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Le lettere

    Lettera N° 6: Le giornaliste della RAI protestano # 
    (pubblicata: "Un fotomontaggio tutto da ridere - 09/09/93) 
     
      Ho letto oggi su "La Stampa" che le giornaliste della RAI si sono molto arrabbiate per lo scherzetto del fotomontaggio pubblicato dalla rivista "TV Sorrisi & Canzoni" e mi sono stupito che ad arrabbiarsi non siano state invece le signorine (o signore) della Fininvest. Lo scherzetto non era male, l'idea nemmeno, nessuno ha fatto nulla di realmente offensivo e le giornaliste della RAI sono state nominate una volta in più sui mass media: mi pare che valga la pena di sorridere anche se per caso dietro il servizio ci fossero state delle intenzioni ostili, cosa alla quale non credo proprio: caso mai ci vedrei della simpatia.  
      Forse l'iniziativa della rivista è stata un po' goliardica, ma non è assolutamente un demerito, anzi! Sono ben poche, troppo poche oggi le cose che sanno strappare un sorriso di complicità e le giornaliste che non si considerano "macchineperfarnotizia" dovrebbero approfittarne quando si presenta l'occasione. Può anche darsi che l'arrabbiarsi sia in questo caso una questione socio-politico-strategica che certamente non mi riguarda, ma se le donzelle si sono arrabbiate davvero si considerino messe alla gogna! Secondo me il servizio in parola non ha tolto loro nulla ed ha contribuito alla loro notorietà, mentre la reazione potrebbe aver fatto il contrario. Alle giornaliste della RAI, anche se sono donne di punta, non farebbe male un po' di spirito come non farebbe loro male dimenticare per cinque minuti al giorno quelle entità degradanti per le donne come le "commissioni pari opportunità", che sembrano inventate molto più da donne che non contano o da maschi che vogliono tenere le donne lontane dai ruoli che contano, pur non volendo che si capisca, piuttosto che da donne che contano. 


      Commento   

      Fu scritta dopo aver letto di un'alzata di scudi delle giornaliste della RAI aderenti alla "commissione pari opportunità". Nel fotomontaggio citato nella lettera i visi delle giornaliste apparivano al posto di quelli originali in famosi dipinti. 

     
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