LE RELAZIONI DEL VANGELO CON GLI ATTI
(27 Ottobre 1997 - D. Francesco MOSETTO)
Atti (1,36-38):
""Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! "
All’udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli? ". E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.""
Abbiamo ascoltato un brano degli Atti riportante una preghiera cui segue la risposta di Dio con l’invio dello S.S.; anche nel Vangelo di Luca, quando Gesù insegna a pregare concretamente, consegnando loro il Padre Nostro, aggiunge un commento con alcune parabole. Alcune di esse sono brevissime ed hanno come soggetto il padre (Lc 11,11-13):
"Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono! "
Anche qui c’è lo S.S.; negli Atti la comunità prega e Dio invia lo S.S. in modo sensibile: così i primi cristiani annunciano la Parola del Signore con franchezza, con coraggio, senza paura.
Questo è solo un dettaglio delle affinità tra i due testi: l’autore è lo stesso, stessa è la teologia, stesso è il discorso portato avanti.
Stasera ci soffermeremo su cinque temi:
1. Inizio degli Atti raffrontato con inizio e fine del Vangelo di Luca.
2. Riesame dello schema generale del Vangelo di Luca, confrontato allo schema generale degli Atti (nel Vangelo si va dalla Galilea a Gerusalemme, negli Atti si parte da Gerusalemme e si va verso gli estremi confini della terra, verso tutta l’umanità).
3. Gesù è il centro del tempo; il tempo si divide in:
·
tempo prima di Cristo (descritto nello Antico Testamento),·
tempo di Cristo (descritto nei Vangeli),·
tempo dopo Cristo o tempo della Chiesa (descritto negli Atti degli Apostoli).4. Parallellismi tra Vangelo ed Atti:
·
S.S. (rispetto a Cristo ed alla Chiesa),·
Annuncio del regno di Dio (Missione di Gesù e della Chiesa),·
Miracoli (di Gesù e della Chiesa),·
Passione e morte (di Gesù e dei suoi testimoni).5. Gesù Salvatore (oggetto dell’annuncio negli Atti).
6. La comunità dei discepoli (nel Vangelo e negli Atti).
Inizio degli Atti raffrontato con inizio e fine del Vangelo di Luca
All’inizio degli Atti (1,1-2) c’è una dedica:
"Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece ed insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello S.S., egli fu assunto in cielo.
Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni "."
All’inizio del Vangelo ci sono parole abbastanza simili (Lc 1,1-4):
"Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto."
Si coglie subito qualche punto di contatto: la forma, cioè la dedica, il nome Teofilo (probabilmente il mecenate che finanziava il libro, poiché anche allora costava editare un libro), l’appello agli inizi della predicazione cristiana, inizi ricondotti alla figura di Gesù.
La continuità tra le due parti viene sottolineata negli Atti; questo ci suggerisce che i due volumi hanno il medesimo obiettivo: attingere ad una documentazione con criteri storiografici analoghi.
Anche la teologia è simile; però, poiché si passa dal tempo di Gesù al tempo della Chiesa, troviamo delle differenze.
Passiamo alla conclusione del Vangelo: le donne vanno al sepolcro, i due di Emmaus incontrano Gesù e poi la apparizione agli undici con le ultime istruzioni (Lc 24,44-53):
"Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non sarete rivestiti di potenza dall’alto."
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio."
Possiamo notare diversi punti di contatto con l’inizio degli Atti: innanzitutto l’apparizione con la quale egli si mostra ad essi vivo.
In realtà c’è una differenza: l’Ascensione avviene
"Quello stesso giorno", cioè il giorno stesso di Pasqua per il Vangelo,
"apparendo loro per quaranta giorni", cioè dopo quaranta giorni per gli Atti.
Evidentemente nascono dei problemi: ma allora l’Ascensione è avvenuta il giorno di Pasqua o quaranta giorni dopo? Non dobbiamo farci distrarre da tali differenze (come per le differenze tra i Vangeli), dobbiamo andare al nocciolo; qui il nocciolo è lo stesso: la glorificazione.
