mi accetta
a bordo è perché spera di ricavarci qualcosa.” Gothar Palpatine
scrutava con occhio maniacale lo scafo del Fearless che si faceva sempre
più grande oltre la vetrata.
“E che cosa può volere
da noi? Voglio dire, è un pezzo che non sei più nell’Impero.
Er…voglio dire, non credo che tu possa in qualche modo essere d’aiuto a
uno come lui. Cioè…Insomma, intendo…”
“So bene, quello che intendi,”
tagliò corto truce il dignitario Imperiale. Gli occhi giallastri
parevano trasudare malattia e repulsione. “Tu limitati a tacere, guardarmi
le spalle, e se possibile fai a meno di dire che a tempo perso fai il pilota
per la Ribellione.”
Se c’era sarcasmo nel consiglio
di Gothar, come al solito andò perduto alle orecchie di Todd, che
si limitò ad annuire convinto. “Puoi contare su di me. Ma…Noi
che vogliamo da lui?”
“Ha una quantità di
contatti con gli altri ufficiali di flotta…Conto su di lui affinché
possa darmi un lasciapassare per infiltrarmi su Kardelan.”
“Ah, il pianeta del Nergon
14,” annuì Todd felice di sapere di cosa si stava parlando. “Ho
sentito un sacco di voci su quel posto…Qualsiasi cosa stiano facendo laggiù,
dev’essere qualcosa di grosso.”
“Già,” E, aggiunse
Gothar mentalmente, quel qualcosa di grosso dev’essere mio.
Mark non poteva udire quel
che Gothar aveva pensato, ma di sicuro se l’era immaginato. Gli parve poco
carino far notare che da quando lo conosceva nessuno dei suoi brillanti
e geniali piani per riconquistare il potere era mai andato in porto. Tuttavia,
era poco avvezzo a discutere dei grandi progetti, con Gothar come con chiunque
altro. Dava sempre una mano a chi gliela chiedeva, e di sicuro Gothar era
uno che ne aveva parecchio bisogno al momento. Completò le manovre
d’attracco e condusse il Silver Bolt nella gigantesca baia ventrale del
Fearless.
Duncan De Vries osservò
la richiesta di attracco con interesse. Alzò il sopracciglio destro
con aria ammiccante e rivolse un mezzo sorriso al tenente Annyd, che stava
in piedi sull’attenti alle sue spalle.
“ Gothar Palpatine?” lesse
sullo schermo con tono divertito. “E cosa mai può volere un dignitario
esiliato da me, qui, ora?”
Annyd, imperturbabile, esaminò
meglio il messaggio sullo schermo. “Nella domanda ha evitato ogni titolo,
in effetti…Si presenta come privato cittadino dell’Impero, e i motivi della
richiesta vengono indicati come una visita personale a lei, Comandante…È
un suo amico?”
“Il dignitario Gothar
poteva forse essere mio amico. Il rinnegato Gothar non è certo un’amicizia
salutare da frequentare per uno stimato e un perfetto ufficiale Comandante
al servizio dell’Imperatore.”
“Devo rimandarlo indietro?”
“No, no,” ordinò De
Vries con gesto casuale della mano. “Se quel piccolo cadavere ambulante
è qui, è perché vuole qualcosa…E se vuole qualcosa
ha senz’altro qualcos’altro da offrire in cambio. Sentiamo almeno quello
che ha da dire.”
Annyd raggiunse la porta dell’ufficio
e ordinò alle Truppe d’Assalto lì davanti di scortare il
visitatore all’interno. Poco dopo comparvero entrambi sulla soglia. Il
primo una figura scarna e malaticcia, le membra sommerse in un mare
di vesti nere, il volto sommerso in un mare di rughe, dallo sguardo impenetrabile
e carico di gelo. Dietro di lui, una figura atletica e longilinea, un giovanotto
biondo che si guardava intorno intimorito e che pareva parecchio a disagio.
“Nobile Gothar,” (non era
più nobile da un pezzo, ormai, ma perché rinunciare al piacere
di infliggere la prima pugnalata?) “Che piacere. È dai tempi di
Coruscant che non ci vediamo, al Palazzo Imperiale, giusto?” A giudicare
dall’espressione di Gothar a quelle parole, De Vries decise che era divertente
infierire in quel modo. Sarebbe potuto andare avanti per ore.
