FRANCO FERRARIS

 

Franco Ferraris era nato nel 1921 in Omegna da una vecchia famiglia omegnese socialista. Il nonno, Carlo Ferraris, detto “Brucon” fu eminente figura del socialismo omegnese, più volte assessore comunale durante gli anni dieci e venti.

Franco Ferraris, giovane serio e di carattere mite, cresciuto alla Madonna del Popolo, nel Circolo, ha lavorato al reparto punteria della Cobianchi e, come molti altri giovani suoi coetanei della nostra zona, a militare, fu fuochista di marina.

Nel maggio del 1944, con altri giovani scelse la via dei monti, tra i Garibaldini di Pippo Coppo.

È caduto, con altri due Partigiani il 13/9/1944 durante la battaglia di Gravellona Toce sulle alture tra Crebbia e Ricuciano di Casale C. C., colpito da una bomba di mortaio sparata dai fascisti dal centro di Gravellona, per far tacere una postazione di mitraglia.

Un cippo ne ricorda il sacrificio con le seguenti parole:

                        Fiaccole ardenti in Libertà

                        S’illuminano di gloria

                        Spegnendosi

                        Sotto il piombo nazifascista

                                                                       13 settembre 1944

 

 

1896! NASCE IL CIRCOLO OPERAIO

 

            La società di fatto “Circolo Operaio di Omegna” nasce, per assemblea, il 10 ottobre 1896.

A differenza di altre Società, sorte “in favore dei lavoratori”, dirette da liberi professionisti e da rappresentanti del ceto medio; logica questa cui non si sottraggono né pur le benemerite istituzioni create da Ackerman e poi da Giuseppe Frua, né la Società Operaia di Mutuo Soccorso fra Operai nata nel 1872 e che sarà diretta da veri operai solo nel 1914, il Circolo Operaio è subito la casa dei lavoratori, il luogo di ritrovo dove si organizzano le lotte del lavoro, il centro di sostegno del Partito Socialista e delle sue iniziative per l’emancipazione sociale.

Nel 1912 l’attività del Circolo è fiorente; vi troviamo amministratori attivi Motetta(Tugnin), Giacomo Bonatto, Fantoli, e segretario Boero, che terrà l’incarico fino agli anni quaranta.

Lo stesso anno, il 4 febbraio si ha la modifica dello statuto sociale che tiene conto dell’esperienza dell’ormai più che quindicennale attività.

Il 23 gennaio 1913, presidente Giacomo Bonatto, la società acquista da Angelo Maulini fu Antonio il “latifondo” “sic” che in precedenza era a cultura da campo ed il fabbricato esistente sopra porzione del medesimo fondo, il tutto come si trova “Il Fabbricato è costituito da un piano, oltre il terreno, coperto a tegole, di vari vani e di cantina sotterranea”.

Nel 1921, il 30 di novembre, con rogito Ottavio Rivera R. Notaio, essendo Presidente Borgino Francesco viene acquistato da Massimo Ruffinoni il sedime sul quale vengono ricavati i giochi delle bocce. Tale acquisto comporta però il vincolo di non costruire stabili. Il prezzo è di L. 4.000 che il Sig. Borgino “sborsa qui in buona valuta legale”

È di quegli anni la costruzione dei locali del “bar” che per parecchi anni continuerà ad avere gestione e banconiere propri. L’inaugurazione avviene alla presenza del Sindaco e Primo Podestà Cav. Giuseppe Feltrami “Manera”, e del responsabile provinciale dei Dopolavoro.

Giuseppe Panzeri che è presidente quasi interrottamente dal 1922 al 1929, ricorda e documenta come, soprattutto durante i primi anni del fascismo, il consiglio sia tenuto a relazionare periodicamente al Commissario di Zona dell’O.N.D.. Da una di queste relazioni ricaviamo: “A riverita sua domanda” “ a chiusura annuale dei bilanci viene sempre elargita una non indifferente oblazione all’Asilo Infantile locale, infine quest’anno, al nuovo Ospedale Isotta Cappia, fu donata la cospicua somma di L. 11.250.

Le posso assicurare egregio Sig. Barone, che l’attuale Amministrazione farà sempre del suo meglio per inculcare ai suoi soci tutti, quei generosi sentimenti di italianità atti a conseguire quel benessere sociale tanto auspicato dalla classe lavoratrice”.

Lo statuto dell’ormai Dopolavoro dice: “Tutti gli abitanti del Comune di Omegna che hanno compiuto gli anni 18 possono essere soci, purché non siano mai stati condannati per reati infamanti e non siano iscritti ad organizzazioni o associazioni tendenti a sovvertire l’ordinamento politico dello Stato”.

