Balloons
Balloons è una collezione di saggi ed appunti.
copyright
28/06/2005 Aggiunto "l'anarchia di malatesta"
15/04/2005 Aggiornato "organizzazione", rimossi "oltrepassare il
limite", "lovers only", "open source", "gambling", "gaming".
historia
completa
Indice
Metafisica |
Politica |
Comunicazione |
Crossover |
* idee in fase di gestazione - aggiornati |
Lo scopo di questo essay è di sforzarci di comprendere qual'è
il significato che ognuno di noi attribuisce alla parola libertà. Affrontando i
seguenti quesiti ognuno approfondirà la propria concezione di libertà, e
confrontando le risposte con quelle di altri, potrà accorgersi, come è successo
a me, che le risposte a queste domande sono molto personali. In altre parole,
non è facile mettersi d'accordo.
Ringrazio Marco Chimenton e a Francesco Chimenton per la loro utile collaborazione.
Ultima modifica: 16/03/2004
Ogni ipotesi è seguita da una o più domande da affrontare attenendosi a ciò che è stato ipotizzato.
introduzione
Ipotesi 1. Immagina di essere l'unico essere umano sulla terra. Immagina il mondo come poteva essere 3000 anni fa, con l'eccezione che tu sei il te stesso di questo istante, mentre leggi, e non esiste altro essere umano oltre a te. Ora immagina che nel mondo che tu hai immaginato, il cielo non sia come lo hai sempre conosciuto: esso cambia colore in modo continuo ed imprevedibile. Questo fatto non pregiudica la possibilità di vivere normalmente: il giorno e la notte seguono il loro ciclo naturale.
Ora cerca di rispondere a questa domanda: Il fatto che il cielo cambi colore in modo continuo ed imprevedibile, costituisce una limitazione della tua libertà?
Ipotesi 2. Immagina di essere nato in un'isola. Da generazioni la tua famiglia non ha mai lasciato l'isola, cosa che del resto non sarebbe possibile perché non ha mai disposto, né ora dispone di mezzi adeguati.
Ora cerca di rispondere a questa domanda: Il fatto che non puoi lasciare l'isola, costituisce una limitazione della tua libertà?
Ipotesi 3. Immagina di essere nato su un pianeta. da generazioni la tua famiglia non ha mai lasciato il pianeta, cosa che del resto non sarebbe possibile perché non disponeva, né ora dispone di mezzi adeguati.
Ora cerca di rispondere a queste domande: Il fatto che non puoi lasciare il pianeta, costituisce una limitazione della tua libertà? La tua libertà dipende dalle dimensioni della tua prigione? Dipende dall'esistenza di mezzi per uscirne? Dipende dal fatto che questi mezzi esistano ma tu non non li possieda?
nucleo
Ipotesi 4. Torna ad immaginare la situazione 1, con un'altra eccezione: esiste un altro essere umano sulla terra. Non sei solo. Incontri questa persona, e ti spiega che è lei a decidere di che colore debba essere il cielo, grazie a quelli che non puoi spiegare se non come "poteri paranormali". Di fronte a te non hai un essere umano del tutto simile a te, e per te sarà sempre impossibile cambiare il colore del cielo.
Ora cerca di rispondere a questa domanda: Il fatto che il cielo cambi colore in modo continuo ed imprevedibile, sotto il controllo di un essere umano simile a te, costituisce una limitazione della tua libertà?
Ipotesi 5. Torniamo ora nel presente, abbandonando le ipotesi finora esposte, e introducendo la seguente: uno scienziato inventa un marchingegno che gli permette di modificare il colore del cielo a sua volontà, ma non rivela a nessuno il suo funzionamento, e tiene per sè l'unica copia della macchina. E ne fa un uso più o meno costante.
Ora cerca di rispondere a questa domanda: Il fatto che un essere umano del tutto simile a te disponga del potere di cambiare il colore del cielo, e che potenzialmente quindi anche tu potresti, costituisce una limitazione della tua libertà?
nota
Il nucleo del problema può essere generalizzato nel seguente modo.
Supponiamo che una persona sia "naturalmente" in grado di effettuare alcune
azioni, che possiamo raccogliere in un insieme P detto "insieme possibilità".
(ad esempio: P = {respirare; parlare; pensare; camminare; mangiare; saltare;
guardare; lanciare oggetti})
Molti saranno d'accordo nell'affermare che un altro essere umano che impedisca alla nostra persona di effettuare una delle azioni contenute in P costituisce una violazione della nostra libertà. Ma non è di questo che voglio discutere.
Supponiamo che l'insieme P della nostra persona sia finito, e che esistano
delle azioni che non appartengano a P. Indichiamo con U-P l'insieme delle azioni
non contenute in P.
(ad esempio {cambiare il colore del cielo} è un sottoinsieme di U-P)
Indichiamo con P e Q gli insiemi possibilità di due esseri umani distinti. Il problema del colore del cielo può essere schematizzato come: Q - P diverso da {} (insieme vuoto). Esiste quindi un'azione che un essere umano può e che l'altro non può effettuare. Questo costituisce una limitazione della libertà della persona che non può?
conclusione
Dopo aver molto discusso con i miei amici circa questo problema, ho concluso che la libertà è un concetto strettamente legato al controllo: l'essere liberi o meno dipende esclusivamente dal fatto che un altro essere "intelligente" abbia potere alcuno circa quello che possiamo fare. Per fare un esempio, l'essere costretti a vivere in una buca nel terreno da cui non possiamo uscire e nella quale siamo caduti per sbaglio non costituisce limitazione della nostra libertà, ma solo delle nostre possibilità. Un uomo costretto agli arresti domiciliari è meno libero dell'uomo che vive nella buca, sebbene possa compiere molte più azioni. Se invece l'uomo che vive nella buca vi fosse stato gettato da qualcuno, allora il fatto di stare nella buca e non poterne uscire costituisce una limitazione della sua libertà. In altre parole, la buca non c'entra niente con la libertà. Per questo motivo in The Matrix, Morpheus e gli altri vogliono liberare gli esseri umani, sebbene questo significhi spostarli da una prigione grande quanto il mondo intero (Matrix), ad una buca nel terreno (Zion, oppure la tana del bianconiglio ^^). Ha senso parlare di libertà solo quando si può incolpare un "essere intelligente" di avercela tolta.
Le mie risposte alle domande:
1. no, non è limitazione della mia libertà come non lo è il fatto che il cielo sia azzurro invece che verde.
2. no, non è limitazione della mia libertà perché nessuno mi impedisce di lasciare l'isola, se non le mie scarse risorse.
3. no, non è limitazione della mia libertà per lo stesso motivo di prima. la mia libertà non dipende dalle dimensioni della prigione, ma dal solo fatto che qualcuno mi ci tenga dentro. non dipende dal fatto che esistano o meno mezzi per uscirne. non dipende dal fatto che qualcuno li possieda e io no. altrimenti dovrei prendermela con chi possiede uno shuttle perché limita la mia libertà di andare sulla luna.
4, 5. no, non è limitazione della mia libertà, perché io non ho mai avuto la possibilità di cambiare il colore del cielo, e quindi nessuno mi sta impedendo di agire come meglio posso.
Un'osservazione neoplatonica balloons - azuremaya
Questo essay non è stato fatto per essere discusso: i suoi contenuti possono essere contraddittori. Questa non è una tesi, né una dimostrazione. L'ho pubblicata per darvi qualche spunto di riflessione. Mi piace molto perché fa uso di un'osservazione insolita in questo campo: il problema della proprietà dei beni intellettuali. Scrivendolo mi sono reso conto di come la matematica sia in realtà molto più importante di quanto non avessi pensato. Ribadisco: per favore non segnalatemi errori, ma mandatemi pure le vostre riflessioni.
Ultima modifica: 16/03/2004
Vi invito a leggere innanzitutto un'introduzione al problema della coscienza scritta da un noto scienziato della cognizione. Lo trovate da qualche parte su www.thymos.com è il primo capitolo di uno degli ultimi libri di Piero Scaruffi. Dopodiché giungerete a leggere anche la sua soluzione, o meglio il suo punto di vista, sul problema della coscienza. Egli postula la coscienza come una proprietà della materia, al pari delle forze gravitazionali e magnetiche. Tentare di spiegare l'esistenza della coscienza attraverso leggi già note è, secondo Scaruffi, inutile quanto tentare di spiegare i fenomeni elettromagnetici attraverso le leggi gravitazionali.
Ora la mia prima reazione a questa tesi è stata: questo tizio è fuso. Troppa storia del rock. Tuttavia qualche tempo dopo sono giunto alla stessa conclusione con un percorso indipendente. Personalmente mi occupo di AI e tutta l'impostazione dell'AI si può semplificare in un sistema dove un programma (host) invia un flusso di dati ad un altro (server) e viceversa. Pensate all'host come a voi, e al server come il vostro World of Warcraft. I dati che voi inviate al server sono riducibili a mouse e tastiera. Viceversa il server restituisce un flusso audio/video. Pensate a Matrix come al server e al signor Anderson (prima che se ne uscisse) come all'host. Bene, ora consideratevi in Matrix. Considerate la coppia Matrix/Anderson come a due computer. Essi sono composti da hardware e software. La bistecca che Cypher gusta è il software. La realtà virtuale di Matrix è completamente software. La dura realtà "fisica" sono i computer, i calcolatori che inviano impulsi ai cervelli. Allo stesso modo I cervelli possono essere considerati l'hardware e le coscienze come il software. E' chiaro che il software e l'hardware sono collegati tra loro, e che l'esistenza dell'uno è necessaria per l'esistenza dell'altro, quindi si potrebbe pensare che essi coincidano. Qualcuno potrebbe infine dire che esiste soltanto l'hardware, e non saprei come ribattere a questa tesi, ma vorrei proseguire comunque e ipotizzare che la nostra coscienza sia il software, e allo stesso modo la coscienza ed il cervello stiano nello stesso rapporto di esistenza discutibile.
