Circolo delle telecomunicazioni - Roma

DALLA PRIVATIZZAZIONE ALLA CASSA INTEGRAZIONE:
“PIU’ PROFITTI, MENO OCCUPAZIONE”

.-.

“La mobilitazione unitaria dei lavoratori ha bloccato  la
ristrutturazione selvaggia, ma la lotta non è finita”.

TREVISO 27/28 GENNAIO 2001

PREMESSA

Nel PRC fino ad oggi si è parlato dell'Information Tecnology con termini dottrinali ed intellettuali, se pur giusti, ma che hanno contribuito a mantenere una percezione del problema  nell’immaginario collettivo, legata solamente al “business”. Le telecomunicazioni hanno invece, per struttura e finalità, una collocazione centrale negli interessi del Paese e ne rappresentano uno dei massimi fattori della Sicurezza Nazionale: perchè non esiste alcuna soluzione di continuità tra militare e civile.
Purtroppo l’inesatta e discontinua informazione erogata al popolo elettore, non ha di certo aiutato a creare una coscienza anche nel Partito e si fa più fatica a colmare la differenza di cultura in merito che ad affrontare decisioni politiche.
Così quando è “passata” la valorizzazione economica della STET/Telecom Italia per agevolarne la privatizzazione, tale svolta epocale è sembrata a tutti solo una delle tante operazioni finanziarie che questa Italia cinica e borghese ci ha ormai abituato a constatare. Anche noi abbiamo in parte contribuito a mantenere questo stato di cose perché abbiamo effettuato una opposizione che ha preso atto del processo ma che non ha tentato viceversa di cambiare la percezione che tale operazione stava assumendo a livello massmediatico. Ci siamo rinchiusi in una difesa ad oltranza di principi sacrosanti, quali l’occupazione, ma senza tentare una operazione di controinfomazione a 360°.
A cosa sono servite materialmente la consulte del lavoro sulla nuova forma di organizzazione contrattuale denominata “Telelavoro” oppure sugli effetti dalla “W.T.O”., se non siamo riusciti a legare pubblicamente le analisi con dei concetti forti come l'affermare che uno dei massimi obiettivi del capitalismo è quello del controllo dei nodi di comunicazione, anche dei cosidetti Paesi Alleati.
Non sarà un caso se Francia e Germania mantengono il controllo del 51% delle azioni TLC oppure gli States pongono tale settore al primo posto delle risorse strategiche nazionali. Se invece di effettuare dichiarazioni di principio, avessimo affondato su questi temi probabilmente i nostri esorcismi avrebbero avuto ben altro effetto.

Quando parliamo di pensiero unico, di linguaggio universale massmediaticamente controllato in video ed in audio oppure contenuto in un software, è chiaro che in quel messaggio o nel microchip sono racchiuse la politica liberista con le sue forme di organizzazione, i cicli di lavoro uomo-macchina che incrementano la flessibilità, le interazioni che generano a volte scelte indotte variando i consumi e l’orientamento politico, il sottocontrollo delle comunicazioni fuori da qualsiasi ordinamento costituzionale o legge che dir si voglia.

Nel nostro Partito si è parlato di ricercare una “alternativa di società” ma tralasciando la lotta su queste tematiche e sottolineandone solo l’aspetto più “abbordabile”, l’effetto sotto gli occhi di tutti cioè la tragedia del lavoro flessibilizzato, esternalizzato, sottopagato, senza garanzie.   Per sciogliere il cosidetto nodo sindacale, che è pur sempre un obiettivo non più rinviabile, avremmo dovuto indicare al paese le strategie generali ed un Piano Industriale del settore Alternativo a quello delle due composizioni governative neoliberiste.

Per dirla in altre parole è più facile attaccare politicamente il rag.Colaninno perché rientra nell'immaginario comune del padrone cattivo e cinico, piuttosto che indagare i rapporti esistenti tra le banche, i fondi internazionali, i poteri forti.  E' lì la nostra inchiesta.

Perché tangentopoli non ha toccato mai il comparto? Vi siete mai chiesti perché le commesse TLC nella Pubblica amministrazione hanno visto la predominanza dell’americana EDS sulla nostra FINSIEL, l’Olivetti è stata conquistata dalla scatola cinese denominata “Tecnost”, il reparto fotonica dell’ITALTEL è stato prima venduto alla Pirelli e poi rivenduto ai neozelandesi , l’ITALTEL è scomparsa dal CoreBusiness di telecom Italia per entrare sotto il controllo della “CISCO”, il progetto satellitare IRIDIUM ha cessato di esistere.
A quanto ammonta la perdita di autonomia progettuale e del lavoro, dopo questa lenta erosione del mercato e la progressiva sostituzione della filiera produttiva italiana con quella anglosassone?

Quando mai daremo delle risposte se i compagni/e invece di unirsi, organizzarsi ed analizzare tali processi, si dividono continuamente nei mille rivoli intellettuali che caratterizzano la galassia di sinistra? La competizione per fare un paragone biologico, è interspecifica (tra confederali ed extra) ed intraspecifica (all’interno di ogni gruppo, per l’egemonia ed a volte l’autoreferenzialità).
Le discussioni, i programmi ed a volte le delegazioni, anche nel nostro partito, sono viziate dall’appartenenza e si richiama spesso la “linea del partito” per stabilire chi è eretico e senza possibilità di successo e chi invece, semplicemente apparendo, ottiene il mandato.
Ma il progetto dov'è?
Ricordiamoci che il ruolo del sindacato è quello di impedire la concorrenza al ribasso tra le forze lavoro.
La nostra esperienza come circolo TLC evidenzia la possibilità di vincere (stanno per essere reintegrati i cassaintegrati portati fuori dal ciclo produttivo dagli accordi del 28 marzo 2000, firmati da CGIL CISL e UIL.  Il lavoro congiunto del nostro circolo con i sindacati extraconfederali, ha di fatto sconfitto questa politica (un lavoro congiunto ma non subalterno!)
Sottolineiamo che sulla base della nostra radicalità abbiamo costruito una azione congiunta con i circoli del lavoro DS e SDI, che ha spostato a sinistra l'asse della vertenzialità.
L'assemblea pubblica che si è svolta all'ALPHEUS di Roma ha correlato direttamente le istanze dei lavoratori con il Partito, promotore dell'iniziativa.attraverso il Circolo.
Davanti a 300 lavoratori del Gruppo Telecom, abbiamo potuto formulare ancora nuove proposte ed iniziative di lotta che cominceremo a mettere in pratica già dalla prossima settimana.

COORDINAMENTO T.L.C.

L’esperienza del coordinamento nazionale delle Telecomunicazioni l’abbiamo iniziata da lungo tempo. Il 24 novembre 1998 la Direzione del Partito ha chiesto alle federazioni di “avere in tempi brevi i nominativi dei compagni e delle compagne ai quali far riferimento per meglio coordinare i lavoratori e le lavoratrici delle Telecomunicazioni”  Il 7 novembre 1998 i compagni della Telecom Italia con quelli di SIRTI, ALCATEL, ed ERICSSON, hanno convenuto di istituire un gruppo di lavoro del coordinamento, esteso alla RAI, con il compito di coordinare le attività politiche dei circoli aziendali del settore e dei compagni nelle RSU aziendali:


Pertanto proponiamo di:


Sulla base della condivisione di questi obiettivi e della pratica di lotta comune, pensiamo si possa costruire davvero anche il sindacato confederale di classe.
 
 

 .Treviso 27 gennaio 2001
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