L'ARTE DI NARRARE DI GESÙ CRISTO
(20 Ottobre 1997 - P. Mauro LACONI)
Le prime lezioni di questo corso hanno lo scopo di introdurre il lavoro successivo sui testi. La volta scorsa ci siamo soffermati sull’aspetto formale dell’opera di Luca, sulla sua costruzione letteraria, vedendo le tre fasi : i fatti accaduti, la loro trasmissione e la stesura vera e propria.
Stasera più gradevolmente parleremo dei contenuti : Luca cosa ha detto ?
Parleremo quindi dell’Arte di narrare Gesù Cristo ; alla fine faremo il solito dialogo tra noi.
L’arte di narrare non nel senso letterario, storico-critico del termine , poiché non sarebbe opportuno in un corso biblico.
Marco racconta pochi discorsi di Gesù, troppo pochi per caratterizzare un’opera, Luca lo segue.
Renan a proposito del Vangelo di Luca dice : "Il più bel libro che sia stato scritto". Esagerato !
Certo è gradevole, scorrevole, si legge bene in somma. Gli specialisti possono attardarsi sugli aspetti letterari, qui invece vedremo come viene presentato Gesù.
Marco ha scritto pensando ad una comunità con certi problemi, anche Luca scrive pensando alla sua comunità, che non è la stessa di questo corso biblico qui a Torino, ma dietro di lui c’è lo Spirito che fa sì che anche oggi a noi qui dica qualcosa.
A lui non interessavano i fatti come accaduti, ma interessava di aiutare la gente della sua comunità dandole il messaggio di Gesù attraverso i FATTI ed i DETTI ; ne fa risaltare gli aspetti più indicativi per la Chiesa del suo tempo.
Bisogna fare i calcoli con gli interventi redazionali di Luca che racconta a modo suo (anche se segue Marco) e quindi la sottolineatura è un’altra.
Luca è un redattore abbastanza disinvolto : usa il suo modo di ascoltare i FATTI ed i DETTI di Gesù ; lui vuole che i FATTI ci dicano qualcosa :non modifica i FATTI, ma li presenta a modo suo.
Luca cerca di convincere la sua Chiesa in tre modi :
1. Il viaggio, il cammino.
2. La preghiera (Gesù è sempre in preghiera col Padre).
3. La conversione , cioè la trasformazione della vita : siamo lontani da Dio e quindi dobbiamo cambiare strada, cambiare vita.
Il viaggio
La impostazione globale del suo Vangelo è caratteristica (gli Atti sono impostati allo stesso modo) : viene impostato il viaggio verso Gerusalemme ; Luca ha costruito il viaggio.
E’ interessante come partendo dal Nord della Palestina si vada a Gerusalemme ; Luca ci tiene che il lettore si renda conto che anche noi siamo in viaggio con Gesù : almeno sette volte richiama che siamo in viaggio con Gesù.
Qualcuno lo respinge (Gesù) , qualcuno lo accoglie.
Il cammino è dei discepoli, della Chiesa, dei missionari ; Luca batte e ribatte nei dieci capitoli il tema del viaggio.
Pensiamo al Vangelo dell’Avvento, quello del Natale ; anch’esso è un Vangelo di viaggi : Maria va in viaggio da Elisabetta, alla nascita Maria e Giuseppe sono in viaggio, nella presentazione al tempio sono in viaggio di pellegrinaggio.
Così anche alla fine Gesù andrà in viaggio a Gerusalemme; è un modo per richiamare il fatto che Cristo è in cammino per il mondo ; il viaggio non finisce mai e Cristo cammina senza riposarsi.
Così anche la Chiesa è in cammino per il mondo; anche concludendo il Vangelo Gesù rimane in viaggio (episodio dei due di Emmaus).
Il cammino. Ma perché mettersi in cammino? Per dire qualcosa; Cristo parla.
Questo è l’elemento centrale della narrazione di Luca: il cammino è la trasformazione della propria vita e Gesù lo fa sentire attraverso il messaggio della fede.
La preghiera
Nel tema della preghiera colpisce la libertà redazionale di Luca, pur non essendo minacciato per nulla l’evento; vediamo vari esempi:
L’episodio del Battesimo (Lc 3,21):
"Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera ...."