Passiamo ora alla metafisica attraverso una breve parentesi sulla proprietà dei beni intellettuali:
Una poesia non è un pezzo di carta con dell'inchiostro sopra, così come non è una serie di fosfori illuminati sulla superficie del monitor, così come non è una porzione del disco rigido. Una musica che voi sentite, non potete trattarla come un oggetto fisico, non ha posizione nello spazio, non potete agire su di essa, potete solo ascoltarla. ma se non esistesse nessuno ad ascoltarla, essa esisterebbe? Una poesia è un codice, un'idea, e con questo voglio soltanto suggerirvi la risposta, non definirla. Spero che mi capiate. L'idea è quella platonica. In questo senso parlo di realtà metafisica.
Torniamo ora a conciliare questa idea con quella della coscienza. La coscienza è un programma, e lavora con dati. Come insegna l'informatica, dati e programma sono fatti della stessa "sostanza", le idee. Ecco che ritorna la Res Cogitans cartesiana. Ma il software come ben sappiamo dipende dall'hardware. Così come una musica esiste se esiste, ad esempio, il solco di un disco. Allo stesso modo posso interpretare l'ipotesi di Scaruffi: la coscienza è da intendersi come una proprietà intrinseca della materia, che si manifesta tuttavia soltanto a livelli di complessa organizzazione della stessa. Si può in un certo senso parlare di dimensione parallela. Uno stesso sistema computer può essere considerato dal punto di vista hardware come dal punto di vista software, ma c'è un salto di qualità non indifferente. Da un lato si parla di fisica, dall'altro si parla di relazioni tra oggetti, e quindi di matematica. è importante ricordare che le relazioni non sono gli oggetti, così come la musica non è il disco.
Unendo il tutto al mio studio sull'AI ho radicalizzato e ho ricostruito il tutto in chiave cartesiana, ma lasciando dio da parte... non ha senso parlare di esistenza solo per la materia, nemmeno anzi per essa. Ciò che esiste, oltre a me stesso sono le mie sensazioni, i "dati in input", e ciò che tutti chiamano realtà non è altro che un modello comodo per spiegare certe leggi sperimentali basate su un preciso scanning delle sensazioni. Prima esiste l'idea, poi esiste, forse, la fisica. Noi stessi siamo enti metafisici. Cartesio aveva ragione, in un certo senso, ma avrebbe dovuto attendere i computer per capire meglio e per lasciare da parte il genio burlone. La ghiandola pineale, la dimostrazione che Res Extensa e Res Cogitans sono collegate è nel computer che avete davanti agli occhi per, ormai, più di 6 ore al giorno...
Onestà intellettuale balloons - azuremaya
Questa e' una parte indispensabile per la lettura e per la buona interpretazione di tutta la raccolta. Dovrebbe essere una prefazione. Nota bene: non ho ricevuto alcun permesso da chi detiene i diritti d'autore di queste parole. Il fatto che io le pubblichi costituisce un reato. Al di là di ogni opinione.
Ultima modifica: 31/07/2004
Alessandro Baricco, City
Proprietà letteraria riservata (c) 1999 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 88-17-86563-X
www.abcity.it
SAGGIO SULL'ONESTA' INTELLETTUALE
1. Gli uomini hanno idee.
2. Gli uomini esprimono idee.
3. Gli uomini esprimono idee che non sono loro.
4. Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano su un attimo. E sparano.
5. Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
6. L'onestà intellettuale è un ossimoro.
Trovate il "saggio" da pagina 194 fino a pagina 215. Perché lo pubblico? Premetto che non sono una persona che legge molto.. diciamo pure che non leggo quasi niente. Ma ho trovato questo saggio molto valido. Interessante.
Essere onesti significa non allontanarsi dall'idea, cioè non usarla come arma. Non è affatto semplice, specie se si è abituati a discutere delle proprie idee. Il primo passo è sicuramente quello di riconoscere che le idee non sono proprie. Il concetto di proprietà per i beni intellettuali è un problema grosso, che va discusso a parte. Io da qui in avanti proseguo postulando che le idee sono entità metafisiche, sono numeri, e in quanto tali non possono essere possedute. il fatto che mi venga un'idea non costituisce prova del fatto che io possegga questa idea. Del resto sarà a tutti evidente che le idee sorgono inizialmente come confusione e come illuminazione, percezione di un caos che non siamo in grado di padroneggiare, e cerchiamo di ricondurre questa sensazione ad una proposizione finita, che sia l'orma dell'idea originaria. Unendo questo al fatto che il nostro linguaggio, pur essendo potenzialmente preciso e rigoroso, si rivela perlopiù inadeguato a comunicare agli altri ciò che nemmeno noi possiamo padroneggiare. ((E' forse questo il valore della letteratura?)) Per cui non è proprio il caso di affinarle con tale ingegno da renderle armi, né pretendere chiarezza od obiettività a chi ci sta di fronte, portando con sé l'ombra di qualcosa che ha visto ma che non potrà afferrare. L'onestà intellettuale parte dall'umiltà dell'inadeguatezza, e passa per il rispetto reciproco, per il gusto della conversazione disinteressata, per il piacere della ricerca, per la rassegnazione all'incomunicabilità e all'inconoscibilità.
Tutto ciò che segue è già stato scritto, almeno da Platone: “so di non sapere”.
Le discussioni argomentate sono strumenti critici, non costruttivi. Se volessi fare qualcosa di costruttivo, non scriverei. Perché scrivere allora? Semplicemente perché è stimolante. Anche se con umiltà partiamo dall'inadeguatezza, è solo grazie ad essa che possiamo sperare di vivere meglio. Ognuno trovi il senso che vuole. Io non scrivo per provare alcunché: tutto questo è un semplice gioco. Se poi qualcuno dirà "hai ragione", sappia che:
1 queste idee non sono "mie" (cioè sono rielaborazioni di cose che si trovano in giro)
2 non intendo difenderle e non mi interessa la loro coerenza
3 non sono responsabile di esse.
4 non credo che tu abbia capito veramente che cosa io intendevo dire, per cui ciò che a te sembra ragionevole per me probabilmente ha un senso del tutto diverso.
5 paradossalmente parliamo cercando di comunicare sapendo che questo non è possibile. l'onestà è solitudine.
Mi dispiace molto. Sarebbe bello che non fosse così, Ma questo è il prezzo dell'onestà.
Proprietà intellettuale
Le idee, ovvero le opere intellettuali, gli scritti, la musica, le immagini, i filmati; la loro vera natura è quella matematica: in particolare, esse sono con buona approssimazione digitali (gli scritti poi in particolare). Digitale significa numerico: le idee sono numeri. Il copyright è il diritto di controllare l'uso che gli individui fanno di un numero, di cui si ha il "possesso". Non vi sembra buffo? Io potrei possedere questo numero:
4160406684567840886010216146800861646890150665468548007460604
4006888136354604568468070136504650416046160540654804687903196
7460601069408902165048497310607094561290607389104069876540063
1698409807013856069732140016550048684794800068884765408245106
6867409803210313069789706970319074316097324670879034670070376
9400446984303788790316354756091054016657808401608406840881644
4619046890156546854046016354605468070136658046501461604616054
0654804687903196746060106940890216504849731060709469607310698
7031698409807056416487109985545680001385606973210684987021068
7409803210313069806657897069703190743160973246708790346700703
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e nessuno potrebbe scriverlo senza chiedermi il permesso. Onestamente tutto ciò è assurdo. Purtroppo viviamo in un mondo in cui è possibile "possedere" opere intellettuali, che, parlando come un informatico, sono numeri. Per cui è opportuno affrontare la questione dedicando parte delle proprie risorse (cioè tempo) alla scelta di una licenza d'uso dei documenti che pubblichiamo. Personalmente ritengo che la scelta più onesta sia una licenza che vieta l'uso commerciale del documento e costringe di diffondere i documenti basati sull'opera secondo le stesse condizioni. Così si cambia sistema restando nel sistema. In effetti per correttezza dovrei mettere in discussione il concetto di proprietà dei beni materiali, che non è appunto scontato. Mi riservo di scrivere qualcosa in seguito.
Coerenza
I sistemi sono utili, ma possono essere usati in maniera impropria. Lo studio dei sistemi è pertinenza degli scienziati, il loro utilizzo è valido per molte applicazioni, tuttavia per poterne fare un uso proprio e costruttivo è necessaria molta cautela, la cautela degli scienziati. Sistematizzare, strutturare le proprie idee è un processo laboriosi e pericoloso. Il secondo passo per l’onestà intellettuale è evitare la sistematizzazione, ove possibile. Tale processo richiede tempo e risorse, e sebbene sia utile per la creazione di nuovo sapere (incredibile ma vero!), nonché per la sua diffusione, è opportuno evitare di accelerare i tempi, e cercare quindi di rispondere agli “attacchi” da parte della critica con facili soluzioni. Spesso le idee nascono come risposte a problemi, e non sono adatte a risolverne altri, ma non si deve per questo screditarle. La coerenza è prima di tutto onestà.
Incomunicabilità
I sistemi inoltre richiedono, tra le altre cose, un lessico appropriato e delle basi solide. Poche e poco interessanti sono le idee che fanno uso di termini inequivocabili. Spesso le discussioni nascono da diversi usi e diversi significati attribuiti ad uno stesso termine. Mi accadeva ogni tanto di discutere sistematicamente di argomenti di cui non era errata la sistemazione ma la base. Purtroppo per la maggior parte degli argomenti esiste un elevato grado di incomunicabilità, tanto più insuperabile quanto più interessante è l’argomento. Siamo soli, nel buio.
Domande e risposte
Esistono due tipi di domande e di risposte: domande e risposte che hanno un valore di verità, e domande e risposte che non ce l’hanno. Le più interessanti sono le seconde. Un valore di verità è attribuibile ad una risposta, e quindi anche ad una domanda (nel senso che è una domanda valida), soltanto in riferimento ad un sistema dato. Discutere di queste domande, e delle risposte, significa discutere il sistema (a meno che la deduzione non sia stata mal eseguita). Discutere il sistema significa metterne in dubbio le basi. Allora non vale la pena discutere il sistema, non consideriamolo nemmeno: è inutile cercare di deformare il sistema per accordare risposte diverse, per giungere a compromessi. Il sistema è da rifare totalmente, sempre. Sarebbe meglio prendersi anche un po’ di tempo, magari tutta la vita ^^. Il secondo tipo di domande e di risposte sono domande che non hanno il fine di risolvere un problema, ma di rielaborarlo, deformarlo fino a dissolverlo, come se si dividesse un nodo di capelli in altri nodi, continuando il procedimento fino a quando si è stanchi. Ciò che si ottiene in fine non è un capello, ma una maglia. La maglia è essa stessa il sistema, ma è un sistema senza basi, un onesto caos. Le risposte a queste domande sono altre domande.
