Indietro    INTRODUZIONE "STORICO-CRITICA" AL VANGELO DI LUCA    Avanti

(13 Ottobre 1997 - P. Mauro LACONI)

 

A partire da questa sera faremo, qui a Torino, un corso biblico sul Vangelo di Luca; è la prima volta che si fa. Che cosa ci ha spinto a farlo?

Due anni fa circa, esattamente il 18 novembre 1995, la CEI ha pubblicato la Nota pastorale "La Bibbia nella vita della Chiesa", in cui ha invitato tutti i gruppi ecclesiali ad organizzarsi in maniera più efficace nel campo della conoscenza della Bibbia. Ricordiamo che per noi cristiani la Bibbia comincia (cioè si legge) a partire dal Vangelo.

L’Ufficio Catechistico Nazionale ha fatto nascere una sezione biblica, che si è presa carico del problema; quindi anche a Torino, in seno all'Ufficio Catechistico Diocesano, è nata una sezione biblica; questo corso è uno dei frutti del documento CEI.

Il Corso sul Vangelo di Luca, pertanto, non è per studenti o chierici, ma per tutti. La decisione di cominciare da Luca è buona indipendentemente dalle motivazioni; queste possono essere due:

· da un lato con l’Avvento comincia l’Anno Liturgico C, le cui letture domenicali sono riferite

a Luca,

· dall’altro Luca è l’evangelista dello Spirito Santo; con l’Avvento comincia anche l’Anno dello S.S., secondo le indicazioni forniteci dal Santo Padre nella "Tertio Millennio Adveniente" scritta in preparazione al grande Giubileo del 2000.

Volendo scegliere tra i Vangeli, Luca è una buona scelta, come lo sarebbe stato per ognuno dei quattro evangelisti, ma certamente quello di Luca è il Vangelo più moderno. Ricordiamo che Luca era un gentile, di cultura ellenistica, convertito al cristianesimo da molto giovane, pertanto l’occidentale di oggi, erede di quella cultura, si sente più a suo agio con Luca, il cui Vangelo è fedele alle tradizioni bibliche.

Con Matteo si respira una atmosfera palestinese, con Marco si respira la concretezza della vita di Gesù; Luca è attraente, è scritto molto bene, anche se è senza la vivacità di Marco e senza l’ordine di Matteo; con Luca c’è sempre qualcosa di interessante.

Cominciamo la lezione, poi alla fine ci confronteremo, perché non può esserci lezione biblica se poi non si fa una comunione di idee; faremo un confronto semplice, ma efficace: apriamo il solco, come fa l’aratro.

Il titolo di questa sera è severo: INTRODUZIONE "STORICO-CRITICA" AL VANGELO DI LUCA, ma non ha spaventato l’uditorio, a quanto pare, che è nutrito.

Cominciamo dal titolo: cosa è la critica?

La critica è la ricerca di tipo scientifico, serio, sui testi (questa ricerca non la dobbiamo fare noi, ma camminiamo sulle orme dei biblisti); quanto a "storico" non significa che Luca racconti la Storia, ma che il Vangelo stesso ha una sua storia che dobbiamo tener presente: il libro ha camminato per due millenni ed è arrivato fino a noi.

La seconda lezione parlerà dei contenuti del Vangelo di Luca e vedremo come Luca. racconta Gesù; poi andremo al testo, ma solo poi, perché bisogna saper nuotare prima di mettersi tra le onde e noi impareremo a nuotare in queste lezioni introduttive.

Un libro, in generale, è formato da tre cose, come dicono gli strutturalisti: l’autore, lo scritto ed il lettore; tutte e tre le cose sono necessarie, anche il lettore, perché un libro, sepolto in una biblioteca, che nessuno legge, è come se non esistesse.

Il Vangelo di Luca è rimasto quello che è da 2000 anni, l’unica cosa che cambia è che noi lo leggiamo con la nostra sensibilità di uomini moderni.

Luca ha scritto il terzo Vangelo (almeno così dice una tradizione molto antica), ma questo noi non lo possiamo dimostrare dal punto di vista storico.

Ma comunque già dalla metà del secondo secolo, cioè 70 anni dopo la sua scrittura, il Vangelo viene riportato come Vangelo di Luca (Canone muratoriano). Ireneo pochi anni dopo riporta la stessa affermazione; successivamente altri prologhi e Tertulliano confermano questa certezza.

Quindi da molto presto il Vangelo di Luca è stato riferito a Luca stesso. Ma chi era Luca? Chi ci parla di Luca?

San Paolo nelle sue lettere ce ne parla.

