11. I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi
Testo tedesco a fronte
Nel 1785 Immanuel Kant pubblica lo scritto dal titolo Fondazione della metafisica dei costumi. Esso costituisce il primo vero tentativo di Kant di affrontare la problematica morale, e un congruo anticipo dell'opera piu' compiuta pubblicata, tre anni piu' tardi, con il titolo di Critica della ragion pratica. La Fondazione e' divisa in tre parti: esse seguono l'itinerario che la ragione deve compiere per giungere alla conoscenza delle condizioni di possibilita' della moralita'. La prima parte tratta della nozione di "ragione", intendendola come "facolta' dell'incondizionato", e descrive il cammino che va dalla conoscenza comune della moralita' a quella filosofica. La seconda parte si occupa dell'ulteriore passaggio: dalla filosofia morale alla "metafisica dei costumi", ovvero alla metafisica morale. La terza parte, infine, partendo da quest'ultima, giunge alla definitiva critica della ragione pura pratica, dove il concetto di liberta', guidando la singola volonta', diventa la chiave e il fondamento della moralita' di ogni essere razionale. L'analisi degli Imperativi categorici e di quelli ipotetici, contenuta soprattutto in quest'ultima parte, costituisce il fulcro dell'opera.
L'edizione e' curata da Vittorio Mathieu, uno dei maggiori studiosi di Kant a livello italiano e internazionale. L'introduzione tematizza in maniera nuova ed esclusiva i temi fondamentali del primo pensiero morale kantiano. Le note al testo sono brevi ed essenziali e rispondono all'esigenza di chiarire i passi piu' controversi e difficili. La bibliografia contiene, oltre alle maggiori edizioni e ai maggiori studi sul tema, anche una storiografia kantiana specifica sul problema etico-religioso che abbraccia piu' di tre secoli. Il testo tedesco a fronte riproduce fedelmente l'edizione critica oggi di riferimento (K. Vorlaender, Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, "Philosophische Bibliothek"), aggiornata all'ultima edizione.
12. Filone, L'erede delle cose divine
Testo greco a fronte
Filone di Alessandria (20/lO a.C. - dopo il 41 d.C.) e' il massimo esponente del Giudaismo alessandrino, ossia di quel movimento culturale e religioso che, a partire dal Ill secolo a.C. e fino al I secolo d.C., proprio ad Alessandria di Egitto cerco' di attuare una sintesi fra la fede mosaica e la filosofia greca. Fu autore di innumerevoli scritti di cui ci restano per intero, o in ampi frammenti, 36 opere in 42 libri, pervenuteci in tre lingue diverse: greco, armeno e latino (e, per piccoli frammenti, anche in lingua araba). Ne L'erede delle cose divine, ripercorrendo la vicenda biblica di Abramo, Filone traccia, per via analogica la vicenda di ogni anima nel suo tendere verso Dio. L'anima cerca la compiutezza spirituale e, lottando strenuamente per raggiungerla, riesce infine a conquistarla. La storia di Abramo assurge dunque a modello di ogni esperienza spirituale. Si tratta pertanto di uno degli scritti piu' avvincenti e piu' profondi di Filone.
L'edizione e' stata curata da Roberto Radice, che da alcuni lustri e' impegnato nello studio dell'Alessandrino. La sua traduzione si distingue, oltre che per la terminologia moderna adottata, anche per le novita' delle intitolazioni ben articolate dai vari paragrafi che scandiscono le parti dell'opera. L'introduzione, a cura di Giovanni Reale, e' in realta' un saggio introduttivo di alto spessore storico che rida', oltre i fondamenti metafisici, anche lo sfondo teoretico su cui si colloca l'allegoresi filoniana. Particolarmente ricchi risultano gli apparati: le note al testo, brevi ed essenziali, rispondono all'esigenza di chiarire i passi piu' controversi e difficili partendo sempre dal testo greco; le parole-chiave rappresentano un valido aiuto per entrare, in profondita' ma con immediatezza, nel nucleo filosofico dello scritto; la bibliografia raccoglie gli studi piu' importanti sul pensiero e l'opera di Filone. Il testo greco a fronte riproduce l'edizione critica di L. Cohn e P. Wendland (Berlino l962).