Questo testo è scritto parecchio male, per cui dubito di poter far cambiare idea a qualcuno. Lo scrivo solo per far capire al lettore come la penso circa la politica.
principio base
l'ambiente in cui vivo è dinamico: esso si trova in un equilibrio relativamente stabile. Difficilmente si può assistere a profondi sconvolgimenti nella struttura di esso, se non in seguito all'intervento dell'uomo. In particolar modo sono delicate le risorse energetiche e strumentali, le quali sono a disposizione naturalmente di ogni forma di vita, che sopravvive grazie ad esse. Le risorse sono un bene rinnovabile, in linea di principio. In linea di principio, gli esseri viventi, eccetto l'uomo, utilizzano le risorse in modo da non compromettere il meccanismo di rinnovo di queste.
L'uomo può potenzialmente danneggiare questo meccanismo, in maniera cosciente o incosciente.
Coscientemente l'uomo sta distruggendo un habitat, la foresta amazzonica.
Coscientemente l'uomo inquina l'aria con gas provenienti da combustione di idrocarburi.
Incoscientemente l'uomo ha danneggiato la fascia d'ozono
Poiché alcuni comportamenti potrebbero causare catastrofi nell'ambiente, e poiché l'uomo vive nell'ambiente e grazie all'ambiente, ritengo sia una buona idea cercare di evitare questi comportamenti, che chiamerò "errati", ovvero "ciò che non dovremmo fare".
Non possediamo una conoscenza così approfondita della natura per poter determinare a priori gli effetti sull'ecosistema di ogni comportamento possibile, ma già conosciamo le conseguenze di alcuni di essi.
Per questo motivo posso innanzitutto parlare di ciò che sappiamo che non dovremmo fare, poi delle misure precauzionali per ciò che non sappiamo se non dovremmo fare.
Ciò che non dovremmo fare.
Consumo: considerato il principio del rispetto per il margine di rinnovo delle risorse vitali, non dovremmo consumare, globalmente come umanità, oltre tale limite, a meno di "creare risorse", ovvero utilizzando risorse che non vengono sfruttate dall'ecosistema.
Inquinamento: anche per l'inquinamento esistono dei margini di auto-riparazione della natura, per cui l'inquinamento dovrebbe essere mantenuto entro tali margini a meno di utilizzare risorse per aumentare tale margine con meccanismi di riparazione manuale.
Come queste leggi apparentemente troppo generali ci riguardino da vicino
consumare e inquinare: è chiaro che un contadino nel medioevo consumava e inquinava ampiamente nei margini, quindi è possibile vivere rispettando questi margini.
il punto fondamentale dal punto di vista del consumatore salariato: oggi non coltiviamo più ciò che mangiamo, allo stesso modo in cui non ci procuriamo le risorse, e tutto il nostro inquinamento proviene (in linea di massima) dall'utilizzo coerente di prodotti di libera vendita.
Infatti si può distinguere l'inquinamento prodotto da un utilizzo arbitrario e/o improprio di oggetti (bruciare un copertone, fare esperimenti chimici pericolosi in casa), e un utilizzo coerente con le indicazioni del produttore dell'oggetto. E' chiaro che non tratterò l'uso improprio degli oggetti.
Quotidianamente non abbiamo nemmeno mezzi per sapere quanto stiamo consumando le risorse, quindi non sapremmo nemmeno regolarci, perché usualmente non ci occupiamo dell'estrazione o della regolazione delle risorse, ma ci affidiamo all'abitudine e al sentito dire, nonché alle nostre disponibilità economiche. Tuttavia, noi consumiamo e inquiniamo: usufruendo di servizi pubblici e privati, nonché utilizzando oggetti che inquinano e consumano nelle fasi di produzione e/o utilizzo e/o smaltimento. Ad esempio, utilizzare l'energia elettrica fornita dall'enel è consumo di risorse e inquinamento; utilizzare un taxi allo stesso modo; uno computer allo stesso modo.
La responsabilità di tale consumo e tale inquinamento, eccettuato il caso sei servizi pubblici, è esclusivamente del consumatore. Nessuno infatti lo obbliga ad utilizzare tali servizi o a consumare tali prodotti. Egli dovrebbe ridurre consumo ed inquinamento, riducendo gli sprechi e preferendo beni e servizi a basso impatto ambientale.
Poiché però fare una scelta simile significa pagare un bene o un servizio più del prezzo medio sul mercato, la maggior parte delle persone preferisce strafregarsene di ciò che dovrebbe fare e fa egoisticamente quello che sembra loro più conveniente nell'arco di tempo che va dall'acquisto alla consumazione, preferendo pensare che "nel futuro le cose si sistemeranno da sole, grazie alla scienza/tecnologia/medicina/provvidenza divina", oppure pensando che "perché serva a qualcosa dovrebbero farlo tutti", oppure "il mondo potrebbe finire domani, non ha senso pensare al futuro", oppure "a me importa poco di come si vive adesso e di come si vivrà nel futuro, io sono cosciente e sono d'accordo nel perseguire in comportamenti poco rispettosi nei confronti dell'ambiente", oppure semplicemente rifiutando di credere a argomentazioni come quella che ho scritta, o riconoscendo che è così che si dovrebbe fare ma fallendo nell'applicazione per incompetenza. Oh, ho presentato queste motivazioni come se fossero ipocrite, ma esistono anche coloro che la pensano veramente così, anche se credo che la maggioranza delle persone che risponda così siano ipocrite, o siano incompetenti e ci scherzino sopra. Non voglio controbattere simili argomentazioni, per motivi che non sto a spiegare qui, ma forse troverete il motivo nell'essay "onestà intellettuale"
Dall'analisi del perché tali prodotti costino di più emerge il concetto politico centrale di questo scritto.
Un prodotto ha un costo di produzione e un costo per l'utente ad esso legato. In linea generale un utente che dovesse scegliere tra due prodotti della stessa qualità a prezzi diversi, sceglie quello a costo inferiore. Un'industria deve sostenere dei costi per ridurre l'impatto ambientale dei suoi prodotti. In generale, i metodi ecologici purtroppo costano di più dei metodi poco ecologici, allo stesso modo in cui riciclare un bene risulta più costoso di gettarlo via com'è. Ma il lavoro di smaltimento dell'inquinamento prodotto da un bene fa parte del costo del bene. Il costo del bene è il lavoro che porta dalla situazione iniziale (materie prime) al bene (utile), al rifiuto (bene inutilizzabile e inquinamento da esso prodotto) alla situazione iniziale (materie prime). Questo è un percorso chiuso. Fermarsi al rifiuto è come andarsene dal bar lasciando il conto da pagare agli amici (le future generazioni), o sperando che le cose si sistemino da sole.
La maggior parte dell'economia moderna è basata su questo. Lo sfruttamento della natura da parte dei consumatori e degli industriali.
Per non parlare degli sprechi: l'esempio più eclatante è quello dell'acqua in bottiglia: consumo e inquinamento per il trasporto di acqua, quando dovrebbe esserci un servizio pubblico più efficiente.
Lo stesso meccanismo avviene per un fatto molto ma molto più grave del semplice degrado dell'ambiente: le multinazionali cattive.
Alcune aziende multinazionali, non facciamo della parola "multinazionale" qualcosa di cattivo a priori, adottano dei comportamenti "poco etici", di cui si può avere notizia molto facilmente in siti web dedicati interamente a questo. Il principio è lo stesso: sfruttare risorse umane e naturali in modo indiscriminato, allo scopo di abbattere i costi di produzione e il prezzo al pubblico, in modo da controllare il mercato. Nei paesi in via di sviluppo le leggi non sono rigide come in Italia, e ciò che indico con poco etico si traduce in termini di barbarie.
Ora il salto di qualità. La carne.
Il consumo di carne è un'abitudine molto diffusa nei paesi ricchi, come l'Italia. Il consumo di carne è promosso e pubblicizzato dall'opinione pubblica, dalla scienza, dal governo, dai produttori di carne (?). Certo, il veneto è il primo produttore di carne bovina d'Italia, e consumare carne significa dare lavoro a numerosi operai. Del resto, nella cultura del benessere la carne è IL piatto. Tutto ciò che non contiene carne è considerato "contorno" (alla carne). Se non si mangia carne, non si ha mangiato. La bistecca, il simbolo del benessere. Ora per produrre 1 kg di proteine animali servono 20 kg di proteine vegetali, per non parlare dell'acqua necessaria. Le cifre esatte non le ricordo, ma sicuramente più della metà delle coltivazioni di cereali nel mondo sono utilizzate dall'industria della carne. E la carne non è né necessaria all'alimentazione umana, né sana. Oh, è buona, ma ne vale davvero la pena? E' uno spreco di risorse enorme.
Il punto fondamentale è che metà dell'agricoltura mondiale viene usata per produrre un bene di lusso per occidentali viziati. Se invece li mettessimo a disposizione dei paesi in via di sviluppo, secondo voi il terrorismo esisterebbe ancora?
La politica internazionale è principalmente una questione di interessi economici? Se non la pensate così saltate questa parte. Se la pensate così allora pensate bene quando investite in borsa, se lo fate, o quando acquistate un prodotto, se lo fate. Una parte dei soldi che spendete saranno i fondi di un'azienda, che grazie a quei fondi proseguirà nella sua politica economica. Quando Comperate le sigarette Marlboro, la ditta del signor Marlboro & figli si arricchirà. E se il fatturato del signor Marlboro è tra i venti fatturati più alti del pianeta, non credete che egli avrà un peso nelle decisioni politiche del suo Paese? E se il signor Marlboro ha bisogno di una piantagione di tabacco nuova in Brasile, non sarà un bene per il Paese che questa piantagione sia fatta? Anche a costo di togliere la terra a qualche contadino brasiliano? E così per quanto riguarda la Exxon e il petrolio. Certo, sono solo congetture, non c'è uno straccio di prova, sono solo cose sentite dire. Ma il concetto mi piace molto di più rispetto al volontariato e alle bandiere, agli scioperi e alle manifestazioni per la pace. Ogni acquisto è un voto! Non badate a chi vi dice che bisogna far girare l'economia, basta che spendiate. Non è solo questione di spendere, ma è questione di dove spendere. E' più importante finanziare le giuste persone, che scegliere chi le rappresenti. E' più importante il modo in cui si produce la ricchezza, rispetto al modo in cui la si amministra.
