Filosofate sparse

di Orso Yoghi



L’essere del nulla è un problema che di certo non si riguarda.

Astuzia della ragione = Demenza del ragionante (Hegel).

Si crede sempre in qualcosa, ma da qui a essere credenti c'è un bel salto; infatti, essere credenti significa credere sempre nella stessa cosa.(Tutto ciò è quanto Socrate, pur con tutta la sua ignoranza, ignorava).

Al giorno d'oggi, soprattutto in Italia, si suole chiamare filosofi gli studiosi, gli storici e i filosofi, dopodichè ci si osa arrovellare sulla stagnazione della filosofia e sulla sua pressochè nulla incidenza sulla vita.

Amo i paradossi, è vero, ma preferisco quei paradossi che non lo sono.

Personalmente continuo a non riuscire a capire che bisogno ci sia di credere all'esistenza dello spazio; è un’ipotesi superflua, che non aggiunge nulla al tempo, senza nulla togliere al caos.

La coscienza è mera astrazione, nell'atto non vi è che attenzione.

Il sesto senso è il significato.

Lo stallo della scelta avviene quando ci si è disinstallati da sè, o quando si crede che sia comunque possibile essere più o meno installati in sé stessi.

Michelangelo sosteneva che la scultura sia estrarre la forma da lui presagita nell’informe; altri che la poesia sia dire ciò che tutti hanno sulla punta della lingua. Se è lecito un parallelo fra le due arti, se ne può desumere che la poesia è estrarre la forma dalla lingua.

Come il musicista suona la musica, così il filosofo è suonato.

In fondo il ragionamento più logico (e che difatti un po’ ci coinvolge tutti) è quello del masochista: la pena vale la pena . (chi sa cosa ne direbbe Davidson?).

Se hai perso un'occasione, non ti preoccupare. Ne stai già perdendo un'altra.

Il tempo è un cattivo maestro. Nessuno dei suoi allievi riesce mai a superarlo.

Alcune torri di Babele crollano proprio perché servono a quello.

Non ti preoccupare del tempo che passa. Gli stai correndo dietro.

Esempio della fallacità delle definizioni: l’uomo è un animale razionale.

Non c’è peggior sordo di chi parla troppo.

Un uomo, di nome Cartesio, un giorno ebbe una bella pensata e disse: "Penso, dunque sono". Questa trovata piacque molto ad altri uomini, che presero ad adorarlo e divennero suoi discepoli, in modo da poter dire a loro volta (magari sottovoce, per non attirare l'invidia dei maligni): "Penso, dunque sono Cartesio".



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