13. Agostino, Sulla bugia
Testo latino a fronte
Sulla bugia: un'operetta di Agostino di Ippona sulla menzogna, un testo quasi sconosciuto, mai tradotto in italiano. Il retore africano (Tagaste 354 - Ippona 430), con argomentazioni sottili e accattivanti, conduce la sua indagine a partire da una domanda: e' mai lecito dire una bugia? Accostando esempi tratti dalle Scritture e attualissimi fatti di vita quotidiana, la pratica della bugia viene definita, classificata, analizzata in termini che superano la retorica antica e tracciano le linee portanti di un'etica senza tempo. Il bugiardo ha un cor duplex, il cuore doppio, dice Agostino. Non e' bugiardo chi dice il falso, perche' questi potrebbe sbagliarsi, potrebbe scherzare, potrebbe dire il falso per indurre a credere il vero: bugiardo e' chi e' doppio nella voluntas, chi vuole ingannare esprimendo, con le parole o con altri mezzi, qualcosa di diverso da cio' che crede vero, con la chiara intenzione di far passare per vero il falso. Il De mendacio e' del 395: e' stato scritto da Agostino per motivi pastorali (arginare la facilita' alla menzogna dei suoi fedeli), apologetici (rispondere ai Manichei che negavano autorita' all'Antico Testamento in base alle menzogne dette dai Patriarchi) ed esegetici (rispondere a chi accusava Paolo di non avere manifestato con sincerita' il suo pensiero nella controversia sui Gentili giudalzzanti).
L'edizione e' stata curata da Maria Bettetini, studiosa attenta del pensiero agostiniano. La sua introduzione chiarisce la natura della "bugia" e ci guida nei meandri dell'argomento. Le note al testo brevi ed essenziali rispondono all'esigenza di chiarire i passi piu' controversi e difficili. Le parole chiave rappresentano un valido aiuto per entrare, in profondita' ma con immediatezza, nel nucleo terminologico-concettuale dello scritto. La bibliografia contiene, oltre alle maggiori edizioni e studi sul tema, una letteratura critica intorno alla verita' e al linguaggio in Agostino. Il testo latino riportato a fronte segue fondamentalmente l'edizione dei Maurini.
14. I. Kant, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorra' presentarsi come scienza
Testo tedesco a fronte
I Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorra' presentarsi come scienza furono scritti da Kant nel 1783 con lo scopo precipuo di chiarire e riassumere i punti fondamentali della sua nuova filosofia, esposta precedentemente nella Critica della ragion pura (1781) in modo, giudicato da molti suoi contemporanei, oscuro e prolisso. A tal fine, Kant riespone al rovescio la fondazione trascendentale della Critica: dall'esistenza di una matematica e di una fisica, come scienze, si risale alle condizioni che le rendono possibili. L'esistenza della metofisica, per contro, non puo' esser data per scontata. Ma l'intenzione di Kant e' di mostrare impossibile solo la metafisica dogmatica, non preceduta dall'esame dei limiti della nostra conoscenza intrapreso dalla Critica.
L'edizione e' stata curata da Piero Martinetti, uno dei piu' eminenti studiosi kantiani di questo secolo, e costituisce una vera traduzione-capolavoro che puo' definirsi storica. L'introduzione delinea il quadro storico-teoretico in cui nacque e si sviluppo' l'opera, fissando le linee generali dello scritto. Le note al testo contengono in modo preciso tutti i rimandi diretti e indiretti alla Critica. Preziosi risultano i sommari analitici: sono raccolti in sintesi i contenuti per paragrafo dei Prolegomeni. Massimo Roncoroni, specializzato proprio sul Kant di Martinetti, ritrae nella Postfazione la figura di Martinetti studioso e uomo; sue sono anche le parole chiave. Come allegati sono riportati anche la recensione di Gottinga e l'epistolario tra Kant e Garve. Il testo tedesco riprodotto a fronte della traduzione e' quello contenuto nell'edizione Theorie-Werkausgabe, Suhrkamp Verlag, a cura di W. Weischedel.
