
aprile 1999
FERMIAMO LA GUERRA DELLA NATO CONTRO LA JUGOSLAVIA
di Francesco Burattini
La giustificazione ufficiale dell'aggressione alla Jugoslavia fornita da Clinton e argomentata dagli esponenti socialdemocratici europei (Blair, Schroeder, Jospin, D'Alema, Veltroni...) vorrebbe le forze NATO impegnate a bombardare e distruggere le forze militari e relative infrastrutture della RFJ (Repubblica Federale della Jugoslavia) allo scopo di bloccare la repressione serba contro gli albanesi del Kossovo.
Dopo l'Iraq, tornano così le bombe "intelligenti" e "umanitarie", anche se questa volta si fa apertamente a meno della copertura dell'ONU.
Un cumulo di falsità dunque dimostrate dal fatto che, non solo i bombardamenti colpiscono le periferie e i quartieri popolari di Belgrado, di Pristina e di altre città jugoslave ma, tra le vittime ci sono, ovviamente gli stessi profughi kosovari colpiti dalle bombe della Nato e dalla pulizia etnica di Milosevic in guerra contro l'UCK (esercito di liberazione del Kosovo) armato e finanziato dall'occidente stesso.
La realtà dice che l'aggressione della NATO contro la Federazione jugoslava mira ad eliminare, o almeno a piegare Milosevic, l'ultimo elemento non pienamente controllabile dall'imperialismo nella regione balcanica.
Oggi è più che mai necessario smontare le "motivazioni" della Nato e di tutti gli interventisti nostrani D'Alema e Veltroni in testa. Dopo la secessione di Croazia e Slovenia volute, finanziate e controllate dalla Germania, dagli Usa e dal Vaticano che per primo ha riconosciuto l'indipendenza croata anche quando questa si è tinta di colore bruno nazista; dopo la normalizzazione bosniaca firmata a Dayton, l'ultimo tentativo di disarticolare completamente ciò che resta della Jugoslavia passa attraverso il duplice obiettivo di controllare militarmente il Kossovo e di riaccendere il separatismo in Montenegro.
L'esatto opposto dell'azione politica di Tito che invece si adoperò per sopire i conflitti fra le nazionalità, contrastare le pulsioni nazionalistiche con la creazione di uno Stato federale interetnico.
La costituzione jugoslava del 1945 garantiva ampi diritti alle minoranze inclusa quella kosovara a cui era riconosciuto il diritto a scuole di lingua albanese.
Dal 1989 in molti invece dall'occidente capitalistico hanno iniziato a soffiare sul fuoco di conflitti interetnici non del tutto sopiti, ad iniziare dai governi europei Germania in testa, impegnati a trarre profitto da uno smembramento della Jugoslavia per profitti geopolitici, economici e finanziari.
Ma cosa vuole l'imperialismo in concreto?
Vuole materializzare un nuovo, grande mercato balcanico con l'aiuto di tutte le forze liberiste della regione.
Vuole usufruire di una vastissima manodopera con salari da fame per insediare le sue imprese dove più gli fa comodo.
Vuole penetrare i Balcani politicamente e militarmente al fine di poter fronteggiare più da vicino, e quindi più agevolmente verso oriente la Russia e le potenze economiche dell'area asiatica come Cina e Giappone.
Altro che guerra per scopi umanitari. E' una classica guerra imperialista.
Non mancano le contraddizioni neanche nel fronte occidentale dove i parziali distinguo verso gli Usa da parte degli europei sono solo la punta dell'iceberg del conflitto sotterraneo che contrappone i diversi imperialismi in lotta tra loro per guadagnare un ruolo primario in questa guerra e ovviamente negli equilibri che ne usciranno. Così anche il governo europeo più avanzato a "sinistra", quello Jospin, non esita a dichiarare la "piena adesione al conflitto".
