La scuola della Repubblica
CONTRO IL FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PRIVATE
Documento
sul D.D.L. sulla parità scolastica e sulle proposte di finanziamento delle
scuole private, approvato dall’Assemblea delle Associazioni e dei Comitati “Per
la scuola della Repubblica” (Bologna 9/11/1997)
Il modello di scuola prefigurato dalla nostra
Carta Costituzionale si fonda sulla chiarezza delle finalità formative ed
educative e sulla coerenza con i principi ispiratori della prima parte della
Costituzione: la Repubblica deve costruire un sistema diffuso in tutto il
territorio nazionale, caratterizzato dalla libertà di insegnamento e di
accesso.
La Costituzione assegna quindi alla scuola
pubblica la funzione dl formare i propri cittadini, senza distinzione di sesso,
religione, lingua, condizioni economiche e sociali.
Il processo dl riforma di cui è
necessariamente investita oggi la scuola pubblica richiede, sia per ovvi
obblighi normativi, sia per affrontare in modo efficace e adeguato i profondi
mutamenti del tessuto sociale, che
tende ad assumere sempre più un carattere multi etnico e multi culturale, una
forte coerenza con i principi costituzionali.
Solo una scuola autenticamente pluralista e
democratica può assicurare il diritto delle nuove generazioni di essere in
condizione di poter costruire la propria identità personale attraverso il
confronto e il dialogo fra diversi orientamenti ideali e culturali. La libera
scelta dei giovani è meglio assicurata da una scuola che al suo interno
accoglie tutte le proposte formative e culturali coerenti con i principi e i
valori della Costituzione, che da una pluralità di scuole di tendenza.
Scuola pubblica è quindi solo quella in cui
il confronto non è inteso solamente come
accettazione e riconoscimento delle diversità e delle differenze, ma
soprattutto come costruzione di valori rispettosi del diritto di ogni cittadino
alla completa realizzazione della propria formazione personale.
Alle scuole private la Costituzione riconosce
il diritto di esistere in piena libertà - e perciò senza oneri per lo Stato -
e, se intendono rilasciare titoli aventi valore legale, impone determinate
condizioni per assicurare ai loro alunni un trattamento equipollente a quello
delle scuole statali: parità degli esiti, non parità di finalità o funzioni.
Il D.D.L. sulla parità scolastica
recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri appare anticostituzionale e
gravemente lesivo della funzione della scuola pubblica per i seguenti motivi:
1) le scuole private convenzionate verrebbero
chiamate a concorrere all’offerta formativa delle scuole statali, la cui
frequenza la Repubblica è invece tenuta costituzionalmente a garantire a tutti
i cittadini. Si creerebbe così un sistema pubblico comprensivo di scuole
pubbliche e private, unico in Europa;
2) si stravolgerebbe la funzione
costituzionale della scuola pubblica, luogo fondamentale della formazione del
cittadino, a semplice servizio pubblico, erogato in funzione delle
compatibilità di bilancio;
3) le scuole private manterrebbero il loro
carattere proprio attraverso la selezione di chi si iscrive o di chi vi
insegna, i quali dovrebbero accettare il progetto educativo di tali scuole;
4) si avvierebbe un inaccettabile processo di
“privatizzazione” del
sistema formativo pubblico, perché le logiche di appartenenza e di separatezza
entrerebbero a pieno titolo fra quelle caratterizzanti l’attività educativa;
5) si prevederebbero “scuole pubbliche
paritarie” dotate di personale volontario o assunto con “contratto di
prestazione d’opera”, eludendo i vincoli contrattuali pubblici e privati;
6) verrebbe previsto l’accredito di somme
provenienti dal bilancio statale direttamente alla scuole private, ormai
considerate pubbliche, in palese contrasto con l’art.33 della Costituzione.
La legge di riordino dei cicli, l’autonomia,
la riforma degli organi collegiali e quella degli esami di maturità, in
coerenza con i principi costituzionali, debbono avviare un reale processo di
riqualificazione e di riforma del sistema formativo, che riconosca il ruolo
centrale della scuola pubblica attraverso un deciso intervento economico, tanto
più necessario dopo decenni caratterizzati da politiche di taglio degli
investimenti nella formazione. Anche nella finanziaria 1998 sono previsti
risparmi per oltre 400 miliardi, derivanti da un ulteriore diminuzione degli
organici, e un ulteriore blocco per un anno del pensionamento del personale
scolastico.
Desta quindi grande preoccupazione la recente
notizia che la Commissione bilancio del Senato ha approvato un emendamento alla
finanziaria 1998 destinato ad aumentare i contributi già previsti nel passato
per le scuole materne ed elementari private per la funzione sussidiaria che
esse svolgevano in alcune realtà e a prevederli per la prima volta anche alle
scuole medie, per un totale di 110 miliardi in più. Non è possibile utilizzare
risorse pubbliche per finanziare le scuole private: il senso dell’art. 33 è
quello di. di garantire al sistema pubblico tutte le risorse necessarie ad
assolvere alla sua funzione così importante. Un sistema formativo basato sulla
esistenza di scuole cattoliche o musulmane, leghiste o meridionaliste, per
èlites o per diseredati, annuncia un tempo
in cui non è la libertà di ciascuno ad essere esaltata, ma nel quale il
riconoscimento reciproco è sostituito dall’esasperazione della propria
identità, il confronto dalla distanza dall’altro.
Solo la scuola pubblica o “comune” può
trasformare la “diversità” in ricchezza di tutti.
Per tali motivi le Associazioni riunite a
Bologna denunciano il carattere incostituzionale del D.D.L. governativo e
dell’emendamento approvato dalla Commissione bilancio del Senato cd esprimono
vive preoccupazioni per la disinvoltura con cui si accettano da diverse parti
violazioni della legge fondamentale dello Stato in essi contenute, impegnano i
parlamentari, i rappresentanti istituzionali dello Stato e le forze politiche
democratiche a rispettarla fedelmente e a destinare tutte le energie e le
risorse disponibili per il potenziamento e la qualificazione della scuola di
tutti; ritengono che ogni iniziativa parlamentare in materia debba attendere il
pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità del finanziamento
delle scuole materne private da parte della Regione Emilia Romagna, previsto
per i prossimi mesi; invitano i cittadini, gli operatori scolastici e gli
studenti a mobilitarsi per la difesa e il rilancio della scuola pubblica.
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