E’ preso da Marco, ma c’è una novità: "stava in preghiera ...."
Così anche la chiamata dei dodici (Lc 6,12):
"In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione."
Anche qui si ispira a Marco: Gesù se ne va sulla montagna anche per Marco; ma qui c’è un "a pregare" che fa la differenza; per essere precisi "a pregare Dio" come riporta il testo greco; nella traduzione della Cei è sparito Dio, ma la traduzione è stata rivista e quando sarà resa pubblica ritroveremo il nome di Dio.
Ma cosa significa preghiera di Dio? Significa che c’è qualcosa di divino nella preghiera di Gesù.
Sono flash rapidissimi che Luca ha; solo lui inserisce questi flash di preghiera: il gesto della preghiera è quella della creatura che si rivolge al creatore. Gesù non è una creatura, ma assume tutti gli atteggiamenti da uomo.
Una preghiera presentata così lascia il segno in chiunque senta parlare della vita di Gesù.
Il primo annuncio della Passione (Lc 9,18-22):
"Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare....... "Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato degli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno"".
Negli altri Vangeli questo annuncio è un dramma; Luca non attenua la cattura e l’uccisione, preannunciandolo ai discepoli, ma fa sì che anche questo annuncio sia incastonato nella preghiera.
E’ preso da Marco, ma in Marco non c’è la preghiera.
Notiamo che è solo Gesù a pregare, mai i discepoli pregano con lui: sono soli dei testimoni nudi.
La Trasfigurazione (Lc 9,28):
"Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare."
"Salì sul monte" lo dicono anche gli altri evangelisti, "a pregare" lo dice solo Luca.
La Trasfigurazione è come la proiezione all’esterno della preghiera.
Il "Padre nostro" (Lc 11,1-4):
"Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro :
"Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione". "
C’è il solito particolare: a pregare; i discepoli vedendo Gesù capiscono di non saper pregare e chiedono a Gesù di insegnarlo a loro. E così viene il Padre nostro che è di pura domanda: c’è una cascata di richieste, perché si sente il bisogno di avere dal Padre.
Luca quindi, come abbiamo già notato, è un redattore disinvolto. Ma dove ha preso Luca questa preghiera che ha infilato dappertutto?
Non se lo è inventato certamente Luca e non è un’altra tradizione. Allora da dove viene?
Non si conosce il percorso che ha fatto Luca (anche nei commenti c’è poca spiegazione di ciò), ma certo questo insistere sulla preghiera è frutto della riflessione di Luca.
Cosa va a fare Gesù sul monte per una notte? La risposta è ovvia: va per pregare.
Anche per gli altri evangelisti è così, ma loro non sentono il bisogno di sottolinearlo.
La Chiesa vive nel clima del Regno e quindi deve pregare; vivere nel Regno è una esperienza profonda nella Fede ecclesiale.
Quindi Gesù, che è una persona socievole, amante della compagnia, se ne va da solo per pregare.
Gesù è amico di tutti: dei poveri, dei bambini (Lc 18,15-17), delle donne (Lc 8,1-3) , dei peccatori, dei farisei.
Matteo si sarebbe meravigliato di Luca: Gesù amico dei farisei al punto tale da stare a pranzo con loro, che addirittura lo consigliano di allontanarsi da Gerusalemme perché Erode lo vuole uccidere.
Dicevamo che Gesù non è un solitario, un eremita, ma pur essendo amico di tutti se ne va da solo per pregare. La preghiera è una forza che realizza qualcosa; vediamo la preghiera di Gesù nel Getzemani raccontata da Luca (Lc 22,39-44):
"Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra."
L’angelo non dobbiamo immaginarcelo come un giovinetto coi riccioli biondi, ma come un uomo forte.
Confortare in latino significa dare forza, e Gesù aveva bisogno di forza per realizzare i piani di Dio.
Angoscia (agonia in greco); in italiano agonia significa tutt’altro, il greco agonia lo dovremmo tradurre agone, combattimento. Gesù è sudato come un combattente ed addirittura gli esce sangue. La descrizione di Luca è quella di un combattimento : combattere con Dio per avere forza.
Anche Paolo usa questa espressione (Rm 15,30):
"Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l’amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio."
