Il corso di laurea in Storia viene istituito nella facoltà di Lettere e Filosofia di Torino nell’anno accademico 1992-93
secondo la canonica articolazione in 4 anni, suddivisi in un biennio introduttivo o propedeutico e in uno di specializzazione
in uno dei quattro indirizzi attivati (antico, medievale, moderno e contemporaneo).
La sua caratteristica peculiare, che ne condiziona profondamente la nascita e le prime esperienze, è la necessità che esso si sviluppi a “costo zero”, ossia che si
strutturi sulla bse degli insegnamenti, perlopiù semestralizzati, già attivati all’interno della facoltà. Ad una simile situazione
di provvisorietà, nel corso di questi ormai quasi cinque anni, hanno tentato di dare soluzione una serie di successive e
ripetute piccole “rivoluzioni” interne al suo ordinamento, e quali seppure hanno avuto il merito di tentare di attibuire una
maggiore organicità alle sue strutture, hanno comunque contribuito a sviluppare una forte sensazione di incertezza e
precarietà.
L’esempio forse più clamoroso di difetto di organizzazione all’interno di una struttura ancora
fondamentalmente giovane è dato dagli avvenimenti del settebre 1995, allorchè, dietro l’ammissione del Consiglio del
Corso di Laurea in Storia (CLAST) di una errata interpretazione della tabella ministeriale che normalizza tale indirizzo di
laurea, nella “Guida di orientamento della Facoltà di Lettere e Filosofia”, il punto 3 dei criteri orientativi del corso di laurea
in Storia viene significativamente modificato, passando dalla sua forma primaria “Lo studente iscritto al corso di laurea in
Storia è tenuto a seguire, nel corso del quadriennio, 20 insegnamenti e a superare i relativi esami”, alla sua forma
definitiva “Lo studente iscritto al corso di laurea in Storia è tenuto a seguire, nel corso del quadriennio, 20 insegnamenti più
2 prove di idoneità linguistica”; col risultato di fare aumentare (per gli immatricolati degli anni precedenti) il numero degli
esami da sostenere dai precedenti 20 (nei quali erano incluse le 2 prove linguistiche) agli attuali 22. Ma i problemi
determinati da un simile cambiamento non si sono ridotti solo a questo , dal momento che la dicitura “prove di idoneità
linguistica” si presenta come estremamente ambigua e per questo aperta a ogni tipo di interpretazione. Il CLAST ha così
deciso in un primo momento di accettare come “prove di lingua straniera” tanto gli esami di Lingua e Letteratura straniera
quanto quelli di Lingua veri e propri (per i quali si è creato il problema della istituzione di lettorati specifici per gli studenti di
Storia); successivamente, tuttavia, è giunto a preferire solamente questi ultimi, abolendo dall’ordinamento gli altri che,
comunque, nello stesso anno accademico di tale destituzione, sono stati reintegrati in corsa dietro le proteste degli
studenti, per poi venire definitivamente annullati per gli immatricolati di quest’ anno.La situazione tuttavia è ben lungi dall’essere risolta una volta per tutte, dal momento che per il prossimo anno accademico è prevista, nell’ottica di una
interpretazione più “filologica” dei già citati criteri orientativi del corso di laurea, l’istituzione di semplici prove di idoneità
linguistica relative alle principali lingue straniere (inglese, francese, tedesco e spagnolo), il cui superamento non sarà
sancito da un voto e che quindi non faranno media con gli altri esami.
Sempre per l’anno prossimo è prevista un’ulteriore ridefinizione degli insegnamenti fondamentali per il primo biennio (già passati da 7 a 10 nell’anno accademico 1995-96),
e soprattutto una riorganizzazione (già in atto in alcuni corsi) delle parti istituzionali dei corsi di storia, finora troppo
penalizzate a favore dell’eccessivo peso attribuito alle parti monografiche (tant’è che per l’esame di Storia
Contemporanea si è giunti addirittura alla istituzione di test scritti per il superamento della parte istituzionale).
A questi problemi, in fondo pur sempre collegati ad un corso di laurea di istituzione recente, che deve adeguarsi non solo alle
esigenze della struttura in cui si è inserito, ma anche a quelle mutevoli delle disposizioni ministeriali, si potrebbero
aggiungere quelli legati agli angusti spazi, costantemente sovraffollati, attribuiti alle discipline fondamentali, o al ritardo
nella pubblicazione dei programmi dei corsi, che, seppure andrebbero affrontati a livello di Facoltà, ormai da anni
vengono denunciati senza che si faccia alcunchè per tentare di risolverli. E un primo passo in questa direzione non
potrebbe essere che costituito da una più stretta interazione tra corpo docente, che non manca nè di competenza nè di
disponibilità al dialogo, e una controparte studentesca, certamente consistente, ma via via sempre più evanescente.
Infatti, nonostante rimanga forte la sensazione della carenza strutturale di una comunicazione serrata e soprattutto
tempestiva tra i due livelli, un primo ostacolo in questa direzione è dato proprio da quel sentimento di disaffezione
ampiamente diffuso tra gli studenti, che mostrano in questo modo, quando non si lasciano trascinare in fumose iniziative
prive di concretezza, una scarsa attenzione per i propri stessi interessi. A riprova di ciò basta presentare un unico dato: di
fronte alla disponibilità di 6 posti di rappresentanti degli studenti all’interno del CLAST, le candidature depositate alla
scadenza dei termini previsti per le elezioni del 12 marzo, sono state appena 2 (!!!).
E’ per questo che, per quanto non sia che posa cosa, sentiamo il dovere di appoggiare con il nostro sostegno l’iniziativa che questa redazione si propone di
portare avanti, consapevoli di come un simile gesto rappresenti un passo fondamentale verso l’acquisizione della
coscienza del carattere determinante del proprio ruolo che ogni studente deve avere in sè, allo scopo di contribuire con il
proprio impegno fattivo al funzionamento di quell’istituzione di cui è parte integrante.