HOME
GALACTIC
EVENTS
HOLONET
STORIES
Ian Coog
Travis Denial
Duncan De
Vries
Minn D'Hriftin
Lyla Halet
Keruac
Gothar
Palpatine
Oderisi
Pendragon
Etain Rueel
Garad Shitzgul
Gary Tranc
Vexena
Trelune
CRONOLOGIA
LINK
GRAZIE A...
NEWS |
di Elisa Malacarne
I viaggi spaziali a Etain facevano
star male, ma non aveva molta scelta. Se avesse continuato a rubacchiare
dati soltanto su Lianna prima o poi l'avrebbero beccata. E dopotutto l'idea
di fingere di essere una persona onesta, che lavora la divertiva...non
sarebbe durata poi tanto.
"Sono ancora giovane, ho ancora
tutto il tempo per arricchirmi come voglio" pensò-
Solamente un mese fa Etain
pativa dalla sua bidonville con la sua sporcizia, i suoi bambinetti sudici
che scorrazzavano dappertutto, gli anziani seduti selle porte di casa e
i suoi genitori, se tali si possono definire. Due anni fa li aveva sorpresi
a discutere sul da farsi per la loro piccola superstite...superstite di
cosa?
Stop! Etain rimosse quell'immagine
appena in tempo per non essere sorpresa imbambolata da qualcuno. Si rimise
a sedere e fece sorvolare le dita sui tasti del computer con una velocità
impressionante, doveva catalogare quel carico di trasmittenti.
"E finito questo lavoretto,
mi prendo i miei crediti, mi rimetto in proprio e tra un mesetto me ne
torno a casa." pensò.
"Hai finito con la zona 3?"
la voce grave e bassa era quella del Comandante. Etain senza voltarsi prese
una scheda con un chip e la buttò indietro.
Roy Koon, Comandante della
nave Storm in rotta commerciale da Lianna a Boonta, prese al volo il prezioso
contenitore di dati e aggiunse: "Lavori bene ragazzina, sei sicura di non
volere restare tra noi...Non sarà mica per la paga?"
Pensò che la paga era
ottima, ma odiava essere chiamata ragazzina. Misurò le distanze
per un calcio negli stinchi, ma era troppo distanze, e dopotutto restava
sempre il Capitano...doveva avere un minimo di rispetto: "No, grazie per
la proposta ma ho altri progetti."
"Beh, pensaci ancora un po',
d’accordo? E ricordati, ogni volta che ne avrai bisogno un posto dove lavorare
qui c'è sempre. Ci vediamo a cena."
"Come no, un posto c'è
sempre..." pensò cinica Etain, "Mio padre (o chiunque sia quell'uomo)
lo avrà minacciato di smontargli il suo bel mercantile se non si
fosse comportato bene con me."
Pensando che a quel
mezzo delinquente del suo padre adottivo del bene in fondo gliene voleva,
si rimise al lavoro.
Quella sera Etain dovette
cenare da sola, erano tutti occupati a sistemare le cose visto che mancavano
soltanto due giorni all'atterraggio. La sala adibita a refettorio aveva
in realtà molteplici funzioni: sala ricreazione, sala riunioni,
ufficio, c'erano anche un letto ed un computer con una congerie di giochini
stupidi e notizie varie...non mancava proprio nulla. Finita la cena Etain
si alzò, gettò le varie cartacce e si diresse verso uno stretto
e corto corridoio. Era scarsamente illuminato ed Etain fece fatica a distinguere
una sagoma rannicchiata in un angolo.
"Cosa stai combinando?!" urlò
quasi Etain.
La sagoma si mosse e si pose
sotto la luce. Era Lor, uno dei sette dell'equipaggio. Etain non si era
sbagliata a seguire il proprio istinto...infatti il tipo non gli era mai
stato simpatico. Il volto pallido del ragazzo assunse un'espressione quasi
umiliata nell'essere stato sorpreso da una ragazza, per giunta più
piccola di lui.
"Fatti gli affari tuoi" le
rispose facendo un passo.
"No, se non mi dici che cosa
stavi facendo lì sotto!"
"Etain Rueel, sparisci subito,
altrimenti..."
"Altrimenti cosa, Lor?"
Lui si avvicinò per
colpirla con un pugno: lei schivò e sbilanciandosi un poco indietro
gli allungò un calcio in piena mandibola. Lor si accasciò
a terra perdendo sangue dalla bocca quando, richiamati dal baccano, arrivarono
gli altri membri dell'equipaggio. Koon, il Capitano, si avvicinò
e prese Etain amichevolmente per un braccio dicendo: "Etain...co...cosa
è successo? Ti ha dato fastidio? Stai bene?"
"Sì, sono indietro
col lavoro. Con permesso, Capitano."
Etain era stanca. Sentendo
le voci concitate del resto dell'equipaggio si allontanò, effettivamente
aveva ancora molto da fare quella sera.
"Voglio scendere" pensò.
Si seppe poi che il ragazzo
stava piazzando dell'esplosivo. Nessuno seppe mai perché.