“Comandante De Vries, il piacere
è mio,” esordì Gothar con un tono che non lasciava dubbi
sul vero piacere di quella visita. “Anche se non ho più titoli nobiliari
di diritto, ormai. Questo è Mark Todd la mia… guardia del corpo.”
Todd sorrise amichevolmente e fece quasi per allungare la mano verso il
Comandante con un gesto cordiale, per poi riprendersi appena in tempo.
Incerto sul da farsi, salutò il Comandante con un cenno del capo
e un sorriso. De Vries lo notò a malapena.
De Vries si sedette sulla
comoda poltrona imbottita dietro alla sua scrivania e indicò a Gothar
una seggiola in acciaio lì davanti. Todd e Annyd rimasero in piedi,
ciascuno dietro al proprio compare.
“Siamo nel bel mezzo di una
delicata operazione di sorveglianza, Gothar,” Disse De Vries lisciandosi
l’uniforme impeccabile sul petto. “Temo di poterti dedicare solo poco tempo.
A cosa devo il piacere della visita?”
Gothar sospirò. Tutte
le sottigliezze diplomatiche di dignitario non sarebbero riuscite a far
passare per fattibile ciò che stava per chiedere. Quindi tanto valeva
andare diretti al sodo.
“Ho necessità di raggiungere
Kardelan in tempi brevissimi. Per una sfortunata coincidenza questo avviene
in simultanea all’operazione che l’Impero sta conducendo laggiù…Non
essendo più un membro della Gerarchia Imperiale, ho bisogno di qualcuno
che mi munisca di un salvacondotto per attraversare la rete difensiva…E
io ovviamente ho pensato subito a lei.” (forse facendo leva sulla vanità?).
De Vries annuì compiaciuto.
Certo che il dignitario era davvero caduto in basso, se sperava di intrufolarsi
in un settore militare di alta sicurezza con il suo beneplacito…
“Ah…” si sforzò di fare almeno finta di essere dispiaciuto. “Temo
di non poter fare proprio nulla, allora. Quello è un sistema off-limits,
al momento. Non potrei mai concedere un salvacondotto per laggiù
ad un civile senza che sapessi come e perché si sta recando
laggiù…”
“I miei motivi, purtroppo,
sono strettamente personali.” Ribatté Gothar glaciale.
“Allora temo di non poter
proprio far nulla,” disse sorridendo giovialmente con mezza faccia. “Si
vede che non sei più nel giro da un bel pezzo, Gothar. La sicurezza
è strettissima adesso, nella Flotta. Ho il Capitano Grigor di M’aheli
che aspetta solo che io faccia uno sgarro per denunciarmi…È
un serpente. Finché lui mi tiene sottocchio non posso fare la benché
minima mossa…” Gothar si incupì e si preparò ad andarsene.
Forse era stato un errore venire da De Vries, dopotutto…
Per la prima volta Todd interloquì
nella conversazione, illuminandosi. “Grigor? Ehi, Gothar, non è
quel Capitano di cui mi parlavi, che conduce clandestinamente…” tre paia
di occhi gelidi lo convinsero ad interrompersi. “S-scusatemi.”
De Vries lo scrutò
per la prima volta come un vornskr che scruta un ysalamiri. “Cosa farebbe
Grigor?”
Todd aprì bocca più
per scusarsi di nuovo che per rispondere, ma Gothar lo anticipò.
“Corre voce che conduca delle operazioni clandestine su M’aheli, era una
questione che seguivo, un bel po’ di tempo addietro, da Coruscant.
Forse ti piacerebbe avere i dettagli?”
De Vries sorrise giovialmente.
“Ti faccio preparare il salvacondotto.”
Il Silver Bolt si staccò
in tutta fretta dal Fearless e si mise in posizione, pronto a saltare in
iperspazio. Al suo interno, soddisfatto, Gothar stringeva in mano un dischetto
etichettato con lo stemma della Flotta Imperiale.
Mark Todd, che stava ultimando
i preparativi per il salto, di tanto in tanto alzava la testa e guardava
il compagno. “Mi spiace di essermi lasciato scappare quella cosa su Grigor,
non volevo…”
“Non fa niente…anzi, era il
mio
piano. Intendevo io offrire quella informazione a De Vries.” (mica
vero, ma figurarsi se Todd non se la beveva).