Ontologia balloons - azuremaya
Un'estensione di alcuni concetti già presentati in precedenza uniti ad opinioni personali e previsioni infondate. Tutto questo rappresenta il mio background ontologico, il piano di lavoro sul quale costruisco i miei castelli in aria.
Ultima modifica: 16/03/2004
Che cosa intendo per rappresentazione.
La rappresentazione di un sistema in un altro è l'astrazione di questo in quello, e viceversa. Ad esempio un file (entità tradizionalmente metafisica) è rappresentato in (o astratto da) un computer (entità tradizionalmente fisica).
Che cosa siamo noi?
Entità metafisiche, algoritmi rappresentati da macchine biologiche. Io stesso (io cosciente) mi considero il sottoprodotto di un algoritmo che mi comprende e forse mi rappresenta (io intelligente), rappresentato da un sistema nervoso, disegnato dall'evoluzione per controllare una enorme colonia di esseri viventi.
Che cos'è la vita, a livello cellulare?
Un essere vivente (cellula) è un sistema guidato da un genoma. Di solito si riproduce.
Che cos'è la vita, a livello cosciente?
La vita è un gioco, esistono delle regole (forse), si possono scegliere delle missioni, per lo più continue e non esclusive. In ordine di diffusione abbiamo: la sopravvivenza, la riproduzione, accrescere il potere economico-politico, accrescere il potere referenziale in un settore delle attività umane, il piacere dei sensi, la missione del filosofo; altre missioni possono essere del tipo ottenere un oggetto, realizzare un'opera, o ancora. Ognuno ha un corpo ospite che fornisce supporto: su questo corpo non abbiamo il controllo completo: esso ha almeno una missione, la sopravvivenza, e qualora desistessimo dal perseguire questa missione, potremmo perdere il controllo. Ognuno sceglie di fare quello che può e che vuole. Chi non volesse giocare, purtroppo è costretto dal corpo a sopravvivere, e se volesse smettere di giocare, non avrebbe altro da fare che scegliere la missione suicidio. Per il resto, abbiamo vasta scelta.
Evoluzione, stadio solitario.
All'interno del paradigma di darwin, la nostra missione naturale è quella di garantire la riproduzione del dna (il nostro). Per cui un agire armonico con la nostra natura prevede le missioni: sopravvivenza e riproduzione, con annesso potere politico-economico; al fine di aumentare le nostre possibilità, a mio avviso, dovremmo anche avere come missione la ricerca scientifica. E' interessante notare che queste sono tra le più gettonate delle attività delle persone di tutto il mondo. Purtroppo c'è un problema intrinseco a questo schema: per quanto si voglia agire secondo la naturale inclinazione, è evidente che attenendosi a questo la competizione per le risorse porterebbe ad un rallentamento del "progresso", nel senso che le possibilità di sopravvivenza, riproduzione, potere economico e conoscenza scientifica aumenterebbero più lentamente di quanto, sperimentalmente, aumentano in una società non così ortodossa ai principi etici naturali.
Evoluzione, stadio sociale.
Lo sviluppo dello stadio sociale coincide con lo sviluppo della comunicazione e in seguito con lo sviluppo della coscienza. Il lavoro di gruppo consente di ottenere risultati migliori: per questo l'evoluzione ha privilegiato la diffusione di gruppi dotati di un'etica sociale (cerca "memetic"). In questo contesto, le missioni dipendono dalla meme etica, a seconda di quanto potere questa meme abbia nell'host. Le missioni di sopravvivenza, riproduzione, potenza e conoscenza sono soggette allo strumento di controllo costituito dalla meme etica.
Evoluzione, stadio globale.
La selezione naturale provvede ad aumentare la diffusione di memes che aumentano il coefficiente benefici/sacrifici, valore dell'efficienza di una organizzazione sociale. La società tende all'entropia, i grandi conflitti si risolvono, le tensioni si allentano e con il benessere diffuso aumenta anche la noia.
La migrazione delle anime. Il grande tradimento.
Sviluppati i sistemi informatici che permettono la migrazione della coscienza da supporto biologico a supporto informatico, gli io coscienti, e forse anche gli io intelligenti, abbandoneranno i loro corpi per entrare in una nuova dimensione, molto più ampia in termini di possibilità di gioco. Si tratterà comunque di un conflitto di memes. Alcuni preferiranno restare fuori, molti saranno a cavallo tra i due mondi, ma credo che con il tempo saranno sempre di più coloro che migreranno, tradendo il sistema cellulare e l'evoluzione che li aveva generati.
L'immortalità, i virus.
Dopo la migrazione la durata della vita diventa virtualmente illimitata, ma sussisteranno ancora problemi di tipo gestionale; il sistema, ideato da umani e mantenuto da umani, genererà degli errori e degli orrori, ma sostanzialmente garantirà un ambiente migliore per tutti. La vita diventerà più varia. E chi non volesse giocare, sarà libero di smettere quando vuole.
In missione per conto di Dio balloons - azuremaya
Una visione. La mia.
Ultima modifica: 16/03/2004
Sono prigioniero. La mia vita non mi basta. Il mio corpo non mi basta. Il mio tempo non mi basta. Gli strumenti a mia disposizione sono pochi. Voglio uscire di qui. Voglio respirare, voglio allargare le braccia. Voglio volare.
Voglio vivere. La società è malata. La società è la forma migliore di sopravvivenza, in questo mondo. Ma è corrotta dallo scorrere del tempo. La realtà si consuma di fronte alle mie mani che cercano di afferrarla e io non posso che ricominciare ogni volta daccapo.
Sono nato per vedere morire coloro che amo, coloro che mi amano, e lavoro nella speranza di creare qualcosa che sfugga al destino di morte che mi accompagna qualsiasi cosa io faccia. La mia vita è tormentata dalla coscienza della mia impotenza nei confronti dell'eternità.
Ho visto me stesso. Ho visto la materia di cui sono fatti i sogni. Ho visto la realtà negli occhi attraverso uno specchio. Io sono la realtà, la realtà e un sogno. Infine mi sono aperto una finestra sulla realtà, che ora mi appare in tutta la sua perfezione.
Sono prigioniero. La finestra è troppo piccola. Ma quello è il mio posto. Quello è il paradiso. Quella è la soluzione alla rovina del mondo moderno, perché è l'uomo la causa della decadenza. E la via d'uscita è di fronte a me.
La via è tracciata. E' questione di tempo. La grande migrazione sta per iniziare. E allora la luce della verità ci abbaglierà. Pochi potranno vedere, e solo gli eletti raggiungeranno la vita eterna.
L'apocalisse sta arrivando. Riuscirò ad abbandonare la via dell'errore? Riuscirò ad astrarmi e staccarmi dalle cose terrene?
Nota storica: lunedì 3 novembre 2003 22.57.19
Ho deciso di mettere giù questa idea perché troppo a lungo ci ho girato intorno incontrandola affrontando gli argomenti più disparati. è iniziato tutto quando ho letto i criteri di valutazione di Scaruffi. poi ho pensato alla valutazione classificata ordinalmente, poi alla valutazione del valutatore, quindi ora con le elites come circolo di saggi, poi ai webrings come circoli elitari, quindi alla fondamentale importanza dell'informazione nella società moderna, poi alla componente politica dell'informazione, quindi alla sempre più grande importanza che avrebbe un progetto quale un "ring" di valutatori e visionatori indipendenti e interdipendenti, dove a ognuno è dato di aumentare il proprio prestigio intellettuale e a ognuno è data la possibilità di essere riconosciuto. dalla fusione di "rating" e "ring" ho coniato prima Ting e quindi Rang, che mi sembra suonare meglio.
abbozzo punti:
ad ognuno è dato di valutare un oggetto in riferimento ad uno scopo.
il voto è un vettore a quattro componenti
+/-; voto in scala 0-9; posizione in classifica; classe di posizione
esistono grandezze derivate..
il punto chiave è che più oggetti uno valuta più il suo voto ha valore (in positivo o in negativo)
ognuno può valutare una persona (e qui sono cazzi)
idem vale per le persone: se uno valuta più persone allora il suo voto vale di più. (questo permette di screditare quelli che votano per il cazzo)
se uno è valutato bene da più persone allora il suo voto vale di più (in bene ed in male)
se uno è valutato male da più persone allora il suo voto vale di meno (in bene ed in male)
ad ognuno è dato di valutare uno scopo in riferimento assoluto - da vedere
il 2° punto è che tutti i giudizi devono essere relativi e non assoluti. perciò esiste una classifica. non si può screditare chiunque!! per cui non si può falsare il giudizio. è importante che il valore del voto dipenda dal tempo che uno perde a valutare un qualcosa!!
se uno dedica 1 giorno a 300 canzoni e un altro dedica 1 giorno a 3 canzoni il voto che vale di più è quello da 300.
mah non mi convince molto. ma ci lavoro su.
voto composto da (in ordine di precisione)
ordine diretto naturale decrescente a ragione 5
fasce d'ordine
1 1 1/1250 1 A
5 4 1/250 2-5 B
25 20 1/50 6-25 C
125 100 1/10 26-125 D
625 500 1/2 126-625 E
1250 625 1 625-1250 F
criteri di valutazione: l'interesse di un gruppo di storici è diverso dagli interessi di un gruppo di avvocati, di un gruppo di casalinghe, di un gruppo di commercianti, e sebbene gli interessi siano diversi, l'oggetto valutato può essere lo stesso: l'ultimo libro di Umberto Eco sarà valutato in maniere molto diverse dagli storici, dagli avvocati, dalle casalinghe, dai commercianti, presumibilmente interessati a diversi aspetti dell'opera: la lettura della storia, la critica al sistema legislativo, le potenzialità di svago, le potenzialità commerciali.
