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Un occhio in facoltà


Giudichiamo i professori
di Adamo Azzarello

Siamo nel periodo più caldo dell’Anno Accademico, quello che precede la sessione estiva degli esami. La tensione per l’esame sale e cerchiamo di prepararci al meglio per superare la prova che ci attende. Fin qui, anche se ci sarebbe da discutere sul modo in cui vengono svolti gli esami, in molti casi dei veri e propri terni al lotto, e sui criteri di valutazione a cui si ispirano i nostri «carnefici», tutto “normale”.
Non ci sembra normale,però, che una volta terminati i corsi non si senta la necessità di chiedere agli studenti il loro parere sulla validità delle lezioni, sulla disponibilità del docente sia nel rapporto «umano» con gli studenti che verso l’apertura a domande e contributi degli stessi, sulla validità dei seminari, sempre che se ne svolgano, sulla reperibilità in biblioteca dei testi da studiare, sulla coerenza dei libri assegnati con i temi trattati a lezione, sul carico che essi costituiscono (se sia eccessivo o meno), etc… Non si sente il bisogno di confrontarsi con il parere dei diretti interessati, gli utenti dei corsi, da cui si potrebbe prendere spunto per operare dei cambiamenti in positivo; il Consiglio di Corso di Laurea (e/o quello di Facoltà, nelle questioni che gli competono) potrebbe vagliare i risultati secondo dei criteri stabiliti e prendere provvedimenti adeguati per l’anno successivo, sempre che ce ne fosse bisogno (!!!).
Il modello c’è già, la “scheda di rilevazione didattica” è già attiva da qualche anno a Scienze Politiche e, anche se sappiamo bene che alla fine è la disponibilità dei professori a contare, riteniamo che sia uno strumento che possa frenare, o almeno contrastare, possibili degenerazioni. Ma forse i nostri professori hanno paura di subire gli «esami»? hanno per caso il timore di dover rendere conto a noi miseri studentelli? temono di essere bocciati e di far brutta figura davanti ai loro colleghi cattedratici? speriamo di no! speriamo che le ragioni siano altre, però il dubbio rimane e le illazioni potrebbero essere anche più pesanti. Per darci un segnale positivo, coinvolgerci maggiormente nella vita del Dipartimento, sarebbe bene che i docenti ascoltassero anche la nostra opinione e si chiedessero il perché di certi risultati anziché altri, come noi facciamo quando un esame non va come ci aspettavamo.
L’iniziativa dovrebbe essere presa dal Dipartimento e mirata a coinvolgere tutti gli studenti che frequentano; le iniziative personali (sebben utili), in questo caso, lasciano il tempo che trovano. Sarà valutata la proposta oppure, come al solito, dovranno essere gli studenti a prendere l’iniziativa? ma noi vogliamo aspettare perché riteniamo che debba essere un’iniziativa «istituzionale» e non di parte, che alla fine potrebbe rischiare di non produrre risultati positivi. Insomma, cari professori, discutetene, riferiteci e…in bocca al lupo" per gli esami dell’anno prossimo.

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