La filosofia che nasce nel seicento ha per carattere principale l'indipendenza assoluta da ogni tradizione sia scolastica che classica.

il problema che si presenta è quindi il problema del METODO (implicante a sua volta il PROBLEMA DEL CONOSCERE), cioè la necessità di rintracciare un metodo per raggiungere la verità nella filosofia e nelle scienze.
Il metodo aristotelico-scolastico, appare ora improduttivo: esso si limita infatti a dedurre da una verità generale una verità particolare in essa implicita, cioè a spiegare ciò che già si sa, senza produrre verità nuove.
Lo spirito dell'ETA MODERNA esige invece una verità che si risolva in reale progresso di sapere, in reale incremento della filosofia e delle scienze: verità non semplicemente esplicativa, ma creativa; non statica, ma dinamica.
Le premesse sono la regolarità della natura, sottoposta a leggi prevedibili di cui bisogna capire il meccanismo, la conoscenza basata su un approccio diretto alla natura, quindi l'esperienza che deve essere corretta dal metodo per essere resa oggettiva o almeno intersoggiettiva.
Bisogna stabilire dei metodi di indagine tali da essere comunicati anche agli altri e da poter essere riproposti da altre persone.
Si viene affermando lìidea di un sapere scientifico cumulabile: i risultati devono essre tali che persone diverse da quelle che hanno fatto l'osservazione siano in grado di ricostruire e di aggiungere osservazioni senza ripartire ogni volta da capo. Possibilità di riprodurre le osservazioni (e in seguito gli esperimenti) anche in situazioni diverse da parte di persone diverse.
In sostanza: SI AFFERMA L'IDEA DI UN SAPERE CUMULABILE E CUMULATIVO, FORMATO DA CONOSCENZE CHE, OGGETTIVE O MENO, SIANO DEI PUNTI FERMI DA CUI ANDARE AVANTI.
Bisogna però rinunciare alla trattazione di tutti quegli ambiti della nostra vita non trattabili in modo qualitativo e quantitativo.
Ora vi presenteremo quello che i vari autori di questo tempo pensavano sul metodo.

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