15. Porfirio, Isagoge
Testo greco a fronte. Versione latina di Boezio
L'lsagoge e' una breve introduzione alle Categorie di Aristotele, in cui Porfirio (233-305 ca.) - il ben noto discepolo di Plotino e grande commentatore degli scritti di Platone e di Aristotele - scrivendo a un suo allievo, codifica la dottrina dei cinque predicabili (genere, specie, differenza, proprio e accidente), costruendo una struttura logica gerarchica (che e' nota come Albero di Porfirio) e ponendo il ben noto problema degli universali: i generi e le specie hanno un'esistenza reale o solo mentale? L'opera e' stata in seguito assimilata a una delle opere dell'Organon di Aristotele, come introduzione generale allo studio della logica, e, nella versione latina di Boezio, e' diventata un punto assolutamente irrinunciabile per molti commentatori medioevali: dallo stesso Boezio sino a Pietro Abelardo, Tommaso d'Aquino e Guglielmo da Ochkam.
L'edizione e' stata curata da Giuseppe Girgenti, giovane studioso (allievo di G. Reale) che ha gia' pubblicato importanti opere su Porfirio. L'introduzione mette in luce la caratteristica operazione porfiriana che consiste nella conciliazione delle filosofie di Platone e di Aristotele, rilevando che la mediazione costituisce il paradigma di ogni "pensiero forte". Le note al testo sono brevi ed essenziali, e rispondono all'esigenza di chiarire i passi piu' controversi e difficili. La bibliografia e' particolarmente aggiornata; ricchi risultano gli apparati che rendono lo strumento completo per la comprensione di questo irrinunciabile scritto nella storia del pensiero occidentale. L'opera viene presentata, per la prima volta, non soltanto con il testo originale greco a fronte nell'edizione di A. Busse, ma anche con la versione latina, in appendice, di Severino Boezio nell'edizione di L. Minio-Paluello.
16. Aristotele, Fisica
Testo greco a fronte
La Fisica contiene la piu' completa e profonda trattazione dell'antichita' sul tema della physis, o natura. Aristotele da una parte riprende e sviluppa i temi della filosofia presocratica, dove la physis costituisce la totalita' del reale, dalI'altra ridimensiona quest'ultima come scienza non dell'intero ma della parte, e precisamente di quella che assume come oggetto di studio il divenire. Indaga, dunque, le "cause prime della natura e di ogni movimento naturale". Cosi' pensata, la fisica aristotelica non coincide, se non parzialmente, con la "fisica" in senso moderno. Quest'ultima affronta campi ancora piu' particolari, che pero' presuppongono le ricerche sui fondamenti svolte nella Fisica. In questo senso la "fisica" di Aristotele e' una "metafisica" della natura. Heidegger la considera addirittura il testo nascosto dell'intera metafisica occidentale.
L'edizione e' curata da Luigi Ruggiu, professore di Storia della filosofia all'Universita' di Venezia ed esperto di Aristotele (ha gia' pubblicato un'ampia monografia interpretativa sulla Fisica). Suo e' il saggio introduttivo ricco e preciso. Le note al testo, brevi ed essenziali, rispondono all'esigenza di chiarire i passi piu' controversi e difficili. Particolarmente utili risultano gli apparati: il quadro generale dei contenuti e i sommari analitici raccolgono rispettivamente i contenuti in sintesi dei singoli libri e dei singoli capitoli dell'opera. Le parole-chiave permettono di entrare, in profondita' ma con immediatezza, nel nucleo dello scritto. La bioliografia riporta, con gli ultimi aggiornamenti, le maggiori edizioni e i maggiori studi sulla Fisica. Il testo greco a fronte e' quello dell'edizione di riferimento di W.D. Ross, Aristotle's Physics, Oxford, con alcune variazioni.