di Elisa Malacarne
Etain era nella sua stanzina
da letto. Le avevano dato una specie di ufficio perché le stanze
vere e proprie della nave erano già state assegnate. A lei andava
bene. Era come una camera qualsiasi, anzi, più grande. Etain era
talmente stanca che fece fatica ad addormentarsi. In quegli attimi, immagini
che non c’entravano nulla col periodo che stava vivendo riemergevano e
la accompagnavano lentamente verso il sonno. “Domani siamo su Boonta,”
fu l’unica cosa veramente seria che le venne in mente quando, rigirandosi
fra le coperte, riemerse il ricordo di quando da piccola cadde dal primo
piano e non facendosi nulla, andò da sua madre. “Madre?”…Chissà…e
tutta trionfante andò a raccontarglielo e lei non ci credette. Etain
ridacchiò da sola e chiuse gli occhi.
Scossone. Buio. Display acceso
di colore rosso… “Come ross…?” Rumori…forti. Più forti…Altro scossone.
“Saremo mica già arrivati?” Etain, nel quasi-sonno alzò la
testa e sentì dei passi. Correvano. Più vicini… Più
vicini…Urli, voci, tonfi… “Che succede, per la miseria!” si disse. Tonfo
più forte ancora. La porta si aprì. Sagome nere.
“È lei prendetela!”
Urli, urli…I due si avvicinarono
e solo adesso Etain capì che non era una cosa di poco conto. Non
li guardò in faccia, non ci riuscì. Istintivamente si lasciò
cadere dal letto catapultandosi in avanti e mirando alle gambe di uno dei
due. Caddero insieme. Etain sentì la canna fredda del fulminatore
sul collo:
“Ferma!”
Etain si alzò e sollevò
le mani lentamente. L’altro, per terra, si rialzò a fatica, e ora
li vede bene: Truppe d’Assalto Imperiali. Ecco il perché di quell’armatura
fredda… Sentì gli altri dell’equipaggio che protestavano nel corridoio,
urlando.
“Cosa volete?”
“Il carico è legale,
lasciateci in pace!”
“La ragazza è pulita,
la conosciamo bene!”
“Voltati!” urlò un
soldato dietro di lei. Si diressero al corridoio, e vide gli altri tenuti
a fatica da altri dieci soldati. “Perché così tanti soltanto
per me?”
Un ufficiale in uniforme basso
e impettito era in fondo al corridoio; disse qualcosa a bassa voce,
poi, arrivatole davanti, fece un cenno ai due soldati. “La nave è
pronta. Siamo in…”
Etain, velocissima, lo prese
per un braccio e, girandosi, lo urtò contro la guardia armata dietro
di lei, aprendosi un varco. Ma i due barcollarono solo un po’, erano troppo
forti. Sentì lo scatto dei blaster, e qualcuno urlò “Fermi!
Niente blaster!” Etain corse verso un altro corridoio, sentiva le
urla concitate del resto dell’equipaggio che osservava la scena. Sentì
nel baccano un rumore diverso…Freddo, buio…
Narcotizzata da una fialetta
di soporifera tirata al collo con incredibile precisione, venne portata
a bordo di un Distruttore Stellare. La Storm venne lasciata andare senza
dare una spiegazione né al Comandante né al comando centrale
di Boonta, i quali, ricevendo dei segnali e vedendoli avvicinati da un
Distruttore Stellare, chiesero se potevano fare qualcosa. L’equipaggio
della Storm, una volta su Boonta tentò di denunciare la cosa alle
autorità locali, che ovviamente avevano le mani legate. Etain era
stata dichiarata scomparsa, stando ai comunicati Imperiali che facevano
il punto dei molti disordini avvenuti sul pianeta.
Era a malapena cosciente, luci
fortissime la accecavano, e intorno a lei l’aria vibrava per il ronzio
di complicate apparecchiature; l’odore fortissimo di disinfettanti le fece
arricciare il naso. Più avanti a lei, qualcuno che non poteva vedere
stava facendo rapporto a un trasmettitore olografico. Le parole le rimbombavano
in testa, e capiva a malapena cosa significavano.
“…getto è uno di quelli
che prima o poi a lui potrebbero interessare. Con il bioorganismo da rilevazione
innestato nei tessuti periferici, potremmo seguire il segnale emesso
ovunque, e nel momento in cui lei venga prelevata, avremmo un’ubicazione
e un contatto a cui fare riferimento.”
La risposta fu qualcosa di
intelligibile per Etain, ma le parve di avvertire una voce metallica e
tuonante quasi coperta da un cavernoso respiro elettronico.
“No, il soggetto non dovrebbe
ricordare nulla, il che massimizza la verosimiglianza del suo utilizzo
come esca, Lord Vader.”
La voce da incubo rombò
qualcosa in risposta, ma Etain non fece in tempo a sentirlo. Un nuovo flusso
di narcotico le assalì la testa, e piombò di nuovo nel mondo
dei sogni.
La navetta atterrò sull’avamposto
Imperiale di Boonta. Due Truppe d’Assalto, un ufficiale medico e una barella
con su qualcuno scesero, e trasportando leggermente la lettiga fluttuante
si diressero verso uno speeder. Quest’ultimo partì e si avviò
verso il cento di Boonta, silenziosamente. Nessuno guardò, nessuno
ci fece caso. Il mezzo Imperiale si fermò in una zona delle
più trafficate e il gruppetto scese. Etain, non più sulla
barella, venne trascinata verso un vicoletto. Si sentì un tonfo
e i due soldati, con l’ufficiale medico, senza di lei, si allontanarono
silenziosamente.

Il
destino di Etain si incrocia con quello di Garad Shitzgul nel racconto: |
Da
Arnoon a Boonta |
 
|