E i richiami italiani a un "maggior ruolo della diplomazia" non costituiscono obiezioni all'uso indiscriminato dei bombardamenti, ma spinte evidenti del governo D'Alema finalizzate ad un ulteriore rafforzamento dei padroni nostrani nello scacchiere Balcanico ed in particolare in Albania. Non è quello che ha cercato di fare Benito Mussolini con il suo imperialismo straccione poi fallito miseramente unitamente alla più ampia aggressione hitleriana?
Siamo alle solite purtroppo.
E mentre gli Usa vogliono rafforzare la loro presenza nei Balcani limitando quella europea, l'Italia e l'Inghilterra aspirano ad un ruolo di maggior peso, la Germania che ha già assimilato la Croazia vuole sfondare anche in Serbia, la Francia che per anni ha armato Milosevic ora partecipa alla sua distruzione per spartirsi con gli altri il bottino di guerra.
La cosiddetta voce europea è nel coro dei massacratori e canta solo col sibilo delle bombe. Le stesse ali "sinistre" dei vari governi europei (Cossutta, Manconi ecc.) accampano motivazioni politiche risibili pur di salvare contemporaneamente la coscienza e la poltrona ministeriale.
La guerra è la continuazione della politica con mezzi di offesa.
Chi nel proprio paese porta avanti programmi antioperai, oggi nella guerra cura gli interessi della propria borghesia all'estero.
Finché ci saranno padroni non ci sarà mai pace! Finché vivrà il capitalismo e l'Imperialismo la guerra non sarà mai sconfitta. Trasformiamo il 25 aprile del 1999 in una giornata di mobilitazione contro la guerra, contro la NATO, contro le borghesie europee. In Italia il carnefice del popolo slavo è D'Alema e il suo governo. In questo ha avuto l'appoggio incondizionato dello stesso Berlusconi e Fini.
Torniamo partigiani!

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE PEGGIORE DEL DOPOGUERRA
ULIVO CHE FRANA !
DI ORLANDO MICUCCI
I drammatici avvenimenti di cui siamo testimoni in questi giorni e il disgusto, la rabbia e il senso di impotenza che i criminali bombardamenti aerei della Nato su Serbia e Montenegro suscitano in noi, rendono difficile rivolgere l'attenzione verso le questioni di politica locale.
Tuttavia, a due anni dalla vittoria dell'Ulivo alle elezioni comunali dell'aprile '97 è comunque forte l'esigenza di tracciare un bilancio dell'operato dell'Amministrazione di centro-sinistra (PPI, DS, Verdi e Socialisti) guidata dal sindaco Pesco, bilancio che appare con evidenza del tutto negativo. Innanzi tutto vogliamo ricordare ai cittadini cameranesi che il Partito della Rifondazione Comunista di Camerano, nel quadriennio 1997-2001, non è rappresentato in Consiglio Comunale.
Alle ultime elezioni amministrative infatti, nonostante il 9% dei cittadini cameranesi abbiano votato per la lista comunista, il PRC non è riuscito ad eleggere un proprio consigliere comunale per soli 4 voti, per la felicità di due ex consiglieri della lista "Solidarietà e Progresso" (di cui uno oggi consigliere comunale dell'Ulivo), i quali la sera stessa delle elezioni, durante i festeggiamenti dell'Ulivo per la vittoria elettorale, hanno salutato allegramente l'esclusione di Rifondazione Comunista dal consiglio comunale di Camerano con brindisi, baci e abbracci.
I comportamenti meschini di alcuni consiglieri di maggioranza ci hanno fatto sorridere; lo scherno ingiustificato di questi piccoli dilettanti della politica è riuscito solo a rafforzare la nostra determinazione a fare comunque la nostra parte per partecipare alla vita politica del nostro paese. In effetti, come promesso all'indomani delle elezioni e nonostante le difficoltà oggettive che comporta l'opposizione extraconsiliare, i comunisti cameranesi non hanno in alcun modo rinunciato a svolgere la propria azione politica a livello locale e a prendere posizione sulle scelte amministrative della coalizione ulivista, come dimostrano i manifesti apparsi nella nostra bacheca e pubblicati nel nostro sito internet (www.geocities.com/CapitolHill/Senate/5910) nel corso di questi ultimi due anni.
