41. Platone, Critone
Testo greco a fronte
Sebbene il Critone faccia parte, secondo la comune opinione, dei dialoghi giovanili come l'Apologia, dal punto di vista formale e contenutistico esso si presenta come una sorta di prologo alle Leggi, opera della tarda maturita'. La vicenda e' nota: Critone, affettuoso discepolo di Socrate e amico di infanzia, una mattina dell'anno 399 a.C. si reca a fargli visita in carcere e lo invita con varie argomentazioni a fuggire per evitare l'esecuzione capitale, che avverra' di li' a poco. Ma Socrate, in piena liberta' e coscienza, rifiuta categoricamente l'offerta per rimanere coerente con il proprio pensiero e con le ferme decisioni prese nel corso del processo. Non e' lecito, ribadisce Socrate, reagire all'ingiustizia con l'ingiustizia, in nessun caso e per nessun motivo. Dunque la legge, per Platone, non e' frutto di una semplice convenzione tra cittadini, ma e' uno dei due contraenti. I soggetti del rapporto giuridico non sono i soli individui, ma sono, da un lato, le Leggi stesse, e, dall'altro, i Cittadini. Per questo motivo, Platone fa parlare direttamente le Leggi personificandole nella famosa Prosopopea. Il messaggio che ne risulta e' tra i piu' alti e rivoluzionari di tutto il pensiero e costituisce una di quelle conquiste per il sempre: la violenza non e' mai vittoriosa; la sua vittoria e', in realta', una sconfitta; il vero vincere consiste nel convincere, nel persuadere sulla base del ragionare; e se cio' non avviene a causa della malvagita' degli uomini, bisogna in ogni caso testimoniare la verita', anche a costo della vita.
L'edizione, curata da Giovanni Reale, studioso di Platone di fama internazionale, e' destinata a rimanere un punto di riferimento, anche per gli specialisti, per le soluzioni date alle questioni piu' importanti del dialogo: la datazione e l'interpretazione filosofica e letteraria. Il suo saggio introduttivo, appositamente composto, riprende tutte le problematiche del dialogo fornendo un quadro quanto mai ricco e aggiornato sui temi in esso discussi; la traduzione, moderna ma fedele, e' impostata in modo drammaturgico (in particolare nella Prosopopea delle Leggi), cosi' da far comprendere il dialogo in tutta la sua architettura di capolavoro letterario; le note al testo, le parole-chiave e la bibliografia arricchiscono e completano il volume. Il testo greco a fronte della traduzione riproduce l'edizione critica oggi di riferimento (J. Burnet, Platonis opera, "Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxoniensis").
42. T. Campanella, Apologia per Galileo
Testo latino a fronte
Composta da Tommaso Campanella agli inizi del 1616, I'Apologia per Galileo rimane il tentativo piu' generoso e commosso dell'intera vicenda galileiana del 1616 che si concluse, il 5 marzo, con la condanna delle dottrine copernicane da parte del Sant'Uffizio. Il filosofo di Stilo, senza interessarsi delle conseguenze che un tale gesto poteva provocare sulla sua debole condizione di carcerato, non si sottrae al compito di rendere manifesta la sua contrarieta' verso chi vuole chiudere ogni possibile liberta' di indagine scientifica, difendendo un astratto primato della teologia, in virtu' di rigide regole e chiusi schematismi aristotelici. Con l'Apologia, anzi, auspicando un ridimensionamento del potere della teologia al suo proprio oggetto conoscitivo, si mettono in luce i vantaggi che una liberta' di ricerca puo' arrecare sia al cammino della scienza sia all'indagine biblico-teologica, poiche', per Campanella, Scrittura e Natura non sono che due codici dell'unico mondo creato da Dio.
