ÈGO
- in quanto coscienza e conoscenza delle contingenze (l'arte) -
accentuata rubrica per chi non esalta se stesso (l'uomo) ma solo
"l'altro da sé" (l'artista), di chi ama o ambisce
a ricondurre e subordinare a sé ogni cosa (ars vivendi);
organizzate nel modo più coerente: (eccentriche) ipotesi
e (inusitate) soluzioni di/per interviste che esaltino l' "IO
artistico" anziché quello (del) critico - sdefinito-spersonalizzato
in stereotipi, cliché, modelli, standard non dissimili da
banalissimi deja vu, rivisitazioni/citazioni precedenti/altrui,
da calzare a pennello
"su misura" degli interlocutori!
[MODELLO] 03: nell'assoluta libertà
di parola degli intervistati; nessuna domanda, solo l'incensurata
annotazione delle considerazioni o dei suggerimenti, così
delle associazioni di pensiero, degli addetti ai lavori intervenuti
nei tre giorni inaugurali.
Andrea Chiesi:
Alla Biennale, mercoledì pomeriggio, mi piacerebbe
che tutti quelli che fossero qua si rendessero conto che sono molto
fortunati perché la grande maggioranza della gente a quest'ora,
oggi, lavora. Noi invece ce la godiamo...
Loris Cecchini:
[ha declinato l'invito a rilasciare una dichiarazione]
Italo Zuffi:
Ho appena incontrato un carissimo amico.
Paolo Toffolutti:
È una giornata grigia qui a Venezia; Alberto [Zanchetta,
ndr] ha la barba e una bellissima camicia rossa, rossa come i cardinali
direi. Io spero che la giornata sia favorevole per me e per Alberto.
Alice Rubbini:
Questa è la biennale della banalità.
Valerio Dehò:
È una biennale così bella che sembra una quadriennale.
Flavio Favelli: Odio
la Biennale!
Simone Lucietti:
Devo ancora andare in Biennale. Domani vado in Biennale.
Tiziano Scarpa: C'è
un momento in cui si pensa a qualcosa di interessante da dire o
da pensare in questo momenti, c'è.. [registrazione confusa]
..protrarsi nel tempo per ore, anni, vite intere è la condizione
normale quindi perché riempire di qualche stellina di baluginio
e di pallida illuminazione quello che è buio, mediocrità
e sconcerto. Stiamo nello sconcerto. Abitiamo sempre nello sconcerto
e così - tanto - è inutile andare a cercare qualcosa
di folgorante.
Comunque: l'altro giorno un fulmine ha ammazzato due persone che
stavano facendo un picnic, nonostante non fosse notte.
Francesco Impellizzeri:
...questi aggeggi fanno paura [riferendosi al mangianastri che registra
i dialoghi]. Se tu, tanto -- -- [la conversazione prosegue ma rumori
di fondo rendono incomprensibili le parole e impossibile una loro
fedele trascrizione] -- --
Luigi Carboni: [apparentemente
nulla da rilasciare]
Alvise Bittente:
Sono un guardia sala semplice, offro un servizio di assistenza al
pubblico grazie a un corso che abbiamo fatto, di comunicazione con
il pubblico e di relazione interpersonale.
Bernardo Bartoli:
[troppo imbarazzato per parlare]
Giovanni Manfredini: [troppo
stanco per commentare]
Zefferina Castoldi:
L'impressione è che gli artisti italiani si sono difesi bene,
soprattutto i giovani. Boetti è il maestro, però tutti
quelli giovani mi sono piaciuti tanto e poi mi è piaciuto
Urs Luthi che ho trovato molto in sintonia con me, anche se io sono
italiana e lui svizzero, e poi bellissimo Kulik al padiglione jugoslavo.
E poi tante belle cose. Ci sono anche tante cose che sono discutibili,
in una buona parte, però direi che nel complesso è
una bella Biennale.
Mario Gorni:Volevo
aggiungere al parere della mia illustre "braccio destro"
che ci sono tante cose brutte... ci sono troppe cose brutte rispetto
a quello che dovrebbe esserci alla Biennale. Credo che il livello
di Achille Bonito Oliva non sia ancora stato superato. Da Szeemann
ci si poteva aspettare qualcosa di più.
Se ci fossero state meno cose brutte sarebbe stata una buona Biennale;
i lavori belli sono comunque sufficienti per restare qualche giorno
qui.
Andrea Sala:
Il padiglione austriaco era molto sporco. [?]
Vinicio Momoli:
Mostra molto bella. Mi è piaciuto molto il padiglione giapponese.
Lorenzo Bruni:
[impasse di silenzio]
Flavio De Marco: Appena
entrato in questo spazio [riferendosi alla sala di Cy Twombly nel
padiglione Italia] mi è venuto in mente un piccolo ricordo
onirico di un paio di anni fa in cui, camminando lungo un corridoio,
si arrivava - dopo circa un paio di minuti - in uno stagno dove
c'è un lumicino e al centro una figura, ma non ci si può
buttare nello stagno né ci si può andare vicino perché
l'acqua in realtà non è acqua e appena si mettono
i piedi su questa superficie scompare fisicamente e quindi si può
osservare da lontano questo lumicino che si vede che ha una figura
ma non si riesce a capire bene cos'è e deve rimanere in questa,
diciamo, doppia visibilità; cioè visibile e invisibile...
Marco Papa:
Ingiusto! [riferendosi a una cena su invito]
Jorge Peris:
Buonanotte, eeee... avete dei posti per dormire? qui a Venezia?
|