Il ritrovo Dopolavoro “in ricordo del Tributo sindacalista ---- naturalmente fascista ---- viene intitolato FILIPPO CORRIDONI”.

Sono gli anni duri delle scorrerie fasciste, del controllo del direttorio fascista che invia due suoi uomini di fiducia con funzione di controllo nel Consiglio del Circolo i quali svolgono il loro incarico con l’acredine di chi sa di non essere accettato. Ogni tanto il Presidente si deve presentare al locale direttorio del fascio per sentirsi dare consigli dal Cappia e dagli altri, sempre informati su tutti i particolari anche della vita privata; ma il motivo vero sta nel fatto che, malgrado lo statuto, continuano, sia pure senza apparente azione attiva, i contatti tra socialisti, comunisti, sindacalisti.

 

 

PASSAGGIO DI CONSEGNE AI FASCISTI

 

Nel 1929 il direttorio fascista pone fine alla presidenza Panzeri al Circolo Operaio. Tutto il Consiglio è ancora una volta convocato nel palazzo del fascio. Viene presa a pretesto la nomina di un banconiere, peraltro avvenuta per elezione, a stragrande maggioranza. Il pretesto è chiaramente risibile ma la sostanza è politica. Qualcuno presenta al Panzeri la minaccia dell’invio al confino. Il Presidente e il Consiglio se ne devono andare. Viene nominato un Commissario fascista che resterà per alcuni mesi e, grande scandalo, per allora, si farà pagare per la sua attività, facendo poi il bel gesto di versare la somma all’opera Balilla. Panzeri viene diffidato dai fascisti, e non dai carabinieri, di frequentare alcuni locali.

Ed ecco il preambolo del verbale di passaggio delle consegne: “L’anno VII 1929 addì 18 gennaio alle ore 21 in una sala del Dopolavoro Filippo Corridoni in Omegna, Via A. Manzoni, sono convenuti i Signori membri del Consiglio d’Amministrazione col Presidente Sig. Giuseppe Panzeri. Il Segretario poilitico del Fascio Sig. Chim. Giuseppe Giovani, il Commissario di Zona dell’O.N.D. Sig. Osvaldo Asori, il quale comunica l’accettazione delle dimissioni per l’opera da essi compiuta a favore del Circolo. Il Presidente Signor Panzeri nulla ha da obbiettare (e come poteva?) alla nomina del Commissario straordinario e si augura che il Circolo abbia presto la sua regolare amministrazione”.

 

 

I NUOVI ACCOGLIMENTI LOCALI

 

I lavori di ammodernamento intrapresi in questo 1976 dalla Ditta De Lorenzi di Carcegna, su progetto e sotto la direzione lavori dell’Arch.

Muzio Severghini, interessano il piano terreno ed il piano cantinato dell’edificio. Nel piano centinaio sono stati ricavati tutti i locali magazzini di deposito e una sala riunioni, al piano terreno, su una superficie di circa 250 metri quadrati, troviamo il bar propriamente inteso, con tavolini, poltroncine e sedie, e una piccola zona di ristoro, una cucina e i servizi igienici.

            L’accesso avviene da Via Manzoni attraverso una bussola con doppie porte in modo che non via sia comunicazione diretta fra lo spazio pubblico e il bar.

            L’impianto di riscaldamento, completo di tutti gli accessori è fornito di apparecchi condizionatori dislocati nei punti più opportuni del locale.

            La cucina presenta un ampia apertura di comunicazione con il cortile esterno.

            Nella zona di ristoro con serramento a tutta parete con porte apribili garantisce oltre che un’ottima ventilazione, anche l’opportunità di usufruire, in caso di necessità, uscite di sicurezza; garantisce inoltre la continuità spaziale con il terrazzo esterno.

            Il pavimento è in seninato alla veneziana, mentre il rivestimento è in bambù a pannelli; il controsoffitto, del tipo aperto, per consentire la massima godibilità d’aria. Tutti i serramenti esterni sono in alluminio anodizzato; la facciata su Via Manzoni è stata trattata con intonaco plastico quarzifero.

 

 

I FASCISTI VOGLIONO ANCHE LO STABILE

 

Nel 1935 il fascismo al massimo della sua espansione vuol diventare padrone anche degli stabili dei circoli, e ci riesce, coi Circoli di Omegna, Bagnella, Cireggio e Crusinallo.

