Quando l'Imperatore Costantino (280-337) decise di costruire una nuova capitale per l'Impero Romano, si presentarono ai suoi occhi tre possibili scelte: Tessalonica, Ilio e Bisanzio. La scelta di quest'ultima, caratterizzata da una collocazione invidiabile in tutti i sensi (strategico e commerciale in primo luogo, ma anche amministrativo), avrà profonde ripercussioni sulla storia dell'umanità per moltissimi secoli a venire. Quella che sarebbe diventata la più grande città del mondo occidentale venne fondata il 26 Novembre del 326. Furono prese tutte le precauzioni per assicurarle un futuro glorioso, compresa quella di darle lo stesso nome segreto di Roma (Flora o Anthusa), di seppellire il palladio dell'antica capitale sotto la famosa colonna di porfido del Foro di Costantino, di far celebrare riti magici da un flamen dialis e dal filosofo neoplatonico Sopater. La città venne divisa in quattordici quartieri, di cui uno al di là del Corno d'Oro, che avrebbero dovuto corrispondere alle quattordici regioni di Roma con il Trastevere. Vennero anche individuati sette colli, seppure con qualche difficoltà. Per abbellire la nuova capitale, furono fatto venire i più grandi tesori d'arte da tutto l'Impero come la colonna serpentiforme di Delfi (posta nella "spina" dell'Ippodromo), il tripode di Platea (asportato da Delfi dove era stato posto nel 479 a.C. per commemorare la vittoria sui Persiani) e l'Ercole di Lisippo, distrutto dai Crociati nel 1204. Pare anche che nel V secolo una ricca famiglia avesse fatto trasportare nel suo palazzo cittadino anche la celeberrima statua di Zeus, opera di Fidia, considerata una delle sette meraviglie del mondo; essa però andò distrutta in un incendio nel 462. Costantino completò la costruzione dell'Ippodromo (le cui gradinate di legno nel X secolo furono sostituite con altre di marmo), ed iniziò quella del Palazzo Imperiale. Inoltre fece portare dal tempio di Apollo a Roma un'altissima colonna costituita da nove blocchi di porfido, sormontata da una statua del dio rivolta verso Oriente (nota come Anthelios; in seguito fu considerata di Costantino stesso). Tale statua cadde, a causa di una tempesta, nel 1107. Il monumento esiste ancora, ed è noto come "colonna bruciata". Giuliano l'Apostata fece scavare un porto dalla parte del Mar di Marmara, ed un enorme acquedotto visibile ancora oggi fu edificato ai tempi di Valente. Teodosio I fece costruire un nuovo porto ed un nuovo foro, detto "Forum Tauri" e che si ispirava al Foro di Traiano a Roma; vi si trovavano anche una colonna su cui erano rappresentati i successi dell'Imperatore sugli Ostrogoti (dell'anno 386) ed una grandiosa statua equestre che lo raffigurava. Al tempo di Teodosio la "spina" dell'Ippodromo venne arricchita da un obelisco egiziano, originariamente eretto da Tutmosi III ad Eliopoli. Successivamente gli venne affiancato un obelisco in muratura, che al tempo di Costantino VII Porfirogenito fu restaurato e rivestito di lastre di bronzo. Arcadio eresse a sua volta un Foro munito di una colonna coclide istoriata, dove erano rappresentate le sue campagne del 402 contro i Goti. Al tempo di Teodosio II (408-450), a causa del grande incremento demografico, dovette essere costruita una nuova cerchia di mura, che rimase inviolata fino al 1204. "Dietro un fossato largo 20 metri, che se necessario poteva essere riempito d'acqua, si ergeva un primo basso parapetto; ancora più indietro, a 15 metri di distanza, sorgeva il vallo esterno, alto sette