Dal 1974 il ruolo unico con minore o maggiore fortuna è stato presente nel dibattito contrattuale. Per ruolo unico si intendeva, e si intende, lo stesso inquadramento giuridico ed economico per tutta la categoria, a partire dall’unicità della funzione docente riconosciuta proprio nei decreti delegati. Per anni all’interno dei sindacati scuola della Cisl-Sinascel, della Cgil e della Uil gli insegnanti della scuola materna, dell’elementare ed i diplomati della secondaria hanno chiesto che nelle piattaforme contrattuali si inserisse la richiesta di ruolo unico.
Per anni i sindacati hanno usato il solito meccanismo di contrapporre i lavoratori tra di loro per bloccarla. Il pretesto era che i docenti della secondaria (laureati) rifiutavano di vedersi equiparati ai docenti della scuola di base o ai diplomati della secondaria. Tale atteggiamento era già premonitore dello sviluppo attuale delle pratiche sindacali di Cgil, Cisl e Uil. Infatti nel sostanziale rifiuto di inserimento del ruolo unico nelle piattaforme contrattuali è già rintracciabile il "realismo" di chi non riuscendo ad introdurre modifiche egualitarie si nasconde dietro il senso dell’opportunità o della bieca accettazione dei luoghi comuni più corporativi.
I sindacati per mantenere differenziata la categoria si sono persino rifiutati di introdurre le richieste più moderate avanzate da alcuni docenti della scuola di base e primaria che chiedevano l’unificazione economica immediata almeno per i laureati.
La posizione di fuga dalla questione che avranno i sindacati dalla fine degli anni ’70 a metà degli anni ’80 può essere così sintetizzabile: prima introduciamo il corso di laurea per tutti e poi automaticamente avremo il ruolo unico.
La stagione delle lotte contrattuali dell’86-88 ripropone in primo piano la questione del ruolo unico. Ciò avviene soprattutto per due ragioni. In primo luogo all’interno di tutta la categoria è maggioritario il rifiuto della logica dell’incentivazione assunta dai sindacati come nuovo paradigma dei contratti. In secondo luogo tale rifiuto determina una forte richiesta egualitaria da parte del movimento dei Comitati di Base della scuola che non elude le aspettative dei docenti della materna e dell’elementare. Ricordiamo che con quei contratti si allargava la forbice normativa-economica anche tra i docenti della secondaria.
Il valore strategico che da allora i Cobas attribuiscono al ruolo unico si è concretizzato con l’inserimento costante di questa richiesta nelle piattaforme contrattuali. Nel 1988 la divergenza sulla richiesta di ruolo unico è stata una delle concause che ha provocato la fuoriuscita della Gilda. Era convinzione dei docenti che hanno dato vita alla Gilda che la richiesta economica egualitaria dei Cobas dovendo necessariamente riguardare l’intera categoria avesse poche probabilità di venire esaudita nel momento in cui le risorse disponibili si riducevano. In soldoni si chiedevano (e si chiedono) più soldi ma solo per pochi. Lo sviluppo consequenziale di tale logica sta portando la Gilda a rappresentare ormai solo i capi d’istituto e i vari capetti delle scuole.
Contemporaneamente con gli anni ’90 assistiamo al compimento della svolta della politica sindacale dei confederali. Nelle assemblee sindacali alla domanda su quale fine avesse fatto il ruolo unico nel contratto del ’95, gli insegnanti esterrefatti si sono sentiti rispondere che proprio il contratto in questione finalmente lo prevedeva.
Allo stupore dei presenti il sindacalista di turno iniziava a spiegare che con le accelerazioni di carriera personalizzate (art. 68 dell’ultimo contratto) anche un insegnante di scuola materna o elementare potrebbe arrivare a guadagnare, a parità d’anzianità, quanto un docente della secondaria. Insomma il ruolo unico individuale!!!
Le proposte contrattuali dei confederali, dello Snals e della Gilda per questo contratto si inseriscono perfettamente in questo solco tracciato ormai da anni; la categoria non può pretendere aumenti consistenti in quanto tale: bisogna che la funzione docente si differenzi e frammenti il più possibile per riconoscere successivamente solo ad alcuni il diritto ad aumenti stipendiali. Chiedere aumenti diversificati oggi per introdurre competitività all’interno dei lavoratori della scuola rappresenta il tentativo di disarmare la categoria di una notevole prerogativa: essere la più numerosa del pubblico impiego e tra le più numerose tra il lavoro dipendente.
I Cobas, al contrario, sostengono che accettare questa logica sarebbe porre la premessa per un azzeramento della consapevolezza di essere una categoria unica di lavoratori e della possibilità di riconoscersi in essa da parte di ciascun docente. Chiedere il ruolo unico diventa perciò non più solo il giusto riconoscimento della funzione unica docente ma rappresenta la difesa possibile unitaria contro i tentativi di indebolimento della forza contrattuale di tutta la categoria.
I docenti della scuola materna, elementare e i diplomati della secondaria devono essere consapevoli che, per quanto detto, siamo in una fase favorevole per dare forza alla rivendicazione del ruolo unico in questa tornata contrattuale, ma devono assumersi in prima persona l’onere di sostenere con adeguate forme di lotta tale obiettivo nei confronti della controparte, superando definitivamente un ancora diffuso senso di improponibilità della richiesta.
Senza questa "presa in carico", in prima persona, da parte di maestre e maestri , il ruolo unico rischia di diventare una petizione di principio rituale, e priva di effetti, all’interno delle piattaforme contrattuali dei Cobas.
Bisogna ricordare che i docenti della scuola materna lavorano 25 ore a settimana ed hanno un calendario scolastico con gli alunni più lungo degli altri docenti (fino al 30 giugno); che i docenti delle elementari lavorano 24 ore a settimana. Cioè lavorano di più e guadagnano di meno. Questa profonda ingiustizia va sanata.
Sul salario sarebbe già fondamentale ottenere aumenti uguali per tutti che perlomeno in percentuale riducano il divario tra i docenti delle varie scuole.
Sulla parte normativa la complessità di relazione della scuola di base con la realtà sociale obbliga a porre la questione in termini problematici. E’ certo che il calendario scolastico della materna debba essere uniformato: è non più pensabile una scuola dell’ infanzia come mero parcheggio. E’ più incerta la questione dell’orario. Da un lato ridurre le ore significherebbe eliminare la compresenza e quindi la possibilità di interventi su gruppi o su alunni in difficoltà; dall’altro è vero che i tentativi del Ministero tendono costantemente a far utilizzare queste ore per le supplenze. Ancora: come garantire un funzionamento decente del Tempo Pieno (40 ore settimanali)?
Una proposta potrebbe essere quella di una progressiva riduzione. Chiedere in questo contratto di svolgere 22 ore a settimana (21 con gli alunni ed 1 di programmazione da gestire su base plurisettimanale) sia per i docenti della materna che delle elementari. Questo servirebbe anche a semplificare il momento della programmazione che ha di fatto costituito un aggravamento orario.
Al di là delle soluzioni tecniche preme comunque sottolineare in conclusione la valenza di tale obiettivo. Rivendicare il ruolo unico rappresenta nello stesso tempo una richiesta in totale controtendenza rispetto ai progetti sindacal-governativi e la possibilità di mantenere compatta la categoria: per questo non possiamo fare a meno di iniziative di lotta, politiche, ed eventualmente legali, specifiche, che pongano il ruolo unico al centro delle rivendicazioni contrattuali di tutta la categoria.
Mario Sanguinetti
Insegnante elementare - Bracciano