Estratti dal commento al film CEUX DE CHEZ NOUS


Rodin

(...) Non molto grande, tarchiato, in rendigote, con un berretto di velluto! La barba bianca, personaggio del Rinascimento con un naso potente, delle mani incomparabili, e l'occhio un po' da satiro. Tale era Rodin.
Sovente si aggirava nel suo atelier come una belva...feroce. E lo era davvero!
Era il leone del deserto nel quale si erigono, come altrettante sfingi, le sue opere gigantesche!
Ed era il leono diffamato!
Nessun uomo di genio, in effetti, è mai stato più beffeggiato, più disprezzato di lui, nel suo paese.
Mentre era ancora vivo, esistevano dei musei Auguste Rodin in Svezia, in America, in Brasile, in Giappone... mentre in Francia ci si continuava a chiedere se Rodin non prendesse in giro tutti.
Gliene derivava una nobile tristezza, un disprezzo sovrano, una sorpresa amara ed un certo disgusto che niente poteva attenuare...
Quando ho voluto cinematografarlo,(...) guardando l'apparecchio, mi ha detto:
- Si, infine... chiamatelo come volete... sarà sempre della fotografia.(...)
Gli avevo chiesto di non parlare, durante la ripresa, ma non tenne conto. Fortunatamente, d'altra parte, perché, a bruciapelo, mi ha detto:
- Figuratevi che il mio maestro fu Carrier-Belleuse... sì...aveva molto talento...mi ha dato dei consigli, ma, più tardi, sono stato obbligato a renderglieli!
Uomo ammirevole, del quale Mirbeau, mi ha detto un giorno:
- Guardatelo con tutte le vostre forze, perché ho l'impressione che si dirà del secolo in cui viviamo: il secolo di Rodin.
(...)

---------------------------------------------

France

Ed ecco colui che chiamavamo «Monsieur France» quando parlavamo di lui ed al quale dicevamo «Monsieur France», quando gli parlavamo... Perché bisognava dirgli non solo «Monsieur France, come si dice «Monsieur Renan», ma penso che bisognasse dirgli «Monsieur France» come si sarebbe potuto dire «Monsieur Espagne», indirizzandoci a Cervantes...
Se essere intelligenti, significa capire, è ben evidente che nessun altro al mondo è mai stato più intelligente di Anatole France.
La sua conversazione era un incanto continuo. Dico esattamente «continuo», perche ogni sua frase era una festa...E la sua ironia era di ogni festa...(...)
Eccolo nel suo studio, mentre ripone i suoi bei libri...
Riconoscerete quel viso lungo e quei grandi occhi pieni di luce...Capelli bianchi, barba bianca...E cortesia in ogni gesto...
Anche quel giorno, beninteso, Monsieur France aveva detto delle cose affascinanti, poiché aveva parlato. Una giovane donna era venuta e gli aveva detto: «Oh, Monsieur France, che bell'aspetto avete!». E lui aveva risposto: «Ma sì, ma se avessi vent'anni, non me lo direste.» Poi, rivoltosi a me, aggiunse: «Com'è triste essere vecchi! E' triste perché, vedete, si possono fare le stesse cose che quando si è giovani, soltanto, le si fa meno bene...».(...)

-------------------------------------------------

Sarah Bernhardt

E adesso quella di cui mio padre diceva che la chiamiamo «Ma Dame», ma Ma Dame in due parole, perché era veramente la nostra Signora del Teatro...
Ecco Sarah Bernhardt, personaggio favoloso, leggendario, attrice incomparabile, assolutamente geniale...
Aveva settantadue anni, quel giorno. Da cinquantacinque viveva con un solo polmone, da trenta con un rene solo e da quindici giorni, purtroppo! con una gamba sola.
Ma era il coraggio personificato e, di un uomo che moriva a cinquant'anni, diceva: «Bisogna essere stupidi!»
Quel giorno aveva messo, per la prima ed ultima volta, la gamba artificiale che si era fatta fare e che non ha conservato... Era una disgrazia, per lei. Ha detto: «Preferisco niente!».
E quel giorno, preparava un'«ultima tournée» in America. Grazie a Dio, quest'ultima tournée ha potuto farla cinque volte.
Ed ormai la portavano di città in città...D'altronde è sempre stata portata in trionfo. (...)

-------------------------------------------------

Renoir

Adesso vi parlo di un film piuttosto impressionante, credo, quello di Renoir, l'altro grande pittore dell'impressionismo.
Mi è sembrato che, tra tutti questi grandi uomini, Renoir fosse il più semplice di tutti, e Dio sa quanto questi fossero semplici, ma orgogliosi, sì, corazzati d'orgoglio, per difendersi un po' contro la villania, la familiarità degli ignoranti e dei mediocri.
Giusto orgoglio che agli stupidi piace far passare per della vanità!
L'ammirazione di cui Renoir era circondato non aveva per nulla modificato il suo carattere. E coloro che lo avevano conosciuto prima mi hanno detto che era esattamente lo stesso da giovane, e gli era capitato di vivere con Sisley, Claude Monet e Claude Pissarro per un anno intero su un sacco di patate...
Renoir ha settantasette anni quando ne registro l'immagine ed è molto malato. I reumatismi hanno deformato le sue povere mani e, benché soffra perpetuamente, lavora senza sosta.
Non c'era niente di più commovente che vedere quell'uomo, quel grand'uomo piegato in due dal dolore...Era obbligato, per dipingere, di infilare i pennelli sotto le bende di tela con cui gli avvolgevano le mani, annodate come sarmenti...E continuava a dipingere, malgrado tutto...
E la sua visone delle cose era tale quale era quando aveva vent'anni. Non aveva alcuna malinconia e, senza tristezza, vedeva ogni anno rifiorire gli anemoni che non avevano segreti per lui.
Diceva nella maniera più semplice delle cose magnifiche.(...)


LinkExchange
LinkExchange Member Free Home Pages at GeoCities


This page hosted by Get your own Free Home Page
1