maggio 1995



CONTRO L'ACCORDO SULLE PENSIONI TUTTI A ROMA IL 24 GIUGNO




I dati della consultazione sulle pensioni, al di là delle cifre ufficiali, segnalano una consistenza dei contrari all'accordo che è superiore a qualsiasi aspettativa. In particolare sono i metalmeccanici che esprimono nelle grandi come nelle piccole aziende il loro dissenso, ma si segnala un disagio che comunque attraversa largamente tutto il lavoro dipendente in tutta Italia.
Ci troviamo di fronte ad una crescita di massa, alla consapevolezza che è possibile e necessaria un'alternativa all'accordo e a chi ormai, ci vuole svendere al padronato e alle grandi assicurazioni private. D'altra parte tutti i dati ISTAT hanno messo in luce, una condizione di lavoro ormai insostenibile, una perdita rilevante del salario reale, l'aumento delle ore lavorative e la conseguente crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile.
Le RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) hanno lanciato una manifestazione nazionale a Roma per il 24 giugno. E' fondamentale partecipare in massa, dal momento che la battaglia che si andrà a fare in parlamento acquista un significato di grande portata.
Quale sarà ora il comportamento del cosiddetto centro-sinistra e del PDS in particolare? E' chiaro che non si può continuare con una linea di subalternità alla confindustria e al governo, che sta stritolando economicamente i lavoratori dipendenti.
In molti si stanno accorgendo che il "Rospo" non andava baciato. In tantissimi lo stanno "sputando".
La classe operaia è ancora in piedi e può farcela.



CAMERANO: LE PRIORITA' AMMINISTRATIVE


Giovedì 11 maggio si è insediato il neoeletto consiglio comunale.
Il Sindaco Giulio Ottaviani ha presentato la nuova giunta ed indicato, con una realistica e prudente relazione programmatica, le priorità amministrative per Camerano.
Le cose da fare sono tante, i problemi lasciati da mezzo secolo di malgoverno democristiano immensi, mentre constatiamo che nonostante tutto, la giunta ed i consiglieri di maggioranza, per dirla in termini podistici, stanno rompendo il fiato, al fine di produrre la tanto auspicata inversione di tendenza, sia in termini politici che amministrativi.
Fondamentale è rivedere da subito lo Statuto del Comune di Camerano, per renderlo più consono alla partecipazione popolare e ad una pratica amministrativa meno accentrata.
Questo è il primo fondamentale atto da compiere e che contraddistingue un'amministrazione di sinistra vicina alla gente da una di centro-destra volta esclusivamente all'affarismo senza scrupoli.
Un'altra priorità è la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione dell'Opera Pia Ceci, per far fronte ad una situazione, delicata da un lato e di palese degrado dall'altra. Ma il segnale politico più forte, più risoluto deve ricondursi al piano regolatore attraverso la revoca di quello adottato il 25 gennaio scorso, e che per Camerano avrebbe significato un punto di non ritorno urbanistico.
Non c'è tempo da perdere, va subito avviato un serio confronto con i cittadini, le associazioni e le forze politiche per dare a Camerano uno strumento di pianificazione territoriale che escluda speculazioni deleterie, e promuova uno sviluppo compatibile con gli interessi generali della cittadinanza.
Per finire rimettiamo all'attenzione del Sindaco e della nuova giunta i problemi relativi alle politiche giovanili e alla cultura. Anche in questo settore occorre una puntuale programmazione, al fine di realizzare entro il 1996, un centro di aggregazione giovanile ed una rinascita delle attività culturali che segni in profondità la vita dei cameranesi.