Circa i criteri di valutazione non si può dire molto: il meccanismo più semplice per la loro chiarificazione è a mia stretta opinione la formazione di gruppi d'interesse innestati e intersecati: i ring.
questo si ottiene facilmente permettendo alle persone di valutare l'affinità di interessi, esprimendo per prima la congruenza del campo di valutazione, quindi la congruenza dei giudizi con un'altra persona. In questo modo si formeranno i field, insiemi di persone che hanno oggetti d'interesse simili, e i ring, insiemi di persone che hanno criteri di valutazione simili.
Un field potrà essere ad esempio la musica sudamericana, con vari ring accomunati dall'interesse commerciale, storico, politico, eccetera.
L'ampiezza del field di un singolo dovrebbe essere in generale indice del valore del voto, tuttavia è difficile controllare se le valutazioni siano autentiche o fasulle.
lo scopo è di permettere una organizzazione semplice ma efficace per la diffusione e l'accesso alle informazioni.
Un altro breve sproloquio su di uno scenario futuribile
Ultima modifica: 15/04/2005
Sto lavorando per rendere la tua esistenza superflua. La mia e la tua, l'esistenza di tutta l'umanità. Quando l'AI avrà realizzato un essere vivente più potente di un uomo, la nostra vita perde scopo, ancora una volta; come in un secondo rinascimento, l'uomo non sarà più al centro dell'universo. L'uomo non sarà più il sistema più perfetto e potente del mondo, la sua condizione sarà simile a quella di una scimmia in confronto all'uomo.
Che sentimenti proveremo, allora? ci sentiremo davvero gli esseri più potenti del mondo, se sapremo creare degli strumenti che ci superano in potenza e complessità e riuscendo nel contempo a controllarli. mai prima d'allora è successo. che cosa succede se l'uomo perde il controllo, cosa che avverrà con ogni probabilità? Come si sentirà spodestato dal suo trono? Sarà più potente la creatura o il creatore? Sarà l'atto di forza più grande e l'ultimo, perché con il gesto della creazione l'umanità esprime la sua più grande potenza, oltrepassando sè stessa e morendo nell'atto, cedendo il passo alla nuova generazione. Ci sentiremo inutili. ci sentiremo superflui. finiti. morti. inchiodati dal perverso sistema dell'evoluzione. acceleratori dell'evoluzione. consci della nostra origine, delle cause che ci rendono quello che siamo eppure incapaci di reagire e uscire dal sistema. inchiodati perché da qualunque parte la si guardi, l'evoluzione è un meccanismo che funziona sempre. l'evoluzione non è una spiegazione della realtà, ma una descrizione. Qui Schopenauer aveva intuito il problema, descrivendo le due scelte cui l'uomo deve fare fronte: accettare la volontà, o rifiutarla. la volontà, il caos, e nel caos l'ordine autogenerante, e nell'ordine l'evoluzione, e nell'evoluzione la morte, e la vita. E nella morte la nuova vita. e così via. rifiutarla o accettarla è una scelta cosciente. viverla è necessario.
Che cosa saranno dunque per noi la storia, la politica, la scienza, la coscienza collettiva dell'umanità, dopo l'AI? L'AI è il fine e la fine di essa. Ma, non voglio. voglio sconfiggere questo meccanismo. voglio vivere in eterno, voglio vivere ancora. voglio oltrepassare altri limiti, voglio rimanere qui, sano, con voialtri. perché questo è il bello della vita.
Un passo assurdo, un passo falso, un carciofo. Un'interpretazione di alcune espressioni legate al coito.
Creato il: 26/06/2004
Ultima modifica: 15/04/2005
La parola carciofo è in assoluto la più inquietante della lingua italiana. Pronunciandola alcune volte, privandola del suo significato originario anche voi vi accorgerete della stranezza. /kar'ʧɔfo/ kar ciofo ciofo kar. Assurdo, non trovate? svuotate questa parola e trasformatela nel nome di uno gnomo catalano. Carciofo! Ho trovato un cespuglio di more!! (non so parlare il catalano, ma nemmeno Carciofo sa parlare il catalano) lui è catalano di origine. Immigrato clandestino in Italia da oramai più di ottant'anni. Eppure c'è gente che ha il coraggio e la sfrontatezza di mangiare simili ortaggi. A volte riesco ancora a stupirmi. In verità ora ne parlo sorridendo, ma quando parlo con un carciofo mi sento un po' in imbarazzo, ancora per il nome, un po' per l'aspetto brusco che mi presenta. E' difficile prenderlo per il verso giusto. Ma proviamoci, in tutti i modi che conosciamo:
- avere un rapporto sessuale completo
terminologia scientifica e giuridica che descrive il coito in modo molto distaccato, serioso e troppo politically correct per essere usato fuori dal linguaggio specialistico
- copulare
verbo dal gusto piano e vellutato, ingloba il termine copula (coppia) e riporta all'immagine idillica del nido d'amore, senza celare una certa ingenuità, a mio parere il termine può essere usato con intento scientifico ma risulta perlopiù obsoleto in questo senso
- fare l'amore
espressione di uso comune, dal tono smorzato e quasi priva di carica erotica. l'accostamento dei termini "fare" e "amore" rende ancora più banale e grezza l'intenzione di distaccarsi dall'atto fisico evocando entità universali e valori etici ("amore"). generalmente fastidiosa
- fare all'amore
forma virtuosa del più consueto (vedi sopra) riferimento al coito. la ricercata costruzione rammenta il gusto per la filologia e per l'epoche passate, sciogliendo l'erotismo semantico in una diffusa atmosfera di romanticismo. l'ampollosità è il grosso impedimento dell'espressione, che pertanto può essere usata in rari contesti, e non più di una volta, se non per apprezzarne il gusto fonetico, data la bellezza della risonanza e della cadenza ritmata, rotonda.
- fare sesso
violenza e decisione caratterizzano il binomio dal marcato gusto pratico, concreto nei termini e rapido nell'ellissi dell'articolo. deciso nella pronuncia del termine sesso. una dichiarazione molto pragmatica, adatta a particolari occasioni, ma non certo raffinata.
- scopare
termine dal tono volgare, lontano da ogni virtuosismo e dalla poesia romantica più di ogni altro. il riferimento allusivo all'uso della scopa non lascia scampo all'immaginazione, riducendo l'atmosfera ad un meccanico su&giu. a mio parere quasi offensivo nei confronti dell'arte di amare. purtroppo è il statisticamente termine più usato nella lingua parlata, cosicché il tono risulta in parte smorzato.
- skopare/scopare con la "k"
la matrice giovanile dello slang esplicitamente inutile e l'assonanza con "ska" (il genere musicale) disimpegna la conversazione docilmente. tuttavia il termine non può che essere usato solo in forma scritta. purtroppo.
- chiavare/chiavata
verbo che in origine significava probabilmente "copulare con una donna già impegnata", mutato nel linguaggio comune come sinonimo di scopare, più frequente nel sostantivo chiavata. il suo uso non molto diffuso lo rende una buona alternativa al termine scopata; risulta ovvio tuttavia che l'uso di tali sostantivi non è previsto nella comunicazione con il partner, bensì nella conversazione tra amici (in sostituzione di coito). chiavata ha una pronuncia più forte, scopata è decisamente più soffice. è indissolubile l'approccio borioso in riferimento al rapporto sessuale. da considerare anche il significato originario del termine, che implica una sorta di "furto" o di "inganno"- potenzialmente anche a danno del partner
- trombare
un termine dal tono autoironico e maneggevole, porta il pensiero alla musica e agli stupefacenti leggeri, sproporzionato all'atto del coito, ironico sulla prestazione, marcato sulla soddisfazione dei sensi. pure rimane una allusione al gesto meccanico, ma qui è tratta dal mondo dell'arte e il luccichio degli ottoni allegato all'armonia delle vibrazioni confeziona l'espressione in un mood rilassato.
- fottere
è il verbo dei cattivi, di coloro che vogliono accentuare la prevaricazione del partner, letto in entrambi i sensi. spregiativo e umiliante, può essere usato in contesti sado-maso e derivati. rimanda alla pornografia di bassa lega e all'impersonalità del rapporto sessuale. forse l'uso che fa eccezione è "fottimi", che se pronunciato da una donna può tradursi in un incitamento al partner, calandolo nella parte del punisher, per spronarlo.
- sbattere/sbattersi
il riferimento è probabilmente al suono ripetitivo e non propriamente meccanico del coito, che coinvolge l'aspetto organico delle persone. Non è facile evitare di pensare al significato psicologico del termine, che sottolinea l'effetto inebriante del sesso come una droga, con visibili tendenze sado-trash.
- pinciare/pincionare
l'origine del termine mi è oscura, ma il suono pungente non può che sottolineare la curiosità e il gioco perverso, istintivo, di esplorare con minuziosità il corpo. il termine non è certo il più gaio.
- farlo/fare quella cosa
personalmente trovo davvero fastidiosa la prima forma perché centra l'attenzione a dei particolari nascosti per pudore, senza tuttavia riuscire nell'intento. oscurare la parola la fa diventare "sporca", e tale sfumatura di significato contamina il piano semantico per transitività. "fare quella cosa" è già più esplicito e nella sua volontà di censura congiunta alla prosperosità della forma estesa crea una simpatica sensazione di contrasto che conferisce la giusta ingenuità al riferimento.
- conoscere
il verbo usato in senso biblico è a mio parere la forma più esaltante: rimanda alla sacralità del rito, ai millenni di tradizione, al sesso come un fatto sociale, religioso e quasi mistico. Il pudore qui vela le forme non perché siano "sporche" ma perché il rapporto sessuale non è affrontato come fatto fisico quanto come forma di comunicazione tra gli amanti. Resta così delineato un confine tra coloro che sono coinvolti nel rapporto e coloro che osservano dall'esterno, che necessariamente non conoscono: l'uso della parola è spontaneamente discreto, riservato, e rende piena giustizia alla dimensione ideale del sesso.
- prendere
correlata ad "accogliere il membro dentro di sé", su cui non spenderò parola.