Un bilancio negativo, dicevamo, che coinvolge i principali aspetti dell'attività amministrativa della giunta Pesco, a partire dalla variante al PRG che, a due anni dalle elezioni, non ha ancora concluso il suo iter amministrativo.
Ricordate i proclami dell'Ulivo cameranese durante la campagna elettorale di due anni fa? "Il PRG, strumento fondamentale della riqualificazione urbana è pronto e sarà subito presentato alla cittadinanza" recitava il programma elettorale della lista del Sindaco Pesco; un'affermazione perentoria che si è subito rivelata per quello che era in realtà: una sporca bugia e una presa in giro dei cittadini cameranesi che hanno dovuto aspettare quasi un altro anno per vedere approvata in Consiglio Comunale la variante al PRG, nel frattempo sottoposta a numerose modifiche rispetto a quella elaborata dalla precedente amministrazione guidata - dopo le dimissioni del sindaco Ottaviani - dall'allora vice-sindaco nonchè attuale assessore all'urbanistica Di Giacomo.
E' evidente dunque che la variante non era affatto pronta per essere votata in Consiglio Comunale, in quanto, all'indomani delle elezioni, doveva essere " ricontrattata" tra le forze politiche dell'ulivo e modificata (con l'inserimento di nuove aree edificabili) alla luce delle "pretese" e delle aspirazioni del PPI, nuova forza politica della coalizione.
Ma, a parte queste considerazioni che dimostrano il basso livello dei nostri amministratori comunali, i comunisti cameranesi contestano ed hanno sempre contestato in questi ultimi due anni, sia il metodo con cui la variante al PRG è stata approvata, sia i contenuti sostanziali della stessa.
Sotto il primo aspetto ricordiamo solo che sopra questa variante pende un ricorso al TAR per il fatto che alcuni consiglieri (sindaco e assessori compresi) avrebbero dovuto astenersi dal partecipare al voto in consiglio comunale in quanto coinvolti più o meno direttamente con interessi legati ad alcune previsioni urbanistiche della variante.
Il giudizio del Tar si pone come una vera e propria spada di Damocle pendente sul capo di questa Amministrazione Comunale e che potrebbe in futuro colpire a morte la Giunta Pesco (è probabile un annullamento della variante stessa da parte del TAR con conseguente vanificazione del percorso amministrativo fatto sino a questo momento).
Con l'eventuale annullamento della variante, ulteriore prova dell'incapacità amministrativa della giunta cameranese, ci si ritroverebbe pertanto al punto di partenza.
Per quanto concerne invece i contenuti della variante, la nostra opposizione è motivata soprattutto (ma non solo) dalla scellerata previsione urbanistica che prevede una maxi speculazione edilizia in zona Burattini, a ridosso del Conero Golf Club, con la prevista costruzione di 450 miniappartamenti; uno scempio ambientale (avallato dai Verdi cameranesi che si dimostrano una volta di più degli pseudo-ambientalisti) e ufficialmente giustificato dall'esigenza di prevedere una zona destinata allo sviluppo termale.
In realtà si tratta di un'operazione che porterà tanti miliardi nelle tasche di pochi speculatori dell'edilizia, mentre di contro, la cintura verde-agricolo sud orientale del nostro Comune verrà definitivamente compromessa dalla enorme colata di cemento che si abbatterà nella zona.
Senza contare che la costruzione di una sorta di villaggio estivo comporterà seri problemi di micro-criminalità nella stagione invernale, quando il complesso turistico sarà deserto, come dimostra l'esperienza di Marcelli di Numana.
Il Partito della Rifondazione Comunista di Camerano ha voluto attuare un estremo, ultimo tentativo per convincere questa giunta scellerata ad eliminare la previsione di edificazione "termale" in zona Burattini proponendo una osservazione formale in Consiglio Comunale ma…purtroppo è stata bocciata.
