Mulini


Generalmente al mulino viene associata l’attività di macinatura; in realtà esso è stato un importante strumento capace di fornire svariati servizi alle società pre-industriali. E’ noto che il mulino ad acqua trasforma l’energia idraulica in energia meccanica sotto forma di moto rotatorio impresso a un albero; lo sfruttamento di tale conversione rappresenta il primo rivoluzionario passo verso l’abbandono dell’energia animata ed è fondamentale nell’evoluzione tecnologica dell’umanità.
Già i romani si servivano di mulini ad acqua per la produzione di farina. Fino all’XI secolo fu visto come mero strumento di macinazione; successivamente venne ampiamente utilizzato nella follatura dei panni sostituendo la pigiatura umana con la battitura mediante martelli di legno azionati dalla ruota idraulica. Fino alla scoperta della macchina a vapore il mulino ad acqua rappresentò l’esclusiva forma di energia meccanica capace di soddisfare le esigenze delle segherie, delle cartiere e di molte altre attività industriali.

Filippo Laschi, gonfalone Leon d’oro

1 mulino (T1/1) composto da 2 palmenti che 1 è di marmo e l’altro di alberese, ambedue macinanti, con casa a uso di mugnaio composta di 8 stanze tra a piano e a palco con più i fondi e ritrecini et un portico all’ingresso abitato di presente da Giuseppe Giachi mugnaio. Popolo di San Marco Vecchio, luogo detto al Mattonato. Dopo la compra fatta da Filippo Laschi nel 1761, un prato adiacente al mulino viene definito da curandaio, un vicino orto è detto delle Panora Nuove, 1 trogolo a buche murate per uso di lavare con tettoia posta su 4 pilastri e suoi canali selciati d’acqua.
1 mulino (T1/fuori carta) sotto al Mattonato, Popolo di San Marco Vecchio, luogo detto alla Pazienza. Comprò da altri Laschi 1774.

Dall’atto 67 della Decima Granducale i due mulini risultano di proprietà del Capitolo di San Lorenzo a Firenze (gonfalone Leon d’oro): 1 mulino (T1/1) e 1 cura di panni nel Popolo di San Marco Vecchio. Matteo Del Lasca a livello e 1 mulino (T1/fc) in sul Mugnone affittato a Piero di Lorenzo mugnaio.



Monaci di San Bartolomeo alla Badia, gonfalone Drago, a_396

1 casa con uso di mulino (T1/2) con 1 palmento in sul fiume Mugnone, Popolo della Badia, luogo detto al Ponte alla Badia, con staiora 2 di orto a corda sul Mugnone, atto 1776 n.137.
Dallo Stradario Comunale del 1779 risulta che una gora d’acqua, sottopassando la strada Faentina all’altezza del Manzuolo, andava ad alimentare il mulino.



Capitolo di San Romolo di Fiesole, gonfalone Chiave

1 mulino (T1/11) nel Popolo della Badia, luogo detto Le Massa, con 4 case e colombaia consistente in 19 stanze, 2 cantine e 2 casolari rasente il Mugnone con 2 pezzi di terra confinanti. Tiene a livello Matteo Sestini, atto 1776, n.60.
Nel 1779 avviene il passaggio di proprietà del mulino a 3 palmenti, in luogo detto al Matta, ai frati di San Bartolomeo della Badia dei Roccettini.

Nella Decima Granducale il mulino risulta sempre proprietà del Capitolo di San Romolo: 1 mulino a 2 palmenti nel Ponte della Badia, luogo detto al Matta. Tiene a livello Giovanni di Andrea mugnaio.



Mensa episcopale di Fiesole, gonfalone Chiave, a_470

1 mulino (T1/13) con casa da mugnaio nella Canonica di Fiesole, luogo detto al Bagno alla Cicala, atto 1776 n.279.
In esecuzione degli atti del 24.8.1772 si legge che il mulino del Calderaio passa a S.A.R. Pietro Leopoldo, gonfalone Leon d’oro, a.860. A livello di Clemente Fossi, atto 1783, così descritto: 1 mulino a 2 palmenti e terra sul Mugnone situati sotto la fattoria di Careggi ai quali si dice confinare la strada dove ci sono strisce di terra lavorativa sopra fino alla serra dove si piglia l’acqua al condotto che va a Firenze.

