Servizio di Nereo Liverani
Domani alle 11, nella sala degli Allori della Provincia, sarà presentato ai
rappresentanti degli sport del canottaggio e della canoa il progetto che la
Fondazione "Giovanni Michelucci" ha elaborato per il futuro Parco dei Renai,
vicino all'Arno, nell'angolo della pianura fiorentina prossimo a Signa. Questo
territorio, prima palude e poi cava di rena e ghiaia, potrà ospitare un impianto per
il canottaggio, la canoa, la vela, il surf, la pesca, il tempo libero. Può lasciare
perplessi, con certe polemiche in corso, la proposta, proprio ora, di un altro
progetto per un impianto sportivo, ma in questo caso, dicono i promotori dell'idea,
lo sport serve a trasformare un territorio fortemente degradato in un parco con
laghi, prati, alberi. La spesa, aggiungono canottieri e canoisti, per i lavori più
complessi può essere rinviata o frazionata nel tempo, come avviene già a San
Miniato, in provincia di Pisa, dove si trasformano vecchie cave di sabbia in un
campo di regata. Per avviare l'attività sportiva basta poco: soprattutto occorre
difendere dall'inquinamento gli stagni che si formano nelle cave non più in uso.
Canoa, canottaggio e surf non richiedono vaste tribune né grandiose costruzioni,
chiedono solo acqua pulita, dicono rematori e canoisti. Storia, sport, urbanistica,
si intrecciano ai Renai in una lunga storia che parte curiosamente da lontano.
All'origine c'è il più toscano tra i geni di ogni tempo: proprio Leonardo da Vinci.
Ci ha lasciato una mappa, ora conservata in Inghilterra nel castello di Windsor,
disegnata intorno al 1505, con il primo progetto di bonifica di questo terreno .
Allora l'Arno compiva larghi giri nella pianura: Leonardo propose un percorso
rettilineo, costruito due secoli dopo. Le tracce dei vecchi percorsi del fiume sono
state riconosciute qualche anno fa da due geologi esperti nella interpretazione
delle foto aeree, Carlo Conedera e Alessandro Ercoli. Uno dei due scienziati.
Conedera, è anche canoista e dirigente della Canottieri Comunali. La mappa di
Leonardo fu attentamente osservata da una studente che ne ricavò il tema per
una tesi di laurea e anche il motivo per cercare luoghi adatti al suo sport
preferito, il canottaggio. L'idea di un impianto per la piccola nautica già era stata
proposta dopo l'alluvione, nel quadro della regimazione dell'Arno, ma il progetto
si era impaludato tra tante difficoltà. II disegno era stato elaborato da un ex
canottiere fiorentino, Maurizio Clerici. II terreno indicato era prossimo ai Renai
ma dall'altra parte dell'Arno, fra Badia a Settimo e Lastra a Signa. Erano gli inizi
degli anni Settanta. (...) All'inizio degli anni Ottanta un gruppo di ragazzi che
praticano la canoa, il canottaggio e il surf ha cominciato ha frequentare i grandi
laghi formati dall'acqua sorgente dal terreno nelle cave di rena tra Signa, Campi,
San Donnino, con un accordo con i proprietari dei terreni. Da anni, per
propagandare l'idea di un parco dei Renai destinato allo sport, sono state indette
nel mese di giugno gare di propaganda, regionali, nel tratto dell'Arno più vicino ai
Renai. Intanto anche le amministrazioni pubbliche si impegnavano nella
procedura per dare un assetto definitivo a questo territorio, molto meno
semplice, tuttavia, di quanto possano immaginare i non addetti ai lavori. I Renai
hanno avuto quindici giorni di fama quando la loro acqua purissima è servita a
scongiurare la sete di Firenze nel settembre della grande siccità. Aveva ragione
Leonardo: qua un tempo scorreva in lenti giri l'Arno. Leonardo non
immaginava però, che la sua mappa sarebbe stata utile per ritrovare di nuovo, in
caso di bisogno, l'acqua che per vie sotterranee, continuava a scorrere nel
sottosuolo, lungo gli antichi alvei. I giovani che lavorano nella fondazione
Michelucci già parlano con entusiasmo della possibilità di recupero di questo
territorio.
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