La variante al PRG costituisce indubbiamente la prova più tangibile dell'inettitudine e della malafede di questi amministratori comunali che, con questo atto si guadagnano di diritto l'appellativo di "nuovi barbari del 2000", in piena continuità con gli scempi operati dalle precedenti amministrazioni democristiane dagli anni cinquanta agli anni ottanta (come ad esempio la distruzione della Chiesa di S. Apollinare dell'anno 1000, la distruzione dell'interno del tetro storico Maratti, lo scandalo della ziona Doffi urbanizzata in terreno geologicamente instabile e molti altri).
Non bisogna tuttavia dimenticare tutto il resto a cominciare dalla elezione del difensore civico (voluto a tutti i costi dall'Amministrazione Comunale senza lasciare il minimo spazio alle legittime richieste dell'opposizione) per passare poi alla manutenzione del verde cittadino sempre più deficitaria, fino alla questione, gravissima della "distruzione" totale di Palazzo Ricotti.
Tante, troppe, sono le inefficienze di questa Amministrazione Comunale che abbiamo portato alla luce nei mesi scorsi e su cui dovremmo risoffermarci ora. Purtroppo, per ragioni di spazio, siamo costretti a chiudere questo intervento.
Non senza rilevare tuttavia l'ipocrisia di una giunta comunale che il prossimo XXV aprile si appresta a celebrare la "giornata comunale per la pace" e a livello nazionale è rappresentata da un governo militarista e interventista che in spregio alla Costituzione italiana (che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali) partecipa ad una guerra di aggressione contro uno Stato sovrano, provocando sofferenze indicibili nei confronti della popolazione civile jugoslava sia essa serba o albanese.
Al di là delle iniziative di facciata (come la farsa rappresentata dal Consiglio Comunale allargato dei tre comuni del Conero Numana, Sirolo, Camerano, inconcludente sotto tutti i punti di vista) il Consiglio Comunale di Camerano dovrebbe pronunciarsi con decisione contro la guerra e in favore della pace, chiedendo formalmente al governo italiano di negare l'uso delle basi italiane per le criminali missioni aeree della NATO.

Aleksinac in Jugoslavia dopo i bombardamenti
E’ di dimensioni impressionanti l’attacco del revisionismo storico alla Resistenza italiana sia sul piano locale che nazionale.
Spesso è messo in opera da una banda di cosiddetti “storici” postfascisti e postcomunisti ormai al servizio della pianificazione imperialista europea. Vogliamo proporvi invece un articolo del noto giornalista liberale Giorgio Bocca che con tanta onestà intellettuale rinverdisce la memoria storica.
Buona lettura !
Crimini nazisti: migliaia di denunce nascoste in un armadio
QUELLE STRAGI INSABBIATE
DI GIORGIO BOCCA
L'avvocato Ricci, presidente dell’istituto storico della Resistenza in Liguria ci segnala questa vicenda aberrante ma da noi possibile. Giorni fa in una cantina della procura militare di Roma presso il Comando supremo è stato trovato un armadio con le ante chiuse e appoggiate a una parete perché nessuno guardasse dentro. Conteneva da mezzo secolo centinaia di denunce e di indagini contro gli ufficiali nazisti che nei mesi dell’occupazione si erano resi responsabili di eccidi della popolazione inerme o per rappresaglie o per intimidazione. Quindicimila persone, quindicimila cittadini italiani, cifra impressionante e imprevista anche dagli studiosi di quel periodo.
In una nota a futura memoria il procuratore generale militare di allora spiega il perché di quel colossale insabbiamento: c’era stata già nel 1945 una tacita intesa fra la giustizia dei vincitori angloamericani e la italiana del governo Bonomi, succeduto a Badoglio, per ripartire i processi secondo questo criterio: la giustizia italiana quelli per fatti riconducibili a località italiane e di importanza locale, a quella alleata quelli di rilievo generale.