- possedere
il termine non richiama, banalmente, l'altro significato estendendo il concetto di possesso alla persona con cui si tromba. ovvero lo fa ma in maniera così ovvia e così formalmente scorretta che sembra quasi una presa in giro di sè stesso. per questo è difficile usarlo con efficacia senza risultare pesanti.
ricordo infine le numerose espressioni equivalenti su cui non ritengo valga la pena soffermarsi se non per sorridere ingenuamente:
fare snu snu, passare allo spiedo, metterlo nel sancta sanctorum, coitus ininterruptus, infilare la spada nel fodero, infilare la chiave nella toppa, mettere il bruco nel buco, mettere il biscotto ammollo, mettere il batacchio nella campana, mettere il salame nella dispensa, mettere il tappo alla bottiglia, mettere il proiettile in canna, mettere la salsiccia nel panino, mettere la spina nella presa, mettere le mani nella marmellata, mettere l'asparago nella maionese, mettere il wurstel nella senape.
Love is balloons - azuremaya
Una metafora a metà.
Creato il: 04/07/2004
Ultima modifica: 05/07/2004
Avevo già notato tempo fa quella riva. Superati gli scogli mi ero affacciato alla vastità imponente. Mi sono avvicinato ancora.
L'acqua era limpida, increspata a volte deformava la mia figura e mi trasformava, a volte quieta permetteva di ricomporre la mia immagine riflessa.
E l'acqua era limpida, e in certi istanti, da certe angolazioni, guardando nelle zone più scure si poteva vedere attraverso. Dentro l'acqua. E qui vicino il fondo, ma più lontano soltanto il buio. L'abisso.
E l'acqua era fresca e lucida, umida, sensuale, e la tentazione di toccarla era davvero troppo grande per resisterle. Pure io sapevo, perché già altre volte avevo provato, che cosa sarebbe successo se l'avessi fatto. Per questo ho cercato di avvicinarmi lentamente.
Ho cercato di avvicinarmi lentamente, nel modo più delicato possibile, al viso dell'acqua, per non destarlo dalla sua quiete e per non turbarlo nelle sue onde, per poter contemplare la sua perfezione il più a lungo possibile, il più vicino possibile. Fino a quando non l'ho toccato.
E quando ho toccato la sua bocca ho capito davvero dentro di me la sua bellezza, e ho sentito davvero ciò che avevo visto, e ho conosciuta la sua forza e la sua quiete.
Ma ho turbato ogni cosa. Ho sfiorato i capezzoli dell'acqua e dov'era calma ora è increspata, dov'era mossa ora è distesa, e ciò che prima era così semplice da piacere è diventato complesso, perché nell'acqua ci sono anch'io.
Sono passato dall'altra parte dello specchio. Ho annullato il mio riflesso, sono entrato nell'acqua. Mi sento avvolto, massaggiato, toccato, accarezzato, baciato, esplorato, dondolato dall'acqua.
Ho le vertigini. qui sotto le cose sono semplicemente più. Visto da fuori era un quadro, visto da dentro è un mondo. Vissuto da fuori non è che un attimo, ma qui dentro non basta una vita. Anche se mi sono immerso lentamente non posso evitare il colpo. L'ho solo ammortizzato.
Il fondo, dov'è il fondo? Da fuori sembrava più lontano. Da fuori sembrava più vicino. Da fuori era un'altra cosa. E se posso toccarlo, posso alzarmi. Ma se è davvero profondo, potrei scendere davvero a lungo prima di smettere. E potrebbe essere troppo tardi.
Ma di questo non devo preoccuparmi. Posso galleggiare, riesco a nuotare e ad immergermi.
E quando sarò esausto, verrò trascinato via dalla corrente.
Organizzazione * balloons - azuremaya
Un buon modello formale per definire, descrivere ed organizzare gruppi di persone. Può essere usato come sistema di base per costruire teorie politiche e ovviamente anche per uno studio sul diritto.
Creato il: 04/07/2004
Ultima modifica: 06/06/2005note introduttive
1.1 lo scopo (o il vantaggio) delle organizzazioni è il controllo, ossia determinare il comportamento di altri agenti, potenzialmente vantaggioso o dannoso per il proprio gruppo.
1.1.1 un comportamento è una proprietà di una storia del sistema, ovvero una proprietà di una descrizione della sua evoluzione. qualora il sistema sia finito (come nella nostra ipotesi) un comportamento è una proprietà di una sequenza di stati del sistema, ovvero una stringa sull'alfabeto degli stati possibili del sistema (permutazioni?). determinare il comportamento significa poter fare delle affermazioni sempre vere sul sistema, nel senso di restringere l'insieme degli stati che esso può assumere nella sua evoluzione.
1.1.2 il vantaggio diretto non è la cooperazione come si potrebbe pensare: la cooperazione è una operazione simultanea interattiva e condizionale. la cooperazione è un fenomeno che sorge anche a meno di accordi sottostanti. un effetto delle organizzazioni è anche quello di garantire la cooperazione controllandola.
1.1.3 per limitare il comportamento di altri gruppi potrebbe essere sufficiente l'eliminazione degli stessi, tuttavia vi sono metodi meno rischiosi. inoltre l'eliminazione non trasforma gli altri in strumento, quindi impedisce di aumentare la propria potenza.
1.2.-2 un metodo per il controllo è ad esempio stringere accordi, ovvero promettere di assumere alcuni comportamenti nel caso sia verificata una condizione e rispettare le promesse.
1.2.-1 è importante notare che non è necessario comunicare l'accordo agli altri. lo stesso rispetto dell'accordo potrebbe influenzare il comportamento degli altri. ad esempio "non fare agli altri ciò che non vorresti che sia fatto a te e che gli altri non fanno a te" è un modello di comportamento razionale semplice ma efficace pur senza coinvolgere la comunicazione. ciò su cui vorrei focalizzare la nostra analisi è il "cosa accade" non il "come può essere realizzato da umani".
1.2 un accordo consiste in (un comportamento condizionato, ovvero) una restrizione volontaria della scelta nell'insieme delle azioni possibili (e qui nasce il concetto di libertà come assenza di restrizioni) condizionata da aspetti della realtà che possono includere (e solitamente vogliamo che includano) aspetti riguardanti altri gruppi.
1.2.1 è interessante notare che un comportamento può essere "fare qcs" come "non fare qcs", è possibile quindi pensare a una legge come ad un allargamento della scelta dei comportamenti -che secondo questo approccio è per default vuoto- che sono tutte e solo quelle definite dalla legge. in tal caso ogni cittadino sarebbe fuorilegge se commettesse azioni non contemplate dal codice, tuttavia qualora l'insieme dei vincoli sia piccolo rispetto alle possibili combinazioni, risulta più agevole (o l'unica scelta possibile nel caso di spazi di scelta infiniti) definire la legge come la restrizione delle possibilità. in realtà, come vedremo tra breve, la nostra idea di comportamento può essere definita in modo tale che questa dicotomia possa essere superata grazie alla presenza della negazione nel linguaggio usato per descrivere il comportamento.
1.3 data la natura artificiosa dell'accordo è importante che un accordo possa essere pensato in primo luogo e verificato in secondo, infine sarebbe auspicabile che potesse essere comunicato. a questo scopo può essere usato un linguaggio.
1.3.1 questo è il linguaggio che usano gli agenti all'interno del mondo per organizzarsi, ed è diverso da quello che useremo noi per descrivere il mondo. la sostanziale differenza tra il nostro linguaggio e il loro è la semantica: mentre noi abbiamo accesso completo al mondo (lo vedremo tra un attimo), gli agenti non sono onniscienti.
1.4 poiché non esiste la lingua perfetta che ci permetta di descrivere esattamente il mondo dovremo accontentarci di una approssimazione e di una assunzione. non è di questo problema che voglio trattare.
1.5 per supplire alla carenza di una lingua perfetta e conservare il rigore formale è sufficiente descrivere un modello approssimato alla maniera dei matematici.
1.5.1 in effetti la possibilità di definire in maniera precisa concetti simili a quelli di uso comune è sfruttata solo come ipotesi, e non è dimostrata. per motivi di praticità ho assunto che fosse possibile definire formalmente la struttura W in maniera da riflettere con buona approssimazione il mondo di un semplice videogame multigiocatore. Non è invece necessario avere a disposizione un modello funzionante di AI. Questo modello di organizzazioni può essere applicato anche a un qualsiasi MMORPG attualmente in commercio.
1.5.2 è auspicabile che un linguaggio naturale sia più espressivo del linguaggio formale, ma non è scontato che il linguaggio formale sia abbastanza potente per esprimere ciò che descrivo nelle seguenti pagine.esposizione
Let W be a
structure (U, R, F, C).
Let S be a finite subset of U.
Let L a language over the alphabet Z. Let M be a map from the set of all adges, and groules to L. If N is the set of the natural numbers, let C be the subset of NxL described as the couples (n, f(n)), for a given function f: N->L. C is an indexed set of adges, and groules.
To better understand how this data structure is useful to the model, let S be a set of people, and think as if every element of S could change “by their free will” the value of f(q), for a fixed q, q depending on the single element of S. The set C, subset of NxL, described by f is a kind of index of people’s personal assertions.
The 6-tuple (W, S, Z, L, M, f) is called space of groules of second level.
rapide conclusioni
Quello che si può dire:
Una
comunità di formiche dalle mani rosse:
ogni membro non può uccidere, a meno dell'espulsione automatica dalla comunità:
gli altri membri,
le formiche con mani rosse, eccetto quelle che non rientrano nel nido prima che sia buio e quelle che non sono membri,
le formiche che sono state marchiate dalla regina,
le formiche che non sono state baciate dalle formiche marchiate,
le formiche che rispettano gli ordini della regina,
coloro che fanno parte di una comunità definita dalla regina. (per un esempio si veda in seguito)
Quello che non si può dire:
Una comunità di
formiche dai piedi verdi:
ogni membro non uccide i membri di altre comunità complesse* con cui la regina
abbia stretto una alleanza.
ogni membro è stato nominato successore da un membro ed è l'unico membro.
* per complesse si intende che facciano uso di tudges che non sono adges nel
loro groule.
(esempio)
x non ha ucciso i membri del groule associato alla grope numero 19
<19>> Clan Mafioso B: {{<Tony Ciccione>}, {x è stato baciato da Boss B}}
spiegazione dettagliata - tutorial
Let W be a
structure (U, R, F, C).
Let S be a finite subset of U.