Un altro elemento:
"E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso" (Lc 24,49)
"ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre" (At 1,4).
Ancora dal Vangelo (Lc 24,44):
"bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi",
dopo la morte e resurrezione negli Atti prima dell’Ascensione (At 1,8):
""ma avrete forza dallo S.S. che scenderà si di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra.""
Finalmente il tema del compimento.
Il confronto tra l’inizio degli Atti e l’inizio e la fine del Vangelo mette in evidenza la continuità ed il parallelismo tra le due opere ; così anche per il contenuto che ora esaminiamo.
Schema generale delle due opere
Il Vangelo di Luca descrive una traiettoria che parte dal tempio di Gerusalemme (Lc 1,5):
"Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria"
e finisce nello stesso tempio (Lc 24,53):
"e stavano sempre nel tempio lodando Dio."
(I primi cristiani non si radunavano certo in S. Pietro a Roma, che non c’era ancora, ma nel tempio distrutto poi da Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, nel 70 d.C. )
Tra i due avvenimenti c’è un lungo viaggio di Gesù; c’è un movimento centripeto, cioè che tende verso il centro.
Negli Atti c’è invece un moto centrifugo, perché da Gerusalemme si va verso il mondo, l’oicumene, la terra abitata, coincidente più o meno con il bacino del Mediterraneo. Nelle carte geografiche, infatti, per secoli sotto le coste africane si scriveva: "Hic sunt leones" per indicare i territori inabitati e pertanto sconosciuti.
Gli estremi confini della terra erano la meta della predicazione; quando Paolo va a Roma, ha virtualmente raggiunto il suo obiettivo, perché da Roma si irradiavano le strada per tutto il mondo allora conosciuto.
I due disegni sono quindi complementari: prima verso il centro (nel Vangelo), poi verso tutta l’umanità (negli Atti).
Il Vangelo presenta gli eventi fondanti della predicazione cristiana: la vita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù; gli Atti presentano invece la predicazione universale: Cristo morto e risorto. Oggi noi non aggiungiamo nulla di nuovo; siamo coinvolti in questo disegno storico-teologico di Luca.
A tale proposito possiamo consultare "Vangeli sinottici ed Atti" di p. Laconi a pag.177. Tratta dell’opera lucana: alcuni autori affermano che sin dall’inizio c’era un disegno di un’opera unitaria in due volumi. P. Laconi smentisce questa teoria: Luca quando scriveva il Vangelo non pensava affatto di scrivere anche gli Atti; solo dopo ha deciso di farlo.
Gesù è il centro del tempo
"Cristo è il centro del tempo" è il titolo suggestivo di un libro di Hanz Konselmann; vuol dire che la visione storica di Luca è incentrata su Gesù, ma presuppone un tempo di preparazione a cui fa riferimento, l’Antico Testamento, poi c’è il tempo della Chiesa, quello degli Atti.
Vediamo solo come viene reso il primo tempo, quello di preparazione, sia nel Vangelo che negli Atti: il tempo della preparazione è reso in Luca coi rimandi alle Scritture.
Notiamo la espressione di Gesù già vista:
"bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi"
bisogna = necessità che deriva dalla volontà di Dio
Legge, Profeti, Salmi = sono le tre parti in cui è ancora oggi divisa la Bibbia ebraica
Luca illustra la frase in più riprese (Lc 4,16-21):
"Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove c’era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore."
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi "."
Ci sono tanti altri testi del Vangelo di Luca, su cui non ci soffermiamo, che documentano ciò.
Vediamo invece gli Atti.
Nel primo capitolo c’è l’Ascensione; nel secondo c’è la Pentecoste e, strettamente legata come interpretazione dell’evento, il discorso kerigmatico di Pietro.
