Il Bambino e l'Acqua Sporca. Coordinamento Genitori-Insegnanti

Riordino dei Cicli Scolastici








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Per una Scuola Amica

Da alcuni mesi il Coordinamento è impegnato nell'elaborazione di una proposta alternativa al progetto di Berlinguer, una proposta che contesta la sostanza della filosofia ispiratrice del disegno ministeriale.

La quantità e la varietà dei contributi che le redazioni provinciali stanno raccogliendo testimoniano la vivacità del dibattito in corso.

Le ipotesi finora confrontate si differenziano negli aspetti tecnici, strutturali; alcune sostengono l'opportunità di una mediazione con la proposta del Ministro, tutte, però, muovono dalle medesime coordinate culturali e pedagogiche così nettamente delineate da costituire un supporto ideologico unico alle nostre progettualità. Dai due contributi maggiormente significativi che ci sono pervenuti (Concorezzo e Firenze) è nata una bozza di documento di Riforma. Perché questo percorso non finisca, invitiamo i nostri lettori a proseguirlo insieme mandandoci i loro contributi, individuali o collettivi.

Sulla Riforma Berlinguer

Manifesto in difesa dei bambini e delle bambine

Nuovo organico di circolo

Le insegnanti di Concorezzo a lavoro

Una Scuola Amica. Bozza del documento del Coordinamento

 


RIFORMA BERLINGUER

Come sapete il Ministro ha presentato la proposta di legge al Governo (17 articoli). Secondo quanto emerso dalla lettura l'articolato è ancora più generico del Documento: non spiega niente di più; mancano i riferimenti ideologici, sono scomparse la dipendenza dal Patto per il Lavoro e la subalternità alla formazione professionale che ora si ritrova nella premessa: la relazione di accompagnamento. Questo rende più difficile la comprensione reale del testo da parte di insegnanti e genitori e quindi la demistificazione della sua "raffigurazione", montata con cura.

Sembra che Berlinguer non abbia tenuto in alcun conto la scuola reale, i percorsi, le problematiche emerse in questi anni, i risultati (positivi e soprattutto negativi), le indagini stesse del MPI che criticano la 148 nel tentativo di arginare e rivedere la secondarizzazione della scuola elementare.

Berlinguer ha pienamente ignorato tutto ciò, costituendo una riforma complessa, frammentaria, disciplinare, che avvicina sempre più la scuola all'individualismo, alla competitività, alla chiusura alla relazione, all'inaridimento nozionistico.

L'unico obiettivo chiaro, come ha dichiarato l'ispettore Iosa, è risparmiare 50.000 insegnanti.

Nell'incontro precedente di giugno tenutosi a La Spezia si era prospettata la necessità di elaborare una proposta alternativa di riforma - concreta ed articolata - che potesse diventare un punto di riferimento, di incontro e di coagulo di soggetti (insegnanti e genitori) che non si riconoscono nel progetto Berlinguer, ne vedono gli aspetti negativi e i rischi, ma che si sentono isolati e privi di riferimento.

La proposta si articola in 5 bienni: (innalzamento fino a 16 anni dell'obbligo, anche se probabilmente sarà innalzato a 18 anni perché già Berlinguer la dà come possibilità nel disegno di legge) + ultimo anno della scuola materna con obbligo di mantenere inalterata la sua struttura pedagogico - educativa

