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Memorandum historiae


Il Revisionismo
Goldhagen, un successo americano
di Costanza Preti

Al Prof. Ranchetti va il merito di avere organizzato un ciclo di seminari nel nostro dipartimento; un’iniziativa tesa a stimolare interesse e approfondimento su diverse problematiche della società contemporanea, rivolto principalmente agli studenti ma aperto a tutti quelli che vogliono partecipare; i seminari sono ben organizzati,i verbali di ogni incontro messi a disposizione degli interessati .
Ad uno di questi ha partecipato il prof. Collotti, intervenendo sul “libro-scandalo” di D.J.Goldhagen “I volenterosi carnefici di Hitler” (Mondadori 1997); le premesse dell’incontro erano quelle di capire e riflettere sul valore effettivo del lavoro dello storico americano, visto che il suo libro, così rapidamente divenuto un successo editoriale ed immediatamente tradotto in molte lingue, ha avuto una sorte piuttosto diversa rispetto ad opere di ben più rilevanza scientifica, come ad esempio “La distruzione degli ebrei d’Europa” di R. Hilberg, che ha dovuto attendere vent’anni prima di una traduzione in italiano.
Inoltre, al successo di pubblico fa da controaltare una stroncatura piuttosto decisa da parte degli storici del settore che non hanno esitato ad usare toni duri e polemici nel commentare il volume.
Brevemente, la tesi centrale del libro è che tutti i tedeschi, quelli “comuni”, abbiano partecipato attivamente al genocidio in virtù di un “antisemitismo eliminazionista” presente nei geni tedeschi fin dall’ ‘800, ma che sparisce, quasi per miracolo, dopo il 1945. Questa tesi viene dimostrata ripetutamente, quasi ossessivamente, nel corso delle 618 pagine (!), corredate da ampie documentazioni, anche fotografiche(...), sulle orribili attività dei “battaglioni di polizia” impegnati nello sterminio di ebrei in Russia e in Polonia negli anni 1941-1944.
La semplificazione dell’analisi, sottolineata dal prof. Collotti, omette qualsiasi riferimento alla tecnostruttura dello Stato nazista, al fatto che ci fosse una stretta collaborazione tra apparato centrale e apparati periferici e che quindi tutti i settori tecnici dello Stato fossero coinvolti nella “soluzione finale” (cfr. il ruolo delle ferrovie nell’organizzazione dei convogli di ebrei); Goldhagen riduce la problematica sociale al comportamento dei singoli individui, una spiegazione monocausale che non si interroga sulle molte complessità che la storia dell’olocausto ancora presenta, non si interroga sul problema del consenso e della costruzione di esso, della violenza usata in tale costruzione e degli effetti conseguenti sulla popolazione tedesca.
Inoltre lo storico americano si pone in un’imbarazzante quanto presuntuosa posizione di “revisore assoluto” affermando nella sua introduzione che “per spiegare perchè sia avvenuto l’olocausto occorre una radicale revisione di tutto quanto è stato scritto fin ora: questo libro appunto”.
Gli storici, formando un fronte compatto di dissenso critico, lo hanno accusato di aver riportato il dibattito sul genoicidio degli ebrei indietro di cinquant’ anni e gli storici tedeschi, racconta il Prof. Collotti, hanno opposto un rifiuto molto forte: Wehler, diacono della storiografia tedesca, si chiede come un simile libro sia potuto sfuggire alla comunità scientifica di Harvard che ne viene automaticamente squalificata; G.Craig lo definisce come un’inutile provocazione affermando che la tesi centrale non rispetta la verità; U.Herbert condivide il problema che pone Goldhagen, cioè di come sia potuto accadere che il nazismo sia stato così largamente sostenuto, ma non ne condivide la spiegazione biologica dell ‘antisemitismo eliminazionista.
Queste sono solo alcune delle critiche, ma resta il fatto che la maggior parte del pubblico, soprattutto quello tedesco, abbia molto apprezzato il libro e le sue conclusioni. Le ragioni di un simile successo risalgono probabilmente al fatto che Goldaghen scagiona completamente la giovane generazione sostenendo che “dal 1945 ad oggi si è affermato un sistema democratico dove l’antisemitismo è illegale , in cui la cultura si basa su nuovi valori illuministici (...) non mi pare poi così sorprendente scoprire che dopo due generazioni la Germania sia radicalmente cambiata” (Espresso, 3 Aprile 1997); strana conclusione da parte di chi ha sostenuto per 600 pagine che un antisemitismo eliminazionista fosse presente in tutti i tedeschi fin dall’ ‘800 ...
Altre possibili spiegazioni sono forse ascrivibili al successo personale dello storico americano, un successo mediatico, rafforzato dai molti dibattiti pubblici in cui è uscito quasi sempre “vincitore”, macinando i “vecchi” storici inesperti di media e di comunicazione, inadatti a battaglie televisive.
Alla fine dell’incontro emerge l’incongruenza del rapporto fra ricerca specialistica e divulgazione. Collotti conclude chiedendosi cosa arrivi davvero al pubblico della ricerca specialistica: “Nei casi migliori arriva Goldaghen e a noi non è lecito passare sotto silenzio la risonanza da lui riscossa liquidando il suo lavoro semplicemente come un “cattivo libro”.

Bibliografia essenziale:

  • F. Neumann, Behemoth, Struttura e pratica del nazionalsocialismo, Feltrinelli, 1977;
  • R. Hilberg, La distruzione degli ebrei in Europa, Einaudi, 1995;
  • R. Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei (1933-45), Milano 1994;
  • C. Browning, Uomini comuni: polizia tedesca e soluzione finale, Einaudi, 1995;
  • H.Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Milano, 1964;
  • Z.Bauman, Modernità e olocausto, Bologna, 1992.
    Per ulteriori approfondimenti rimandiamo alla bibliografia di Fascismo, fascismi del Prof. Collotti (Sansoni, 1989). 1