I primi anni (1813 - 1834)
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Il padre di Søren Kierkegaard, Michael Pedersen (1756-1838) |
SØREN KIERKEGAARD nacque a Copenaghen il 5 Maggio del 1813. Sia il padre, sia la madre provenivano dalla penisola dello Jutland. Suo padre era nato in una povera fattoria della brughiera in un piccolo villaggio dell'ovest, a circa 10 miglia da Ringkøbing. Il padre, da ragazzo, faceva il guardiano di pecore nella landa e soffrì molto la fatica, il freddo e gli stenti. Ma all'età di 12 anni fu mandato a Copenaghen a vivere con uno zio materno che era un ricco negoziante. In questa città ricevette un'istruzione e, dall'età di 24 anni, vi si stabilì. Egli fece fortuna con una rapidità stupefacente e potè andare in pensione già all'età di 40 anni e trascorrere così il resto della sua vita nell'agiatezza, come un cittadino benestante. Morì all'età di 82 anni, nel 1838. A quel tempo suo figlio Søren aveva 25 anni.
Anche sua madre, Anne Lund, proveniva da una regione dello Jutland, dove suo padre era un piccolo proprietario. Lei fu la seconda moglie del padre di Søren e madre di tutti i suoi sette figli. Giunse nella famiglia prima con mansioni di domestica, poi sposò il proprietario appena un anno dopo la morte della prima moglie. Mentre Søren Kierkegaard menziona suo padre moltissime volte, facendo intuire l'influenza determinante che ebbe nella sua vita, di sua madre non parla mai. Di lei abbiamo solo le descrizioni fatte dalle altre persone: una donna allegra, gentile e materna. Sembrerebbe che il lato più frivolo della natura di Søren Kierkegaard sia stato ereditato da lei. Morì nel 1834, quando Søren aveva 21 anni.
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La madre di Kierkegaard, Anne Lund. (1768-1834) |
Søren Kierkegaard era il più giovane della famiglia. Alla sua nascita suo padre aveva 56 anni, sua madre 45; lui spesso amava definirsi un "figlio della vecchiaia". Il patriarcale ed ostinato padre dominava la casa. Era un uomo estremamente dotato d'ingegno, autodidatta, ben istruito, che si occupava molto di questioni spirituali. Seguiva il pietismo della 'confraternita' di Herrnhuter: aveva quindi una visione alquanto oscura della vita ed educò i suoi figli a una forma severa di Cristianesimo che enfatizzava particolarmente le sofferenze di Cristo. Pativa attacchi periodici di depressione, aveva un senso profondo del peccato e una scrupolosità fuori dell'ordinario; dubitava specialmente della salvezza della sua anima.
Senza dubbio Søren Kierkegaard ereditò da suo padre gli strati più profondi della sua personalità: le depressioni periodiche che opprimevano il suo animo, così come le notevoli capacità intellettive, la dialettica penetrante e l'immaginazione appassionata. In "Il Punto di vista della mia attività di scrittore", Kierkegaard scrive in modo assolutamente autobiografico:
"Fin da bambino sono stato sotto il potere di un'enorme malinconia. […] Ho avuto una seria e severa educazione cristiana, umanamente parlando direi pazza. Già nella primissima infanzia sono stato infranto dall'impressione sotto cui soccombeva il malinconico vegliardo che l'aveva scaricata su di me: bambino - che pazzia! - andavo vestito come un vecchio malinconico. Orrendo!"
Altrove è scritto: "Devo tutto a mio padre sin dall'inizio. Quando lui, malinconico com'era, mi guardava e mi vedeva triste, lui diceva: «Vedrai a tempo debito l'amore di Gesù Cristo».
Era particolarmente la sofferenza di Cristo che il padre presentava al bambino. Suo figlio diceva che sin dalla fanciullezza era stato abituato a ritenere che per giungere alla verità fosse necessario soffrire, essere deriso e disprezzato. Lui menzionava come fonte l'indignazione che aveva sentito durante l'infanzia perché, molto prima d'averlo esperimentato personalmente, lui aveva imparato che il mondo era dominato da bugie, meschinità e ingiustizia. "Sin da quando ero bambino, con tutta la solennità possibile, mi fu detto che chiunque sputò a Cristo (il quale, realmente, era la verità), che la folla (quelli che passavano di là) sputò a lui e disse: «Vergognati». Ho tenuto questo pensiero profondo nel mio cuore. Questo pensiero è la mia vita". Così fu. Il ritratto di Cristo che il padre impresse nella mente del ragazzo rimase con lui durante tutta la sua vita come l'esperienza dominante. In molti passi Kierkegaard scrive che l'impressione opprimente di Cristo, avuta nella sua infanzia, 'umanamente parlando' lo fecero sentire profondamente misero. "Era tutto connesso con la relazione con mio padre, la persona che ho amato di più - e che cosa significa ciò? Vuole dire che lui è proprio la persona che fa' uno misero - ma fuori dall'amore. La sua colpa non consiste nella mancanza d'amore, ma nel confondere un vecchio con un bambino". Ma, 'religiosamente parlando', a lungo andare lui fu grato a suo padre. "Poiché è da lui che ho imparato che cos'è l'amore di un padre, da lui poi mi son fatto l'idea dell'amore paterno di Dio, la sola cosa incrollabile nella vita, il vero punto di Archimede".
Nel 1830 all'età di 17 anni, Søren Kierkegaard superò il suo esame di ammissione all'Università a pieni voti e subito cominciò a studiare teologia. Si conosce molto poco circa i suoi primi anni come da studente, ma intorno al 1834 cominciano le sue prime note giovanili che sono state conservate e che andranno a formare il suo "Diario". Queste note mostrano i suoi interessi e le sue letture di teologia, filosofia ed estetica. Si interessò particolarmente alla teologia tedesca, all'idealismo ed alla letteratura estetica e romantica.
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Nelle estati del 1834 e del 1835 Søren Kierkegaard era in un particolare stato di fermento mentale ed agitazione interiore. Per un certo lasso di tempo fu obbligato ad interrompere completamente i suoi studi e andare in pensione a Gilleleje, un luogo di vacanza sulla costa. Là lui tentò di chiarificare i suoi pensieri e fra le altre cose scrisse nelle sue note: "Quello di cui io ho realmente bisogno è chiarire a me stesso quello che devo fare, non quello che devo sapere, eccetto naturalmente quella conoscenza che deve precedere ogni azione. La questione è quella di comprendere il mio destino, di vedere quello che la Divinità vuole davvero che io faccia; ciò che conta è trovare una verità, che è la verità per me, trovare quella idea per la quale vivrò e morrò". |
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