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di Elisa Malacarne

    I viaggi spaziali a Etain facevano star male, ma non aveva molta scelta. Se avesse continuato a rubacchiare dati soltanto su Lianna prima o poi l'avrebbero beccata. E dopotutto l'idea di fingere di essere una persona onesta, che lavora la divertiva...non sarebbe durata poi tanto.
    "Sono ancora giovane, ho ancora tutto il tempo per arricchirmi come voglio" pensò-
    Solamente un mese fa Etain pativa dalla sua bidonville con la sua sporcizia, i suoi bambinetti sudici che scorrazzavano dappertutto, gli anziani seduti selle porte di casa e i suoi genitori, se tali si possono definire. Due anni fa li aveva sorpresi a discutere sul da farsi per la loro piccola superstite...superstite di cosa?
    Stop! Etain rimosse quell'immagine appena in tempo per non essere sorpresa imbambolata da qualcuno. Si rimise a sedere e fece sorvolare le dita sui tasti del computer con una velocità impressionante, doveva catalogare quel carico di trasmittenti.
    "E finito questo lavoretto, mi prendo i miei crediti, mi rimetto in proprio e tra un mesetto me ne torno a casa." pensò.
    "Hai finito con la zona 3?" la voce grave e bassa era quella del Comandante. Etain senza voltarsi prese una scheda con un chip e la buttò indietro.
    Roy Koon, Comandante della nave Storm in rotta commerciale da Lianna a Boonta, prese al volo il prezioso contenitore di dati e aggiunse: "Lavori bene ragazzina, sei sicura di non volere restare tra noi...Non sarà mica per la paga?"
    Pensò che la paga era ottima, ma odiava essere chiamata ragazzina. Misurò le distanze per un calcio negli stinchi, ma era troppo distanze, e dopotutto restava sempre il Capitano...doveva avere un minimo di rispetto: "No, grazie per  la proposta ma ho altri progetti."
    "Beh, pensaci ancora un po', d’accordo? E ricordati, ogni volta che ne avrai bisogno un posto dove lavorare qui c'è sempre. Ci vediamo a cena."
    "Come no, un posto c'è sempre..." pensò cinica Etain, "Mio padre (o chiunque sia quell'uomo) lo avrà minacciato di smontargli il suo bel mercantile se non si fosse comportato bene con me."
    Pensando che  a quel mezzo delinquente del suo padre adottivo del bene in fondo gliene voleva, si rimise al lavoro.
    Quella sera Etain dovette cenare da sola, erano tutti occupati a sistemare le cose visto che mancavano soltanto due giorni all'atterraggio. La sala adibita a refettorio aveva in realtà molteplici funzioni: sala ricreazione, sala riunioni, ufficio, c'erano anche un letto ed un computer con una congerie di giochini stupidi e notizie varie...non mancava proprio nulla. Finita la cena Etain si alzò, gettò le varie cartacce e si diresse verso uno stretto e corto corridoio. Era scarsamente illuminato ed Etain fece fatica a distinguere una sagoma rannicchiata in un angolo.
    "Cosa stai combinando?!" urlò quasi Etain.
    La sagoma si mosse e si pose sotto la luce. Era Lor, uno dei sette dell'equipaggio. Etain non si era sbagliata a seguire il proprio istinto...infatti il tipo non gli era mai stato simpatico. Il volto pallido del ragazzo assunse un'espressione quasi umiliata nell'essere stato sorpreso da una ragazza, per giunta più piccola di lui.
    "Fatti gli affari tuoi" le rispose facendo un passo.
    "No, se non mi dici che cosa stavi facendo lì sotto!"
    "Etain Rueel, sparisci subito, altrimenti..."
    "Altrimenti cosa, Lor?"
    Lui si avvicinò per colpirla con un pugno: lei schivò e sbilanciandosi un poco indietro gli allungò un calcio in piena mandibola. Lor si accasciò a terra perdendo sangue dalla bocca quando, richiamati dal baccano, arrivarono gli altri membri dell'equipaggio. Koon, il Capitano, si avvicinò e prese Etain amichevolmente per un braccio dicendo: "Etain...co...cosa è successo? Ti ha dato fastidio? Stai bene?"
    "Sì, sono indietro col lavoro. Con permesso, Capitano."
    Etain era stanca. Sentendo le voci concitate del resto dell'equipaggio si allontanò, effettivamente aveva ancora molto da fare quella sera.
    "Voglio scendere" pensò.
    Si seppe poi che il ragazzo stava piazzando dell'esplosivo. Nessuno seppe mai perché.
 
 

Fatemi uscire di qui!


 


Etain dichiarata scomparsa
di Elisa Malacarne

    Etain era nella sua stanzina da letto. Le avevano dato una specie di ufficio perché le stanze vere e proprie della nave erano già state assegnate. A lei andava bene. Era come una camera qualsiasi, anzi, più grande. Etain era talmente stanca che fece fatica ad addormentarsi. In quegli attimi, immagini che non c’entravano nulla col periodo che stava vivendo riemergevano e la accompagnavano lentamente verso il sonno. “Domani siamo su Boonta,” fu l’unica cosa veramente seria che le venne in mente quando, rigirandosi fra le coperte, riemerse il ricordo di quando da piccola cadde dal primo piano e non facendosi nulla, andò da sua madre. “Madre?”…Chissà…e tutta trionfante andò a raccontarglielo e lei non ci credette. Etain ridacchiò da sola e chiuse gli occhi.

