21. I. Kant, La forma e i principi del mondo sensibile e del mondo intelligibile

Testo tedesco a fronte
A cura di Ada Lamacchia

Con lo scritto dal titolo De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, del 1770, comincia canonicamente il periodo propriamente "critico" della filosofia di Kant, in cui il filosofo, dopo aver esplorato fino al 1769 il campo delle scienze particolari alla ricerca dei principi e delle leggi che regolano il mondo, si rivolge definitivamente all'orizzonte della vera speculazione filosofica. L'occasione gli fu data da questa quarta dissertazione in latino che scrisse per il conseguimento del grado di professore ordinario di logica e metafisica presso l'Universita' di Koenisberg. La Dissertazione si compone di trenta paragrafi divisi in cinque sezioni. Nella prima Kant inizia, con la nozione di mondo, la sua indagine sul metodo proprio della metafisica; nella seconda definisce la fondamentale differenza tra sensibile e intelligibile, o, meglio, tra fenomeno e noumeno, secondo la terminologia da lui adottata. La terza sezione e' la piu' importante dell'opera: Kant espone la teoria dello spazio e del tempo e dimostra cosi' la possibilita' della scienza dei fenomeni. Nella quarta sezione definisce il principio formale del mondo intelligibile; e nella quinta e ultima delinea i limiti e gli errori in cui incorre l'intelletto, precisando e distinguendo l'origine e la natura del metodo delle scienze naturali e matematiche, e della metafisica. Quest'opera rappresenta un punto irrinunciabile per una piena comprensione del pensiero e dell'opera di Kant.

L'edizione e' curata da Ada Lamacchia, insigne esperta del pensiero kantiano. La sua introduzione espone in modo chiaro e sintetico la genesi e il contenuto dell'opera. Le note al testo sono brevi ed essenziali e rispondono all'esigenza di chiarire i termini e i concetti piu' controversi e difficili. Le parole-chiave permettono di entrare in profondita' ma con immediatezza nel nucleo dello scritto. Il testo latino a fronte e' quello dell'edizione classica e di riferimento delle opere di Kant: Gesammelte Schriften, vol. II.


22. Novalis, La Cristianita' o Europa

Testo tedesco a fronte
A cura di Alberto Reale

Alla fine del 1799, in soli due mesi, Novalis compone lo scritto dal titolo La Cristianita' o Europa, che larga fortuna dovra' raccogliere. In quel periodo il problema di una pace in Europa era un argomento vivamente dibattuto: nell'estate di quell'anno si era ricostituita la grande coalizione contro Napoleone. Da una rivisitazione della storia d'Europa a partire dal Medioevo, attraverso la Riforma e infine l'Illuminismo, Novalis traccia le linee fondamentali per risolvere in maniera duratura l'ideale, sempre attuale, della pace europea. Egli scorge nel Papato l'elemento determinante della rigenerazione dell'Europa, e auspica, per questo, I'"istituzione della gerarchia" e la rinascita della religione dopo un periodo di irreligiosita' che aveva compromesso seriamente il Cristianesimo. Il senso religioso e sacrale che permea di soave dolcezza il Medioevo - facendone veramente un tempo "cattolico" -, dopo la mortificazione e la lacerazione della "indivisibile Chiesa" a opera del Protestantesimo, e' destinato a risorgere come terzo elemento terribilmente avversato ma determinante, unico vero mediatore di un conflitto tra "eruditi e governi", ovvero tre "ragioni" opposte. Rifiorira', dunque, una "nuova eta' dell'oro dagli occhi scuri e insondabili, un'eta' profetica, miracolosa, risanatrice, consolatrice che accendera' la vita eterna". L'opera e' considerata un vero e proprio gioiello della letteratura romantica.

L'edizione e' curata da Alberto Reale, esperto di germanistica. Il suo saggio introduttivo analizza in modo ricco e documentato la storia e il piano dell'opera. Le note al testo ricostruiscono puntualmente il contesto storico e i rimandi bibliografici insiti nel testo. Le parole-chiave focalizzano i termini e gli argomenti su cui ruota tutta l'opera. La bibliografia, particolarmente ricca, raccoglie titoli che abbracciano l'intera produzione di Novalis. Il testo tedesco a fronte e' quello dell'edizione di riferimento di H.-J. Mahl e R. Samuel: Novalis, Werke, Tagebuecher und Briefe Friedrich von Hardenbergs, vol. II.