  • 5 anni di primaria ex-elementare + 1 anno ponte dove alle due colleghe di classe che hanno lavorato coi bambini/e per i cinque anni, si affiancano insegnanti delle ex-medie di discipline precise. Questi anni sono dedicati all'apprendimento di base pre-disciplinare
  • l'anno ponte è pensabile anche con la scuola materna
  • rifiutiamo qualsiasi ipotesi di verifiche standardizzate alla fine di ogni biennio
  • 3 anni di scuola secondaria di base ex media + 1 anno ponte con materie obbligatorie e 10% di materie facoltative che possano indirizzare per il corso di studi successivi, cioè per il triennio finale delle superiori (ad esempio liceo pedagogico, liceo tecnologico, liceo linguistico, ecc.)
  • la struttura della scuola primaria dovrebbe essere di 2 insegnanti per classe, con laboratori e classi aperte (non abbiamo definito l'orario dei bambini/e), la struttura della secondaria di base dovrebbe essere a modulo di 3/4 insegnanti che lavorano su più classi affinché venga ridotto il n. di insegnanti, accorpando per affinità le materie/discipline
  • la formazione professionale è successiva al raggiungimento del "diploma", quindi alla fine del corso di studi. Questa scelta è stata successiva ad una lunghissima discussione sul ruolo della scuola, risolvendo la dicotomia tra scuola- formazione della persona o scuola- formazione del lavoratore/trice.
  • tutto questo sarà subordinato alla definizione di un ruolo unico docente (superamento della separazione tra docenti, programmare e lavorare insieme, modalità di aggiornamento uguali per tutti) e un orario unico di lavoro (non più 24 ore noi, 25 le materne, 18 le superiori)
  • la proposta di riforma porta con sé due cardini fondamentali che la definiscono: il tempo (ritmo delle attività, rispetto dei tempi personali, tempo non frammentario e frammentato ecc..) e la relazione (come rete che sostiene e permette l'apprendimento).

MANIFESTO IN DIFESA DEI BAMBINI E DELLE BAMBINE

Già da tempo abbiamo sentito l'esigenza di elaborare un manifesto che difenda i bambini/e, sul quale confrontarsi ed aprire dibattiti ed iniziative comuni con altre strutture e realtà. In generale si discute poco su come crescono i bambini/e. Ci sono stati periodi in cui parlare di educazione era all'ordine del giorno. Ora c'è un pensiero pedagogico unico: sembra che le uniche idee siano ormai quelle dominanti; non esistono più altre posizioni, né soprattutto hanno legittimità ad esistere.

Si è ipotizzata in questa riunione la produzione di un manifesto, da far circolare e da affiggere nelle scuole, che parli della vita dei bambini/e a scuola, non in generale, (la scuola rimane un punto nodale da cui partire per poi ritornare alla famiglia) e che supporti anche la nostra proposta sul riordino dei cicli o semplicemente faccia discutere le persone che coi bambini/e lavorano e/o vivono.

Punti centrali: tempo e spazio del bambino/a.

Gli unici che parlano del rispetto dei tempi del bambino/a siamo noi, specie tra le riviste che si occupano di scuola.

Recuperare un'attenzione all'infanzia che adesso non c'è: oggi la famiglia vive un forte isolamento e il figlio/a finisce per essere spesso un oggetto di consumo.

Il titolo che abbiamo pensato per il Manifesto è

PER UNA SCUOLA AMICA

l'infanzia non è una malattia da cui guarire al più presto

leggi manifesto in formato html
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NUOVO ORGANICO DI CIRCOLO

La finanziaria dell'anno scorso ha istituito l'organico funzionale di Circolo che non è ancora a regime sia perché manca la normativa specifica sia perché i sindacati chiedono che il tema venga affrontato in sede contrattuale. Già però l'esito del Nuovo Organico ha incominciato ad avere riflessi sul Tempo Pieno e sulle condizioni di lavoro degli insegnanti. Per il Tempo Pieno la normativa sostanzialmente positiva che consente un aumento delle classi rischia di essere vanificata dall'organico funzionale e dal suo corredo di rapporti numerici alunni-insegnanti.

Per gli insegnanti e per la scuola, soprattutto per la continuità didattica e la costituzione di gruppi affiatati di insegnanti in ogni singola scuola, l'organico funzionale potrà essere mortale ottenendo quella flessibilità e mobilità che costituiscono parole d'ordine della controparte per tutti i lavoratori dipendenti.

