Lettera N° 2: Sunt aliquid
manes
In un romanzo di Isaac Asimof mi capitò
un tempo di trovare una bellissima macchina, che aveva lo scopo di analizzare
certi testi di origine diplomatica o politica per tradurli nel loro vero
significato.
La macchina era stata impiegata per analizzare
un voluminoso trattato fitto di parole ampollose e l'analisi dette come
risultato che il trattato non significava assolutamente nulla.
Se una macchina del genere esistesse e se le
dessimo da analizzare l'articolo di Guido Ceronetti (pubblicato da "La
Stampa" a pag 8 il 24 agosto "Sunt aliquid manes") sarebbe assai meno severa;
la traduzione sarebbe infatti la seguente: "Che peccato che la gente ammazzi
le ragazzine!" Sono d'accordo con Guido Ceronetti, ma mi dispiace molto
che una tragedia come la serie di ragazze uccise quest'estate venga utilizzata
a beneficio personale di chi ha voglia di giocare con le parole, con la
pretesa di essere preso sul serio e per dire poco più di niente,
quando su questa stessa tragedia si potrebbe dire molto di più con
molte meno delle 400 parole da lui utilizzate. Ho proprio l'impressione
che quelle povere ragazze siano state uccise due volte: una volta fisicamente
ed un'altra con questa macabra ed inutile esibizione, ritagliata soltanto
in vista della gloria linguistica (per chi ci casca) di una persona che
morta ancora non è.
Commento
Direi che la lettera si autocommenta;
una delle ragazze uccise quell'estate tuttavia era la nipote di una persona
di mia conoscenza della quale, a tutt'oggi (26/3/94) non si conosce il
vero assassino (Manuela, nipote di un amico); anche per questo l'articolo
di Ceronetti mi aveva particolarmente irritato.