23. Platone, Filebo

Testo greco a fronte
A cura di Maurizio Migliori

Il Filebo rappresenta l'ultima e la maggiore opera etica di Platone. Tuttavia rientra a pieno diritto anche nel novero dei dialoghi dialettici. Tre sono i temi che si intrecciano lungo il dialogo tra Protarco e Socrate: la domanda su quale sia la "vita buona" per l'uomo; la questione teoretica centrale del Bene e della sua natura; e, infine, il tema della vita divina e l'uomo. Ma il vero argomento trattato dal Filebo e' il "piacere". Attraverso una lunga e dettagliata analisi dei vari tipi di piaceri, a partire dalla prima e fondamentale distinzione tra piaceri corporei e piaceri spirituali, Platone giunge da una parte a condannare la concezione edonista della vita che identifica senza mezzi termini il piacere sensibile con il bene arrivando a conclusioni assurde; dall'altra, pero', non respinge tutti i piaceri in blocco. L'uomo, infatti, non e' un sasso: e' necessario percio' condurre una vita temperante che consenta di dedicarsi a quelle conoscenze che garantiscono maggiori e piu' elevati piaceri, tanto piu' che non vi puo' essere conoscenza senza godimento del conoscere. Tutto e' misto: ma i misti buoni sono soltanto quelli "misurati".

L'edizione e' curata da Maurizio Migliori, autore di una delle piu' cospicue monografie su questo dialogo (L'uomo fra piacere, intelligenza e bene, Vita e Pensiero, Milano 1993), ed esperto internazionale dei dialoghi dialettici di Platone. La sua introduzione e' una guida sintetica e precisa al dialogo. Le note al testo sono brevi ed essenziali e rispondono all'esigenza di chiarire i passi e i concetti piu' controversi e difficili. Le parole-chiave permettono di entrare, in profondita' ma con immediatezza, nel nucleo dello scritto. La bibliografia raccoglie gli studi piu' importanti sul Filebo degli ultimi cinquant'anni. Il testo greco a fronte e' quello dell'edizione critica oggi di riferimento (J. Burnet, Platonis opera, "Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxoniensis"), conservandone struttura di riga e numerazione.


24. Agostino, La natura del Bene

Testo latino a fronte
A cura di Giovanni Reale

Piccolo gioiello di metafisica neoplatonico-cristiana, il De natura boni - composto probabilmente nel 399 - e' un breve trattato di Agostino intorno al problema del male. Staccatosi definitivamente dal Manicheismo nel 382, I'lpponate presenta molti anni dopo con questo scritto Ie sue riflessioni intorno al difficile argomento in modo assolutamente distaccato, risoluto e definitivo. Due sono le domande di fondo dell'opera: "Qual e' la natura del male?"; "Perche' c'e' il male?". Entrambe vengono affrontate e risolte a partire dal concetto di Bene in quanto ontologicamente e gnoseologicamente fondante. Tre sono le connotazioni metafisiche del Bene: "misura", "forma" e "ordine". "Misura" come determinazione precisa dell'ente in quanto finito; "forma", o "numero", in quanto il Bene e' cio' per cui una cosa e' cio' che e', ossia il Bene e' il fondamento ultimo della distinzione degli enti; infine "ordine", o "peso", per cio' che riguarda la consistenza ontologica e la posizione assiologica delle cose in senso assoluto. La definizione di "misura" e' quella dalla quale dipendono le altre due. Dunque Dio e' caratterizzabile come "Misura al di sopra di ogni misura", "Bene sopra ogni bene", "Bene dal quale deriva ogni bene" non in senso sostanziale ma causale, in quanto Dio crea dal nulla. La materia non risulta essere in tal modo il principio o la radice del male, come per i Manichei, ne' l'estrema propaggine del bene, come per Plotino, ma e' assoluta capacita' di ricevere forma che pure e' un bene. Il male non e' altro che privazione del Bene stesso, cioe' privazione di misura, di forma e di ordine. In particolare, il male morale dipende dal libero arbitrio della volonta' dello spirito che sceglie un bene inferiore in luogo di un bene superiore e, di conseguenza, del Bene supremo.

L'edizione, in prima traduzione italiana, e' stata curata da Giovanni Reale (le sue opere sono tradotte in sei lingue). L'introduzione e' un vero e proprio saggio sul tema del bene e del male nella filosofia greca e cristiana. Le note al testo, brevi ed essenziali, le parole-chiave, la bibliografia e un saggio in appendice di W. Beierwaltes arricchiscono e completano il volume. Il testo latino a fronte della traduzione e' quello dell'edizione benedettina.