Il Coordinamento si impegnerà in tutte le sedi possibili per far ritirare il decreto sull'organico di Circolo. Le nostre posizioni sulla "SCUOLA AMICA" richiedono il mantenimento dell'organico di plesso.

Si veda a proposito l'articolo
Tempo Pieno e organico funzionale di circolo.


LE INSEGNANTI DI CONCOREZZO A LAVORO

Al Ministro della Pubblica Istruzione

on. Luigi Berlinguer

Le\gli insegnanti del Tempo Pieno di Concorezzo, dopo aver letto attentamente il documento del ministro Berlinguer sul Riordino dei cicli scolastici, riassumono le loro riflessioni nel seguente documento.

Rileviamo delle "POSITIVITÀ " in alcune parti della proposta ministeriale.

· Gli obiettivi di fondo enunciati nella premessa sono da noi condivisi.

· Approviamo il tentativo di unificare la scuola di base evitando la divisione netta tra i vari ordini di scuola che la compongono. A nostro parere i primi due bienni potrebbero essere considerati la scuola del "fare", mentre il 3° biennio ( quello delle "ex -medie" ) potrebbe essere definito il periodo dell'astrazione.

· Concordiamo con la necessità di andare incontro ad una riduzione quantitativa dei contenuti in favore di un maggior approfondimento dei nuclei fondanti delle diverse discipline e degli strumenti per svilupparne ulteriormente l'esplorazione e la conoscenza e accrescere le relative capacità.

· Esprimiamo apprezzamento per l'importanza attribuita alle scelte progettuali dei Circoli Didattici.

· Riteniamo positivo il riconoscimento attribuito alle sperimentazioni attuate negli ultimi decenni, da assumere come punto di partenza per la riorganizzazione del sistema scolastico

· Positivo è il riconoscimento della necessità di basare una Riforma sul rispetto dei ritmi naturali di apprendimento degli alunni e delle alunne, più che sui tradizionali punti di riferimento del sistema scolastico.

· Concordiamo con l'obbligatorietà della frequenza dell'ultimo anno di scuola materna, lasciando ferma a sei anni l'età dell'ingresso nella scolarizzazione vera e propria

Nel leggere il documento però sono emerse anche parecchie "PERPLESSITÀ’" che desideriamo esprimere nella speranza che ciò ne permetta una revisione

· Innanzitutto ci chiediamo come mai nella Commissione tecnico-scientifica predisposta per l'elaborazione del documento di Riforma non sia stata considerata la presenza di insegnanti dei diversi ordini che magari da decenni operano nella scuola pubblica, contribuendo con la loro intelligenza, la loro energia e passione a costruire il sapere quotidianamente, in relazione costante con le nuove generazioni.

· Ci sconcerta l'assenza di una definizione del concetto di cultura. O meglio, dal documento emerge un'eccessiva attenzione alla formazione professionale e al mondo della produzione, piuttosto che alla cultura intesa come fondazione del senso di sé, interrogazione continua, non adeguamento a stereotipi, apertura verso altri mondi, piacere e gioco, ricerca creativa. La cultura quindi non è intesa come strumento di formazione integrale della persona, ma unicamente come strumento che permette lo sviluppo economico del Paese, la sua crescita e competitività. La scuola pubblica sta abbandonando l'attenzione alla persona che sempre più diventa patrimonio della sola scuola privata.

· Il numero eccessivamente elevato di alunni/e nelle classi impedisce il raggiungimento degli obiettivi di fondo individuati per la scuola di base.

· Il dibattito avviato su questo documento ci sembra piuttosto sterile in quanto lo stesso, non precisa quali siano i programmi, né l'organizzazione prevista al di là di una scansione di massima in bienni. Ci chiediamo: quali saranno i " traguardi" di ogni biennio? Che percorso faranno le bambine e i bambini che non avranno raggiunto gli obiettivi previsti? Il biennio, come struttura base e con verifica finale, non corrisponde forse, contrariamente agli enunciati espressi, ad una compressione di tempi e ritmi di apprendimento? Il biennio sarà attribuito ad un gruppo di insegnanti fissi? Come si prefigura "l'assegnazione" degli insegnanti ai vari bienni?