La nostra procura si adegua, centinaia di procedimenti stanno a dormire nell’armadio, il silenzio scende sulle stragi naziste, tremila morti solo nella fascia appenninica fra la Toscana e l’Emilia da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, contadini, borghesi uomini donne e bambini inermi e non partigiani come fu detto dai carnefici.
La giustizia alleata si riservò i grandi processi, a Venezia al maresciallo Kesselring comandante della Wehrmacht in Italia, a Roma a Kappler per le fosse Ardeatine.
Particolare aberrante nella aberrazione: per qualche mese la giustizia militare italiana perseguì i fascisti collaboratori delle stragi volute dai tedeschi e in alcuni casi si arrivò a delle condanne a morte.
Non si sa se l’intenzione della nostra procura era di far scomparire le carte accusatorie per sempre, certo non aveva fretta di usarle, il vento stava cambiando, il vecchio Stato rinasceva dalle sue ceneri e non era fondato sulla Resistenza, ma su un nuovo vecchio collante fortissimo: l’anticomunismo o, a dire meglio, l’antisovietismo.
Un fenomeno del resto comune a tutta l’ Europa: i diari di Heinrich Bòll raccontano del ritorno dei nazisti negli uffici e nelle caserme della Repubblica federale del cattolico Adenauer.
C’era un disegno generale, "atlantico" potremmo dire, di prepararsi alla guerra fredda o calda con l’URSS e di adoperare gli ex nemici di sicura militanza anticomunista, un disegno politico banalizzato quando non reso ridicolo dallo zelo dell’apparato politico-poliziesco che doveva metterlo in pratica, affezionato ai guadagni e ai privilegi che ne ricavava.
Analogo anche se meno comprensibile l’intervento della Chiesa per far espatriare i criminali di guerra nazisti verso i rifugi delle dittature sudamericane.
Si apre il periodo delle purghe alla rovescia, partigiani e antifascisti espulsi dalle polizie e dai ministeri, rinviati a processo e criminali di guerra esentati.
In tutto di processi ne vennero fatti una quindicina su centinaia di denunce.
La nota a futura memoria della nostra procura militare è esplicita: per ordine superiore bisognava mettere una pietra sul fiume di sangue e di sofferenze che aveva colpito la popolazione italiana dalla risiera di San Sabba all’eccidio di Boves.
Quale intelligenza politica ci fosse in quella svolta che arrivò al ridicolo di accettare e finanziare una formazione clandestina anticomunista come Gladio, militarmente risibile, tutta occupata in vacanze e scrocchi, resta da capirlo e si vorrebbe che se ne occupasse seriamente il revisionismo storico che poco seriamente di questi tempi riscrive la storia della nostra Resistenza come una armata Brancaleone insignificante in guerra ma feroce e sanguinaria contro gli "altri".
Si continua a discutere e a scrivere sull’attentato di via Rasella arrivando a sostenere che le vittime non erano dei veri soldati tedeschi ma dei pacifici altoatesini entrati quasi per obiezione di coscienza in un reparto della polizia ausiliaria, che forse per tenersi in esercizio aveva dato la caccia ai partigiani nell’Alto Adige eliminandone la sia pur minima presenza.
Senza dire della infamia di attribuire quell’atto di guerra a una losca trama staliniana per far scattare la rappresaglia contro i "concorrenti" liberali, socialisti, azionisti, monarchici che Kappler, forse anche lui della congiura, aveva scelto nelle carceri romane.
Curioso revisionismo specializzato nel rovesciamento delle parti per cui colpevoli sono le vittime e innocenti i carnefici.
Il revisionismo che discute e scrive per restituire, dice, la voce agli "altri" ai vinti dimenticati dalla storia di vincitori.
E che non si accorge dei quindicimila concittadini innocenti torturati e uccisi che non hanno mai avuto la sia pure minima ricompensa della giustizia.

IL partigiano cameranese Lubiano Bondi
archivio Bandiera Rossa