17. Anselmo, Monologion
Testo latino a fronte
Quali sono i limiti, le possibilita' e le certezze a cui puo' giungere, da sola, la ratio umana? Anselmo affronta l'importante tema nel Monologion con acutezza, energia e vlgore. Composto nel 1076, a partire dalle lezioni tenute ai monaci dell'abbazia, il Monologion e' l'opera piu' importante di Anselmo perche' espone il suo metodo filosofico e contiene gia' in nuce tutti i temi che sviluppera' in segulto.
L'edizione, curata da Italo Sciuto, docente di Storia della filosofia medioevale presso l'Universita' di Venezia, e' corredata, come al solito, da un'introduzione, note al testo, parole chiave, una bibliografia e degli indici. Il testo latino a fronte riproduce l'edizione critica a cura di F.S. Schmitt.
18. Anonimo, Epistolario tra Seneca e san Paolo
Testo latino a fronte
Quattordici lettere compongono l'Epistolario tra Seneca e san Paolo: secondo i piu' si tratta di un apocrifo scritto nel secolo IV d.C. (qualcuno sostiene, pero', che potrebbe addirittura essere autentico), probabilmente da una sola mano che e' rimasta a noi sconosciuta. Tra il 58 e il 64 d.C. il filosofo Seneca, maestro dell'imperatore Nerone, e l'apostolo cristiano Paolo di Tarso si trovano entrambi a Roma. Da questa circostanza prende il via l'idea del carteggio tra le due grandi figure. Lo scopo precipuo dell'anonimo nel redigere tale corrispondenza sembra essere duplice: da una parte, dare prova dell'importanza delle Sacre Scritture, invitando alla lettura dei testi biblici e mostrando come uno dei piu' illustri rappresentanti della letteratura latina abbia saputo apprezzare gli scritti paolini; dall'altra, esortare i Cristiani dei primi secoli ad avvicinarsi al patrimonio della tradizione classica per acquisirne i mezzi stilistici e formali, innalzando la letteratura cristiana a livello di quella pagana e per essere cosi' fruibile fino in fondo anche dal mondo romano.
L'edizione e' curata da Monica Natali, allieva di Giovanni Reale, studiosa di storia della filosofia tardo-antica e, in special modo, di Seneca. Il suo saggio introduttivo espone chiaramente le fonti, gli scopi, i contenuti e le caratteristiche dell'Epistolario. Le note al testo sono particolarmente ricche e forniscono quasi un commentario critico al testo. Le parole-chiave rappresentano un valido aiuto per entrare in profondita' ma con immediatezza nel nucleo dello scritto. La bibliografia riporta le maggiori edizioni, traduzioni, studi sul carteggio. Il testo latino a fronte riproduce l'edizione a cura di C.W. Barlow, Epistolae Senecae ad Paulum et Pauli ad Senecam (quae vocantur), American Academy in Rome (1938).
19. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito
Testo tedesco a fronte
Il 28 giugno 1807 appare per la prima volta nella "Bamberger Zeitung" l'annuncio bibliografico della pubblicazione per l'editore Joseph Anton Goebhardt di un'opera dal titolo Fenomenologia dello Spirito del dottore e professore di Filosofia a Jena G.W.F. Hegel, autore dell'annuncio medesimo. L'opera - la prima della maturita' - rappresenta il primo volume del "Sistema della Scienza" che Hegel annuncia di voler scrivere. Seguiranno, infatti, a breve, la Scienza della Logica (1812-16), I'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817) e i Lineamenti di filosofia del Diritto (1821). La Fenomenologia "espone il sapere nel suo divenire", cioe' le varie tappe dell'autodispiegamento dialettico dello Spirito nella Storia. Essa comprende le diverse figure dello Spirito come stazioni del cammino mediante il quale lo Spirito diviene Sapere puro, cioe' Spirito assoluto. Tale processo rappresenta, secondo Hegel, "una scienza nuova e interessante" - classificabile come la prima scienza della Filosofia - che deve subentrare al posto delle spiegazioni psicologiche e delle discussioni astratte che i filosofi sogliono fare quando indagano sulla fondazione del sapere. Nella suddivisione fondamentale di questa scienza vengono considerate, in ordine: la coscienza, l'autocoscienza, la ragione osservativa e attiva, lo Spirito nelle sue varie forme (etico, colto, morale, religioso), per giungere, infine, allo Spirito assoluto o Sapere puro.
