© Maurizio Paparone 1992
 
PREMESSA
 

L'esperienza estera degli ultimi anni ha mostrato un rapido sviluppo dei mercati futures, in particolare su strumenti finanziari. Questi sono attualmente presenti in circa 20 paesi del mondo. I sette mercati maggiori hanno fatto registrare nel periodo 1989-1990 un saggio di crescita degli scambi pari in media al 10%, mentre se si considerano solo i due principali mercati europei la crescita è stata superiore al 30%. Negli ultimi tre anni sono stati aperti mercati derivati in Islanda, Canada, Germania e Spagna.

Oggi, a poche settimane dall'apertura delle contrattazioni nel neoistituito mif (mercato italiano futures), è particolarmente vivo l'interesse, e non solo degli operatori economici, alle funzioni svolte dai futures e alle caratteristiche tecniche dei mercati in cui questi strumenti vengono negoziati.

Da tale interesse prende spunto la presente ricerca che si pone un duplice obiettivo.

In primo luogo si tenterà di fornire una sintesi dei contributi teorici relativi alla nascita e all'evoluzione dei mercati futures.

In secondo luogo, al fine di tradurre nell'operatività di tali mercati le funzioni svolte dai financial futures, si riassumeranno alcune caratteristiche operative di tali strumenti, nonché quelle dei mercati in cui vengono scambiati.

Nella prima parte si prenderà l'avvio dalla principale funzione dei financial futures ossia quella di copertura, di attività detenute a pronti, da avverse variazioni di prezzo. Qui si esaminerà l'evoluzione teorica del concetto di copertura alla luce dell'economia dei diversi soggetti che intervengono nei mercati, con particolare attinenza al ruolo svolto dagli speculatori. Si tratterà in seguito la seconda importante funzione svolta dai futures, quella informativa, resa fondamentale dalla necessità degli operatori di disporre di informazioni in termini sempre più rapidi e precisi.

Nella seconda parte si tratteranno le istituzioni, i partecipanti e le particolarità tecniche dei mercati futures. Inoltre, dopo averne approfondito i meccanismi di funzionamento anche attraverso alcuni esempi, si esporrà brevemente la situazione italiana.

Evidentemente in ambito teorico, i riscontri empirici non potevano che prendere a riferimento alcuni tra i già collaudati mercati statunitensi ed europei. Ciò vale, evidentemente, anche per la seconda parte della ricerca dove alcuni tra i citati meccanismi di funzionamento sono stati esemplificati sulla base di schemi adottati prevalentemente dai due maggiori mercati europei, quello francese, il matif e, quello inglese, il liffe.

 

INTRODUZIONE

 

Un financial future è un contratto stipulato allo scopo di effettuare una futura compravendita di strumenti finanziari ad un prezzo predeterminato.

Questo contratto non è quindi un titolo quale ad esempio un'azione o una obbligazione; è invece uno strumento "derivato".

L'organizzazione dei mercati futures relativi agli strumenti finanziari può essere osservata come la naturale evoluzione dei medesimi mercati per i prodotti agricoli e, in genere, di varie attività quali materie prime o metalli preziosi, detenute nel disponibile.

L'origine dei futures risale al 1865, anno in cui venne stipulato il primo contratto a termine sul grano presso il chicago board of trade.

Sempre negli Stati Uniti, negli stessi anni, nascono mercati futures riferiti a diverse attività. Nel 1870 venne istituito presso il new york cotton exchange il mercato per la trattazione di contratti sul cotone. Nel 1882 nacque il mercato del caffè e successivamente quello dello zucchero e del cacao.

Tra la fine del 1800 e i primi del '900, Chicago rappresenta il polo attorno a cui si consolida il processo di sviluppo dei mercati futures del Nord America. Nel 1868 venne istituito il mid america commodity exchange, nel 1919, il chicago mercantile exchange.

Per quanto riguarda l'Europa, i mercati di maggiore interesse per i contratti futures su commodities nacquero a Londra con il london metal exchange (lme) e il london commodity exchange (lce).

L'evoluzione di tali mercati organizzati è stata ampiamente favorita dall'introduzione e la trattazione di titoli rappresentativi dei beni oggetto dei contratti negoziati. Tale circostanza ha reso di fatto fungibili tali merci, in quanto i corrispondenti titoli rappresentativi erano caratterizzati da alcuni elementi quali:

- standardizzazione della quantità e della qualità della merce;

- definizione dell'intervallo di tempo entro cui la consegna deve avvenire;

- determinazione del luogo o dei luoghi in cui la consegna deve avvenire.