Gli Apostoli annunciavano Gesù in questo modo: non solo testimoniando, ma parlando delle Scritture; questo fin dall’inizio della loro predicazione. Pietro dice (At 2,16):
""Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle "", poi racconta la storia di Gesù e cita due testi biblici: il Salmo 16 e poi il Salmo 110.
Salmo 16 (At 2,25-28):
"Dice infatti Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,
perché tu non abbandonerai l’anima mia negli inferi,
né permetterai che il tuo santo veda la corruzione."
La profezia riguarda Cristo dice Pietro.
Salmo 110 (At 2,34-35):
"Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
finché io pongo i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi."
E’ la intronizzazione regale: Cristo partecipa della potenza di Dio stesso, cioè della divinità di Dio. E’ un saggio (ce ne sono altri) che il kerigma insiste sul compimento delle Scritture nella figura di Gesù.
Anche nel secondo discorso di Pietro, dopo la guarigione dello storpio, viene citato il Deuteronomio (At 3,22-23):
"Mosè disse infatti: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato in mezzo al popolo."
Il profeta preconizzato è evidentemente Gesù.
Tutti i profeti annunciano questi giorni: concetto del compimento.
Il concetto è comune a Vangelo ed Atti.
Anche nel discorso di Paolo al governatore romano si rimanda alle Scritture (At 24,14):
"Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge sta scritto nei Profeti".
Altro aspetto: le radici ebraiche di Cristo e della Chiesa.
Il problema dell’antisemitismo è ancora molto caldo; noi cristiani ci siamo dimenticati di avere radici ebraiche.
Paolo ce lo ricorda (Rm 11,1-2):
"Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio."
Luca scrive a comunità non ebraiche (a differenza di Matteo), che vengono dal mondo dei gentili, pertanto deve insistere, non essendo scontati certi concetti, sulle radici ebraiche.
Ad esempio Zaccaria, Maria, Giuseppe; sono dei pii ebrei, osservanti della Legge: Maria porta il bambino nel tempio, quando Gesù ha dodici anni vanno in pellegrinaggio a Gerusalemme.
Il Magnificat è un esempio di come Maria esalti il Signore per la chiamata particolare rivolta a lei, ricollegando ciò a tutto quello che Dio ha sempre fatto nella storia di Israele.
Qualcosa di analogo (per le radici) lo troviamo negli Atti; ad es. la Pentecoste.
Chi sono i destinatari del primo annuncio? Vediamo At 2,5:
"Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo."
Tutti costoro sentirono parlare nella propria lingua.
I primi destinatari sono ebrei della diaspora.
Sono circa tremila ed accolgono l’annuncio (At 2,41):
"Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone."
Vediamo il primo sommario degli Atti che parla della prima comunità cristiana (At 2,46):
"Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore."
frequentavano il tempio = non esistevano le chiese (edifici); la Chiesa (comunità) nasce da riunioni domestiche.
spezzavano il pane = celebravano l’Eucaristia; è un termine iniziatico: capivano solo quelli che sapevano.
Quindi i primi tempi i cristiani erano ebrei in coerenza con la loro fede, di salda religiosità che aderivano a Gesù come Messia, in seguito entrarono a far parte anche i non ebrei.
Nel secondo discorso di Pietro, citato precedentemente, si ha (At 3,25-26):
""Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità"."
Prima di tutto a voi; questa espressione torna nel discorso di Paolo nella sinagoga ebraica ad Antiochia di Pisidia, quando il successo della predicazione scatena la gelosia (At 13,44-46):
"Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.
Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani"."
Questo passaggio è un testo chiave che ci fa capire il disegno generale di Paolo, di Bàrnaba, di Luca, di Dio.
Anche a motivo del rifiuto di una parte del popolo ebraico si rende logico il rivolgersi ai non ebrei.
Questo è il movimento che attraversa gli Atti degli Apostoli.
La prima comunità era giudeo-cristiana, all’interno della quale si distingueva una componente ellenistica(ebrei di cultura greca) che entra in conflitto con gli ebrei.