Luca non era un personaggio importante, principale, nella Chiesa primitiva, ma secondario; ora il fatto che il Vangelo sia stato attribuito a Luca, e non ad un altro più importante di lui (come succedeva spesso in antichità per dare più importanza ad uno scritto) rafforza l’idea che deve essere veramente di Luca.

Però anche se non fosse stato Luca l’autore, per noi non cambierebbe nulla.

Un altro libro (gli Atti ), scritto dallo stesso autore quasi autobiograficamente, ci parla dei viaggi di Paolo, confermando quanto riportato dalle lettere di Paolo; vediamole.

Nella lettera a Filemone (in realtà più che una lettera è una letterina, un biglietto di accompagnamento, in cui Paolo dalla prigionia invita Filemone a perdonare Onesimo, lo schiavo fuggito che lui gli rimanda, e quindi a trattarlo come un fratello carissimo), nei saluti finali vengono citati i suoi collaboratori tra cui Marco e Luca. Quindi in questa lettera vengono citati entrambi gli evangelisti.

Anche nell’ultimo capitolo della lettera ai Colossesi (anche questa dalla prigionia) Paolo cita nei saluti Marco tra "quelli venuti dalla circoncisione" (cioè tra gli ebrei) e cita tra gli altri (cioè tra quelli non di origine ebraica) "Luca il caro medico" (viene detto con affetto "carissimus" nella traduzione latina); scopriamo così che Luca doveva essere anche un bravo dottore se viene citata la sua professione.

Paolo non aveva torto nel sottolineare la presenza di Luca.

Anche nella seconda lettera a Timoteo esprime il bisogno di avere vicino i suoi collaboratori che sono lontani (era in prigione ed il martirio era ormai vicino):

"Quanto a me , il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele........... Cerca di venire presto da me, perché Dema è partito per Tessalonica, Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me".

Paolo è prigioniero; affezionatissimo ai suoi collaboratori, li vorrebbe tutti con sé sentendo avvicinare la fine.

Questo è quanto il Nuovo Testamento ci dice di Luca.

Luca era di origine ellenistica, missionario, fedele al suo maestro (Paolo).

Luca ha scritto il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli; se lui fosse qui presente si stupirebbe delle nostre parole, perché non usa mai la parola "Vangelo", ma usa solo il verbo evangelizzare (= dare la buona novella) riferendolo a Gesù.

La colpa di ciò è di Marco, il quale comincia il suo Vangelo con questa parola ("Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio"); così anche gli altri scritti hanno preso lo stesso nome, pur non riportando quella parola.

Spesso si parla di parallelismo tra il Vangelo e gli Atti:

- Il Vangelo racconta la storia di Gesù, gli Atti la storia della Chiesa primitiva.

- C’è una discesa dello S.S. su Gesù, c’è una discesa dello S.S. sulla Chiesa.

Dicono pertanto che il Vangelo e gli Atti sembrano due volumi della stessa opera, ma non è così.

Il Vangelo ha una sua completezza ed autonomia; certo Luca dopo il Vangelo ha cercato nel parlare della vita della Chiesa di riallacciarsi alla sua opera precedente, ma il Vangelo era già perfetto in se stesso, non aveva nessun bisogno di un secondo volume.

Gli Atti sono preziosissimi, ma, pur con i parallelismi, non ci sono paragoni possibili tra le due opere, che anche stilisticamente sono molto differenti.

Tutti i critici, infatti, riconoscono che il livello letterario del Vangelo è più alto di quello degli Atti.

Il Vangelo parla di un personaggio (e che personaggio !) che da solo basta ad animare lo scritto.

Quindi il Vangelo ha una sua autonomia e così lo dobbiamo prendere.

Torniamo alla indagine storico-critica.

E’ importante notare le fasi essenziali che il Vangelo di Luca ha percorso nei vari secoli.

Prima c’è la Testimonianza dei discepoli, poi i tentativi di scrivere su Gesù da parte di qualcuno (Marco, Matteo e di altri che non conosciamo) e così anche a Luca è venuta l’idea di scrivere su Gesù.

Leggiamo il suo prologo:

"Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto".

E’ scritto con molto gusto, il greco di Luca è classico, ottimo da un punto di vista letterario.

Esaminiamo ciò che ci riporta :

1. Molti - Molti hanno già scritto prima di lui; molti è enfatico, è una esagerazione; noi conosciamo Marco e Matteo, ci sarà stato qualcun altro (due o tre) che noi non conosciamo; questi dove sono andati a finire? Probabilmente non avevano valore dal punto di vista ecclesiale e sono stati abbandonati col tempo.

2. Testimoni fin dal principio - La prima predicazione è stata fatta dagli Apostoli, si tramandavano a memoria formule fisse per non alterare quanto riportato da chi aveva visto con i propri occhi.