Successivamente, il progressivo accentramento delle negoziazioni presso i maggiori mercati europei ed americani, favorito anche dallo sviluppo dei mezzi di comunicazione, ha ulteriormente accelerato l'evoluzione di tali mercati.

La successiva idea che la moneta potesse essere considerata la materia prima per eccellenza, in quanto il suo prezzo varia quando lo si esprime in funzione del prezzo di un'altra moneta (tasso di cambio), ha permesso che si potessero considerare i mercati futures di strumenti finanziari quali il naturale sviluppo dei mercati a termine delle merci.

Il primo contratto future su attività finanziarie, introdotto nel maggio 1972, fu il future sui tassi di cambio.

Grande importanza per l'avvio delle contrattazioni di futures sui cambi ebbe l'abbandono degli accordi di Bretton Woods, che circa nove mesi prima aveva determinato il passaggio dal regime di cambi fissi al regime di cambi flessibili. Ciò aveva provocato notevoli oscillazioni nella parità di conversione delle valute tra loro. A seguito dell'instabilità venutasi a creare, si accrebbe enormemente l'esigenza degli operatori internazionali di coprire questi rischi.

Il Chicago Mercantile Exchange, anticipando l'esigenza di fronteggiare l'accresciuta variabilità dei tassi di cambio, creò una propria borsa, l'international monetary market (imm) per la trattazione di contratti futures sulle maggiori valute.

La piazza di Chicago fu, come sempre, la sede delle prime e più significative innovazioni.

Anche le prime contrattazioni di futures sui tassi d'interesse presero il via presso il Chicago Board of Trade nell'ottobre del 1975 con un contratto denominato Government National Mortgage Association Security (gnma), un titolo rappresentativo di una quota parte di un insieme di mutui ipotecari, concessi da un intermediario finanziario ai privati per l'acquisto della casa.

Notevole importanza per la successiva e rapida espansione delle contrattazioni di tale strumento, è da attribuirsi al fatto che il mercato statunitense dei titoli ipotecari si caratterizzava come un mercato particolarmente liquido e con un ampio volume di trading. Ciò ha favorito la creazione di un parallelo mercato futures. In effetti il mercato futures non è una sovrastruttura, bensì la naturale evoluzione di un'attività commerciale.

L'analisi storica sull'evoluzione dei mercati futures, è una verifica empirica di questa osservazione poiché essi si svilupparono proprio dove i corrispondenti mercati a pronti risultavano competitivi, vivaci e liquidi.

Nel 1976 il cme avviò le contrattazioni sui Buoni del Tesoro a 90 giorni.

Nel 1981 venne avviato con successo il contratto sui depositi in eurodollari a tre mesi.

Per quanto riguarda l'Europa, i financial futures sono stati trattati per la prima volta al liffe (london international financial futures exchange), istituito nel 1982. Il rapido sviluppo che ha caratterizzato i primi anni di vita della borsa futures londinese è stato confermato nel corso degli anni. I volumi di attività hanno mostrato un aumento medio costante del 50% annuo e nel biennio 1990/91 sono più che raddoppiati. Inoltre il liffe ha oggi la gamma di financial futures più completa del mondo con sette valute quotate, due indici azionari, cinque tassi di interesse a tre mesi e sei tassi di interesse di lungo periodo tra cui i Treasury Bonds, che sono i contratti più scambiati in Europa, e i BTP italiani introdotti il 19 ottobre 1991. (1)

Un altro mercato europeo in ascesa è il matif (marché à terme international de france) aperto a Parigi il 20 febbraio 1986.

L'ultima innovazione dei mercati financial futures è stata la creazione dei contratti su indici azionari.

Allo sviluppo dei contratti a termine degli indici azionari ha concorso soprattutto l'esigenza di imprese e intermediari di fronteggiare la crescente variabilità dei valori azionari, considerato che questi contratti rappresentano, come è noto, uno strumento idoneo a fronteggiare la componente sistematica del rischio di variazione del valore di un portafoglio.

La quotazione del primo future sugli indici azionari risale al 24 febbraio 1982 quando, presso il kansas city board of trade, iniziarono le contrattazioni del Value Line. Infine, nell'aprile del 1982, presso l'imm di Chicago iniziò la quotazione di quello che era destinato a divenire l'indice azionario più quotato in assoluto, lo Standard & Poor's 500, un indice composto da 500 titoli il cui valore viene calcolato mediante la ponderazione del valore di mercato dei titoli componenti. (2)

 

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