25. Giustino, Apologie

Testo greco a fronte
A cura di Giuseppe Girgenti

Durante il "secolo d'oro" dell'Impero Romano, che corrisponde alla cosiddetta eta' degli Antonini (II sec. d.C.), il Cristianesimo si sviluppa ulteriormente, nonostante, o forse grazie, il flagello quasi continuo delle persecuzioni. Proprio da queste ultime prende avvio la letteratura apologetica cristiana che, elaborando solidi argomenti di difesa, testimonia e annuncia in modo sempre piu' chiaro e approfondito la verita' e la sublimita' del messaggio di Cristo. Giustino Martire (100-165 d.C.) e' il piu' importante degli apologisti greci e il primo rappresentante del Platonismo cristiano. Nato in Samaria, dopo aver peregrinato da una scuola filosofica all'altra, si converti' al Cristianesimo. Nel suo grande progetto filosofico, Giustino intendeva sintetizzare e unificare la sapienza pagana e la fede giudaica nel mistero di Cristo-Logos. Le sue opere, qui presentate, le due Apologie e il "Prologo" del Dialogo con Trifone, sono le uniche ad essere considerate autentiche dai critici. La Prima Apologia, scritta intorno all'anno 150, e' indirizzata all'imperatore Antonino il Pio: Giustino vi sviluppa vari punti della dottrina cristiana con l'intento di dimostrare l'infondatezza della accuse rivolte ai Cristiani, giungendo arditamente a proporre all'imperatore un'alleanza tra Cristianesimo e Impero. La Seconda Apologia, indirizzata al Senato Romano, si puo' considerare un poscritto della prima. Infine, il "Prologo", di grande interesse filosofico, presenta un denso dibattito tra Platonismo e Cristianesimo. Attraverso un abile gioco maieutico, che ricorda il dialogo platonico, un "Giustino platonico" giovane viene condotto da un anziano cristiano alla conversione.

L'edizione e' curata da Giuseppe Girgenti, studioso attento del pensiero e dell'opera di Giustino (autore di una monografia, sul rapporto tra Platonismo e Cristianesimo in Giustino, dal titolo: Giustino Martire. Il primo cristiano platonico, Vita e Pensiero 1995). La sua introduzione e' una guida sintetica ai vari scritti. Le note al testo, brevi ed essenziali, le parole-chiave e la bibliografia arricchiscono e completano il volume. Il testo greco a fronte e' quello delle edizioni oggi di riferimento: di A. Wartelle per le Apologie e di E.J. Goodspeed per il "Prologo".


26. Aristotele, Poetica

Testo greco a fronte
A cura di Domenico Pesce

La Poetica di Aristotele e' dedicata quasi interamente alla definizione e all'esame particolareggiato di quella forma d'arte che e' la tragedia. Come l'epopea, la tragedia e' costituita da una parte dalle "azioni degli uomini", dall'altra dalla volonta' divina e dal fato, cioe' dalla Fortuna cui soggiacciono le sorti degli uomini. Queste azioni sono i fatti della vita, e la tragedia e', in questo senso, specchio di un'intera esistenza nei suoi momenti culminanti e decisivi: non dal punto di vista della morale, ma da quello piu' esterno dei risultati delle azioni. La Fortuna ha un ruolo centrale in quanto e' un elemento essenziale per la felicita' dell'uomo. Non vi puo' essere vera felicita', secondo Aristotele, senza un apporto continuo e favorevole del caso. Il concetto di imitazione e' il nucleo centrale dell'opera e vale come regola per l'arte poetica. Attraverso il metodo deduttivo, Aristotele giunge a definire tre classificazioni distinte dell'imitazione: un preciso oggetto da imitare, che sono, appunto, le azioni umane; una materia o mezzo in cui si opera l'imitazione, ovvero il discorso; un modo peculiare in cui essa si attua: la forma letteraria dell'opera, il dramma.

L'edizione e' curata da Domenico Pesce, insigne esperto del pensiero aristotelico. Il suo saggio introduttivo ricolloca il testo nell'orizzonte del corpus di Aristotele, ricostruendo il significato filosofico per troppo tempo accantonato. Le note al testo sono brevi ma puntuali e rispondono all'esigenza di chiarire i termini e i concetti piu' controversi e difficili. Le parole chiave, la bibliografia aggiornata e i sommari analitici forniscono gli strumenti essenziali per penetrare con sicurezza in tutti i temi dell'opera. Il testo greco a fronte e' quello dell'edizione di riferimento a cura di R. Kassel: Aristotelis de arte poetica liber, Oxford, con alcune variazioni.