3. Resoconto ordinato - Le prime tradizioni orali non costituivano un insieme ordinato e lo scopo di Luca è di raccogliere le informazioni, non essendo lui stesso un testimone oculare, e di organizzarle sistematicamente.

4. Illustre Teofilo - Teofilo compare qui nel Vangelo e poi sparisce; ricomparirà nel prologo degli Atti per poi sparire definitivamente. Chi era Teofilo? Dal nome (= Colui che ama Dio) può essere una figura immaginaria, ma dal titolo "illustre" ( veniva dato alle personalità importanti) si potrebbe pensare ad una persona reale, un catecumeno, forse uno già battezzato, che aveva già avuto il primo annuncio, ma che aveva ancora bisogno di catechesi. Era abitudine del tempo di dedicare un’opera letteraria ad una personalità, anche se poi la divulgazione era per tutti. Ancora oggi taluni autori dedicano il loro libro al genitore, alla cara consorte etc. .

 

Teniamo quindi presenti le tre fasi:

a) I Testimoni fin dal principio diventati ministri della parola

b) La trasmissione ufficiale della Chiesa per via orale

c) Luca.

Luca vuol mettersi nella Tradizione evitando le fantasie della mente di certi parlatori. Questo è molto importante, perché Luca, rifacendosi alla Testimonianza originaria, offre ai suoi lettori una Tradizione di Fede, non solo fatti storici, ma fatti rivestiti di particolare significato.

Noi moderni nei confronti della Storia abbiamo un atteggiamento diverso; per gli antichi la Storia era un messaggio, un ammaestramento, mentre per noi sono solo i fatti.

Per gli antichi la Storia parla di per sé.

Il livello in cui Luca si immagina i fatti è la Fede; attraverso la catechesi si rendeva testimonianza a ciò che Gesù aveva fatto o detto.

I FATTI ed i DETTI sono le cose tramandate; anche nella liturgia si riportavano i FATTI ed i DETTI; la liturgia era formata da racconti in forma di catechesi.

Pensiamo al Vangelo dell’infanzia di Luca; ci sono quattro inni che la liturgia tramandava:

1.Il Magnificat (Annunciazione)

2.Il Benedictus (Visitazione)

3.Il Gloria (Annuncio ai pastori)

4.Il Nunc dimittis (Presentazione al Tempio)

Tutto il racconto storico è inquadrato in una serie di racconti liturgici che riflettevano la catechesi di quel tempo.

I Vangeli hanno questa forma espressiva: catechesi, liturgia, forme apostoliche.

La tradizione è fedele, ma qui diventa catechesi; teniamo presente questo passaggio dalla Storia alla catechesi; se i FATTI non fossero veri la catechesi cadrebbe; ma essi vengono raccontati non come Storia, ma per catechesi.

Questo spiega la differenza tra i vari Vangeli; ad esempio le Beatitudini.

Le differenze sono piccole o grandi, ma sono sempre significative:

"Beati i poveri in spirito" Mt 5,3

"Beati voi poveri" Lc 6,20

Dicono la stessa cosa, ma in modo differente, perché era differente la catechesi che li utilizzava: questa badava all’uditorio che aveva e quindi dava un taglio opportuno.

I Vangeli scrivono Storia, ma col linguaggio del dialogo fra cristiani nella comunità.

E’ importante che questi fatti ci dicano qualcosa per catechizzarci.

I testimoni, quindi, non sono stati degli storici ed il lettore si rende conto che l’esperienza fatta li ha colpiti al punto tale che ne ha cambiato radicalmente la vita.

La comunità di riferimento, cui era rivolta la catechesi, quindi spiega le differenze tra i Vangeli.

Luca è partito terzo per noi, sesto o settimo per lui che parla di "molti" prima di lui.

Innanzitutto c’è Marco prima di lui; Marco è stato il primo e tutto Marco viene riportato sia da Matteo che da Luca in modo indipendente (non si sono conosciuti tra loro).

Il testo di Marco Luca lo tratta con molto rispetto, modificando solo lo stile (Marco più che uno scrittore era un ottimo parlatore); Luca aggiunge solo la sintassi che in Marco non c’è (ad esempio il soggetto quando viene sottointeso), le forme verbali vengono rese omogenee (in Marco passato e presente sono mescolati, proprio come facciamo anche noi quando raccontiamo e parliamo di quello che è successo, mettendo il tempo presente).

Luca corregge i verbi, usa perfino l’ottativo, dimostrando un uso raffinato dello stile.

Inoltre Luca ritocca delicatamente Marco, quando qualcosa non quadra con la sua visione di Gesù.