· Esprimiamo inoltre un forte dissenso per l'ipotesi di utilizzare gli\le insegnanti elementari in esubero per "la copertura totale delle necessità di supplenza", per due motivi: primo, riteniamo non debbano essere sprecate in questo modo le risorse presenti in organico, risorse indispensabili per garantire la qualità della scuola pubblica; secondo, riteniamo che questo sia materia di contrattazione contrattuale e non dovrebbe ritrovarsi all'interno di una proposta di revisione del sistema complessivo dell'istruzione.

· Siamo fortemente preoccupati/e per l'eccessiva "fretta" con cui si vuole introdurre la riforma; potrebbe esserci poco spazio per garantire una seria ed attenta applicazione;

· Abbiamo dubbi sul fatto che venga richiesto ai bambini e alle bambine di completare la propria preparazione di base in soli sei anni, quando oggi ne sono ritenuti necessari otto e, inoltre, perplessità sulla "scuola media" anticipata a nove anni: saranno i colleghi delle medie a chiedere alla scuola elementare di adeguarsi al loro modello di pluralità di docenti? Evidenziamo il rischio di una prematura secondarizzazione della scuola di base che già si sta delineando con l'attuale organizzazione a modulo .

· Gli/le insegnanti di scuola media attuale dovranno rivedere il loro modo di porsi in relazione con i bambini e le bambine, modificando il metodo di insegnamento perché si occuperanno di alunni di età cronologica e psicologica inferiore. La stessa cosa, al contrario, accadrà agli insegnanti della scuola elementare. Quale formazione è prevista per il personale in servizio?

Per ultimo ci sentiamo di esporre le nostre PROPOSTE per contribuire alla ricostruzione della scuola pubblica

1. Molta attenzione dovrebbe essere data alle richieste delle singole scuole: è necessario che si risponda positivamente alle richieste di personale . L'organico non deve essere tagliato ma, dopo attenta verifica dei progetti di circolo, concesso completamente per rispondere in modo adeguato alle richieste anche dei genitori.

2. Partendo dall'assunto che la relazione è fondamentale nel processo di apprendimento/insegnamento, riteniamo opportuno :

· affidare i sei anni della scuola di base (primi 3 cicli) agli stessi\alle stesse insegnanti (delle attuali scuole elementari);

· affidare tutto il triennio dell'orientamento a quelli che attualmente sono gli\le insegnanti delle scuole medie;

· agli\alle insegnanti dell'attuale scuola media di 2° grado, i tre anni del triennio di "specializzazione".

3. Nel rifacimento dei Programmi e della struttura complessiva dell'organizzazione della scuola di base, occorrerà tener conto delle difficoltà personali e relazionali così frequenti oggi nell'infanzia.

4. Vorremmo che, il riconoscimento attribuito alle sperimentazioni attuate negli ultimi decenni, sia assunto come punto di partenza per la riorganizzazione del sistema scolastico. La nuova organizzazione della scuola, conseguente al progetto di Riforma, dovrà tener conto delle esperienze già consolidate e verificate nella loro valenza formativa. Ci riferiamo in particolare alle possibilità offerte dai progetti di T.P. e dall'utilizzo delle compresenze.

5. Riterremmo opportuno far partire la riforma solo dalle classi iniziali e non a classi già avviate.

Convinti\e che la "vasta consultazione" promossa intorno a questo documento possa essere un utile e proficuo momento di incontro tra coloro che la scuola "la fanno" e coloro che la scuola amministrano, Le rivolgiamo i nostri più sentiti auguri di buon lavoro.