I compagni di Rifondazione Comunista



LA RESISTENZA ACCUSA ANCORA
A 50 anni dalla fine della seconda guerra mondiale


Nell'anno del cinquantesimo della Resistenza, la particolare dialettica politica tra le forze che si contendono l'egemonia in Italia
(nel tentativo di immettere nel senso comune la necessità di ridurre al bipolarismo compatibile al sistema capitalistico, centro-sinistra e cento-destra, l'articolazione e contrapposizione delle classi sociali, escludendo l'antagonismo strutturale derivante dal reale e materiale conflitto capitale/lavoro), rischia di far diventare la celebrazione un mero momento di retorica di facciata.
Retorica già conosciuta d'altronde in anni passati, anche a causa di una sinistra che ha "museificato" la Resistenza piuttosto che farla palpitare nelle lotte e nella direzione dei valori a cui le lotte potevano e dovevano condurre, oppure, cercare di farla rivivere nello sforzo di trasmettere quei valori alle più giovani generazioni, diseducate complessivamente alla storia contemporanea (perché "troppa politica"!) nelle scuole di ogni ordine e grado e che certamente non vengono coinvolte dai pur interessanti dibattiti fra gli storici, appassionati alle loro categorie storiografiche di riferimento.
Peggio, la celebrazione, come nello scorso anno fu anche tentato, può far leva sui sentimenti di rimozione, su una vagheggiata "pacificazione" (basta con gli "ismi", dunque non parlateci più di fascismo, visto che il comunismo è morto: singolare sillogismo che nasconde i contenuti di classe e rappresenta la più reazionaria delle politiche culturali).
V'è però un modo per celebrare la Resistenza: trasmettere, in controtendenza, i suoi ideali che portarono all'azione combattente, che spinsero migliaia e migliaia a reagire alla passivizzazione delle masse voluta dal regime fascista e che trasformarono la lotta partigiana in guerra di liberazione popolare per le regioni del centro-nord, senza escludere gli episodi pur significativi avvenuti al Sud dove il contesto fu però, come si sa, radicalmente differente per la presenza delle truppe angloamericane e delle istituzioni governative dal luglio 1943 in avanti.
In questo senso, lanciare la parola d'ordine de "la Resistenza continua", seppur nelle moderne forme di lotta di classe di massa. E, senza entrare nel merito dei problemi inerenti il rimodellamento dello Stato post-fascista, costringere ad un'analisi sugli esiti della Resistenza:
sugli esiti voluti dalla sostanziale vittoria delle forze conservatrici, anticomuniste-antisocialiste e più generalmente antiprogressive e antidemocratiche.

Il patto Costituzionale

Il frutto più alto della guerra di liberazione italiana nel 1945 sta infatti nel patto costituzionale:
mediazione, compromesso, ma di superiore livello perché intimamente antifascista, e l'antifascismo, nei suoi valori fondanti, non può che essere progressivo, dovendo di principio escludere la reazione oligarchica che porta al fascismo nella sua sostanza politica di classe.
In questo senso, allora, "la Resistenza accusa ancora".
Sappiamo infatti che le forze reazionarie, maldigerendo la Carta costituzionale come male minore
(altro poteva essere e sarà, la cosidetta "costituzione materiale") in previsione di una egemonia eterodiretta sul piano degli esecutivi e della gestione concreta delle istituzioni e del potere e in considerazione della loro inferiorità patita sul piano militare nella guerra partigiana, hanno da sempre assunto l'obiettivo di scardinare la Costituzione nei suoi elementi portanti.
Non oggi, bisogna avvertire le giovani generazioni, ma già immediatamente, come agli inizi degli anni '50, e prima ancora dell'elaborazione e sconfitta della "legge truffa", che è del 1953.
Un tentativo sempre rinnovato ogni qualvolta c'è stata la necessità di sferrare un attacco reazionario che tentasse l'azzeramento di ogni ipotesi antagonistica e di opposizione: quando la crisi capitalistica morde per le sue contraddizioni interne, c'è necessità di reazione oligarchica e la ricerca del consenso passivo delle masse (non il loro protagonismo).
Questo è il modo concreto di trasmettere i valori, gli ideali, le speranze della Resistenza, che ci ha insegnato come alla difesa debba sempre accompagnarsi una controffensiva e, per la sinistra, una controffensiva di classe che costruisca un processo rivoluzionario.
Stiamo dalla parte dell'antifascismo cattivo, dei combattenti proletari, come Pietro Secchia, grande dirigente comunista organizzatore infaticabile delle Brigate Garibaldi e, nel dopoguerra, testardo propugnatore dei valori "traditi".
Egli, che aveva scontato ben 12 anni di galera e di confino e che aveva deciso di dedicare per intero la sua vita "alla causa", come una volta si diceva, pronunciò un memorabile discorso al Senato il 28 ottobre 1949, titolato appunto "La Resistenza accusa". Oggi dobbiamo tornare a puntare il dito su coloro, e sono tanti purtroppo, anche in quello che dovrebbe essere il campo dei ceti subalterni, che continuano a tradire la Resistenza, perché sono i materiali traditori della Costituzione.
Rileggiamoci, allora, come ammonimento, ma anche come sprone ulteriore alla lotta, uno stralcio da un altro famoso discorso di Secchia al Senato, pronunciato questo nell'ottobre 1951, e che mette in evidenza la natura di classe reazionaria dello "scelbismo"
(il famoso Ministro democristiano dell'Interno, massacratore di operai e contadini in lotta) come ritorno anticostituzionale del fascismo in forme rinnovate, contro la ristrutturazione clerico-totalitaria dello stato borghese post-fascista e che passava già allora per un attentato sostanziale alla Costituzione,
contro la sanguinosa repressione delle lotte emancipatrici delle masse popolari, contro i fondi segreti e le trame tenebrose tutte all'insegna del più macabro anticomunismo, per l'unità delle forze del movimento operaio e delle organizzazioni democratiche nella chiarezza dei principi e di una strategia offensiva per il socialismo. Quanta attualità in quelle parole, pur rilette oggi, e che offriamo alla riflessione comune (vedi articolo che segue).
Solo dal gennaio 1948 al luglio 1950, come Secchia mise in evidenza nel suo intervento, 62 lavoratori erano caduti assassinati, 3.123 erano stati feriti, 91.433 arrestati, 19.313 condannati per complessivi 7.598 anni di carcere. E nel 1951, fino all'ottobre, 4.728 erano stati i lavoratori arrestati in sole nove province, durante scioperi, agitazioni sindacali, per diffusione di manifesti, de l'Unità, per raccolta di firme per la pace ecc.
Chi si pone in continuità, oggi, con coloro che tradirono la Resistenza e che tra l'altro vi avevano partecipato in posizione subalterna dal punto di vista militare e politico (contrariamente a quanto avvenne subito dopo l'intervento alleato)?
Chi voleva tradire ieri e tradisce oggi i valori a base del patto costituzionale? Chi ha continuato e continuerà, oggi, la Resistenza?



