DANZA MACABRA Je fis de Macabre la danse, Qui tout gent maine à sa trace E a la fosse les adresse. (Jean Lefebre, Respirt de la Mort) Detta anche "danza dei Maccabei", eroi biblici perseguitati da Antioco di Siria, celebrati con riti in memoria dei defunti che prevedevano danze allegoriche, e il cui culto è avvicinato a quello dei morti. La parola "macabro" (="funebre e grottesco") deriva dal francese macabré. L'origine etimologica è incerta, forse risale agli stessi martiri Maccabei, oppure al siriaco "marqadta" o "maqabrey", rispettivamente "danza" e "becchino". L'origine della Danza Macabra resta a tutt'oggi sconosciuta, sebbene ci siano molte teorie in proposito. Nel Medioevo serviva come memento mori per i potenti, come conforto per i poveri, e come ammonimento a condurre una vita cristiana. L'ossessione tutta medioevale per l'incombenza della morte - che trova nella danza macabra la sua più grandiosa e grottesca espressione - è magistralmente testimoniata dal passaggio seguente: Prete: "Ricordati che devi morire!" Uomo (alla finestra, guardando il prete in strada): "Come?" Prete: "Ricordati... che devi morire!" Uomo: "Va bene" Prete (incalzante): "Ricordati che devi morire!" Uomo: "Si, si... no... mo me lo segno, proprio... c'ho una cosa... non vi preoccupate...". (Troisi e Benigni, Non ci resta che piangere) Nella danza macabra un corteo di scheletri ghermisce in scene successive personaggi d'ogni genere che rappresentano tutte le età della vita e tutte le estrazioni sociali, cosicché il Marchese si ritrova nella stessa schiera di Esposito Gennaro il netturbino, 'omuorto puveriello: 'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto? Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo, suppuorteme vicino-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie...appartenimmo à morte!" (Totò, 'A Livella) La danza macabra come genere d'arte nacque e si sviluppò in Francia tra la fine del XIV secolo e l'inizio del successivo, non solo nelle rappresentazioni figurative ma anche nella letteratura e nel teatro. Il punto di partenza di questa tradizione artistica e' un dipinto del 1424-25 che appariva sotto i porticati del chiostro del Charnier des Innocente a Parigi. L'opera è andata distrutta, ma ne conosciamo la struttura grazie ad una serie di riproduzioni del 1485 pubblicate dall'editore Guyot Marchant. In seguito a quello di Parigi furono prodotti numerosi affreschi, tra gli altri quello di Londra (1430 circa), di Basilea (il primo attorno al 1440 e il secondo circa nel 1480), di La Chaise-Dieu (circa 1460-70), di Lübeck (1463). Durante la seconda metà del XV secolo, la danza macabra cominciò a diventare un genere sempre più popolare, fonte di ispirazione di artisti come Hans Holbein il giovane, Daniel Nikolaus Chodowiecki e Johann Elias Ridinger. Tra i più noti esempi di danze macabre quattrocentesche: l'affresco della chiesa di San Lazzaro a Como (oggi andato perduto), quello di Clusone, le serie di incisioni di Hans Holbein dette "Alfabeto della morte", in cui a ogni scena corrisponde una lettera: La maggior parte delle danze macabre sono affrescate sui muri esterni di chiostri, di sepolcri, di ossari o all'interno delle chiese. Di solito rappresentano corpi emaciati e scheletrici appaiati con i rappresentanti delle varie classi sociali. Il numero di personaggi e la composizione stessa della danza è variabile. Talvolta affiorano anche elementi di caustica satira sociale. Ciascun scheletro è il doppio grottesco del vivo costretto a danzare suo malgrado. Così ci sarà una mostruosa donna-scheletro che ghermisce la bella fanciulla mentre si ammira allo specchio, oppure uno scheletro beffardo con la mitra che afferra il vescovo mentre tenta invano di aggrapparsi al tavolo ingombro di monili e di gioielli, segni della falsa vocazione religiosa. L'inesorabilità della morte dà ai poveri ed ai diseredati la consolazione di guardare alla morte come regolatrice d'ogni ingiustizia. In effetti, si puo' considerare la danza dei morti come il risvolto lugubre dell'allegro sentimento carnevalsco del mondo descritto da Mikhail