La presente edizione e' curata da Vincenzo Cicero, studioso attento e profondo di Hegel. La sua introduzione mette in evidenza le difficolta', il significato e i contenuti dell'opera. La traduzione chiara e scorrevole intende cogliere l'andamento autentico dei pensieri hegeliani attraverso il suo inesorabile continuum dialettico. Un ricco glossario, la bibliografia e gli indici analitici completano la monumentale opera. Il testo tedesco a fronte riproduce l'edizione storico-critica di riferimento a cura di W. Bonsiepen e R. Heede con alcune varianti. Questa edizione, in un unico volume con il testo tedesco a fronte della traduzione, costituisce un'autentica novita' a livello internazionale.
20. Tommaso, L'ente e l'essenza
Testo latino a fronte
L'ente e l'essenza e' uno dei primi scritti di Tommaso d'Aquino, ma anche uno dei piu' noti e fortunati, come testimoniano sia l'ampia tradizione manoscritta e a stampa, sia i numerosi commenti medioevali e rinascimentali. Composto a Parigi tra il 1252 e il 1256, quando Tommaso non era ancora maestro, l'opuscolo verte essenzialmente sul rapporto tra l'ordine metafisico e quello logico, proseguendo e approfondendo la problematica tracciata da Porfirio nell'lsagoge. Tuttavia, esso affronta anche una serie di questioni centrali nel pensiero tomista: il principio di individuazione, il problema degli universali, il rifiuto dell'ilemorfismo universale, l'indefinibilita' formale di Dio. L'ente e l'essenza rappresenta, cosi', un punto d'accesso privilegiato al lessico filosofico di Tommaso d'Aquino e, in qualche modo, dell'intera sua epoca.
L'edizione e' curata da Pasquale Porro (Universita' di Bari), che si occupa in particolare della filosofia del secolo XIII. Il commento al testo e' articolato su due livelli, in modo da offrire, da una parte, un approccio semplice e immediato al testo (introduzione, parole-chiave), e dall'altra uno strumento di consultazione anche per gli specialisti (note all'introduzione, note alla traduzione), con un'attenzione costante alle differenti interpretazioni storico-critiche dei singoli punti problematici dell'opuscolo. L'ampia bibliografia raccoglie, oltre alle notizie sulle edizioni e sulle traduzioni del De ente et essentia, i contributi piu' significativi sui temi discussi nell'opera. Completano il volume due appendici, la prima delle quali e' dedicata al commento di Tommaso de Vio (il Gaetano) al De ente et essentia, mentre la seconda offre una ricostruzione d'insieme della questione storiografica, tradizionalmente molto controversa, inerente alla distinzione di essere ed essenza. Il testo latino a fronte riproduce l'edizione critica inclusa nel tomo 43 della Leonina (Roma 1976).
Torna all'indice dei "Testi a fronte"
oppure vai nelle altre decadi:
Numeri 1-10
A cura di Vittorio Mathieu
A cura di Roberto Radice
A cura di Maria Bettetini
A cura di Piero Martinetti e Massimo Roncoroni
A cura di Giuseppe Girgenti
A cura di Luigi Ruggiu
A cura di Italo Sciuto
A cura di Monica Natali
A cura di Vincenzo Cicero
A cura di Pasquale Porro
dal 15 maggio 1999
Numeri 21-30
Numeri 31-40
Numeri 41-50
Numeri 51-60
Numeri 61-70
Numeri 71-80
Il pensiero occidentale