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Jacques Lacan
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Espulso dall' IPA- International Psycanalitic Association (per spinta soprattutto di Marie Bonaparte) riconferma la sua appartenenza all'eredità freudiana fondando il 21 giugno 1964 l' Ecole freudienne de Paris.
Pur confermando le basi del pensiero e della pratica freudiana (inconscio, ripetizione, transfert, pulsione) pone in una diversa prospettiva l'inconscio, che non sarebbe solo la "primordialità oscura" o il retaggio del passato infantile, ma un "intoppo, mancamento, fessura" che i manifesta nel discorso cosciente. Questo è quanto emerge dal Seminario XI, che L. tiene proprio al momento della rottura con l'IPA, seminario dal titolo "I quattro concetti fondamentali della psicanalisi". L'inconscio rappresenta l'inappagato, qualcosa che esige di potersi compiere nell'avvenire.
Precedentemente (nel
testo-manifesto del 1953 Funzione e campo della parola in psicanalisi)
aveva ricavato le figure della metafora e della metonimia dai meccanismi
freudiani dello spostamento e della condensazione. Ora invece
preferisce usare, anziché quest'ultima coppia, quella inedita di alienazione-separazione,
che ha a che fare con l'Altro che è però anche "nostro". Per
L. questa tensione è espressa nel quadro "Gli ambasciatori" di
Holbein, laddove entro un atteggiamento e un ambiente del tutto formale, viene
introdotto in posizione centrale un oggetto indefinibile, strano, sospeso,
obliquo, che è il frutto di una anamorfosi (Jurgis Baltrusaitis, Anamorfosi
o Thaumaturgus opticus") cioè di un sotterfugio ottico che destruttura
le forme perché esse possano ricomporsi in una nuova prospettiva: nel caso di
Holbein l'oggetto si rivela un teschio. L.vuole riprendere qui l'essere-per-la-morte
heideggeriano per l'assunzione della nostra reale dimensione, del nostro limite
radicale, solo attraverso tale limite coscientemente assunto vi è la
possibilità di vivere con radicalità il nostro desiderio.
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