Il motivo di contrasto sulle mense non è solo problema di carità, ma teologico (At 6,1):
"In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana."
Stefano assume una posizione radicale e si attira l’odio degli ebrei non cristiani venendo martirizzato (At 8,1):
"In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria."
Furono colpiti quindi gli ellenisti, mentre gli altri ebrei osservanti non furono colpiti.
Il filo continua dopo diversi capitoli (At 11,19-21):
"Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì."
La svolta non è solo frutto di decisione umana, ma è voluta da Dio.
Ad Antiochia per la prima volta furono chiamati cristiani e vi erano elementi ebrei e non ebrei.
La comunità diventa missionaria e manda Paolo in giro.
Sorvoliamo su Cristo che compie le Scritture (secondo tempo) e passiamo al terzo tempo, quello della Chiesa.
Esaminiamo due passi che fanno capire come la realizzazione di ciò che Gesù immagina si ha nel tempo della Chiesa.
Quando Gesù parla agli apostoli riprende il tema dell’annuncio: il regno di Dio; questo non è una zona della carta geografica, ma una realtà dinamica, realizzata nella realtà salvifica di Dio in Cristo a favore dell’uomo.
Andando avanti il regno di Dio viene accostato ed identificato con Gesù (At 28,23):
"E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti."
Paolo è a Roma e cerca di convincere i giudei. Gli Atti si concludono così (At 28,30-31):
"Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento."
Il tempo della pienezza, della salvezza universale è quello che coincide con la missione della Chiesa.
Parallellismi tra Vangelo ed Atti
Ruolo dello S.S. rispetto a Cristo ed alla Chiesa
Innanzitutto ci sono i discorsi kerigmatici (cap. 2,3,4,10,13); in quello a casa di Cornelio, "centurione della coorte Italica, uomo pio e timorato di Dio" (At 10,1), si legge (At 10,37-38):
"Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in S.S. e potenza Gesù di Nazaret".
Già nell’Annunciazione (testo cristologico e mariologico) l’angelo dice a Maria (Lc 1,35):
"Lo S.S. scenderà su di te."
L’esistenza di Cristo è determinata dall’azione dello S.S. .
Cristo è Cristo (=consacrato) già nel primo atto della sua esistenza umana.
Nel Battesimo lo Spirito si visibilizza (Lc 1,22):
"E scese su di lui lo S.S. in apparenza corporea, come di colomba."
Nell’episodio di Gesù a Nazaret (Lc 4,18):
"Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione."
Ci sono poi diversi accenni secondo cui Gesù è condotto dallo S.S., oppure che da Gesù si sprigiona una forza, che è lo S.S., per fare i miracoli.
Gesù è il profeta, il messia, la cui missione è frutto della presenza dello S.S., che realizza i vaticini dell’Antico Testamento.
Un discorso analogo vale per la Chiesa; come l’esistenza di Gesù è determinata sin dal primo istante dallo S.S., così per la Chiesa è lo S.S. a determinarne la esistenza (Pentecoste).
Tutto il libro degli Atti documenta questa presenza dello S.S.; l’annuncio da parte della comunità è ispirato dallo S.S., che la comunità non solo ha ricevuto all’inizio, ma che continua a ricevere.
Il regno di Dio
In Giovanni Gesù parla di se stesso (Gv 14,6):
""Io sono la via, la verità e la vita."",
mentre nei sinottici Gesù annuncia il regno di Dio, il realizzarsi della regalità di Dio per la salvezza degli uomini; in Luca si ribatte questo concetto in senso salvifico (Lc 4,43):
"Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.""
Analogamente negli Atti la Chiesa annuncia il regno di Dio e Gesù come compimento della Scrittura; la realtà è la stesa, ma vista sotto due angolature differenti.
Ad esempio Filippo uno dei sette che evangelizza la Samaria e la costa fino alla Fenicia.
Nel capitolo ventesimo Paolo riepiloga tutta la sua missione; a Mileto manda a chiamare gli anziani di Efeso e nel dare l’addio dice (At 20,25):
""Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio.""