Così anche Giacobbe lotta con Dio: è un modo di dire che sta a significare che il rapporto con Dio bisogna volerlo fortemente, impegnandosi fino allo spasimo.
Per Luca la preghiera è questo : Gesù deve salvare il Regno; ci riuscirà? Allora ricorre alla preghiera.
Durante la sua Passione Gesù è consapevole di dover salvare il mondo, ma sa anche che qualcuno lo tradirà; Pietro lo abbandona? E Gesù gli rivolge un ultimo sguardo (Lc 22,61-62):
"Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva dette: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E uscito, pianse amaramente."
Anche Giuda viene richiamato con dolcezza (Lc 22,48):
"Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo? "."
Questi (Pietro e Giuda) sono due personaggi estremi; per entrambi Gesù non finisce di amarli, ma rispondono differentemente al suo sguardo d’amore.
Gesù prega perché la sua morte in croce salvi le anime dei peccatori.
Luca si trova in una Chiesa rilassata e pertanto la invita ad uno slancio maggiore. Non ci sono più i primi tempi, l’entusiasmo primitivo si è spento, lo slancio missionario si è afflosciato. Il libro è suadente, convincente. La Chiesa deve pregare per scrollare il mondo.
Gesù muore in croce pregando con il salmo 31 (Lc 23,46):
"Gesù, gridando a gran voce, disse : "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò."
In Marco troviamo invece il salmo 22 (Mc 15,34):
"Alle tre Gesù gridò con voce forte: "Eloì, Eloì, lema sabactàni? "che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ""
In Luca è sempre una preghiera, ma diversa, più serena; non solo invoca il Padre, ma realizza il Regno: la preghiera è efficace e pertanto cambia il mondo.
Questa è l’arte di narrare di Luca; non è una catechesi sulla preghiera, è però più efficace di una catechesi perché è Gesù stesso che prega.
Nella preghiera si mettono le basi per la trasformazione della vita; ecco così il terzo tema:
La conversione.
Nessun evangelista è stato così insistente come Luca: prima di convertire il mondi la Chiesa deve convertire se stessa. Se non si è fedeli a Cristo, come si vuol convertire gli altri? Queste pagine raggiungono il culmine dell’arte di narrare Gesù. E’ la cosa più bella di Luca questo invito alla conversione. Il modo di raccontare Gesù è, lo abbiamo già visto, il mettersi in viaggio: Gesù sta camminando con noi.
Il missionario per Luca è il credente, non un personaggio particolare, perché non si può credere senza essere missionari: vivere il regno per comunicare la realtà del regno.
Dobbiamo vivere pertanto non come si è soliti, ma secondo un modo nuovo. Nei racconti emerge la gioiosità di Luca, che attinge alle sue fonti proprie.
Vediamo l’episodio della peccatrice perdonata (Lc 7,36-50); è il culmine della voglia che ha Luca di comunicare.
La donna entra dove Gesù sta mangiando coi farisei; pensa di fare un gesto di rispetto e di redimere la sua vita di prostituta.
Ma non ce la fa e scoppia a piangere; piangendo gli lava i piedi e per asciugarli usa i suoi capelli che scioglie. E’ una scena molto ripetuta nella Storia dell’Arte: molti artisti la hanno voluta rappresentare.
Il fariseo reagisce male: non gli fa certo piacere avere una prostituta per casa.
Ma Gesù le dice: "Ti sono perdonati i tuoi peccati.........la tua fede ti ha salvata; va in pace!".
Altro episodio: Zaccheo (Lc 19,1-10).
Luca cerca di sorprendere il lettore con il racconto:
"Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse : "Zaccheo, scendi subito, perché oggi debbo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "E’ andato ad alloggiare da un peccatore! ". Ma Zaccheo, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
Notiamo solo che per la Legge Zaccheo era tenuto a rifondere solo due volte .
Abbiamo già visto nella passione la conversione di Pietro; sono solo due righe. Non c’è più il gallo a scatenare la conversione, ma è lo sguardo di Gesù a convertire Pietro che scoppia a piangere. Quello sguardo dovremmo sentircelo tutti addosso, come diceva un commentatore di qualche tempo fa.