metri e protetto da torri quadrangolari poderose, staccate di 20-30 metri l'una dall'altra (vallo che a sua volta era sormontato da un parapetto). Poi veniva il muro interno, di spessore impressionante ed alto 18 metri, con torri di 20 metri che coprivano gli spazi tra i bastioni del vallo esterno". La porta principale era la cosiddetta Porta d'Oro (perchè i suoi battenti erano rivestiti da una lamina d'oro), a tre fornici e sormontata dalle statue di cinque elefanti tenuti alla briglia da una sesta statua di sembianze umane. Le fortificazioni cittadine vennero aumentate da Manuele Comneno, che eresse due torri all'imbocco del Corno d'Oro, una dalla parte di Galata e l'altra sulla riva opposta, attraverso le quali poteva venir tesa un'immane catena di ferro per bloccare l'accesso all'insenatura. Intorno al 441 il console Ciro di Panopoli fornì la città di un sistema di illuminazione notturna. Marciano (450-7) eresse una propria colonna, ed un'altra venne dedicata all'Imperatore romano Claudio il Gotico. Anastasio I (491-518) fece innalzare un poderoso vallo che andava dal Mar di Marmara al Mar Nero, proteggendo il Bosforo dagli attacchi dei barbari. Giustiniano I (527-565) ricostruì ampie zone della città rimaste distrutte dagli incendi divampati durante la rivolta popolare detta di Nika. Oltre a restaurare la piazza dell'Augusteon e ad erigervi una colonna sormontata da una propria statua equestre (e demolendo i resti di una seconda colonna di Teodosio I), l'Imperatore patrocinò anche la ricostruzione di Santa Sofia, che fino alla conquista turca (1453) fu la chiesa più grande della cristianità. Altri monumenti cittadini erano il Milium, che si affacciava sull'Augusteon e racchiudeva la pietra miliare, dorata, da cui si calcolavano le distanze tra la capitale e tutte le località dell'Impero, i cosiddetti "Bagni di Zeuxippos", ex-stabilimenti termali posti presso l'Augusteon che al tempo di Giustiniano divennero sede delle manifatture imperiali della seta e di altre attività commerciali, il Forum Bovis, così detto perchè vi si trovava un'immensa testa bovina di bronzo proveniente da Pergamo, al cui interno erano cremati i resti di particolari delinquenti, e la chiesa dei Santi Apostoli (fonte d'ispirazione per San Marco a Venezia), dove erano seppelliti gli Imperatori. Il viale che andava dall'Augusteon fino al Forum Amastrianum (dove si eseguivano le sentenze capitali), e da là si divideva in due arterie che terminavano alla Porta d'Oro ed alla Porta Charisii era noto come Mesè. Ad un certo punto la Mesè incontrava una sorta di arco di trionfo su cui erano infisse due mani di bronzo; i condannati che percorrevano il viale potevano ricevere la grazia fino a che non avessero oltrepassato questo luogo, detto appunto "Le Mani". La "Mesè" era interamente fiancheggiata da portici marmorei, ed in certi inverni particolarmente rigidi gli eparchi della città davano l'ordine di chiudere gli spazi tra le colonne con tavole di legno, per offrire un qualche rifugio ai più indigenti. Negli anni del massimo splendore Costantinopoli ebbe una popolazione di 350-400.000 abitanti, rimanendo seconda solo a Baghdad; la sua fama raggiunse tutte le nazioni di allora. I Cinesi la chiamavano "Fu-Lin"; i Russi "Zargrad" ("la città degli Zar"); gli Arabi "Dar-i se' adet" ("la casa della beatitudine"). Per quanto riguarda il nome turco, Istànbul, deriva dalle parole greche "eis tèn Pòlin", "alla Città", come veniva detto da quelli che vi si recavano.