Il discorso di Secchia

"(...) La vostra politica è ogni giorno più in contrasto con i principi della Costituzione e voi lo sapete, al punto che siete arrivati a confessare apertamente che la Costituzione vi dà fastidio, ostacola i vostri piani, al punto che affermate chiaramente la necessità di rivederla.
Al Consiglio nazionale del partito democristiano l'on. Gonella ha posto apertamente questo problema.
E sono appena quattro anni che la Costituzione è in vigore.
Voi oggi confessate apertamente che questa Costituzione l'avete subita, accettata, considerandola una trappola nella quale e con la quale poter imprigionare il movimento operaio (...) Ho letto in questi giorni sui vostri giornali la vostra obiezione:
"Anche la Costituzione può essere sottoposta a revisione e anche questo è del tutto costituzionale".
Sta bene, ma per intanto la Costituzione repubblicana non è stata né mutilata, né revisionata e il fatto non dipende da voi, non dipende da una maggioranza parlamentare, non dipende dal governo, dal ministro dell'Interno, da un questore.
Solo il popolo italiano ha il diritto di modificare la Costituzione". (Applausi) "Voi sapete molto bene che la Costituzione viene applicata in modo indiscriminato, che i suoi principi vengono costantemente violati.
Così come sapete molto bene che sino a quando non saranno distrutti i privilegi economici, sino a quando non saranno rimossi gli ostacoli di ordine economico e sociale (com'è detto all'art. 3 della Costituzione), sino a quando vi sarà chi vive con trecento, quattrocento lire al giorno e chi può sprecare mille lire al minuto, la libertà e l'uguaglianza dei cittadini sono parole che suonano beffa e offesa e che comunque non possono affermarsi nel loro vero valore. (...)
Voi nel violare la Costituzione non potete addurre neppure la giustificazione che siete stati costretti a ciò per far fronte a gravi situazioni di forza maggiore.
Potrebbe ciò essere comprensibile, non giustificabile, se voi aveste violato la Costituzione per difendere la Repubblica in pericolo da quelli che un tempo si chiamavano i complotti, le sommosse, le insurrezioni.
Ma no, voi per due anni avete parlato di piano K, di trame tenebrose, di castelli di Bialystock; in realtà di tenebroso c'erano solo questi vostri grandi romanzi gialli che avrebbero dovuto giustificare le vostre violazioni della Costituzione.
Voi avete cianciato e cianciate spesso di pericolo bolscevico e di piani insurrezionali, ma in realtà le misure di polizia le avete prese e le prendete contro l'esercizio delle normali libertà democratiche".

(da Pietro Secchia, La Resistenza accusa - 1945/1973, Mazzotta ed., 1973, pp.110 e passim).


