1997: Recanati e Carignano

 

Deviazione a sud : il sommo poeta si spezzò de gobba

A Recanati la prima cosa che si scopre è che il palazzo della famiglia Leopardi appare periferico rispetto al centro, e che la cittadina è un arioso paese sporto verso il mare, che dai colli accende di blu il panorama. L'altra è che nel nome del poeta il turista viene sottoposto ad un  imbonimento perpetuo, nell'intento, neanche tanto mascherato, di fare di Recanati una sorta di disneyland della poesia. Cosicché è stata messa in piedi la Giacomo Giacomo srl, che nell'ex casa Fattorini oggi distende merce e paccottiglia di ogni genere, e che marchia con il naso adunco di Leopardi persino le matite vendute a prezzi astronomici; così si organizzano serate di liscio con il titolo di Festa del Sabato del Villaggio, in cui canta Lolito e la sua 
orchestra;   e per poter accedere al palazzo dei discendenti  occorre pagare un biglietto di ingresso che non ha nulla a che vedere con la possibilità vera di visitare gli interni di Casa Leopardi, soprattutto se a tenere banco è una guida edulcorata che recita la lezioncina imparata in quinta elementare. Nella cittadina vie e negozi  sono tutti all'insegna dei luoghi segnati nei Canti; l'unica cosa che non è dato di sapere è se esistano dei tagliolini delicati alla gobbetta del poeta, ma speriamo, io e il mio compagno di viaggio, che l'imprenditoria locale non si sia spinta così avanti. Sulla gobba di Giacomo Leopardi oggi mangiano e si arricchiscono decine di persone; tranne poi lasciare che i luoghi leopardiani, laddove non possano essere soffocati da souvenirs e gelati a sovrapprezzo, versino in condizioni poco dignitose, come il Colle dell'Infinito:  che nella passeggiata, subito dopo gli interminati spazi, lascia gustare al turista graffitti e murales di ogni specie, scritte oscene con spray di ogni colore,  cartacce e immondizia lungo tutto il percorso, a dimostrare che il borgo è rimasto selvaggio.
 

Troppa acqua fa venire le rane nello stomaco

 
L'Apt di Fano invita, con un'elegante brochure, a visitare le Terme di Carignano, peraltro raccomandate dalla stesa Regione Marche. Allora parti un pomeriggio di afa, e per tutto il viaggio ripeti non devo bere, poiché vuoi mantenere la sete per il posto, dove l'opuscolo segnala acque sulfure e bromo-iodiche e fresco riposo. Così, quando arrivi, la sete e l'arsura sono insaziabili, e temi di dover fare a pugni con i parcheggi e la gente. Invece non ci sei che tu e il tuo compagno di viaggio, davanti ad una panchinetta e un parco mal curato; e l'unica fonte disponibile sembra erogare l'acqua del trombino che hai davanti a  casa tua. Per la strada ed i vialetti non si muove nessuno, tranne una coppia torinese che arriva quando ce ne andiamo, e ci chiede se per caso le terme siano da un'altra parte, tanto stenta a credere  di aver abbandonato l'amena spiaggia per quello spettacolo miserevole. L'unico bar della zona è stato inglobato dagli ambulatori USLL, ovviamente chiusi in quell'ora spaventosamente tarda (sono le 17.00). Con il ricordo della raffinata Salice Terme, a qualche chilometro da Pavia , risaliamo in macchina; ma conserviamo gelosamente la brochure dell'Apt di Fano, fulgido esempio, a futura memoria, dell'arte ingannevole della pubblicità.

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