La residenza imperiale di Costantinopoli, fino all'epoca comnena, quando se ne cominciò ad usare un'altra, molto più ridotta e posta nel quartiere delle Blachernae, fu il cosiddetto Palazzo Sacro o Palazzo Magnaura. L'unico complesso a cui può essere paragonato è il Cremlino di Mosca: un complesso di edifici diversi per funzione, stile ed epoca circondati da una cinta muraria. Gli Imperatori d'Oriente fino all'undicesimo secolo non smisero mai di arricchire ed ingrandire la loro residenza, che finì per diventare una città nella città, che in 25.000 mq di superficie racchiudeva caserme, cortili con fontane, sale da pranzo e da ricevimento, una ventina tra chiese ed oratorii. Il vestibolo del Palazzo era costituito dalla Chalke, un edificio a cupola, dotato di porte di bronzo, che si affacciava sull'Augusteon. Da qui si raggiungeva la Daphne, zona in cui erano concentrati i vari uffici amministrativi, che traeva il suo nome da una delle sue decorazioni, una statua raffigurante una ninfa, e che era stata portata lì da Roma. Le grandi sale di rappresentanza erano costituite dalla Triconca, dalla Magnaura, un ambiente basilicale a tre navate di sfarzo infinito, e dal Chrysotriklinios, costruito al tempo di Giustino II (565-578). Quest'ultimo era in pratica una grande sala del trono a cupola, di forma ottagonale, dalle pareti rivestite di tappeti persiani, e dotato di candelabri d'oro. Il Chrysotriklinios era in comunicazione con gli appartamenti privati dei sovrani, la stanza del tesoro ("phylax"), lo spogliatoio dell'Imperatore ("vestiarios"), le cappelle di S.Teodoro e del Pantheon. In appositi palchi e gallerie erano posti organi che all'arrivo degli ambasciatori stranieri emettevano inquietanti melodie; ma la punta di diamante del complesso apparato scenografico costituito dal Chrysotriklinios erano gli automi d'oro che circondavano il trono imperiale. I primi vennero installati al tempo di Teofilo (829-843), ma, fusi dal suo successore Michele l'Ubriacone, ne venne creata una nuova serie al tempo di Leone VI il Saggio (886-912). Il trono era sorvegliato da due leoni d'oro che ruggivano muovendo la lingua e sferzando il suolo con la coda, ed innanzi ad esso era posto un platano d'oro, sui cui rami erano poste svariati uccelli di molte specie, sempre d'oro, che cantavano. Questi automi erano mossi da un sistema di pompe idrauliche, e sembra che a progettarli sia stato lo stesso Leone (che fu anche un cultore dell'esoterismo), forse il primo ad applicare quanto aveva teorizzato Erone di Alessandria nei suoi libri "Pneumatica" e "Mechanica". Lo stesso trono era dotato di un meccanismo che gli permetteva di sollevarsi in brevissimo tempo a grande altezza da terra, sempre nell'intento di stupire gli ambasciatori stranieri (a quanto ci riferisce Liutprando da Cremona; a dire il vero, se esaminiamo le fonti bizantine, pare che si elevassero solo gli automi posti intorno al trono). Anche nei giardini del Sacro Palazzo esistevano automi: "capre di bronzo che raspavano con i piedi mentre un pastorello le mungeva, tori di rame che agitavano la testa e che muggivano". Da alcune fontane, nei giorni di festa, era fatto sgorgare vino misto a miele e spezie. Un altro edificio compreso nella cittadella imperiale era il Boukoleon, un piccolo palazzo che si affacciava sul Mar di Marmara e che era stato la residenza di Giustiniano, che aveva il soffitto della camera da letto imperiale interamente d'oro. In un'altra stanza, interamente rivestita di porfido, le Imperatrici mettevano al mondo i loro figli, perciò detti Porfirogeniti. Non mancavano neppure le attrezzature sportive: un ippodromo coperto ("kaballarios"), una piscina (nella quale pare fosse stato assassinato Romano III Argiro) ed un campo da polo ("tzyganisterion"), un gioco importato dalla Persia e che era diventato il preferito dalla nobiltà bizantina. Infine, un prolungamento del Palazzo era costituito dal "kathisma", la tribuna imperiale che si affacciava nel grande Ippodromo, dalla quale il sovrano aveva un contatto diretto, ma sicuro, con il popolo. Nelle gradinate alla sua destra stavano seduti gli esponenti (demoti) della fazione degli Azzurri (conservatori), alla sinistra i demoti dei Verdi ("progressisti"); entrando nel "kathisma", l'Imperatore rivolgeva il primo saluto al "partito" che aveva scelto al momento della sua assunzione al trono (generalmente gli Azzurri). Una parte dell'Ippodromo, chiamata "Fionda", era il luogo deputato alle esecuzioni capitali, che spesso avvenivano subito dopo gli spettacoli dei mimi. Esisteva anche un altro palazzo a Ieria, sulla sponda asiatica del Bosforo, nel quale la corte si trasferiva in occasione di determinate feste (come quella della vendemmia).
Un
acquedotto che dalla Tracia portava acqua alla città
Un
tratto delle mura di Teodosio
Recentemente, le autorità turche hanno incominciato un restauro della triplice cerchia. Alcuni hanno però sollevato obiezioni sulle modalità dell'intervento, giudicato troppo "massiccio". Per farsene un'idea, si può vedere la differenza tra il medesimo tratto di mura prima e dopo il restauro. Queste immagini provengono dal sito Constantinople -- Home Page .
Ultimo aggiornamento: 30/04/1998
Per commenti, critiche, informazioni scrivete a Tommaso Braccini .