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Prima di questo racconto va letto: Da Arnoon a Boonta

Incursione
di Elisa Malacarne

    “…Tu…Etain Rueel…quella scomparsa?” chiese Garad.
    “Cosa?” rispose Etain ancora più intontita.
    “Guarda!” Spoon le indicò su una porta di un negozio aperto 24 ore su 24 un manifesto.
    Etain Rueel…foto…scomparsa…età…altezza…Rivolgersi al più vicino distretto di polizia o Imperiale per le segnalazioni…
    “Bastardi…” si disse Etain sottovoce.

    Il trio era seduto in una tavola calda abbastanza tranquilla. Si dissero poche parole. Mangiarono. Etain ogni tanto diceva sì o no dentro di sé chiedendosi se l’avevano drogata. Spoon e Garad si lanciavano ogni tanto sguardi interrogativi chiedendosi da dove era uscita una persona così inusuale. Guardando bene sembrava quasi aliena. Molto alta con quegli occhi strani e quel simbolo sulla fronte.
    Spoon ruppe il gelo lanciando una domanda: “Senti, com’è che sei scomparsa? Boom.” Etain la guardò, cominciò a ricordare qualcosa in più:
    “Mi hanno rapita.”
    “Davvero?” chiese Spoon.
    “Già. Senza chiedere riscatto? Mocciosa ma non lo vedi che ti sta prendendo in giro?” sbottò gelido Garad.
    “Mi hanno interrogata.” Disse con gelo Etain.
    Garad pensò che dopotutto una che picchiava così si era sicuramente ficcata in qualche guaio grosso. E freddamente pensò che anche lei come gli altri era nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    “Naturalmente non ricordi nulla…”aggiunse.
    “No…per ora no.” Un classico “Grazie per il pranzo, ora devo fare una cosa.” E fece per alzarsi.
    “Dove vai?” chiese lui.
    “Voglio sapere anch’io perché sono scomparsa.
 

          DISTRETTO DI POLIZIA
          BOONTA CITY n° 30
          GIURISDIZIONE IMPERIALE
          CHIUSO DALLE 20:00 ALLE 6:00
    Era la targa luminosa su una porta di un edificio sporco e cadente in una strada qualunque di Boonta. Non c’era nessuno di guardia. I tre si guardarono un attimo, poi Garad entrò. Spoon lo seguì saltellante, mentre Etain si guardava intorno e valutava che nell’anticamera non c’era nessuno. Garad era nella stanza ampia e ben illuminata, ma sporca e con l’intonaco scrostato. Un po’ in fondo c’erano tre scrivanie si cui una con un computer e l’altra con un poliziotto che un altro terminale. Dietro di lui manifesti di ogni genere, anche quello di Etain. Tenendosi dietro di lui entrò anche Etain, dicendogli che non c’era nessuno in giro.
    Da lontano si sentì la voce del poliziotto:
    “Ditemi subito cosa volete così vado a mangiare.” Garad valutò che quello era un idiota con stellette Imperiali messo lì come tappabuchi.
    “Ho da fare una segnalazione.” Disse.
    “Ah, sì? E chi devi segnalare?” rispose il pivello.
    Garad si fece da parte ed Etain si avvicinò alla scrivania, Spoon era rimasta dietro Garad. Il poliziotto la riconobbe:
    “Lei è quella del manifesto! Per la miseria! Beh allora la mamma sarà contenta! Non si fanno queste cose signorina Rueel…” disse mentre attivava un comunicatore.
    Etain sorrise per la prima volta. Lei si illuminò tanto da renderla pacifica, quasi buona. Poi velocissima salì sulla scrivania e diede un calcio in piena faccia al poliziotto facendolo ribaltare con la sedia. Poi scese dalla scrivania. Lo bloccò torcendogli le mani dietro la schiena e lo interrogò:
    “Da dove arrivano i manifesti?”
    “A…la …io…ho avuto l’ordine…”
    “Da chi!!?”
    “L’Imperiale…dal comando centrale…volevano che fossi…trovata…e…”
    “E cosa?”
    “Poi lasciarti andare…senza togliere i manifesti…e avvisarli…”
    La controllavano. Doveva essere sempre in vista e sotto osservazione.
    “Grazie per il disturbo ragazzi…”disse lasciandolo per terra. “Oh ma che bella macchina! Collegata alla rete poi…vediamo un po’”
    Dalla suola doppia dello stivale si aprì una tasca da dove uscì un piccolissimo data-pad, infilò uno spinotto in uno dei tanti attacchi dietro al terminale e fece in modo di non far più stampare i manifesti. Garad aveva trovato il suo hacker.

    “Io non so se ci riesco. Guarda com’è rovinato.” Disse Etain rigirando fra le mani il dischetto.
    “Che razza di hacker sei?” domandò seccato Garad.
    “Non ho mai detto di esserlo.” Rispose Etain. “Io i dati li rubo e li vendo, quello che c’è dentro lo guardo poco…se mi dici che è roba Imperiale ci scommetto che è in codice, io non ho i mezzi per decifrare i codici.”
    “Cosa ti serve?” Garad era disposto a tutto. Era l’unica persona che sapesse mettere le mani su un terminale non voleva farsela scappare. Erano seduti tutti e tre su una specie di muretto nella zona dello spazioporto. Lì vicino c’era un chiosco dove un Mon Calamari vendeva delle bevande. C’era parecchia gente che entrava ed usciva dallo spazioporto. Più in là dei terminali informativi. Etain guardandosi intorno aggiunse:
    “Non credere che sia facile. Di solito le informazioni Imperiali hanno codici complicati e una miriade di protezioni. Per le protezioni non è un problema., il fatto è che se è roba in codice ci vuole un professionista, una spia telematica, capisci? Quelli hanno le macchinette giuste…Io non so come l’hai avuto, ma se è importante come dici tu per leggerlo bisogna stare attenti. Gli Imperiali ti scoprono subito, a meno che…non riesca ad isolare un terminale e usare un’unità C1 per tradurre i codici.”
    “Quindi non è impossibile!” disse Garad.
    “Uhm…” rispose Etain pensierosa. Poi ad un tratto si bloccò. Riconobbe una figura familiare tra la folla:
    “Capitano!” urlò Etain.
    La figura si girò. Il viso pallido e stanco sorrise:
    “Etain…stai bene?” l’uomo si avvicinò e guardò la ragazza per bene. Poi si sedette stancamente su un blocco di cemento.
    Etain era veramente contenta di avere trovato una persona a cui tentare di aggrapparsi:
    “Capitano…cosa mi è successo?”
    Lui le spiegò solo che l’avevano rapita e che non gli avevano dato spiegazioni. Era riuscito a consegnare il carico, ma subito dopo gli avevano sequestrato la nave, per vedere se c’erano parassiti. Un’altra menzogna.
    “Dimenticavo Etain” disse frugando in tasca “ecco la tua paga.”
    “Capitano…io…” Etain era imbarazzata.
    “Ho soldi in più.” Spiegò lui. “Erano quelli di quello stupidotto che hai picchiato.” Etain sorrise.
    “Ora cosa fai, Etain? Torni con me a Lianna?”
    “No, dica hai miei genitori che ho un lavoro adesso.”
 
 
 
Le avventure di Etain, Garad e Spoon proseguono nel racconto: Quella piccola taverna su Boonta


 



 
 
 
 
 
 

       

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