            Con atto notaio Rinaldi del 27 settembre 1935 abbiamo il colpo grosso della “Donazione” dell’immobile all’O.N.D.. Permesso che “tale proprietà immobiliare è tuttora intestata anacronisticamente al Circolo Operaio di Omegna, che i soci del precedente Circolo Operaio di Omegna, hanno fatto piena e completa adesione alla provvida Istituzione Assistenziale Opera Nazionale Dopolavoro regolarmente inquadrandosi presso gli organi competenti ad aderendo appieno alle disposizioni vigenti in proposito. Alla presenza di Cav. Lucchesi Gualtiero Commissario del Fascio dell’O.N.D. assistito dal Sig. Geom. Renato Comoli Commissario del Fascio di Omegna e Presidente del Dopolavoro Comunale e rionale e dall’avv. Guido Martinoli Ispettore del Gruppo dell’O.N.D. ecc”. Per il Circolo sono presenti il Presidente Antonio Antonioli e trentacinque soci, alcuni dei quali furono sempre conseguiti  antifascisti.

            Ciò dimostra come il fascismo nel momento della sua maggior espansione fosse, se non proprio accettato, certamente non osteggiato anche da gran parte delle masse popolari che, d’altronde non avevano possibilità alternativa, avendo esse nel Circolo l’unico centro di ritrovo sociale e di sfogo. Per obiettività dobbiamo anche aggiungere che, dopo la Liberazione, sia il Geom. Renato Comoli che il Sig. Antonio Antonioli, unitamente ai soci “donatori” si misero subito a disposizione del Consiglio del Circolo per operare nel senso di far ritornare il maltolto ai legittimi proprietari.

 

 

LA VITA AL DOPOLAVORO NEGLI ANNI '30

 

Durante quegli anni il Dopolavoro si faceva promotore di iniziative teatrali, dell’arte varia, una specie di rivista alla casalinga, con risultati anche ottimi tanto da partecipare ai concorsi nazionali dell’Opera Dopolavoro. Sono da ricordare in proposito una coppia di “brillanti” comico Pasini, soubrette Bortot; l’imitatore “Spiccioli” Clemente, il Noschese del tempo. La sala da ballo era sempre talmente affollata da essere detta “la Russia” il ché nella mentalità dell’epoca, nell’ingenuità di alcuni, nell’interesse politico per altri, significava moltitudine di popolo, bailamme o centro di sovversione.

            Né mancava l’organizzazione di gite escursionistiche varie e di scuole di taglio per i giovani.

            La vecchia tradizione della distribuzione del fiasco di vino per i soci a natale non veniva interrotta e centinaia di dozzine di agnolotti caserecci venivano serviti dai banconieri a carnevale e a fine anno.

            Chi oggi ha superato la cinquantina non può dimenticare le accanite lunghe partite a tresette tra i Penna, i Felici, i Broggini, gli Zanoia ecc. che, ai soliti tavoli, prendevano posto all’una dopo pranzo sino alle otto di sera.

            Con l’inizio della II guerra mondiale la vita cambia anche al Circolo, le discussioni diventano serie, l’avversione alla guerra e al fascismo sono una costante. Più pensierosi di tutti si fanno i giovani coscritti nati nel 1921 in poi, che li nel circolo avevano tanto spensieratamente festeggiato i vent’anni.

 

 

GLI ANNI DELLA RESISTENZA

 

Nel maggio 1944, proprio dal Circolo, dopo una serata di sfida ai fascisti al canto delle canzoni “rosse”  partiva per la montagna un bel gruppo di giovani che li erano cresciuti, tra cui Franco Ferraris.

            Nel luglio 1943, caduto il fascismo, il Panzeri era ancora stato chiamato a presiedere il Consiglio del Circolo  ridotto, negli ultimi mesi allo stato fallimentare, tanto che un gruppo di vecchi soci aveva dovuto anticipare i soldi per l’acquisto di una botte di vino. Le botti che seguirono, qualche volta erano fermate dai Partigiani che non erano astemi. Ricordiamo la repubblichetta di Salò con i  suoi corrotti capi e con i piccoli scherani locali in divisa. Tra questi si trova un tale, di intelligenza modesta, senza altro scopo nella vita che quello di vestirsi in divisa e di comandare i giovani premilitari al sabato fascista, alla fine degli anni trenta. Costui, trovandosi naturalmente repubblichino con la stessa divisa nel settembre 1943 e con in più un arma da guerra vera e in grado di esercitare il “comando” fascista. Un giorno si reca al Circolo, cerca il Presidente, reo di essere il rappresentante di un associazione non certamente amica dei repubblichina, gli sferra un pugno sulla faccia lasciando esterrefatto il colpito e tutti i presenti. I fascisti che contavano, quelli furbi o intelligenti non ci sono più: si sono ravveduti o sono ben nascosti per qualche tempo.

 

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