Maestre/i del tempo pieno - Concorezzo


BOZZA DI DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO

Vogliamo

Una Scuola Amica

Che restituisca ai bambini/e, ragazze/i e insegnanti, tempo e spazio per parlare, giocare, riposarsi, cercare, scoprire, inventare, imparare e costruire valori, cultura.

Che nella scuola primaria riaffermi la classe come luogo privilegiato di relazioni significative, tutelando la continuità del gruppo e contenendo il numero degli alunni/e (max.20) e degli/delle insegnanti.

Che garantisca ad ognuno/a tranquillità di crescita, salvaguardando il diritto a non competere sempre nella corsa allo standard e al modello dominante.

Che riscriva i programmi di studio dell'intero corso dell'obbligo e ridefinisca gli ambiti disciplinari, superando la frammentazione, la discontinuità e la ripetitività attuali.

Che preveda una formazione unica e uguali forme di aggiornamento per tutti i docenti in modo da consentire unitarietà e coerenza alla loro azione.

Indice del documento

IL PROBLEMA

IL PROGETTO EDUCATIVO

ASPETTI POLITICI

ASPETTO PSICOPEDAGOGICO

LA RIFORMA DELL'OBBLIGO
(la nostra proposta sul riordino dei cicli)

IL PROBLEMA

L'esigenza di un progetto formativo nuovo che ripensi globalmente il modo di fare scuola e gli strumenti culturali e operativi da offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, nasce da considerazioni sicuramente oggettive.

Esiste un disagio giovanile diffuso che si manifesta in atteggiamenti di passività, isolamento, conformismo, aggressività, competizione, apatia, insicurezza, vuoto ideologico e culturale.

L'inserimento nel mondo del lavoro, quando c'è, è spesso problematico e frustrante.

La velocità con cui le conoscenze si moltiplicano e si fanno più complesse richiede uno sforzo continuo di aggiornamento e riqualificazione.

E' molto difficile, anche per gli individui adulti, raggiungere un livello soddisfacente di benessere psicofisico, nel lavoro e nelle relazioni affettive: i tempi sono contratti, l'offerta culturale accessibile ai più è scadente, la qualità dell'ambiente e del consumo, pure.

Il disagio comincia presto: da alcuni anni genitori e insegnanti delle elementari raccontano di bambine/i stanchi, irritabili, demotivati, incostanti, ansiosi. Talvolta frenetici, pieni di cose da fare, insomma disturbati.

Il sistema scolastico attuale, evidentemente, non controlla e non contrasta efficacemente il disagio, a volte contribuisce ad accrescerlo.

Rimane la convinzione che la famiglia e la scuola debbano conservare il loro ruolo primario nell'educazione della persona.

Questo ruolo è continuamente messo in crisi dall'evidenza che i valori educativi di cui genitori e insegnanti sono ancora teoricamente depositari, non coincidono, anzi, spesso contrastano con i valori utili all'integrazione sociale, al successo, al benessere economico.

L'individuo dialogante, critico ma pacato nei ragionamenti, collaborativo, è un perdente nelle situazioni che richiedono tensione competitiva e omologazione del pensiero.

In altre parole, molti dei comportamenti che la coscienza comune ritiene inaccettabili, sono di fatto funzionali ai modelli dominanti della realtà produttiva e del mercato.

La nostra ipotesi educativa si colloca in una ipotesi politica più ampia che teorizza la rifondazione di un sistema di valori unico, per la scuola e per la vita.

IL PROGETTO EDUCATIVO

LA SCUOLA DELLE RELAZIONI

La scuola ideale, nel nostro progetto educativo, è una scuola in cui la crescita di personalità sane, cioè indipendenti-equilibrate-originali, e l'apprendimento di sapere utile e duraturo, si realizzano esclusivamente in un contesto di relazioni significative.

Le relazioni significative, adulto - bambino/a e bambini/e - bambini/e, sono quelle che si concretizzano in legami affettivi che fanno star bene; quelle che si costruiscono giorno dopo giorno in un ambiente amico, in cui tutti sono sicuri di essere ascoltati, compresi e accettati per quello che sono, e, per questo, tutti/e esprimono liberamente le proprie esperienze.

