Alla Telecom Italia è già in atto la Cassa Integrazione di centinaia di lavoratori ed il fatto è di per sé inspiegabile dato l’ottimo stato di salute dell’azienda, l’allargamento del “business” all’intero settore della piattaforma multimediale, il mantenimento dei maggiori clienti “TOP” e di una vastissima filiera produttiva nel gruppo (cavi, voce, dati, internet, telefonia mobile).
Quello che rasenta l’assurdo sono le giuste ma virtuali dichiarazioni di sindacalisti confederali che affermano la loro avversità alle politiche “estremiste” di questa nuova classe capitalista internazionalista, si pentono delle scelte effettuate dalle organizzazioni di riferimento (specie durante i congressi degli iscritti) ma non esplicitano tale critica con manifestazioni, dichiarazioni di sciopero ed altre azioni sindacali annesse e connesse.
E’ evidente la connivenza che a tutti i livelli lega le organizzazioni sindacali con le politiche dei tre governi di centro-sinistra e che ha portato ad un epilogo così drammatico nel comparto delle telecomunicazioni, prima nelle aziende dell’indotto e poi nella holding finanziaria Telecom Italia. Gli accordi hanno tre firme !
I lavoratori comunisti delle telecomunicazioni, prendendo atto delle liste di proscrizione che mettono fuori dal ciclo produttivo i lavoratori interessati (persone e non numeri !), aderiscono incondizionatamente alle future manifestazioni dei sindacati extraconfederali (e/o confederali alternativi) dichiareranno per la salvaguardia di uno dei principi fondamentali della nostra vituperata Costituzione: il diritto al lavoro e ad una vita dignitosa.
Il Circolo
delle Telecomunicazioni della Federazione di Roma respinge inoltre la possibilità
che il Partito della Rifondazione Comunista partecipi a qualsivoglia ipotesi
di accordo con un Governo Nazionale “ultraliberista” seppure dichiaratamente
di centro-sinistra.