Bakhtin. La danza macabra ricorda la Farandola, danza a catena tipica della Provenza. Nella cappella di Kermaria en Isquit in Plouha (Bretagna) è affrescata la danza macabra che ispirò il compositore Camille Saint Saens (la cui musica dovresti star ascoltando in questo momento come file midi). Fu dipinta da René Couffon tra il 1488 e il 1504, a sua volta ispirato dalle incisioni di Guyot Marchant. Nel cinema, la più suggestiva raffigurazione della danza macabra è di Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, parodiata da Woody Allen in Amore e Guerra. Links: Thanatos, l'estremo portale - i percorsi Sito di Patrick Pollefeys La danza macabra di Kermaria in Bretagna La danza macabra di Sesto nella Val Pusteria Score: Camille Saint-Saëns, Danse Macabre, Op. 40 Song Text by Jean Lahor (Henri Cazalis): Zig et zig et zag, la mort cri cadence Frappant une tombe avec son talon, La mort à minuit joue un air de danse, Zig et zig et zag, sur son violon. Le vent d'hiver souffle, et la nuit est sombre, Des gémissements sortent des tilleuls; Les squelettes blancs vont à travers l'ombre Courant et sautant sous leurs grands linceuls, Zig et zig et zag, chacun se trémousse, On entend claquer les os des danseurs, Un couple lascif s'asseoit sur la mousse Comme pour goûter d'anciennes douceurs. Zig et zig et zag, la mort continue. De racler sans fin son aigre instrument. Un voile est tombé! La danseuse est nue! Son danseur la serre amoureusement. La dame est, dit-on, marquise ou baronne. Et le vert galant un pauvre charron - Horreur! Et voilà qu'elle s'abandonne Comme si le rustre était un baron! Zig et zig et zig, quelle sarabande! Quels cercles de morts se donnant la main! Zig et zig et zag, on voit dans la bande Le roi gambader auprès du vilain! Mais psit! tout à coup on quitte la ronde, On se pousse, on fuit, le coq a chanté Oh! La belle nuit pour le pauvre monde! Et vive la mort et l'égalité!
Detta anche "danza dei Maccabei", eroi biblici perseguitati da Antioco di Siria, celebrati con riti in memoria dei defunti che prevedevano danze allegoriche, e il cui culto è avvicinato a quello dei morti.
La parola "macabro" (="funebre e grottesco") deriva dal francese macabré. L'origine etimologica è incerta, forse risale agli stessi martiri Maccabei, oppure al siriaco "marqadta" o "maqabrey", rispettivamente "danza" e "becchino".
L'origine della Danza Macabra resta a tutt'oggi sconosciuta, sebbene ci siano molte teorie in proposito. Nel Medioevo serviva come memento mori per i potenti, come conforto per i poveri, e come ammonimento a condurre una vita cristiana. L'ossessione tutta medioevale per l'incombenza della morte - che trova nella danza macabra la sua più grandiosa e grottesca espressione - è magistralmente testimoniata dal passaggio seguente:
Prete: "Ricordati che devi morire!" Uomo (alla finestra, guardando il prete in strada): "Come?" Prete: "Ricordati... che devi morire!" Uomo: "Va bene" Prete (incalzante): "Ricordati che devi morire!" Uomo: "Si, si... no... mo me lo segno, proprio... c'ho una cosa... non vi preoccupate...". (Troisi e Benigni, Non ci resta che piangere)
Nella danza macabra un corteo di scheletri ghermisce in scene successive personaggi d'ogni genere che rappresentano tutte le età della vita e tutte le estrazioni sociali, cosicché il Marchese si ritrova nella stessa schiera di Esposito Gennaro il netturbino, 'omuorto puveriello:
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto? Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo, suppuorteme vicino-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie...appartenimmo à morte!" (Totò, 'A Livella)
Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo, suppuorteme vicino-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie...appartenimmo à morte!" (Totò, 'A Livella)
Il punto di partenza di questa tradizione artistica e' un dipinto del 1424-25 che appariva sotto i porticati del chiostro del Charnier des Innocente a Parigi. L'opera è andata distrutta, ma ne conosciamo la struttura grazie ad una serie di riproduzioni del 1485 pubblicate dall'editore Guyot Marchant.