“Oh,” annuì Mark guardando
Gothar con ammirazione. “Io non ci avevo pensato.”
“Lo so,” commentò disgustato
Gothar. Perché Todd riusciva ad essere così insopportabilmente…ingenuo,
e contemporaneamente riusciva a fare la cosa giusta senza neanche accorgersene?
Todd si infilò un attimo
sotto il quadro comandi per riagganciare due cavi che pendevano. Poi sbucò
da sotto con la testa. “Certo che De Vries è un tipo da brivido…Puoi
fidarti di lui?”
“Certamente.” Troncò
subito Gothar. “L’informazione che gli ho dato per lui vuol dire tutto.
Mi è bastato un minuto per cambiargli la vita. È un vigliacco,
un debole… Scommetto che mi sta ancora ringraziando.”
Annyd finì di battere
tutto al computer, sotto lo sguardo avido di De Vries. “Davvero interessante,”
commentò questi gongolando e leggendo avidamente lo schermo.” Se
anche la metà di quello che ha raccontato Gothar è vero,
Grigor è buono per le miniere di Kessel, e io potrei diventare
il Governatore di M’aheli.”
“Sono solo teorie, però.
Andrebbero provate.” Fece notare Annyd, sempre imperturbabile.
“Ma ci vuole poco, basta mandare
qualcuno, magari un pilota fidato, di servizio laggiù, con l’incarico
di controllare, e poi è fatta. La testa di Grigor rotola, e noi
al meglio ci prendiamo M’aheli, al peggio siamo liberi di lui.”
“Forse conosco qualcuno in
quel settore che può piazzare la spia per noi.”
“Occupatene subito. Ed adesso
occupiamoci di Gothar Palpatine.”
“Prego?” l’imperturbabile
Annyd alzò un sopracciglio, incuriosito.
“Non sono certo al punto di
diventare collaboratore di un rinnegato. Avrei dovuto farlo giustiziare
solo per avere avuto la faccia tosta di essersi presentato qui. Non andrà
lontano.”
“Il salvacondotto che gli
hai fornito era falso?”
“Oh, no, quello era autentico.
Se ne sarebbe accorto, se gliene avessi dato uno fasullo. No, preparami
il trasmettitore olografico. Devo fare una chiamata intersettoriale.” De
Vries si alzò dalla poltrona, e ondeggiando si diresse verso la
piattaforma di trasmissione.
“A chi?”
“Il codice è nel computer.
Sotto il nome Technoforce.” Ad un’occhiata interrogativa di Annyd, De Vries
continuò, spiegando. “È una squadra speciale formata dall’Impero
per cacciare e sopprimere i fenomeni di individui aperti alla Forza che
ogni tanto spuntano per la Galassia. Gothar Palpatine deve essere uno dei
loro bersagli principali, ma non sono mai riusciti a localizzarlo.”
“Avremmo potuto tenerlo qui
e consegnarglielo!” obbiettò Annyd mentre attivava il proiettore
olografico e un fascio di luce verticale investiva la sagoma di De Vries.
“Perché sporcarsi le
mani? Basterà far fare a loro il lavoro…”
Al ricevitore olografico comparve
l’immagine di un uomo elegante, con barba e capelli castani lunghi e curati,
avvolto in un’uniforme e mantello verde. “Qui Trevor Cassadyne, Technoforce.
La ricevo, De Vries.”
Il Comandante sogghignò
e fece un inchino di saluto. “Solo il tempo di comunicarle una notizia
appena appresa, agente. Le mie fonti mi indicano che Gothar Palpatine tra
poche ore tenterà di infiltrarsi nel sistema di Kardelan. Se vi
sbrigate potrete averlo.”
Cassadyne parve illuminarsi
alla notizia. Fece un elaborato inchino per ringraziare e scomparve dal
proiettore.
Annyd scrutò il Comandante
con aria divertita. “Duncan, è una mossa spregevole!”
De Vries inchinò il
capo come per ringraziare “Sei un adulatore, Red.” A un cenno della mano
un droide protocollare porse due calici, che De Vries riempì di
liquore e che porse all’amico.
“Annyd ti ho mai raccontato
di quella volta che ho liberato un pregiudicato Ribelle su un pianeta
neutrale per avere un pretesto per sterminare la popolazione?”
Se
vi interessano le macchinazioni di De Vries leggete il racconto: |
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