Gesù non si ferma davanti a nessuno: anche Giuda viene richiamato durante l’ultima cena e anche da prigioniero Gesù cerca di conquistare Giuda. In Marco il racconto è più rigido; si sente il dramma di Gesù che cerca di convertire, ma non sempre ci riesce. Luca sa che spesso viene respinto il dono.
Vediamo le parabole del capitolo 15: la pecora perduta, la dracma perduta ed il figlio perduto (il figliuol prodigo).
La casa del padre misericordioso è la Chiesa; notiamo questa insistenza di Luca che vuol richiamare la gente della Chiesa. Luca parla da responsabile di Chiesa:
C’è la struttura classica della liturgia penitenziale: ad esempio nell’episodio della peccatrice c’è il peccato, la contrizione, la esplicitazione del peccato ed il discorso di Gesù con il perdono.
Nei Vangeli si parla poco dell’amore verso Gesù; Gesù, lui ama molto, ma è poco amato.
Luca racconta con spontaneità ed è abile ad introdurre i momenti liturgici: nel Padre misericordioso c’è l’esame di coscienza ("Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!"), l’atto di dolore ("Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.") e l’assoluzione ("Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi.").
Anche qui Luca utilizza parabole in un ciclo liturgico-pastorale.
Anche nell’episodio del buon ladrone (Lc 23,39-43) c’è una confessione in pubblico ("Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni"), una richiesta di perdono ("Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno") ed una assoluzione ("Oggi sarai con me in paradiso"). Lo schema liturgico-pastorale è nitidissimo.
Il richiamo alla Chiesa è chiarissimo: non è solo liturgia eucaristica, ma anche penitenziale.
Luca deve dire qualcosa di importante : la conversione non è un gesto personale; è Gesù che ti viene incontro (come per la pecorella smarrita). Così anche la peccatrice si converte, perché ha incontrato Gesù: esplode la consapevolezza del peccato, si converte, perché incontra Gesù.
Zaccheo non ci pensa per nulla a convertirsi, ma passa Gesù e la vita di Zaccheo è cambiata di colpo. Così anche Pietro si converte perché Gesù lo guarda.
Ricordiamo che anche Paolo si converte perché si scontra con Cristo e Paolo crolla cadendo dal cavallo.
La conversione è l’incontro con Cristo, non perché io vado da Cristo, ma perché è Lui che mi viene a cercare.
L’avvertimento è di tipo missionario: tutto il mondo deve convertirsi, ma come può la Chiesa convertire se non si converte essa stessa?
Nella morte in croce troviamo un particolare proprio di Luca (Lc 23,48):
"Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto."
E’ una conversione globale; è una scena profetica: Luca racconta quasi una conversione totale come se fosse tutta la Chiesa a convertirsi.
Luca da importanza all’ascolto della parola, perché pensa sempre alla missione.
La parola è creatrice (Genesi), è salvatrice (Gesù), ma bisogna saper ascoltarla.
Ci sono inoltre diversi episodi curiosi e simpatici tra cui una galleria di figure femminili.
In Lc 11,27-28:
"Mentre diceva questo, una donna alzò la voce (in greco "gridò") di mezzo alla folla e disse : "Beato il ventre che ti ha portato ed il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! "."
Dio mi parla.
Vediamo la parabola del seminatore presa da Marco (Lc 8,15):
"Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza."
Se la parola viene accettata c’è frutto.
Cristo risorto ad Emmaus ricorderà la parola ed i due (Lc 24,32):
"si dissero l’un l’altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? "."
La paura e la tristezza sciolgono; qual è il significato? E’ l’amore cristiano; l’episodio è da leggere in tal senso.
Anche nell’episodio di Marta e Maria si vede che c’è una sola cosa che conta: l’ascolto.
Marta era presa da molti servizi (diaconia; negli Atti è la predicazione missionaria); l’episodio è come una parabola: Marta è il simbolo della diaconia che però per essere fruttuosa deve essere legata alla parola. Il profeta per parlare bene deve prima ascoltare Dio.
Luca invita la Chiesa ad ascoltare Gesù; la Chiesa che sente Dio parlare può riportare le parole al mondo.
L’ascolto ti fa diventare profeta.
Luca sviluppa la sua catechesi raccontando Gesù; lo presenta in modo tale che tutto quello che racconta mi trasforma.