SCENA I
Tel Aviv, 1948
All'interno di un autobus di linea Elie Wiesel osserva distrattamente i passeggeri. Seduto sul lato sinistro un uomo legge il giornale.
Un passeggero come tanti... Ad un tratto Wiesel riconosce in lui il Kapò.
I suoi pensieri vagano alla ricerca del passato evocato da questo incontro...
WIESEL: (parla una voce registrata che costituisce il suo pensiero) <<Ma perché ho preso l'autobus?>> (dà una nervosa occhiata all'orologio) <<Che stupido! Alla prossima fermata scendo e proseguo a piedi. Possibile che gli altri non abbiano fretta?!>> (così pensando dà una rapida occhiata ai passeggeri) <<Guardali là, tranquilli e rassegnati.>> (il suo sguardo si sofferma su un uomo) <<Guarda quello... già quello...>> (le luci si spengono e un occhio di bue illumina ora Wiesel, ora la persona che egli sta osservando)
<<Cinquanta? Forse anche cinquantacinque. Beh, comunque mezza età. Vediamo... dev'essere un impiegato. Funzionario. Silenzioso ed efficiente. Odiato dai colleghi. Benestante...>> (lunga pausa) <<Certo che somiglia molto a... a... non... ma ho già visto una faccia simile...>>
(Wiesel si alza per raggiungere un posto vicino all'uomo... ora è l'attore stesso che parla)
<<Scusate, ci conosciamo?>>
KAPÒ (PASSEGGERO): (si gira, lo sguardo assente e risponde in modo distratto) <<Prego? State parlando con me?>>
WIESEL: <<Sì. Ebbene, io credo che noi due ci siamo già visti.>>
KAPÒ: <<No, non credo... Non vi ho mai visto.>> (indifferente si volta verso il finestrino)
WIESEL: <<Voi non siete originario della Palestina. Venite per caso dall'Europa?>>
KAPÒ: (senza voltarsi, con voce seccata) <<Smettetela, non mi seccate. Sono stanco>>
WIESEL: <<Avre...>>
KAPÒ: (adesso con tono arrabbiato) <<Andatevene>>
WIESEL: <<Prima vorrei farvi qualche domanda.>>
KAPÒ: <<Qualunque cosa sia non vi riguarda.>>
WIESEL: <<Dov'eravate durante la guerra? In Polonia? O in Germania?>>
KAPÒ: <<Lasciatemi in pace!>> (sempre più arrabbiato)
WIESEL: <<Sì in Germania. Dove? Ma in un lager nazista. Come me. Già, perché anche voi siete ebreo.>>
KAPÒ: (con voce sicura) <<Andate al diavolo! La mia pazienza ha già superato ogni limite, perciò piantatela con queste domande insolenti.>>
WIESEL: (assorto nella sua meditazione) <<Mmmh... eravate a Buchenwald? No vero? O a Gleiwitz? Neanche. Magari in Polonia. Ad Auschwitz. Sì, ma in un campo annesso. Un attimo... mmmh... ci sono Monowitz-Buna, giusto?>>
KAPÒ: <<Tacete! Voi siete pazzo!>>
WIESEL: <<Ma voi non eravate uno "sporco" ebreo qualunque. Già. Voi eravate un privilegiato un Blockführer, un onnipotente capobaracca, padrone della vita di centinaia di persone. Davanti a voi tutti tremavano. Io vi maledicevo, io, ma mio padre no. - (sospira) - Un giorno avete costretto mio padre a cedermi la sua razione di zuppa. Io l'ho inghiottita, lasciando mio padre affamato. Non ho reagito, avevo paura. Voi avete sempre vinto. E di fronte al passato avete ancora il coraggio di dichiararvi innocente?>>
KAPÒ: <<Basta! O vi metto le mani addosso!>>
WIESEL: <<Oh quello lo sapevate fare bene! Voi eravate la sofferenza per noi, l'angelo della morte. Ma non eravate altro che uno di noi, che però non si unito alla sofferenza dei suoi fratelli; avreste potuto morire da uomo, ma morirete da assassino>>
KAPÒ: <<Smettetela, o... o...>>
WIESEL: <<E oggi, come vivete? Dormite la notte? Mangiate con appetito? E i vostri cari, vostra moglie, i vostri figli? Cosa dite loro? Buongiorno? Buonasera? SHALOM? O "verfluchte Hunde"? Su, rispondete! Allora non vi mancava la parola.>> (sospiro)
(lungo silenzio. L'uomo guarda un punto fisso nel vuoto. Ad un certo punto l'autista grida <<Allora?! Siamo arrivati, mi sentite? Non potete passare la notte qui dentro!>>. L'autobus è vuoto e i rumori cittadini si odono solo in lontananza. Wiesel e il suo "prigioniero", come risvegliati da un lungo sogno, scendono dall'autobus, in mezzo al pubblico)
WIESEL: <<Guardatemi! Vi ricordate di me?>>
KAPÒ: <<Voi... voi...>> (l'uomo cambia umore, assume l'atteggiamento di una persona arrabbiata e comincia a urlare imprecazioni e frasi in tedesco, come: <<Du bist Jude! Ruhe, Jude! Heraus! Schneller heraus! Ruhe, Ruhe, haftling! Arbeit! Antreten zum Appel oder! Strafen! Auf! Los auf! Verfluchte Hunde! Arbeit! Alles dort lassen! Ruhe! Ruhe in Block, verfluchte Hunde! Heraus! Schneller heraus! SCHLAGE IHN TOT!!!...>>)
WIESEL: (impaurito dai ricordi, si copre il volto) <<No! Aiuto, no!... Perché Signore mi hai fatto questo?>> (seguito da un'eco)
(Wiesel si prende il volto tra le mani, rimane in prossimità del bus e le luci si spengono... Da questo punto ha inizio il percorso dei ricordi che si chiuderà con la stessa scena alla fine)
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