27. Platone, Politico

Testo greco a fronte
A cura di Maurizio Migliori

Il Politico fa parte dei grandi dialoghi dialettici che Platone scrisse negli anni della vecchiaia. Si caratterizza per la perfezione della struttura argomentativa e per un procedere espositivo tra i piu' faticosi e volutamente poco accattivanti. Primo trattato di "filosofia della politica" dell'antichita', il dialogo si pone in continuita' sia cronologica che tematica con il Sofista e propone diversi livelli argomentativi. Avvalendosi del metodo dialettico-diairetico, Platone svolge un processo insieme classificatorio e definitorio che, facendo uso di una metretica assiologica basata sui valori, fornisca risposte chiare e inequivocabili sull'intricato tema dell'arte politica, sulla struttura dello Stato e sulla natura e le caratteristiche del vero uomo politico. Platone propone, cosi', un modello di governo basato sul rigoroso rispetto delle leggi che, pur nella loro semplicita', rimangono il caposaldo di ogni possibile ordine e diritto; individua tre coppie di concetti che possono servire a classificare lo Stato, sapendo che nessuna forma di governo e' in se' cattiva se non degenera e non viene esercitata per interessi personali; ammette, infine, che il politico perfetto, che abbia in se' le virtu' di scienza e di attivita' pratica, sia un modello ideale proprio di Dio che puo' trovare tuttavia, in un buon sistema di leggi, una realizzazione valida ed efficace. Dio, misura assoluta e misuratore supremo, legislatore universale, e' dunque per Platone il vero ed unico politico.

L'edizione e' curata da Maurizio Migliori, fra i maggiori esperti dei dialoghi dialettici di Platone e autore, tra l'altro, di una monografia sul Politico dal titolo Arte politica e metretica assiologica (Vita e Pensiero, Milano 1996). La sua introduzione analitica, la traduzione fedele e chiara e i ricchi apparati guidano il lettore alla comprensione autentica del difficile dialogo. Il testo greco a fronte della traduzione e' quello dell'edizione critica oggi di riferimento (J. Burnet, Platonis Opera, "Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxoniensis"), di cui ne conserva struttura di riga e numerazione.


28. G.W.F. Hegel, Lineamenti di filosofia del Diritto

Testo tedesco a fronte
A cura di
Vincenzo Cicero

I Lineamenti di filosofia del Diritto - pubblicati a Berlino nelI'ottobre 1820 - rappresentano la summa del pensiero etico-politico di Hegel, I'ultima opera in volume da lui pubblicata e quella che in definitiva ha piu' influito nella storia e nel pensiero politico europeo. Con il sottotitolo, "Diritto naturale e scienza dello Stato in compendio", Hegel stesso chiarisce e precisa il contenuto specifico di questo suo nuovo lavoro: un'esposizione sintetica delle linee fondamentali del processo dialettico di autodeterminazione dell'ldea che ha lo scopo "di comprendere concettualmente lo Stato e di esporlo come qualcosa di intimamente razionale". L'oggetto specifico di tale indagine e', appunto, l'autodeterminazione dell'Idea assoluta come Spirito oggettivo: cioe' l'Idea del Diritto risulta essere la sfera in cui la stessa liberta', a partire dalla sua determinazione piu' elementare, si realizza progressivamente come spiritualita' oggettiva nella storia del mondo. Tre sono i principali stadi attraverso i quali si realizza il Diritto: 1) il Diritto astratto o formale (liberta' in se'); 2) la Moralita' (liberta' per se'); 3) l'Eticita' (liberta' in se' e per se'). Pieno compimento dello Spirito oggettivo e' lo Stato, ultimo termine della trinde dell'Eticita' composta da famiglia e societa' civile: esso risulta il fine ultimo, la suprema determinazione del Diritto e "l'immagine e la realta' della Ragione divina", cosi' come la dialettica degli Stati costituisce il progredire della storia del mondo nella quale si manifesta Dio stesso.

L'edizione e' stata curata da Vincenzo Cicero, vero esperto del pensiero e dell'opera di Hegel. Si distingue innanzitutto per l'introduzione ricca e sintetica, per la cura raffinata degli apparati e per la traduzione moderna e scorrevole. Ma il pregio piu' rilevante del volume e' costituito dal testo tedesco a fronte, il quale si configura sostanzialmente come nuova edizione critica dell'opera hegeliana. Un'autentica novita' a livello internazionale.