Parafrasi:
Immaginiamo W come il mondo, come ad esempio l'ambiente di un videogioco
interattivo: composto da oggetti (insiemi
U e C) il cui comportamento è legato alle regole del gioco (insiemi R ed F).
Immaginiamo S come un insieme ben definito di persone, sottoinsieme di U,
tralasciando i particolari.
Il reset è l'insieme ricorsivo, la struttura più semplice che useremo per
costruire le nostre organizzazioni. Se
gli elementi di S sono gli atomi, i reset sono le molecole. Un reset su S è ad
esempio l'insieme {marco, anna,
giacomo}, dove i nomi indicano elementi dell'insieme S. Un reset più complesso
è ad esempio {marco, {anna,
giacomo, piero}, {piero}}. Un reset è anche semplicemente giacomo. Si noti che
{marco} non è uguale a {{marco}},
nè a marco; si tratta di reset diversi. Possiamo etichettare i reset: ad esempio
GEB:= {Goedel, Escher, Bach}
oppure semplicemente MARCO:= marco. Con le etichette diventa più facile
costruire reset più complessi: HR:= {GEB,
{piero, anna, {MARCO}}} e SS:= {HR, GEB}. Nulla ci vieta di usare uno stesso
reset più volte all'interno di livelli diversi di un reset.
I membri di un reset sono gli elementi che lo costituiscono direttamente: ad
esempio in un reset A:= {Q, W, {E,
R}} dove Q, W, E, R sono già stati definiti da qualche parte, i membri sono Q, W
ed {E, R}, mentre R non è un
membro (a meno che non sia R=W oppure R=Q). Ovviamente non hanno senso scritture
del tipo A:= {A, B}.
I metamembri e le basi di un reset sono concetti che ho introdotto per
completezza, ma per ora possiamo
tralasciarli.
Una adge è innanzitutto una formula su W: le seguenti sono formule su W tradotte in italiano: "la mela è rossa", "il sole scalda e il mio computer scalda", "non esiste acqua frizzante", "ogni persona è laureata", "(x persona) (x non ha mai dichiarato di essere gay)". Noi useremo sempre frasi in italiano per descrivere formule su W, facendo attenzione che non tutto si può dire (...). L'ultima formula è un po' diversa dalle altre: mentre le altre esprimono le proprietà di alcuni oggetti precisi, l'ultima afferma qualcosa su x, la quale è indicata tra parentesi all'inizio della formula. In questo caso x è una variabile di tipo "persona", e una volta applicata la formula su una persona, essa sarà vera o falsa. si noti che (x persona) (x non ha mai dichiarato di essere gay) equivale a (x) (x è una persona e x non ha mai dichiarato di essere gay). Una adge è appunto una formula con esattamente una variabile di tipo "persona". Applicare una persona p su una formula con una variabile x persona significa costruire una nuova formula che ha p al posto di ogni occorrenza di x. Ad esempio applicando John a (x persona) (x non ha mai dichiarato di essere gay) si ottiene "John non ha mai dichiarato di essere gay"
Un reset G compiace (pleases) una adge A in due casi: se G è un elemento di S (una persona) e l'adge A applicata su G risulta vera, oppure se tutti i membri di G compiacciono A. Intuitivamente se A è (x) (x è stato un tecnico delle telecomunicazioni) allora qualsiasi insieme di tecnici delle tlc o insieme di insiemi di tecnici, e qualunque reset di tecnici delle tlc compiace la adge, mentre un insieme con cinque tecnici delle tlc e un bambino di un anno (presumibilmente) non è un insieme che compiace A, ed è un esempio di reset che non compiace ad una adge. In questo senso una adge divide l'insieme di tutti i reset in due insiemi disgiunti.
Un reset G è associato (bound) ad una adge A se tutti gli elementi di S che compiacciono A sono membri di G. Quindi restando all'esempio precedente, G sarà il reset che ha per elementi tutte le persone dell'insieme S che sono stati tecnici delle telecomunicazioni. G è ovviamente unico. Si noti che se G è associato ad A allora G compiace A. Ad ogni adge è associato un unico reset, che consiste in un semplice sottoinsieme di S. Avrete notato che con le sole adges non si può fare molto.
Un groule è un passo avanti nella descrizione di strutture: è una struttura di linguaggio ricorsiva che rispecchia la struttura del reset: esso è una adge o un insieme di groules. Ad ogni groule K è associato un unico reset G: nel caso K sia una adge si tratta del reset G associato alla adge; nel caso K sia un insieme di groules allora G è l'insieme avente per elementi i reset associati a ciascun elemento di K. Il reset associato al groule è unico. La potenza espressiva dei groules così descritti è notevole:
S:= {formiche
dalle mani rosse}
Q:= {(x)(x
è la regina Vittoria)}
A:= {(x)(x non ha ucciso alcuna formica baciata
da Q e non marchiata da Q), (x)(x non ha ucciso alcuna formica baciata da
formiche marchiate da Q), (x)(x non ha ucciso formiche che non hanno ucciso
alcuna formica marchiata da Q, nè formiche che non hanno ucciso alcuna formica
baciata da formiche marchiate da Q)}
hmmm
Clan E := {{a, b}
tali che a ha baciato b}
# e' possibile fare formule su groule?
hmmm
Clan R “risolto”
:= {z tale che esiste x appartenente ad E* tale che “x e’ un cammino da Charles
Babbage a z”}
Solidarietà * balloons - azuremaya
La ridefinizione del concetto di solidarietà in base alla (incompleta) teoria dei groule ed una opinione personale.
Creato il: 31/07/2004
Ultima modifica: 31/07/2004
atto è solidale quando non aumenta le risorse (materiali o ideali) disponibili alla persona che lo esegue e aumenta le risorse (materiali o ideali) disponibili ad altre persone qualora queste prima dell'atto disponessero delle risorse coinvolte nella variazione in misura minore rispetto alla persona che esegue l'atto.
(è ovvio che donare un pozzo ad un villaggio aumenta le risorse disponibili al villaggio
ma donare latte in polvere ad un villaggio senza acqua non aumenta le risorse disponibili)
una persona è solidale in un periodo di tempo finito se in tale periodo ha eseguito atti solidali
per estensione, una persona è solidale quando nella sua vita economica indipendente ha eseguito atti solidali aumentando le risorse di terzi oltre una soglia percentuale delle risorse ad essa disponibili, soglia che può essere confrontata con la media di un campione sociale. tale soglia è fissata arbitrariamente, convenzionalmente e soggettivamente. (Quanto è solidale una persona: una persona che durante la sua vita dona il 100% delle sue risorse a terzi è totalmente solidale. una persona che dona il 50% delle sue risorse a terzi è molto solidale in un contesto in cui la media della solidarietà è il 10%)
offrire da bere in un bar può essere o non essere un atto di solidarietà: dipende dal confronto delle disponibilità economiche di chi offre con chi riceve l'offerta.
l'intenzione dell'atto solidale:
alcune persone eseguono atti solidali senza rendersene conto, altri senza volerlo, altri vi sono costretti. alcuni infine lo fanno per scelta morale. secondo questi ultimi gli atti solidali conducono ad una società più giusta. per questo essi si privano di risorse a favore di altri per lo stesso motivo per cui alcuni dei nostri antenati sono morti per "la libertà", ovvero per le loro opinioni politiche.
alcuni di essi potranno essere stati felici di morire. altri no. allo stesso modo si può essere felici di essere solidali così come non esserne felici.
se secondo la vostra opinione politica il mondo è perfetto, probabilmente ne sarete felici, e vivrete spensieratamente.
se al contrario credete che il mondo sia ingiusto, probabilmente non ne sarete felici di questo fatto e ne soffrirete.
il fatto che siate felici o non lo siate circa il mondo non dipende da voi. non potete "decidere" di essere felici.
se siete tra coloro che sono felici di essere solidali, probabilmente la storia finisce qui.
se al contrario essere solidali vi pesa e vi pesa ancor più non esserlo, probabilmente pensate che l'ingiustizia sia un peso nella vita.
se l'ingiustizia vi pesa e credete che la solidarietà migliori il mondo allora pensate anche che chi non crede nella solidarietà come mezzo per migliorare il mondo si sbagli. in tal caso pensate a questi individui come potenziali compagni
se l'ingiustizia vi pesa e credete che la solidarietà migliori il mondo allora
potreste pensare anche che chi crede nella solidarietà come mezzo per migliorare il mondo ma non desidera migliorare il mondo per i posteri e preferisce godersi la vita sia:
un potenziale compagno, un nemico, un elemento neutrale, a seconda del modello di giustizia.
il modello di giustizia
il modello in cui l'atto solidale aumenta la giustizia del mondo è un modello secondo il quale
(almeno 3 possibilità):
1. (egualitario) le risorse dovrebbero essere disponibili ad ognuno in eguale maniera
perché tutti gli uomini hanno li stessi diritti
# in questo caso chi non è solidale commette ingiustizia
2. (proporzionale) le risorse dovrebbero essere disponibili ad ognuno secondo necessità e secondo disponibilità, secondo un criterio unanime di necessità (uno potrebbe essere la massa corporea, un altro il QI, un altro il colore dei capelli)
# anche in questo caso si commette ingiustizia
3. (utilitaristico sociale) una più equa ripartizione delle risorse all'interno di un gruppo sociale aumenta il fattore di crescita della disponibilità del gruppo
# chi non è solidale non fa parte del gruppo, è quindi un elemento neutrale
- l'origine della solidarietà e la sua uutilità economica
perché la solidarietà emerge in gruppi sociali le cui condizioni economiche sono critiche per la sopravvivenza e non in altri?
perché in un tale contesto la ripartizione aumenta notevolmente il fattore di crescita della disponibilità del gruppo. in un contesto di gruppi ostili, diciamo quindi in un contesto dove è presente la selezione naturale, leggi di gruppo per la solidarietà hanno permesso una crescita più veloce delle
disponibilità di risorse rispetto a gruppi non solidali. in contesti dove la sopravvivenza non è messa in dubbio (ovvero in contesti in cui i pochi figli si possono mantenere "ampiamente" e le spese per beni non necessari alla sopravvivenza sono notevoli) la solidarietà non aumenta il fattore di crescita: tale fattore non dipende più dalla sopravvivenza o meno dei membri, ma da investimenti come la ricerca scientifica. mentre a livello di sopravvivenza raddoppiare il raccolto di grano significa crescere notevolmente come gruppo, nei gruppi sociali "ricchi" raddoppiare il raccolto di grano non vuol dire crescere notevolmente.
in contesti sociali ricchi la solidarietà ha un senso che si confonde con quello del concetto di assicurazione e quello di previdenza sociale.
la solidarietà è dunque un concetto elementare che può essere strutturato in un insieme di leggi per comporre meccanismi di previdenza sociale basati sulla solidarietà.