Esaminiamo ad esempio l’episodio di Gesù e i bambini:

"Gli presentarono dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù al vedere questo, s’indignò e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me" Mc 10,13-14

"Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse; ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li fece venire avanti e disse: Lasciate che i bambini vengano a me" Lc 17,15-16

Marco dice s’indignò, mentre Luca prende lo stesso episodio e fa sparire l’ira dal volto di Gesù.

Così anche nell’episodio del miracolo fatto nella sinagoga di sabato (Guarigione di un uomo dalla mano inaridita):

"Poi domandò loro: "E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse ...." Mc 3,4-5

"Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: E’ lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla ?" E volgendo tutt’intorno lo sguardo su di loro, disse..."

Lc 6,9-10

Luca prende l’episodio, tale e quale ed anche qui sparisce l’ira; questo lo fa sistematicamente.

Il Gesù di Marco è vivo, umano fino all’ira; anche Luca vuole un Gesù umano, ma non aggressivo, bensì dolce.

Comunque Luca segue Marco, l’unico peccato è l’omissione di 2 capitoli tra cui la seconda moltiplicazione dei pani. Luca invece racconta di una sola moltiplicazione dei pani; non si conoscono le ragioni di tale omissione; forse il Vangelo di Marco che Luca aveva sotto mano mancava di questi due capitoli, oppure Luca li ha tagliati. Non si sa.

L’altra fonte di Luca è la "Quelle" (=Fonte; dal tedesco), in cui ci sono i DETTI che sono stati raccolti prima di Marco.

Anche questi DETTI venivano utilizzati per la catechesi.

Matteo se ne serve abbondantemente.

Luca se ne serve indipendentemente da Matteo.

Questo fa sì che si parli di triplice o duplice tradizione a proposito di ciò che è comune a tutti e tre gli evangelisti, oppure a solo due di essi.

In ultimo si parla della fonte unica, cioè di quello che è patrimonio particolare di Luca.

Circolavano altre cose, diverse da Marco e da "Quelle", Luca le ha controllate, le ha trovate ecclesiasticamente corrette e le ha introdotte nel suo Vangelo, come ad esempio la risurrezione del figlio della vedova di Nain.

E’ un gesto di amore di Gesù: "Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!" (Lc 7,11-17).

Così anche l’episodio della missione dei 72 (Lc 10,1); a Luca sta a cuore che la missione coincida con la realtà cristiana, essendo lui stesso un missionario.

Così anche l’episodio di Marta e Maria (Lc 11,38-42) in cui Gesù rimprovera affettuosamente Marta che si affanna a servirlo.

Tutti questi episodi sono originali, non li troviamo negli altri evangelisti.

C’è poi una massa di episodi didattici, sulla preghiera, ma li vedremo la prossima volta che parleremo dei contenuti.

La soluzione dell’esistenza non è il possedere, ma la conversione dei cristiani (non quella dei pagani, ma quella dei cristiani che già allora si comportavano male), pertanto ci sono soprattutto parabole; esse sono una quindicina (di cui alcune molto lunghe, come quella del Padre misericordioso) e sono molto belle.

Luca ha fatto ricerche, le ha trovate, le ha valutate autentiche e le ha riportate.

Luca è un infaticabile raccoglitore di avvenimenti di Gesù, di insegnamenti e di episodi.

Altra fonte di Luca sono i Vangeli dell’infanzia: l’angelo annunciatore, le due donne (Maria ed Elisabetta), i pastori, il vecchio Simeone che canta col bambino tra le braccia, etc. .

In Luca anche la Passione cambia (compare persino Erode).

Anche la morte di Gesù finisce col diventare un episodio non tragico, ma di grande serenità (non certo gioioso, sarebbe impossibile!).

Così anche la risurrezione, i due di Emmaus, il Cenacolo, Gesù che sale in cielo col gesto della benedizione sacerdotale, sono episodi sereni.

Quindi in Luca c’è il racconto della vita di Gesù, preso da Marco, con in mezzo tutte le cose raccolte: l’infanzia, gli insegnamenti (dieci capitoli), i DETTI, ed alla fine una conclusione di tipo liturgico sacerdotale con Gesù che benedice mentre sale in cielo.

Luca riesce a fare una trattazione più completa dei suoi predecessori, dando un senso di pienezza.

In Luca c’è sempre qualcosa di nuovo; certo non ci sono gli schemi rigorosi di Matteo, ma è certo più affascinante.

Manca la vitalità di Marco, ma il Gesù di Luca è più attraente.

Luca mette nel suo Vangelo molti discorsi; ma nei contenuti ci addentreremo la prossima volta.

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