La presente edizione e' curata da Paolo Ponzio (Universita' di Bari), che si occupa della filosofia del tardo Rinascimento, con particolare riferimento al pensiero filosofico-scientifico di Tommaso Campanella. L'introduzione e' suddivisa secondo due linee di ricerca: fornire, dapprima, un approccio tematico all'opera, mettendo a confronto, successivamente, il testo campanelliano con lo scritto che gia' Tobia Adami indicava quale naturale appendice delI'Apologia: la Lettera sopra l'opinione de' Pitagorici e del Copernico (1615) del teologo carmelitano Paolo Antonio Foscarini (1562 ca.-1616), il cui testo viene pubblicato in appendice. Negli apparati sono riportate le parole-chiave del testo; una bibliografia comprendente un prospetto delle opere di Campanella, con particolare riferimento alle edizioni dell'Apologia, un elenco degli strumenti bibliografici e dei contributi sul pensiero filosofico-scientifico del frate domenicano, ed un prospetto delle edizioni e degli studi riguardanti l'opera del Foscarini; infine, vengono segnalati, in un indice, i riferimenti biblici dell'Apologia. Il testo latino a fronte riproduce, con le dovute emendazioni, I'editio princeps pubblicata a Francoforte nel 1622.
43. Platone, Ipparco
Testo greco a fronte
Tra i dialoghi di Platone l'lpparco occupa senza dubbio un posto marginale. La critica filologica dell'Ottocento, sorprendentemente concorde, lo ha considerato con assoluta determinazione opera non autentica, modesta compilazione di un falsario non particolarmente abile. A un'analisi piu' attenta il dialogo pero' rivela taluni aspetti, contenutistici e formali, di notevole interesse che consentono di rivendicarne l'autenticita'. Il tema discusso da Socrate con un giovane amico anonimo e' quello dell'avidita' di guadagno: attraverso una serie di definizioni e di confutazioni, che tendono in una progressione densa e serrata a stabilire che cosa sia il guadagno in quanto tale, si perviene, malgrado la riluttanza e l'irritazione dell'amico, alla conclusione che esso e' in qualche modo un sinonimo di Bene e quindi che gli avidi di guadagno sono in realta' avidi di Bene e, poiche' tutti gli uomini sono avidi di Bene, tutti gli uomini sono avidi di guadagno. Il dialogo deve il suo titolo a uno strano, e per Platone anche inusuale, intermezzo, un lungo discorso di Socrate in cui si celebra Ipparco, figlio del tiranno Pisistrato, ucciso nel 514 a.C. durante la processione che concludeva le Grandi Panatenee.
L'edizione e' presentata da Domenico Massaro, studioso di Platone e della tradizione platonica, cui ha dedicato numerosi contributi e articoli. Nell'introduzione ripercorre la complessa storia dell'atetesi del dialogo e prospetta possibilita' di lettura capaci di restituire all'lpparco quella dignita' filosofica che per tanto tempo gli e' stata negata. Curatrice dell'opera e' Laura Tusa Massaro, studiosa di letteratura greca e di linguistica, che ha recentemente pubblicato il volume Sintassi del greco antico e tradizione grammaticale, Palermo 1993. La sua traduzione, pur mantenendo ben fermo il criterio dell'assoluta fedelta' al testo, gli restituisce nello stesso tempo quella vivacita' e immediatezza che lo caratterizzano. Le note al testo rispondono alla duplice esigenza di chiarire quanto puo' risultare poco comprensibile a un lettore non specialista e di sostenere con riflessioni filologiche piu' tecniche e rigorose la probabile autenticita' dell'opera. Le parole-chiave e la bibliografia completano il volume. Il testo greco a fronte e' quello dell'ormai classica edizione di J. Burnet, Platonis opera, "Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxoniensis" .
