Il Museo delle navi di Fiumicino
di Daniele Pietrini

Una cosa non dovete dimenticarvi se volete andare a vedere il Museo delle Navi di Fiumicino: di coprirvi bene.
Qui infatti la temperatura è sempre intorno ai 10 gradi, e siccome non c'è nessun cartello che avvisi di queste particolari condizioni climatiche, necessarie per conservare le antiche navi rinvenute durante la costruzione dell'aeroporto Leonardo da Vinci, qualcuno potrebbe avere una brutta sorpresa, soprattutto d'estate.
Il museo merita di essere visitato perché di un genere abbastanza unico.
Nel Lazio qualcosa di simile esisteva fino all'ultima guerra soltanto a Nemi, con le famose navi imperiali che sono andate bruciate durante la ritirata dei tedeschi. Oggigiorno in tutta Europa i musei che espongono resti di navigli antichi non sono più di una decina, dalla Scandinavia alla Grecia: ecco perché questo piccolo edificio in tufo di via A. Guidoni 35, accanto all'aeroporto, (orario d'apertura da martedì a domenica dalle 9,30 alle 13,30, martedì e giovedì anche dalle 14,30 alle 16,30; il biglietto costa L.4000) è tanto interessante. Anche il numero delle navi è fuori dal comune: ben cinque, quando in genere questi musei non ne contengono che una o due.
Va detto però che si tratta soprattutto di navi da trasporto, cosiddette onerarie, quindi di genere povero e non certo di lusso come quelle dell'imperatore Caligola nel Lago di Nemi.
Nonostante ciò, anche queste imbarcazioni riservano qualche emozione, proprio nella loro 'banalità': è il caso per esempio della prima barca a destra, la cosiddetta 'Fiumicino 5', un naviglio da pesca al cui centro spicca un contenitore - vivario, a forma di piramide tronca, con il fondo munito di aperture per permettere all'acqua marina di entrare, mantenendo il pesce vivo e fresco fino alla città. Per il mondo antico si tratta di una testimonianza unica.
Le altre quattro imbarcazioni sono navi da carico o chiatte fluviali più o meno grandi, in qualche caso conservate anche oltre la linea di galleggiamento, tutte databili verso il III o IV sec. d.C. Esse furono rinvenute pressappoco dove oggi è ubicato il  museo, in un punto che si suppone nell'antichità dovesse servire da 'cimitero' delle imbarcazioni non più utilizzabili, verso il molo sinistro del Porto di Claudio.
E proprio per quanto riguarda l'antico Porto di Roma c'è un'importante novità che riguarda questo museo: ogni primo sabato e ultima domenica del mese la Soprintendenza organizza visite guidate a queste aree archeologiche (altrimenti non visitabili) con appuntamento davanti al museo alle ore 9,00. Per visite in altri giorni dell'anno bisogna telefonare ai nn. 06-6529192 o 06-65010089.
Per la straordinaria bellezza storico - naturalistica del sito si tratta certamente di un'occasione da non perdere.
Chi volesse invece subito un assaggio degli antichi ruderi, può ammirare uno spicchio dell'antico porto immediatamente a sinistra uscendo dall'edificio.
Nell'ampio spiazzo erboso che sorge dietro il monumento ai caduti di Kindu, sono perfettamente visibili, oltre che accessibili a tutti, un buon tratto del molo sinistro, ruderi di colonne, frammenti di travertino e soprattutto un complesso di edifici indicato come 'capitaneria di porto'. In particolare in uno di questi, il cosiddetto 'ufficio' (si consulti il pannello esplicativo) è da non perdere il soffitto con gli affreschi originali.
Infine non mancate di dare un'occhiata, dentro il museo, alle due tavole elettroniche alle pareti che, pigiando un solo tasto, vi toglieranno ogni curiosità sulle antiche rotte commerciali di tutti i beni di importazione e d'esportazione dell'antica Roma: apprenderete, per esempio, che le parrucche provenivano solo dalla Germania, l'ambra dalla Britannia, il miele dalla Grecia, gli schiavi da ogni parte dell'impero, mentre il 'vino dei castelli' arrivava fino alla Scozia.

Zeus e dintorni
Somm. Genn. '99 - N° 26


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