IL SAPERE NELLE RELAZIONI

FUNZIONE DELLE DISCIPLINE

Quali sono gli apprendimenti e i contenuti in una scuola così attenta alla dimensione socio-affettiva?

Più semplicemente, cosa imparano di utile e istruttivo i bambini/e, oltre a star bene con se stessi/e?

Quando nel gruppo si crea una comunicazione costante e circolare, fondata su presupposti di fiducia e autenticità, parlare è bello e utile perché consente di soddisfare i propri bisogni: dapprima quelli fisiologici e affettivi, poi anche quelli cognitivi.

Cresce allora la voglia di comunicare e di farsi capire, con essa l'impegno di ampliare e perfezionare i linguaggi conosciuti e di apprenderne di nuovi e, in seguito, il desiderio di scrivere agli altri/e quello che non si fa in tempo a raccontare a voce.

Si impara a riconoscere gli scopi della comunicazione: coinvolgere, commuovere, stupire, far ridere, convincere, spiegare... si scelgono le parole giuste e le intonazioni più efficaci.

Così piano piano, si comprendono i significati della letteratura, dell'arte, della musica.

Parlare, ascoltare significa ripercorrere o immaginare, attraverso la narrazione, le esperienze di ognuno/a nei rapporti con se stesso/a, con gli altri/e, con le cose; imparare a riconoscerle, scoprire uguaglianze e diversità, fare domande e cercare spiegazioni, sperimentare, trovare libri e documenti.

Raccontare esperienze vuol dire anche raccontare problemi, provare a risolverli, accorgersi che in tanti/e è più facile; circolano le idee, si formulano ipotesi, si scoprono strategie, si memorizzano procedimenti utili "per la prossima volta".

Così, piano piano, si comprendono i significati delle scienze.

Le scoperte e le curiosità sono tante e si dimenticano, per necessità si impara a prendere appunti.

Gradualmente i campi dell'esperienza si ampliano e le conoscenze aumentano, allora, per comodità di studio si dividono gli argomenti in ambiti disciplinari e si impara ad usare metodi e strumenti specifici di ogni materia, nell'unitarietà del processo di ricerca.

Così, piano piano, si impara un metodo di studio.

La comunicazione, non imposta ma desiderata dai bambini/e e costruita con loro rende i contenuti sempre pieni di significato.

La motivazione è vivace, crea curiosità e desiderio di imparare.

Nella dimensione-gruppo i bambini/e diventano rapidamente consapevoli del fatto che tollerare, sforzarsi di comprendere, cooperare, sono necessità e garanzie per il benessere di ognuno/a , cioè tutti/e : pensano regole, discutono, si mettono d'accordo e si rendono utili.

Così, piano piano, si comprendono i significati delle organizzazioni sociali e le variabili storiche e ambientali che le modificano.

Comunicare, leggere, inventare, problematizzare, risolvere problemi, fare ricerche, scoprire, conquistare, rapportarsi agli altri, sono il sapere utile e duraturo, indispensabile a chi dovrà vivere, meglio, in un mondo in cui le culture e gli strumenti tecnologici evolvono e cambiano continuamente.

Per concludere, noi pensiamo che in una SCUOLA AMICA, fondamentalmente, i bambini/e imparino a capire e ad imparare, per tutta la vita.

GLI ASPETTI POLITICI - istruzioni per l'uso

Degli aspetti politici per ora descriviamo solamente i "picchetti" unanimemente condivisi,

Questi "picchetti" spesso impliciti nelle "enunciazioni pedagogiche" hanno raggiunto la dignità di coordinate di riferimento. Ci sembra indispensabile che i lettori le conoscano anche per rendere più chiara la lettura della parte successiva del documento.

1) L' istruzione professionale deve essere posta al di fuori del sistema scolastico e successiva alla formazione scolastica dei giovani.