44. R. Cartesio, Discorso sul metodo
Testo francese a fronte
Il Discorso sul metodo segna la data di nascita del pensiero moderno. Con esso e' sancito definitivamente il tramonto della tradizione aristotelico-tomista, che aveva dominato per secoli, e prende l'avvio quel modo nuovo di affrontare i problemi filosofici e scientifici che ancora oggi per molti aspetti e' dominante. Cartesio, consapevole della portata rivoluzionaria del Discorso sul metodo, lo scrive in francese, non in latino, per dare al suo pensiero la maggiore possibilita' di diffusione, e fa appello alla sola ragione naturale, non all'autorita', perche' il suo messaggio sia esposto al vaglio critico di tutti. Dalle riflessioni sulla matematica, in cui fu un geniale innovatore, come pure sulle scienze, che pratico' da maestro, ricavo' quel metodo con cui affronto' l'impresa della ricostruzione filosofica e scientifica. Il punto di partenza, di sapore agostiniano, e' la riflessione su di se', da cui sorge la domanda: "Chi sono io?". La risposta e' il famoso "cogito, ergo sum", cioe' mi colgo come pensante e come esistente. Dal cogito Cartesio giunge, con stringate argomentazioni, alle prove dell'esistenza dell'anima e di Dio. Il Discorso sul metodo procede con l'andamento appassionato di un'autobiografia intellettuale: Cartesio, del quale conosciamo il carattere schivo e solitario, qui si apre al lettore e intreccia i temi filosofici e scientifici con le vicende personali, sia storiche che intellettuali: e' questo il motivo della profonda unita' e dei perenne fascino del rivoluzionario testo cartesiano.
L'edizione e' curata da Lucia Urbani Ulivi, studiosa della filosofia moderna e contemporanea. Il suo ricco saggio introduttivo ripercorre l'itinerario in sei tappe di Cartesio partendo dal contesto storico in cui l'opera si e' sviluppata. Le note al testo, brevi ed essenziali, le parole-chiave e la bibliografia aggiornata forniscono gli strumenti ad hoc per cogliere e approfondire le varie problematiche insite nello scritto. Il testo francese a fronte riproduce esattamente l'edizione curata da Charles Adam e Paul Tannery, a cui tutta la letteratura cartesiana fa riferimento.
45. Porfirio, Storia della filosofia
Testo greco a fronte
La grandiosa Storia della filosofia di Porfirio, originariamente articolata in quattro libri, ci e' giunta soltanto in frammenti, qui presentati in prima traduzione italiana dal testo greco e, per quelli non pervenuti in greco, dal testo arabo. I frammenti provengono da fonti greco-pagane, cristiane e arabe. I quattro libri erano dedicati rispettivamente a Empedocle, Pitagora, Socrate e Platone. Nel libro dedicato a Pitagora era inclusa una biografia del filosofo che, essendoci pervenuta per intero, ha assunto nella tradizione una configurazione autonoma: per questo motivo viene pubblicata in questa collana come volume a se' stante. Porfirio ritiene che la scoperta della verita' e dei principi primi abbia avuto il suo inizio con i Presocratici, grandiose intuizioni con Pitagora, abbia raggiunto una sua svolta decisiva con Socrate e il suo vertice con Platone. Discepolo di Plotino a Roma, Porfirio presenta la figura di Platone nell'ottica dell'interpretazione neoplatonica del maestro. Gravido della multiforme cultura greco-pagana, si dimostra attento non solo alle questioni teoretiche ma anche a quelle storiche, filosofiche e letterarie. L'opera puo' dunque essere considerata uno dei piu' antichi esempi di storiografia filosofica. Essa ha avuto un largo influsso sia nel tardo Neoplatonismo greco sia nella Patristica; si pensa che la prima formulazione del dogma trinitario (in cui Dio sussiste in un'unica natura e in tre ipostasi-persona) utilizzi strumenti teologico-concettuali che risalgono all'opera e alla speculazione porfiriana. Addirittura nel frammento 23 troviamo codificato, per la prima volta, il corso di studi delle sette arti liberali, che diverra' fondamentale nei filosofi medioevali.
L'edizione e' curata da Angelo Raffaele Sodano, uno dei massimi esperti internazionali di Porfirio. L'introduzione e' un'accurata ricostruzione delle fonti del testo, la traduzione, estremamente chiara, e' accompagnata da un ampio, ricco e puntuale commentario e dagli apparati comprendenti parole-chiave, bibliografia e vari indici. Il testo greco a fronte si basa sull'edizione dei Fragmenta di Andrew Smith, Stoccarda 1993. Tuttavia, a motivo delle complesse innovazioni (prima fra tutte, il testo arabo) e della presenza di un vero e proprio apparato critico, puo' essere considerato una nuova edizione critica del testo porfiriano, un contributo di prim'ordine a livello internazionale.