Nel 1470 (D.R.1498) il mulino del Bagno alla Cicala (poi Calderaio) appartiene a un monsignore di Fiesole che lo ha dato a livello a Francesco di Giovanni, mugnaio. Successivamente (D.G.1536) sarà di proprietà del Capitolo dei Canonici di Fiesole con a livello Francesco Tosi (atto 1670 n.110).

CATASTO 1427
Andrea Del Palagio, gonfalone Vaio: 1 mulino (T1/21) nel Borgo di Mugnone, Popolo della Canonica di Fiesole detto del Palancone. Confina campo del mulino e Niccolò Del Palagio.

DECIMA GRANDUCALE
Monache di San Miniato dette del Ceppo di Firenze, 1619 a.629: 1 mulino (T1/21) con terre lavorative vignate e orto, oggi ridotto a bottega di fornaio nel Popolo della Canonica di Fiesole nel Piano del Mugnone, confina con strada e Lorenzo Del Palagio, atto 1665 n.23 Scarperia.



Spedale di Santa Maria degli Innocenti, gonfalone Leon d’oro, a_818

1 mulino (T1/fuori carta) nel Popolo di San Marco Vecchio, luogo detto alle Cure. Trasportato al conto pagante 1775.



Vincenzo Rosselli Del Turco

2 mulinuzzi (T1/30-31) con 2 casette, Popolo di San Martino a Veglia, sul fossato a confine col Mugnone, luogo detto al Bernazzino, assegnatoli per sua porzione nelle divise seguite con Francesco Del Turco suo fratello. Rogato da Paolo Bordigani 26 marzo 1767.



Niccolò Panciatichi, gonfalone Drago, a_358

1 mulino (T1/32) con ½ staiora di vigna, Popolo di San Martino, località detta ai Calzi, atto 1760 n.350.
Dall’atto 1776 n.182 risulta che il mulino a due palmenti e la vigna sono passati di proprietà ai Frati di San Marco a Firenze (gonfalone Drago a_287).

Nella Decima Granducale del 1536 casa, mulino e terreni appartengono a Guido di Domenico di Giovanni: 1 casa e 1 mulino detta al Mulino Nuovo a confine via e fosso delle Mulina, Piero Popoleschi. 1 campo detto il campo del mulino, confina il fosso di Rimolle.



Monache di Santa Maria di Candeli, gonfalone Carro, a_29

1 podere nel Popolo di Santa Maria a Buiano, luogo detto Il Molinuzzo. 1 mulino (T1/44) con casa guasta per il mugnaio, inabile a macinare. Comprarono da Dionigi Carducci lì 21.8.1653



Francesco Tosi

1 mulino (T1/34) a 1 palmento con casa da mugnaio e altre stanze contigue, posto il tutto sull’acqua del prato dell’Acquaio di Montereggi, confina via, Andrea Margotti, Porcellotti, comprò da Domenico Pettirossi per lire 300, atto 1747 n.22.



Cav. Gio Batta Uguccioni senatore, gonfalone Carro, a_256

1 mulino (T1/35) macinante sull’acqua del Rio, Popolo di Montereggi, con tutti i suoi annessi e pertinenze e terre arative contigue al mulino, atto 1766 n.426 n.427.



Pier Giovanni Batacchi

2 mulini (T1/33) e 1 casetta rovinata, 1 pezzo di terra a uso di vigna, consistenti dette mulina in 9 stanze, Popolo di San Ilario a Montereggi, pervenutagli dal padre Francesco Batacchi, atto 1762.

In precedenza (D.G.1536) gli ultimi tre mulini descritti erano stati tutti di proprietà di Bartolomeo e Chimenti Del Buono. T1/33: 1 casa e 1 mulino a 1 palmento nel Popolo di Montereggi, posto sul fiume Acquaio con un pezzo di terra nello stesso luogo detto alla Fonte. T1/34-35: Altri 2 mulini a 1 palmento sul fiume Acquaio, confina con p.mo Carlo Busini, Valerio dal Borgo.


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