Si parlava alla buona tra noi,
ma guardandoci dritti negli occhi:
veramente potevi capire,
veramente potevi sapere.
Era i terzo notturno d'autunno,
ma vivevi come in primavera,
ubriaco di studio e parole,
ubriaco di vino e d'amore.
Si dorme con il sole o con la pioggia
per essere i padroni delle strade
affrettando l'arrivo nei pensiero.
Ragazze più vibranti di malizia
coi seni aperti al gioco e alla stagione
e donne fatte nostre, e fantasia
e sogni di fanciulli e fantasia
e cristalli d'idee, cavalli in corsa,
sospiri e sogni, sempre nuove cose.
Si giunse sempre da periferie
dove arrivava l'eco dei clamori
e l’euforia rapiva in un momento.
Poi le notti trascorse a vegliare
macinando parole e parole:
tutto quanto più semplice, come
tutto fosse a portata di mano.
Era il terzo notturno d'autunno,
ma vivevi come in primavera:
nuove storie rubate alla notte,
strani dei luminosi e pagani.
E’ già tramonto e piove, lento, il buio.
Il pianto delle gatte è roco e incerto,
si spengono nel sogno i desideri.
Giacendo in solitudine mi sciolgo
ed è cuore velato nell'attesa:
ecco la presunzione di vittoria
ecco a pregustata libertà!
Ecco un pianeta riscoperto a caso,
sospiri e sogni, sempre nuove cose.
Trattengo il fiato, e intorno è tutto mio,
con gli occhi sfioro un brivido dì stelle:
in fondo è proprio questo il paradiso.
Silenzio, ed è una notte così bella!
Silenzio, ed è una notte così bella!