46. N. Malebranche, Trattato dell'amore di Dio
Testo francese a fronte a fronte
Autore sottilmente complesso, ma non privo di "idee chiare", "sognatore tra i piu' profondi e sublimi..., eppure ricco di genio" (Encyclopedie), metafisico di vaglia, ma volutamente attento ai dati dell'esperienza, Nicolas Malebranche (1638-1715) e' un filosofo che si interroga, un cristiano che ripensa e un religioso che si fa carico della dottrina e della morale. Esemplare testimonianza dell'"ultima" filosofia di Malebranche, il Trattato dell'Amore di Dio (1697) e' luogo strategico dell'intera riflessione malebranchiana ormai aperta ai temi del "fruitivo"; ma, al tempo stesso, e' sguardo singolare sui dibattiti intorno all'amore di Dio e all'amore in generale che hanno attraversato un secolo, il Seicento, caratterizzato da una conversione allo "psicologico" dei temi d'amore. E' molto piu' che nuda presentazione di una polemica in corso che opponeva Bossuet e Fenelon a proposito di quietismo e pur amour de Dieu, il Trattato e le Lettere a Lamy si presentano come attenta e accurata disamina delle condizioni dell'amore (di ogni amore!), non dimentico che esso e' gioia, e' felicita'.
L'edizione e' curata da Domenico Bosco, storico della filosofia e studioso di temi morali dell'eta' moderna. Nella sua ampia introduzione il curatore ha voluto ricreare il clima della problematica secentesca (religiosa e non) delle modellistiche d'amore, offrendo un ricco spaccato di storia della cultura e della filosofia post-cartesiana. In tal modo egli permette di cogliere - dall'interno - la filosofia di Malebranche nel suo sviluppo e il significato di un dibattito che non ha mancato di interessare il Settecento filosofico, ne' e' privo di suggestioni e implicanze antropologiche. Note, parole chiave e bibliografia intendono accompagnare il lettore in un mondo che e' dato nella sua distanza storica, ma che rivela non pochi spunti di "attualita'" problematica. Il testo francese del Trattato dell'amore di Dio e della III Lettera a Lamy (giudicata dallo stesso Malebranche particolarmente rilevante ai fini della chiarificazione concettuale del dibattito, e di cui si da' qui la prima traduzione in lingua italiana) e' tratto dall'edizione delle Oeuvres completes (t. XIV, ed. Andre' Robinet, Paris 1963; 2.eme ed. 1978).
47. J.-J. Duguet, Trattato sugli scrupoli
Testo francese a fronte
Autore non disprezzato di una ricchissima produzione che spazia dalla morale alla politica, dall'esegesi alla spiritualita'; uomo di cultura e di gusto di cui Voltaire parlava con rispetto e che la pur celebrata autrice di La princesse de Cleves, Madame de Lafayette, ebbe modo appieno di apprezzare; riconosciuto maestro per la "musica interiore della sua frase" (Julien Green), Jacques-Joseph Duguet (1649-1733) appartiene a quella grande famiglia di spiriti che nel Seicento - secolo di Agostino - si vollero "agostiniani", port-royalisti, giansenisti... e attenti scrutatori del cuore umano. E di quella scuola, e della grande tradizione dei moralisti classici, vive il Trattato degli scrupoli (1717), un'opera ricca di dottrina e... di tatto: un gioiello di psicologia, di morale, e di spiritualita'. Analista sottile dello scrupolo nelle sue cause (e concause), non banale osservatore dell'etre, del paraitre e di cio' che si da' ancora piu' profondo alle radici dell'anima e che causa sofferenza e paralisi, Duguet ci fa entrare tra i paesaggi dell'interiore, in quelle "terre sconosciute" che un grande contemporaneo (La Rochefoucauld) perimetrava e su cui non pochi autori volevano gettar luce: per dare e creare pace.
