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La zona industriale e' esaurita? Sì ad una nuova zip, innovata e sostenibile - 25/07/2001

I recenti interventi del Presidente e della dirigenza Zip hanno rilanciato la questione degli spazi e delle aree ad insediamento industriale. La zona industriale di Padova viene considerata esaurita e non più dotata di spazio adeguato. Questo è il momento, quindi, per fare scelte lungimiranti.

"Si tratta" spiega Gabriele Righetto", Responsabile delle politiche urbanistiche di Legambiente, "di superare la tendenza, operante da decenni, a collocare le zone industriali e artigiane, in ogni comune veneto che possa contare su un minimo di infrastrutture stradali, spesso in condizioni strutturali altamente insoddisfacenti. I risultati sono noti: il suolo è fortemente consumato e deturpato, mentre le forme di trasporto sono pesantemente dipendenti dai TIR e da mezzi su gomma dal momento che le aree produttive, disseminate in modo indiscriminato e irrazionale, non consentono l'organizzazione di una trasportistica alternativa e meno impattante per l'ambiente."
"E' dunque arrivato il momento" continua Righetto "di produrre strumenti urbanistici atti ad individuare, in modo razionale e sostenibile, aree circoscritte e non frammentate in cui svolgere attività produttive, organizzate in spazi adeguati, dotate di sistemi di trattamento delle acque, dei fumi e di garanzie per la salvaguardia del suolo. Risposte che possono venire solo da economie di scala idonea. In tali contesti anche la gestione energetica può essere impostata in termini di risparmio energetico, mediante forme avanzate e sostenibili, non esclusa la cogenerazione."

E' il vecchio modello di zona industriale che va ampiamente rivisto, quello per intenderci che configurava le zone industriali come deserti tecnologici, totalmente altro dall'insediamento abitativo.
Le nuove zone industriali, anche grazie alle tecnologie digitali tendenzialmente meno impattanti, devono risultare vivibili, ossia spazi in cui la presenza umana non subisce contesti alienanti e pericolosi, ma esprime habitat dotati di livelli ambientali sicuri in cui non mancano il comfort, il pregio edificatorio, le aree verdi per favorire la qualità del microclima, congiunti ad una maggiore funzionalità e quindi con impiantistica per l'uso avanzato dell'information technology, supportata da cavi a fibra ottica non inquinanti anche dal punto di vista visivo.

" Nel nuovo modello di zona industriale la tecnologia energetica va adeguata alle nuove esigenze", afferma Lucio Passi, Coordinatore padovano dell'Associazione. "Giustamente il presidente Ongaro pone il problema dell'incompatibilità dello sviluppo e dell'adeguamento di strutture produttive in presenza di elettrodotti ad alta tensione, come quelli della zona industriale di Padova a 380 Kilowolt. Legambiente da tempo ne propone l'interramento e la proposta non va considerata contingente, ma strategica, cioè avvio per un risanamento di tutti gli elettrodotti, a partire da quelli transitanti in contesti insediativi. "

"Il territorio amministrato dal Comune di Padova", conclude Righetto, "non può rispondere al problema soltanto all'interno delle aree di sua competenza. 0ccorre piuttosto stabilire un accordo con i comuni contermini, ossia occorre stabilire un governo di Padova Diffusa come da tempo Legambiente sta evidenziando. E' tutta l'area metropolitana di Padova che richiede una razionalizzazione degli interventi per le aree produttive ed è richiesta l'azione decisa di organi di coordinamento, la Provincia in primis, ma anche l'Intesa fra tutti i 16 Comuni della Cintura Urbana
Impostare celermente la prospettiva della sostenibilità degli insediamenti produttivi comporta accogliere anche il cambio della logica trasportistica con la realizzazione della troppe volte auspicata ferrovia Padova-Chioggia e di altre forme ambientalmente accettabili, compresa l'idrovia, per segnare una svolta rispetto alla forma irrazionale e frammentata del trasporto su gomma, economicamente costosa e ambientalmente negativa.

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