In seguito a quello di Parigi furono prodotti numerosi affreschi, tra gli altri quello di Londra (1430 circa), di Basilea (il primo attorno al 1440 e il secondo circa nel 1480), di La Chaise-Dieu (circa 1460-70), di Lübeck (1463).
Durante la seconda metà del XV secolo, la danza macabra cominciò a diventare un genere sempre più popolare, fonte di ispirazione di artisti come Hans Holbein il giovane, Daniel Nikolaus Chodowiecki e Johann Elias Ridinger. Tra i più noti esempi di danze macabre quattrocentesche: l'affresco della chiesa di San Lazzaro a Como (oggi andato perduto), quello di Clusone, le serie di incisioni di Hans Holbein dette "Alfabeto della morte", in cui a ogni scena corrisponde una lettera:
La maggior parte delle danze macabre sono affrescate sui muri esterni di chiostri, di sepolcri, di ossari o all'interno delle chiese. Di solito rappresentano corpi emaciati e scheletrici appaiati con i rappresentanti delle varie classi sociali. Il numero di personaggi e la composizione stessa della danza è variabile. Talvolta affiorano anche elementi di caustica satira sociale. Ciascun scheletro è il doppio grottesco del vivo costretto a danzare suo malgrado. Così ci sarà una mostruosa donna-scheletro che ghermisce la bella fanciulla mentre si ammira allo specchio, oppure uno scheletro beffardo con la mitra che afferra il vescovo mentre tenta invano di aggrapparsi al tavolo ingombro di monili e di gioielli, segni della falsa vocazione religiosa. L'inesorabilità della morte dà ai poveri ed ai diseredati la consolazione di guardare alla morte come regolatrice d'ogni ingiustizia. In effetti, si puo' considerare la danza dei morti come il risvolto lugubre dell'allegro sentimento carnevalsco del mondo descritto da Mikhail Bakhtin.
La danza macabra ricorda la Farandola, danza a catena tipica della Provenza.
Nella cappella di Kermaria en Isquit in Plouha (Bretagna) è affrescata la danza macabra che ispirò il compositore Camille Saint Saens (la cui musica dovresti star ascoltando in questo momento come file midi). Fu dipinta da René Couffon tra il 1488 e il 1504, a sua volta ispirato dalle incisioni di Guyot Marchant.
Nel cinema, la più suggestiva raffigurazione della danza macabra è di Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, parodiata da Woody Allen in Amore e Guerra.
Score: Camille Saint-Saëns, Danse Macabre, Op. 40 Song Text by Jean Lahor (Henri Cazalis):
Zig et zig et zag, la mort cri cadence Frappant une tombe avec son talon, La mort à minuit joue un air de danse, Zig et zig et zag, sur son violon. Le vent d'hiver souffle, et la nuit est sombre, Des gémissements sortent des tilleuls; Les squelettes blancs vont à travers l'ombre Courant et sautant sous leurs grands linceuls,
Zig et zig et zag, chacun se trémousse, On entend claquer les os des danseurs, Un couple lascif s'asseoit sur la mousse Comme pour goûter d'anciennes douceurs.
Zig et zig et zag, la mort continue. De racler sans fin son aigre instrument. Un voile est tombé! La danseuse est nue! Son danseur la serre amoureusement.
La dame est, dit-on, marquise ou baronne. Et le vert galant un pauvre charron - Horreur! Et voilà qu'elle s'abandonne Comme si le rustre était un baron!
Zig et zig et zig, quelle sarabande! Quels cercles de morts se donnant la main! Zig et zig et zag, on voit dans la bande Le roi gambader auprès du vilain! Mais psit! tout à coup on quitte la ronde, On se pousse, on fuit, le coq a chanté Oh! La belle nuit pour le pauvre monde! Et vive la mort et l'égalité!