Miracoli di Gesù e miracoli della Chiesa
Gesù passa beneficando; anche il male fisico viene ricondotto a satana.
Negli Atti si insiste sui miracoli di Pietro, di Paolo e degli altri apostoli; i miracoli sono attribuiti a Gesù, come per la guarigione dello storpio (At 3,6):
""Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!"",
e più avanti (At 3,16):
""Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo.""
E’ Gesù che continua a compiere i segni della salvezza; Pietro e Paolo sono in parallelo (si alternano miracoli dell’uno e dell’altro) e condividono la potenza di Cristo.
Passione e morte (di Gesù e dei suoi testimoni)
Abbiamo già accennato alla lapidazione di Stefano (At 7,59-60):
"E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato".
Nel Vangelo troviamo quasi le stesse parole; (Lc 23,34):
"Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno"", e (Lc 23,46):
"Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito".
Lo stesso vale per la passione di Paolo.
Gesù Salvatore (oggetto dell’annuncio negli Atti)
Negli Atti c’è l’annuncio di Gesù; nel Vangelo l’annuncio del Regno di Dio.
La comunità dei discepoli nel Vangelo e negli Atti
C’è continuità tra al comunità dei discepoli nel Vangelo e negli Atti.
Prima della morte e resurrezione non si può parlare di Chiesa, perché non c’è ancora lo S.S. .
La Chiesa nasce dalla Pasqua (insieme del mistero pasquale: morte, resurrezione e S.S.).
C’è una perfetta continuità ed omogeneità, prima in forma embrionale, poi nella sua manifestazione storica in cui ci siamo anche noi.
Nel Vangelo vediamo la chiamata dei primi quattro discepoli (Lc 5,1-11), la chiamata di Levi (Lc 5,27ss), la scelta dei dodici (Lc 6,12-16), le folle a seguito di Gesù (Lc 6,17ss), i "beati voi" (Lc 6,20-22), la casa sulla roccia (Lc 6,48), l’attenzione verso le donne (Lc 8,2-3):
"C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite.......e molte altre", c’è una presenza femminile, la madre ed i fratelli (Lc 8,19-21) in cui si afferma che la comunità è come una famiglia, la missione dei Dodici (Lc 9,1-6), il primo annuncio della passione (Lc 9,18-22), la missione dei settantadue, numero allusivo della universalità (Lc 10,1ss), l’itinerario formativo dei discepoli, etc.; c’è il nocciolo della Chiesa già presente.
Negli Atti la comunità viene presentata in chiave analoga ed in continuità al Vangelo già dopo l’Ascensione (At 1,14):
"Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui."
Vengono utilizzati vari titoli per la comunità: i credenti, i discepoli, i fratelli, i santi, i cristiani (denominazione esterna data inizialmente loro dai non cristiani), la Chiesa, la santa Assemblea; il loro stile di vita viene chiamato la via.
Con la Pentecoste (At 2,4):
"essi furono tutti pieni di S.S.", il fenomeno riguarda tutti e non solo gli Apostoli.
A questo nucleo si aggregano altri tremila, poi altri cinquemila e così via.
La comunità viene presentata nei tre sommari, in cui Luca ferma il racconto e scatta come delle istantanee.
Il primo sommario si ha dopo il primo battesimo di massa di tremila persone (At 2,42):
"Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere."
Il secondo sommario si ha dopo che Pietro e Giovanni sono arrestati, sono comparsi in giudizio davanti al sinedrio e sono poi scarcerati (At 4,32ss):
"La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune."
Non tutti condividevano però; dopo la morte improvvisa di Ananìa e Saffìra, causata dalla frode verso la comunità, si ha il terzo sommario (At 5,12ss):
"Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava."
Questo è l’inizio di una comunità che, in continuità con quella che era attorno a Gesù, esprime in forma concreta la propria unione con la preghiera, con l’ascolto e con la condivisione.