L'edizione e' curata da Domenico Bosco, storico della filosofia e studioso di temi morali dell'eta' moderna. Nella sua ampia introduzione il curatore prospetta, nel suo insieme, il dibattito secentesco sugli scrupoli e sulle "malattie dell'anima". E lo fa presentando un autore, non dei piu' noti, nella poliedricita' e ricchezza delle sue Lettres - vivamente apprezzate per sottigliezza e acume nel Settecento -, nella sua produzione etico-religiosa - non distante dai temi dell'apologetica dell'inquietudine -, e nei timbri stessi della riflessione antropologica - focalizzata sui temi del coeur come al suo centro proprio. Note, parole-chiave e bibliografia intendono accompagnare il lettore dentro un'opera che e' indubbiamente radicata in una cultura lontana da Freud, ma che, se e' povera di linguaggio psicologico, non e' tuttavia priva di attenzioni. Il testo francese - qui presentato modernizzando la tipografia, ma conservando la ortografia e la punteggiatura - e' tratto dall'edizione parigina del 1718. La traduzione a fronte e' la prima in lingua italiana moderna.
48. I. Kant, Per la pace perpetua
Testo tedesco a fronte
Pubblicato per la prima volta nell'ottobre 1795, il breve ma denso scritto Zum ewigen Frieden ebbe gia' una seconda edizione nel 1796, con l'aggiunta del famoso "Articolo segreto per la pace perpetua". Esito di un acceso dibattito che ha caratterizzato la riflessione politica nel corso di tutto il Settecento (attraverso l'abate di Saint-Pierre, Voltaire, D'Alembert, Roussenu), esso rappresenta il nucleo teorico originario e fondamentale del processo storico che ha portato alla costituzione della Societa' delle Nazioni prima, e dell'ONU poi. Il concetto-cardine su cui ruota il saggio e' infatti quello di una Federazione mondiale di Stati repubblicani che operi instancabilmente in senso cosmopolitico per il mantenimento della pace universale. A questa prospettiva corrisponde la struttura del testo kantiano in sei articoli preliminari e tre definitivi per la pace perpetua (piu' l'articolo segreto su un auspicabile ruolo politico dei filosofi nel corso di un evento bellico); la trattazione si conclude con due preziose appendici sul rapporto tra morale e politica in chiave esplicitamente antimachiavelliana. Dopo la caduta del Muro di Berlino, questo testo di Kant e' divenuto il piu' frequentato e chiosato dai pensatori politici, come testimoniano i numerosi convegni degli ultimi anni organizzati in suo onore.
L'edizione, che si contraddistingue anche per l'originalita' dell'impostazione tipografica, tesa ad agevolare il piu' possibile la consultazione del volume, e' curata da due attenti studiosi di Kant: Vincenzo Cicero e Massimo Roncoroni. Cicero e' l'autore dell'elegante traduzione; Roncoroni ha curato, oltre all'interessante introduzione in cui mette in luce l'intramontabile attualita' del testo kantiano, anche le note al testo, le parole chuave e la bibliografia. Il testo tedesco a fronte e' quello della seconda edizione della Pace perpetua, e riproduce l'edizione critica di Karl Vorlaender.
49. G.W. Leibniz, Monadologia.
Testo francese a fronte.
La Monadologia (1714) e' l'opera piu' celebre di Leibniz. Qui si trova esposto in modo mirabile, sia pure in forma di compendio, il sistema filosofico leibniziano nella sua compiutezza; qui trovano espressione, secondo un'esemplare partitura logica, motivi di filosofia della natura e di filosofia morale che, unitamente a istanze metafisiche, culminano nell'originale teoria monadologica, in base alla quale Leibniz sancisce speculativamente in modo definitivo la propria audace dottrina dell'armonia universale prestabilita da Dio. Meno celebre della Monadologia, ma non meno geniale sul piano speculativo, e' il testo coevo dei Principi razionali della Natura e della Grazia, in cui e' contenuta in modo esplicito la domanda metafisica fondamentale di tutta la storia del pensiero filosofico, che Leibuiz formula cosi': "Perche' esiste qualcosa e non piuttosto nulla?". La questione e' stata ripresa, in particolare, nell"800 da Schelling e nel '900 da Heidegger.