2) La formazione scolastica non può essere accorciata: deve concludersi non prima del 19° anno di età.

3) La scuola dell'obbligo deve subito arrivare al 16° anno con ordinamenti e programmi che consentano in breve tempo l'innalzamento a 18 anni come già avviene in molti paesi europei.

4) La scuola superiore deve avere un biennio comune nel quale il 90% delle ore deve costituire l'area comune delle discipline fondamentali, il restante 10% delll'orario può essere dedicato a insegnamenti opzionali e di indirizzo.

5) Si deve procedere al ridimensionamento o ordinamento degli attuali oltre 200 indirizzi della scuola superiore all'interno di una progressiva liceizzazione che li riduca a non più di 5 o 6.

6) Le scelte scolastiche non possono essere irreversibili; tra i vari licei si devono prevedere modalità di passaggio non penalizzante.

7) L'obbligatorietà dell'ultimo anno di scuola materna è sicuramente da condividere a condizione che non costituisca un alibi per il finanziamento delle scuole private e che resti organico negli ordinamenti e negli orientamenti al ciclo della scuola dell'infanzia.

Tra i "picchetti politici" sono emersi anche elementi comuni di analisi generale, di "visione del mondo" all'interno della quale si iscrivono i nostri progetti scolastici. La complessità di una prima sistematizzazione di questi pensieri ci ha indotto a rinviarne la pubblicazione al prossimo numero. Il Coordinamento di Velletri, in particolare, si ripromette di lavorare alla parte politica del documento. Invitiamo redazioni e lettori ad inviare contributi in questo senso.

LA RIFORMA DELL'OBBLIGO

Il Progetto educativo sommariamente illustrato, non è il frutto di un nostro pensiero originale, è il risultato di decenni di ricerche e sperimentazioni didattiche.

  • Quali sono, allora, le condizioni organizzative, strutturali, professionali, le risorse esistenti e attivabili, perché la scuola diventi l'ambiente educativo "amico" di cui parliamo?
  • Che requisiti deve avere il gruppo che realizza una comunicazione corretta ed efficace?
  • Quali conoscenze e abilità nuove deve acquisire l'insegnante per diventare un organizzatore efficace di ambiente educativo e un "facilitatore" di apprendimenti?
  • Quanto deve durare l'obbligo e quali sono le scansioni intermedie più rispettose dei tempi di crescita di bambine/i, ragazze/i?
  • Che peso hanno i condizionamenti socio-ambientali nella riuscita del progetto?
  • Quali elementi di forza si offrono ai docenti che, nella ridefinizione di ruolo e competenze, dovranno convivere con le incertezze, gli imprevisti, i fallimenti tipici e fisiologici dei percorsi innovativi di ricerca ?
  • Che significato hanno i libri di testo uguali per tutti/e, se i percorsi sono individualizzati e la programmazione flessibile?

Questi sono solo alcuni dei quesiti che si pongono nel progettare, in una prospettiva globale, il nuovo assetto dell'obbligo.

Da soli ci sembra rendano la misura della complessità del compito.

Non sarà sufficiente pensare ad una scuola ampia e accogliente, dotata di sussidi tecnologici moderni, gestita da docenti colti, sensibili e "specializzati".

Negli ultimi due incontri del Coordinamento abbiamo individuato le condizioni essenziali che assumiamo come "punti fermi" per tutte le rielaborazioni che verranno.

Il contesto privilegiato per costruire dinamiche relazionali positive è il gruppo-classe che presenta i seguenti requisiti:

1) dimensioni contenute:

  • massimo 20 alunni/e per classe
  • riduzione degli insegnanti contitolari sulla classe per i primi 6 anni dell'obbligo
  • aumento graduale successivo ad un ipotetico terzo biennio delle figure docenti, contestualmente all'introduzione delle discipline

2) elementi di continuità

  • conservazione del gruppo, rifiuto in-condizionato di accorpamenti e smem-bramenti
  • introduzione di nuove modalità per regolare e contenere la mobilità fortuita degli/delle insegnanti (con particolare attenzione agli/alle insegnanti di sostegno)

3) tempo scuola

L'elemento tempo è DETERMINANTE per le dinamiche e le metodologie che vogliamo attivare, che necessitano, evidentemente, di tempi distesi e tranquillità.

