SCHEDA INFORMATIVA SUL FINANZIAMENTO DEL COMUNE DI ROMA ALLE SCUOLA MATERNE PRIVATE
Il 19 dicembre 1996, in sede di approvazione del bilancio di previsione 1997, il Consiglio Comunale di Roma approva l'emendamento n. 45 a firma del sindaco.
L'emendamento dispone il trasferimento di L: 17 miliardi per il triennio 1997/2000 (5, 5, 7,) dalla voce "Spese correnti" alla voce "Funzioni di istruzione pubblica-servizio Scuola Materna". In realtà si tratta di contributi alle scuole materne private, come si evince dal dibattito consiliare.
L'emendamento approvato con 5 voti contrari (Rifondazione, una parte dei verdi), l'astensione di due consiglieri Verdi e dei Comunisti Unitari.
Il 26 giugno 1997 il sindaco sottoscrive un protocollo di intesa, con annesso scheda di convenzione, con i rappresentanti delle associazioni di gestori delle scuole materne private romane (Aninsei, Assoscuola, Fism, Associazione Pedagogica Steineriana). Il protocollo d'intesa non è stato preventivamente presentato al Consiglio Comunale.
Nei primi giorni di agosto, tra le numerose delibere da approvare prima della pausa estiva, viene inserita tra i lavori del consiglio anche l'approvazione del protocollo d'intesa come atto di ratifica di ordinaria amministrazione.
L'intervento tempestivo di associazioni di genitori e insegnanti (fax inviati al sindaco da Crides - Scuola e Costituzione, Cisp, CGD, CGIL Scuola di Roma...) ha impedito che ciò avvenisse: in particolare il Crides ha inviato a tutti i consiglieri comunali copia dell'atto con cui la Corte dei Conti - sezione giurisdizionale presso la Regione Emilia Romagna - ha aperto un procedimento nei confronti dei consiglieri comunali di Bologna che avevano approvato finanziamenti alle scuole materne private, configurando l'ipotesi di "danno erariale". La votazione è, per il momento, rinviata.
A settembre, alla ripresa dei lavori consiliari, l'approvazione del protocollo d'intesa viene immediatamente presentata. Uno degli obiettivi delle associazioni è raggiunto: la messa in atto di un lungo e circostanziato dibattito durato ben due giornate. La delibera è approvata nella tarda serata del secondo giorno con 33 voti favorevoli, compresi quelli determinanti di AN, 6 voti contrari (Rifondazione, una parte dei Verdi, Alleanza Laica e Riformista), 2 astenuti (un Verde, un Radicale); non hanno partecipato alla votazione i Comunisti unitari.
Si tratta della delibera n. 178 del 3 settembre 1997.
Tale delibera riveste un significato gravemente simbolico nel più generale contesto della "marcia nazionale verso la parità". Benché da parte dell'Assessore alle Politiche Educative e del gruppo del PDS si sia tentato di minimizzare la portata della delibera, giustificandola come un atto esclusivamente pragmatico determinato dall'elevato numero di bambini e bambine che non trovano posto nelle strutture comunali, i consiglieri del PPI, di FI, e di AN non hanno mancato di evidenziare il salto "storico" in direzione della "parità nazionale", inneggiando alla caduta delle ideologie, ecc.
La delibera di Roma rende più visibile un tipo di iniziativa assunta in questi anni, sia pure con minore rilievo, da altri enti territoriali (leggi regionali dell'Emilia Romagna, del Friuli-Venezia Giulia, del Piemonte, delibera della Provincia di Trento, varie delibere di Comuni dell'Emilia e del Veneto...). Si tratta palesemente di uno svuotamento di fatto dell'art. 33 della Costituzione, che, partendo dal livello locale, costituisce un precedente per facilitare non solo l'aggiramento quanto addirittura l'abbattimento di quel "senza oneri per lo Stato", che per il profondo significato in esso sotteso è parte dei principi fondamentali della Costituzione.
Quanto in termini di concessioni strumentali all'elettorato cattolico sia contenuto in queste forme di "parità locale" risulta evidente dalle clausole contenute nei protocolli d'intesa, clausole contraddittorie e tutte facilmente eludibili. Né potrebbe essere altrimenti, godendo le scuole private del diritto a un'identità e a un'autonomia loro riconosciute dalla stessa Costituzione, ma "senza oneri per lo Stato".
Il referendum per l'abrogazione della legge regionale in Friuli e il ricorso al TAR dell'Emilia contro il Comune di Bologna, presentato dal Comitato Scuola e Costituzione, dalle Chiese evangeliche e dalla Comunità ebraica bolognese, sono le principali azioni intraprese in questi ultimi anni per bloccare tali finanziamenti e stabilirne l'illegittimità.
Il primo aprile 1997 il TAR dell'Emilia rinvia la legge regionale n.52/95 alla Corte Costituzionale riconoscendo non infondato il sospetto di incostituzionalità nei suoi confronti. Si è ora in attesa della sentenza dell'Alta Corte.
In considerazione di quanto qui esposto, all'indomani dell'approvazione della delibera n. 178 del 3/9/97, il Crides - insieme a genitori in lista d'attesa per le scuole materne comunali - decide di presentare un ricorso al TAR del Lazio.
Il ricorso è presentato formalmente da: Crides (aricolazione romana del Comitato Scuola e Costituzione), Carta '89, Coordinamento romano delle Chiese evangeliche, Genitori di bambini della scuola materna comunale o in lista d'attesa.
Sostengono il ricorso: Cisp, Coordinamento Genitori-Insegnanti,, Cgd di Roma, Ass. "l'Albero dei ricci", Alternativa sindacale SNS-Cgil, Coordinamento Genitori Scuole dell'infanzia, Rdb, Cobas.