L'edizione dei due testi e' stata curata da Salvatore Cariati, ricercatore di Filosofia teoretica presso l'Universita' di Messina, esperto del pensiero di Leibniz. Essa si distingue, innanzitutto, perche' offre al lettore, anche non specialista, un approccio di immediata intelligibilita' ai testi: I'introduzione, le note, le tavole delle concordanze e le parole chiave assecondano infatti, arricchendola, una traduzione di per se' chiara e scorrevole, effettuata con criteri ermeneuticamente nuovi. Ma un pregio non secondario del volume consiste nel suo configurarsi come prima edizione "quadrilingue" della Monadologia: infatti, oltre al testo originale francese (pubblicato per la prima volta solo nel 1840) e all'italiano della traduzione, sono riprodotte in appendice anche le prime due edizioni assolute dell'opera, avvenute rispettivamente nel 1720 (in traduzione tedesca) e nel 1721 (in traduzione latina). I testi francesi a fronte sono basati sull'ormai classica edizione critica di Andre' Robinet; le molte varianti sono tutte quante registrate in apparato. Si tratta, dunque, di un'autentica novita' a livello internazionale.
50. Tommaso, Commenti a Boezio
Testo latino a fronte
Il volume comprende i Commenti che Tommaso d'Aquino ha dedicato a due dei cinque opuscoli teologici attribuiti a Boezio: il De Trinitate e il De hebdomadibus. Al di la' della loro forma letteraria, non si tratta - in entrambi i casi - di un semplice atto di omaggio nei confronti della tradizione boeziana, ma di due punti di accesso particolarmente significativi all'orizzonte complessivo della riflessione tomista. Il Commento al De Trinitate (ca. 1257-1259) si articola nell'esposizione letterale (rimasta incompleta) del testo di Boezio e in sei questioni, ciascuna delle quali si divide a sua volta in quattro articoli. Tommaso affronta qui alcuni dei temi piu' rilevanti del suo intero percorso di pensiero: la conoscibilita' di Dio; il rapporto fede-ragione e quello tra filosofia e rivelazione; il principio di individuazione e l'origine della pluralita'; la divisione e il modo di procedere delle scienze speculative. Soprattutto quest'ultimo aspetto fa del Commento al De Trinitate uno dei testi piu' importanti per valutare il modo in cui Tommaso definisce il rapporto, all'interno della filosofia prima, tra la teologia e la metafisica. Il Commento al De hebdomadibus e' senz'altro piu' breve e consiste nella sola esposizione letterale: il grande tema in questione e' quello della partecipazione, affrontato a partire dal problema del rapporto - tanto nelle creature quanto in Dio - tra l'essere e il bene. Ma altrettanto significativa e' l'analisi che Tommaso offre della celebre distinzione boeziana, qui delineata, tra l'esse e l'id quod est.
L'edizione e' curata da Pasquale Porro (Universita' di Bari), che si occupa in particolare della filosofia del XIII secolo. L'introduzione, oltre a collocare i due Commenti all'interno della produzione tomista, offre un primo sintetico approccio ai testi. Gli apparati comprendono le note alla traduzione, a cui e' affidato soprattutto il compito di chiarire alcuni passaggi testuali e di giustificare alcune scelte di traduzione, le parole-chiave, che permettono un accesso immediato ad alcuni dei termini piu' importanti del lessico tomista, e una bibliografa, che raccoglie, oltre alle notizie sulle edizioni e sulle traduzioni dei due testi, i contributi interpretativi piu' rilevanti intorno alle principali tematiche qui sollevate. Il testo latino a fronte riproduce, per tutti e due i Commenti, quello delle edizioni critiche pubblicate dalla "Commissio Leonina" nel tomo 50 degli Opera omnia (Roma-Paris 1992).
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