REFERENDUM: LA POSIZIONE DEL PRC



1) ORGANIZZAZIONI SINDACALI:

SI'

Abolizione totale dei limiti per la costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali (scheda di colore giallo).
In questo modo si garantisce la rappresentanza delle organizzazioni sindacali minori ma significative.

2) ORGANIZZAZIONI SINDACALI:

SI'

Abolizione parziale dei limiti per la costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali (scheda di colore avorio).
Viene garantito a tutti i lavoratori il diritto a costituirsi in associazioni di rappresentanza, al di là dei contratti collettivi.

3) ORGANIZZAZIONI SINDACALI:

SI'

Abolizione dei poteri attribuiti al presidente del Consiglio per stabilire quali siano le confederazioni e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (scheda di colore grigio).
Favorisce la rappresentanza nel pubblico impiego abolendo la delega al governo nel merito della normativa sindacale per i dipendenti pubblici.

4) SOGGIORNO CAUTELARE:

SI'

Abolizione del potere del procuratore nazionale antimafia di ordinare il soggiorno cautelare (scheda di colore rosso).
La normativa sul soggiorno obbligato rientra nella legislazione contro la criminalità organizzata ma non sembra tener conto sufficientemente sia degli aspetti che garantiscono una efficace lotta alla malavita sia degli elementi di garanzia per i diritti dei cittadini.

5) SISTEMA RADIOTELEVISIVO:

NO

Abolizione della concessione del servizio pubblico ad una società per azioni a totale partecipazione pubblica, e dell'appartenenza obbligatoria allo Stato delle azioni della Rai (scheda di colore arancione).
Perché Rifondazione ritiene centrale il ruolo del servizio pubblico, seppur riformato, ed è quindi contraria all'abrogazione della partecipazione pubblica nella Rai.

6) COMMERCIO, PIANIFICAZIONE:

NO

Abolizione dei poteri dei comuni in materia di pianificazione della vendita al pubblico (scheda di colore rosa).
Perché i Comuni hanno il diritto di distribuire equamente sul territorio i punti vendita e le attività commerciali per evitare la concorrenza dei più forti e garantire adeguati servizi di distribuzione anche nelle aree periferiche.

7) TRATTENUTE SINDACALI:

NO

Abolizione della trattenuta sul salario dei contributi sindacali (scheda di colore verde chiaro).
In caso positivo sparirebbe l'automatismo della trattenuta sindacale.

8) COMUNI CON PIU' DI 15.000 ABITANTI:

NO

Abolizione del sistema del doppio turno, con ballottaggio per l'elezione del sindaco e estensione del sistema del turno unico, oggi previsto per i comuni fino a 15.000 abitanti (scheda di colore azzurro).
Eliminerebbe l'attuale doppio turno con l'azzeramento della quota proporzionale nei Comuni con oltre 15 mila abitanti.
L'attuale sistema garantisce una maggiore articolazione della rappresentanza politica.

9) COMMERCIO, ORARI:

NO

Abolizione dei poteri delle regioni e dei sindaci in materia di orari dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio (scheda di colore viola).
Per evitare la totale liberalizzazione degli orari dei negozi che andrebbe a vantaggio solo della grande distribuzione e non dei dettaglianti.

10) SISTEMA RADIOTELEVISO:

SI'

Abolizione della possibilità di essere titolare di più di una concessione televisiva nazionale (scheda di colore verde scuro).
Per fare in modo che un soggetto privato non detenga più di una rete televisiva nazionale e, quindi, non si ricrei l'attuale monopolio privato dell'etere.

11) INTERRUZIONE DEI PROGRAMMI
TELEVISIVI, SISTEMA RADIOTELEVISIVO,
PUBBLICITA':

SI'

Abolizione della possibilità di inserire messaggi pubblicitari durante ciascun tempo o atto di film, opere teatrali, liriche o musicali (scheda di colore marrone).
Per avere una sola pausa pubblicitaria nell'intervallo dei film e garantire, quindi, la loro fruizione senza interruzioni selvagge.

12) PUBBLICITA' RADIOTELEVISIVA:

SI'

Abolizione della possibilità che imprese di pubblicità private o pubbliche raccolgano pubblicità per tre reti televisive a diffusione nazionale, ivi comprese quelle dei soggetti che le controllano (scheda di colore celeste).
Per rompere il monopolio della raccolta pubblicitaria detenuto da Publitalia (Fininvest) e Sipra (Rai), che attualmente controllano il 90% del mercato e che blocca risorse per lo sviluppo del settore.



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