L'attuale frammentazione della giornata scolastica, provocata dall'alternanza di un numero eccessivo di docenti nelle classi, è funzionale alla rigida impostazione disciplinare, già deleteria nella media inferiore ed ora, troppo precocemente introdotta dai moduli, nelle elementari.

Conseguenza della rotazione di insegnanti è la presenza di notevoli stati di ansia e frettolosità che determinano l'operato dei docenti preoccupati/e soprattutto di "finire il programma" in tempi stabiliti e spesso ristretti, secondo percorsi predefiniti

  • allungamento del tempo scuola
  • minimo 30 / max. 40 ore settimanali con una tendenza progressiva all'uniformità verso il massimo
  • equa distribuzione dei carichi cognitivi nella giornata
  • superamento delle unità orarie
  • recupero e diffusione della cultura del tempo pieno

4) ruolo insegnanti

  • formazione universitaria per tutti/e gli/le insegnanti
  • istituzione di un corso di laurea unico che fornisca conoscenze (sociologiche- psicologiche - pedagogiche) e strategie (tirocinio nelle scuole) abilitanti all'insegnamento superando l'attuale sistema dei concorsi e ponendo le basi per una soluzione definitiva al problema dei precari
  • riqualificazione degli/delle insegnanti diplomati/e, mediante un piano unico di aggiornamento, in forma sabbatica con esonero temporaneo dal servizio per preparare i/le docenti alla nuova funzione. Il periodo sabbatico si potrebbe prefigurare durante l'anno ponte in cui i docenti sono in parte impegnati nell'intervento di integrazione delle figure adulte sia nell'ultimo anno della scuola materna, sia nell"ultimo della scuola primaria e, in parte, impegnati nella formazione-aggiornamento
  • istituzione a livello giuridico e contrattuale del ruolo unico

5) obbligo e cicli

  • durata dai 5 anni ai 16 con tendenza all'inclusione del triennio di superiore (16/19 anni) come peraltro già ipotizzato nel disegno legge di Berlinguer
  • la scuola materna conserva l'ordinamento e gli Orientamenti attuali - il 3° anno diventa obbligatorio
  • la scuola elementare-media inferiore-media superiore diventano un "unicum" articolato in bienni e/o trienni; caratterizzato altresì da due anni ponte per facilitare l'entrata del bambino/a nel grado superiore di formazione; si ipotizza la possibilità che alla fine del 6° anno della scuola primaria, gli/le insegnanti partecipino ad un progetto di cooperazione con le insegnanti della scuola materna, intervenendo nelle sezioni per un numero di ore da definirsi; lo stesso varrà per le insegnanti della secondaria di base che interverranno nell'ultimo anno della primaria; nelle ore restanti di servizio, i/le docenti saranno coinvolti in progetti di formazione
  • si conservano sostanzialmente finalità e indicazioni metodologiche dei programmi dell'85, con la salvaguardia del 1° ciclo e l'estensione del 2° ciclo al 1° anno della media inferiore (6-11 anni età evolutiva)
  • si ridefiniscono i programmi degli anni successivi, secondo le necessarie connessioni con il percorso precedente
  • si mantiene la formazione professionale al di fuori dell'obbligo
  • la formazione professionale è successiva al raggiungimento del "diploma", quindi alla fine del corso di studi, risolvendo la dicotomia scuola-formazione della persona o scuola-formazione del lavoratore/trice.

La proposta innovativa della riforma suggerisce un'introduzione cauta e graduale, a partire dalle classi iniziali e non a classi già iniziate.

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