    Scossone. Buio. Display acceso di colore rosso… “Come ross…?” Rumori…forti. Più forti…Altro scossone. “Saremo mica già arrivati?” Etain, nel quasi-sonno alzò la testa e sentì dei passi. Correvano. Più vicini… Più vicini…Urli, voci, tonfi… “Che succede, per la miseria!” si disse. Tonfo più forte ancora. La porta si aprì. Sagome nere.
    “È lei prendetela!”
    Urli, urli…I due si avvicinarono e solo adesso Etain capì che non era una cosa di poco conto. Non li guardò in faccia, non ci riuscì. Istintivamente si lasciò cadere dal letto catapultandosi in avanti e mirando alle gambe di uno dei due. Caddero insieme. Etain sentì la canna fredda del fulminatore sul collo:
    “Ferma!”
    Etain si alzò e sollevò le mani lentamente. L’altro, per terra, si rialzò a fatica, e ora li vede bene: Truppe d’Assalto Imperiali. Ecco il perché di quell’armatura fredda… Sentì gli altri dell’equipaggio che protestavano nel corridoio, urlando.
    “Cosa volete?”
    “Il carico è legale, lasciateci in pace!”
    “La ragazza è pulita, la conosciamo bene!”
    “Voltati!” urlò un soldato dietro di lei. Si diressero al corridoio, e vide gli altri tenuti a fatica da altri dieci soldati. “Perché così tanti soltanto per me?”
    Un ufficiale in uniforme basso e impettito era in fondo al corridoio; disse qualcosa  a bassa voce, poi, arrivatole davanti, fece un cenno ai due soldati. “La nave è pronta. Siamo in…”
    Etain, velocissima, lo prese per un braccio e, girandosi, lo urtò contro la guardia armata dietro di lei, aprendosi un varco. Ma i due barcollarono solo un po’, erano troppo forti. Sentì lo scatto dei blaster, e qualcuno urlò “Fermi! Niente blaster!” Etain corse verso  un altro corridoio, sentiva le urla concitate del resto dell’equipaggio che osservava la scena. Sentì nel baccano un rumore diverso…Freddo, buio…

    Narcotizzata da una fialetta di soporifera tirata al collo con incredibile precisione, venne portata a bordo di un Distruttore Stellare. La Storm venne lasciata andare senza dare una spiegazione né al Comandante né al comando centrale di Boonta, i quali, ricevendo dei segnali e vedendoli avvicinati da un Distruttore Stellare, chiesero se potevano fare qualcosa. L’equipaggio della Storm, una volta su Boonta tentò di denunciare la cosa alle autorità locali, che ovviamente avevano le mani legate. Etain era stata dichiarata scomparsa, stando ai comunicati Imperiali che facevano il punto dei molti disordini avvenuti sul pianeta.

    Era a malapena cosciente, luci fortissime la accecavano, e intorno a lei l’aria vibrava per il  ronzio di complicate apparecchiature; l’odore fortissimo di disinfettanti le fece arricciare il naso. Più avanti a lei, qualcuno che non poteva vedere stava facendo rapporto a un trasmettitore olografico. Le parole le rimbombavano in testa, e capiva a malapena cosa significavano.
    “…getto è uno di quelli che prima o poi a lui potrebbero interessare. Con il bioorganismo da rilevazione innestato nei tessuti periferici, potremmo seguire il segnale emesso  ovunque, e nel momento in cui lei venga prelevata, avremmo un’ubicazione e un contatto a cui fare riferimento.”
    La risposta fu qualcosa di intelligibile per Etain, ma le parve di avvertire una voce metallica e tuonante quasi coperta da un cavernoso respiro elettronico.
    “No, il soggetto non dovrebbe ricordare nulla, il che massimizza la verosimiglianza del suo utilizzo come esca, Lord Vader.”
    La voce da incubo rombò qualcosa in risposta, ma Etain non fece in tempo a sentirlo. Un nuovo flusso di narcotico le assalì la testa, e piombò di nuovo nel mondo dei sogni.

    La navetta atterrò sull’avamposto Imperiale di Boonta. Due Truppe d’Assalto, un ufficiale medico e una barella con su qualcuno scesero, e trasportando leggermente la lettiga fluttuante si diressero verso uno speeder. Quest’ultimo partì e si avviò verso il cento di Boonta, silenziosamente. Nessuno guardò, nessuno ci fece caso. Il mezzo Imperiale si fermò  in una zona delle più trafficate e il gruppetto scese. Etain, non più sulla barella, venne trascinata verso un vicoletto. Si sentì un tonfo e i due soldati, con l’ufficiale medico, senza di lei, si allontanarono silenziosamente.
 
 

Etain dichiarata scomparsa


 



 
 
 
 
 
 
Il destino di Etain si incrocia con quello di Garad Shitzgul nel racconto: Da Arnoon a Boonta

 


 



 
 
 
 
 
 
 
 

       

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