29. Bonaventura, Itinerario dell'anima a Dio

Testo latino a fronte
A cura di Letterio Mauro

Settembre 1224: Francesco d'Assisi riceve sul monte della Verna le stimmate, segno che esprime in modo emblematico la piena conformita' della mente e del corpo a Cristo. Ottobre 1259: Bonaventura, ministro generale dell'Ordine francescano, ritirandosi in meditazione sullo stesso monte, rilegge da teologo e da asceta il primo miracolo delle stimmate e concepisce l'ltinerarium mentis in Deum. Nelle sei ali del Serafino apparso a Francesco al culmine della sua specialissima esperienza spirituale, Bonaventura individua le sei tappe che conducono l'anima del viator all'anticipo su questa terra della visione beatifica, quindi alla pace e alla contemplazione. L'uomo, dopo il peccato originale, si configura infatti essenzialmente come viator: egli e' ora un pauper che, allontanatosi dalla vera luce, e' costretto - per poter giungere alla patria celeste - ad attraversare il deserto di questo mondo, luogo di solitudine, ma anche spazio in cui Dio si rivela. Il mondo e', infatti, uno specchio in cui e' possibile intravedere le tracce di Dio, e la lettura di questo specchio costituisce precisamente il compito del viator. Tre sono le fasi principali in cui si struttura il percorso al Divino: 1) dalla considerazione di cio' che e' fuori di noi, 2) a quella di noi stessi, 3) e da questa alla considerazione di cio' che e' sopra di noi. Unico tramite fra l'uomo decaduto e Dio e' Gesu' Cristo: Verbo eterno del Padre, centro della Trinita', pienezza di grazia elargita agli uomini per la loro salvezza. Egli, per Bonaventura, e' colui che consente a ogni uomo di ritrovare se stesso. E l'uomo, ritrovando la propria dignita', ritrova Dio, termine e meta del suo viaggio terreno.

L'edizione e' curata da Letterio Mauro, insigne esperto del pensiero di Bonaventura. La sua introduzione delinea il quadro storico in cui nasce l'Itinerario e ne descrive con precisione la struttura. La sua traduzione lineare e fedele, le note brevi ed essenziali, le parole-chiave, la bibliografia aggiornata e l'indice dei passi biblici rendono l'opera ancora piu' consultabile e comprensibile. Il testo originale a fronte e' quello dell'editio minor dei Padri di Quaracchi, con alcune correzioni.


30. F.W.J. Schelling, Ricerche filosofiche sull'essenza della liberta' umana

Testo tedesco a fronte
A cura di Giuseppina Strummiello

Le Ricerche filosofiche sull'essenza della liberta' umana e gli oggetti ad essa connessi furono pubblicate da Schelling nel 1809, nel primo volume dei suoi Scritti filosofici, e costituiscono in realta' l'ultima sua grande opera stampata in vita. In polemica con Jacobi e Friedrich Schlegel, e dopo la rottura con Hegel, Schelling vuole dimostrare che l'autonoma individualita' delle cose e, piu' ancora, la liberta' non sono affatto incompatibili con il panteismo. Lo scopo del trattato e', cosi', quello di costruire un "sistema della liberta'" in cui quest'ultima non venga ne' sacrificata in nome dell'ineluttabile necessita' del "sistema" stesso, ne' salvaguardata in senso puramente formale, come in generale nell'idealismo: si tratta invece di rendere ragione della possibilita' concreta che l'uomo ha di compiere il bene e il male. Il male e', in effetti, il vero scandalo di ogni sistema metafisico, e tutte le interpretazioni tradizionali non fanno che evidenziare questa difficolta'. Per Schelling, invece, il male ha una natura attiva e spirituale: consiste nell'inversione - che puo' aver luogo soltanto nell'uomo - del concreto rapporto che esiste in ogni ente tra principio oscuro (volonta' particolare) e principio luminoso (volonta' universale). La dualita' dei principi mette capo a sua volta alla scissione originaria che si da' in Dio tra fondamento ed esistenza: Dio perviene all'esistenza in atto a partire da un fondamento abissale (Grund) che e' la base, la condizione insopprimibile del suo darsi, e questo stesso processo - che si conclude con la ricongiunzione dei due principi attraverso l'amore - esaurisce al contempo tanto la storia della creazione quanto quella della rivelazione.

L'edizione e' curata da Giuseppina Strummiello, studiosa della filosofia tedesca dall'idealismo a Heidegger. La sua introduzione ricostruisce il contesto in cui prendono forma le Ricerche e sviluppa i punti principali del trattato. Le note brevi ed essenziali, le parole-chiave e la bibliografia completano e arricchiscono il prezioso volume. Il testo tedesco a fronte e' quello incluso nei Saemmtliche Werke di Schelling, vol. VII, Stuttgart-Augsburg 1860.


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