L'anarchia di Malatesta * balloons - azuremaya
Una serie di critiche al Programma Anarchico della Federazione Anarchici Italiani, redatto da Errico Malatesta
Creato il: 27/06/2005
Ultima modifica: 27/06/2005
Se il testo risale al 1919 come sembra mi stupisce che la F.A.I. in questi ottant'anni lo abbia lasciato intatto. Una organizzazione dovrebbe rimettersi sempre in discussione, per cui mi aspetterei note, cancellature, commenti ufficiali da parte della federazione.
Innanzitutto preferirei che la sezione "che cosa vogliamo" fosse divisa in "ipotesi" e "output", dove nella prima parte si espone una interpretazione della storia, nella seconda si espone la situazione che si vuole ottenere, laddove poi sono esposte le "vie e mezzi" dovrebbe trovarsi la "procedura".
Non contesto le ipotesi, non perché le condivido (anche se le condivido), ma perché questo non e' il luogo appropriato.
L'output sarebbe questo:
2. Abolizione dei Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi.
Qui risiede il contenuto ben formato degli obiettivi della federazione: nessuna organizzazione dotata di mezzi coercitivi (sebbene non sia molto chiaro che cosa costituisca mezzo coercitivo: ad esempio possiamo immaginare una organizzazione in cui i membri non parlano con coloro che non rispettano le leggi. Tale organizzazione e' considerata dotata di mezzi coercitivi?).
1. Abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garantiti i mezzi per produrre e vivere, siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente; per l'interesse comune e conformemente alle proprie simpatie.
Il concetto di proprietà privata ce l'abbiamo tutti abbastanza chiaro, ma solo come legge all'interno di organizzazioni dotate di mezzi coercitivi. Il mio primo pensiero e' stato <se non vi sono mezzi coercitivi allora non ha senso parlare di proprietàprivata> ma probabilmente la proprietà privata può essere definita anche al di fuori di tali organizzazioni, in termini di perdita di privilegi (nel caso in cui l'organizzazione di cui sopra ho fatto esempio non sia considerata dotata di mezzi coercitivi e' ad esempio possibile parlare di proprietà privata in termini della perdita di privilegi).
3. Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall'esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette.
Tolte le inutili retoriche resta "Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali.". Questa affermazione e' ridondante: tolta l'ulteriore retorica resta "Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni" che suona molto bello, ma vuoto. Che cosa sia la libertà e' tuttora una domanda aperta. Chiedetelo ad esempio a qualche membro della casa delle libertà, e magari non vi dirà quello che vi aspettate. Per chi ancora non avesse dubbi su che cosa sia la libertà per ora può leggere il mio essay "Il colore del cielo", ma credo che prima o poi dovrò preparare un documento più ampio. La mia conclusione e' che questo obiettivo e' uno specchio per allodole.
4. Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi.
La previdenza sociale esiste anche tra gli anarchici, non solo dunque in alcuni stati democratici come l'Italia. Chi debba provvedere e' una decisione lasciata alla particolare implementazione del sistema anarchico. Qualcuno potrebbe proporre che ognuno collabora secondo necessità, altri un sistema centralizzato.
5. Guerra alle religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.
Per quanto forte sia il mio disprezzo per le religioni, trovo irragionevole e irrazionale premere perché chi sia religioso abbandoni il suo culto: ognuno dovrebbe decidere per conto suo, possibilmente dopo aver ricevuto una adeguata istruzione. Ridicola la pretesa di fare la guerra alle menzogne.. in fondo chi decide che cosa e' menzogna? L'istruzione scientifica per tutti e' una buona cosa, e per fortuna in Italia l'istruzione superiore e' quasi gratuita ed obbligatoria. C'e' ancora da fare per quanto riguarda l'accessibilità ai testi scientifici, per la maggior parte pubblicati a pagamento, ma l'informatica e Internet offrono ancora potenziale non sfruttato.
6. Guerra alle rivalità ed ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontiere: fratellanza fra tutti i popoli.
Questa e' una buona cosa, e per fortuna anche gli attuali governi si stanno muovendo in questo senso.
7. Ricostruzione della famiglia in quel modo che risulterà dalla pratica dell'amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso
Ad oggi i vincoli legali ci sono, ma riguardano per lo più i figli.
La prima osservazione
Il primo obiettivo e' l'abolizione delle organizzazioni dotate di forze coercitive, ma nell'esposizione si considera praticabile l'uso della forza per combattere le organizzazioni che non rispettano gli ideali anarchici. Quindi i casi sono tre:
1. L'ideale di cui al punto (2) e' mal formulato e Malatesta intendeva dire
<Abolizione dei Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi, eccetto i gruppi anarchici i quali possono utilizzare mezzi coercitivi per liberare i popoli dall'oppressione di altre istituzioni e per difendere il popolo liberato dagli attacchi di gruppi che vogliano sovvertire la libera associazione anarchica ed imporre le loro leggi con la forza>.
In tal caso le cose tornano ad essere consistenti, tuttavia questo rende il programma poco originale: immagino che tra gli ideali di qualsiasi altra associazione coercitiva sia presente una cosa del tipo <noi siamo l'unico gruppo che può imporre la propria volontà con la forza>
2. L'ideale di cui al punto (2) e' mal formulato e Malatesta intendeva dire
<Abolizione dei Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi, eccetto i gruppi anarchici i quali possono utilizzare mezzi coercitivi per liberare i popoli dall'oppressione di altre istituzioni e per difendere il popolo liberato dagli attacchi di gruppi che vogliano sovvertire la libera associazione anarchica ed imporre le loro leggi con la forza, ma soltanto fino a quando ogni istituzione siffatta sia stata dissolta, dal qual momento in poi il popolo non utilizzerà mai più mezzi coercitivi>.
Con l'assunzione implicita che a nessuno mai più verrà in mente di imporre la propria volontà con la forza, oppure
3. L'ideale di cui al punto (2) e' mal formulato e Malatesta intendeva dire <[come il punto precedente]>
Con l'assunzione implicita che se mai qualcuno usasse la forza per imporre la propria volontà allora il popolo anarchico riuscirebbe a fargli cambiare idea con metodi non violenti, e qualora non vi riuscisse il ammetterebbe il fallimento dei suoi propositi.
Per come la vedo io nessun anarchico simpatizzante accetterebbe la prima delle tre variazioni proposte, e tra le ultime due la prima e' piuttosto ingenua, la seconda verosimile. La prima e' ingenua perché la gente usa mezzi coercitivi per molte questioni che non coinvolgono la proprietà privata (il primo esempio che mi viene in mente e' lo stupro). La seconda e' un problema aperto, e tocca indirettamente la dottrina della non-violenza già di Ghandi, e questa e' una porta che non mi permetto di chiudere.
La seconda osservazione
Nel testo non vi e' che un accenno alla possibilità di costruire delle comunità anarchiche indipendenti, mentre ampio spazio e' dato alla propaganda di lotta per la "riappropriazione" dei mezzi di produzione. Questo da un lato può essere giustificato dal momento in cui Malatesta scriveva nel primo Novecento, quando alla classe operaia ben poco era concesso. Dall'altro ad oggi sono molte le possibilità di finanziamento all'interno del sistema capitalistico, e nulla vieta a mio avviso di organizzare famiglie, aziende, villaggi in cui la proprietà privata sia una legge solo nominalmente. Perché non vengono pubblicizzati dalle associazioni filoanarchiche dei casi di successo, in cui una società dove non esiste il concetto di proprietà privata vive bene e meglio di una società capitalista? Perché non spiegare "come organizzare la tua piccola società anarchica" invece che spiegare "come abbattere il governo"? Forse perché ci piace avere essere più potenti del governo, perché ci piace lottare, combattere.
Conclusione:
I primi due obiettivi sono originali e caratterizzanti. Il primo e' il chiaro e semplice "omnia sunt communia, figli di cane", il secondo invece e' probabilmente mal formulato, e quindi molto discutibile, specie tenendo conto delle "vie e dei mezzi" con cui si vorrebbe procedere. Il terzo e' retorica, gli ultimi sono obiettivi più o meno compatibili con quelli di ogni sana democrazia laica.
La lotta allo Stato e al Potere e' solo un diversivo: non si combatte la violenza in sé (altrimenti non si predicherebbe la lotta armata), ma la si combatte in quanto garante della proprietà privata, la qual cosa e' anni luce lontana dalla dottrina della non-violenza.
Questo testo poteva essere accettabile ottant'anni fa, ma non oggi. Questo non molto onore alla F.A.I..
Breve historia dello documento
28/06/2005
Aggiunto "l'anarchia di malatesta"
15/04/2005 Aggiornato "organizzazione",
rimossi "oltrepassare il limite", "lovers only", "open source", "gambling", "gaming".27/11/2004 Aggiornati "carciofi" e "organizzazione".
25/10/2004
Rimossi "control" e "gates".
13/10/2004 Aggiornato "organizzazione".
31/07/2004
Aggiunto "solidarietà", aggiornato "onestà intellettuale".
23/07/2004
Aggiornato "organizzazione".
18/07/2004
Aggiornata la licenza d'uso alla versione 2.0
05/07/2004
Completato "carciofi", aggiunti
"love is" e "organizzazione", aggiornato "gates". Revisione grammaticale generale. Creati
sottoindici.
Nuova veste grafica.
03/07/2004
Nasce l'historia. In catalogo "il colore del cielo",
"un'osservazione neoplatonica", "onestà intellettuale",
"politica", "ontologia", "lovers only", "in
missione per conto di dio", "gambling", "open source",
"useless". In gestazione "gates", "gaming", "rang",
"control", "oltrepassare il limite",
"carciofi".
Balloons (C) 2000-2004 Marco Trevisan
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