NO ALLA NON BELLIGERANZA
PER UNA PRESENTAZIONE
ELETTORALE
PIENAMENTE AUTONOMA E
ALTERNATIVA DEL PRC
Come dirigenti del PRC, a
diversi livelli di responsabilità, consideriamo profondamente negativa una
scelta di non belligeranza del nostro partito nei confronti del Centrosinistra
in occasione delle prossime elezioni politiche, e chiediamo pertanto una
rettifica chiara e tempestiva di tale indirizzo.
Il Centrosinistra si è
confermato più che mai nella legislatura che si va chiudendo come la
rappresentanza politica e di governo della grande impresa e dei poteri forti
della società italiana. Sul piano politico la burocrazia liberale DS ha
progressivamente rotto in questi anni con la stessa rappresentanza
socialdemocratica del movimento operaio assumendo l'obiettivo del "partito
democratico" quale forza centrale della borghesia italiana. Sul piano dei
contenuti di governo tutti gli indirizzi di fondo assunti dal Centrosinistra
nel campo sociale come sul terreno istituzionale, in politica interna come in
politica estera (si pensi alla guerra), non configurano semplicemente
"gravi divergenze" con i comunisti, ma la traduzione organica di
orientamenti e interessi delle grandi famiglie del capitalismo italiano e, in
particolare, del capitale finanziario. Non a caso i profitti e la forza del
grande capitale, entro il processo di integrazione europea, hanno conosciuto in
questi anni, grazie al Centrosinistra, un'espansione eccezionale, direttamente
proporzionale al calo dei salari, alla precarizzazione del lavoro, all'aumento
della disoccupazione, all'arretramento complessivo della classe lavoratrice. Il
fatto che le politiche del Centrosinistra, colpendo e demotivando i lavoratori,
abbiano spianato la strada alle destre e al loro blocco reazionario, guidato
dalla piccola e media impresa, non muta di una virgola la natura padronale del
Centrosinistra: al contrario ne chiarisce gli effetti devastanti per il
movimento operaio sullo stesso terreno politico. Peraltro il varo del nuovo
esercito professionale, la raccolta delle impronte per gli immigrati, le
aperture alla Costituente della nuova repubblica dimostrano una volta di più,
proprio in questi mesi, che persino sul terreno della democrazia il
Centrosinistra del capitale ha finito con l'inseguire gli indirizzi di fondo
delle destre sino talora a realizzare i loro stessi programmi.
Il nostro partito, come partito
di classe, non può praticare la non belligeranza verso lo schieramento politico
e di governo del grande capitale. Tanto più a seguito di una
legislatura che ha colpito il mondo del lavoro con la maggiore intensità degli
ultimi trenta anni. Tanto più a fronte del fatto che tutti i movimenti di lotta
che si sono prodotti in questi anni, dal movimento contro la guerra al
movimento degli insegnanti, si sono diretti contro il Centrosinistra e i suoi
governi. Tanto più a fronte oggi dei primi sintomi di quel disgelo sociale che
di fatto si rivolge contro le politiche dominanti degli anni Novanta. Come
comunisti non possiamo scindere collocazione sociale e scelte
politico-elettorali: non possiamo combinare la belligeranza dell'opposizione
sociale con la non belligeranza elettorale.
Né ci convince una tattica
"negoziale" che afferma di vincolare la non belligeranza a
"segnali" di "apertura" del Centrosinistra. Perché
nessuna eventuale "concessione" del Centrosinistra, in materia di
Finanziaria o di legge elettorale, potrebbe minimamente scalfire la natura
padronale del governo e il bilancio di classe della legislatura. Al più
potrebbe contribuire a mascherarli in funzione pre-elettorale: ciò che proprio
noi comunisti dovremmo semmai denunciare, non certo avallare.
Il PRC deve dunque realizzare un'altra
scelta elettorale nel quadro di un indirizzo politico e strategico di reale
e piena autonomia. L'indicazione di "rottura col Centro" che
formalmente il nostro partito oggi avanza può e deve avere un solo significato
coerente: la costruzione di un polo autonomo di classe, alternativo ai due
poli borghesi di alternanza; la rivendicazione, a partire dalle lotte,
dell'unità d'azione dei lavoratori e delle lavoratrici e di tutte le tendenze
politiche che ad essi si richiamano, in contrapposizione alle classi dominanti
e alle loro rappresentanze politiche.
L'implicazione elettorale è
chiara. I comunisti non possono e non debbono realizzare alcuna desistenza
verso i condidati del Centro e della burocrazia liberale DS omologatasi al
Centro. Al contrario sia sul terreno proporzionale che nei collegi
maggioritari, sia alla Camera che al Senato, il PRC deve contrapporre ai
candidati delle classi dominanti i candidati comunisti e del mondo del lavoro,
indicandoli come unico vero riferimento autonomo delle classi subalterne.
Nessuna eventuale articolazione della tattica elettorale può contraddire il
principio dell'autonomia di classe: e l'autonomia si realizza non in virtù
della semplice assenza di un accordo politico generale col Centrosinistra, ma
solo nella chiara alternativa di classe al Centrosinistra e al Centrodestra.
In questo quadro riteniamo
centrale la presentazione del compagno Fausto Bertinotti quale candidato
premier del polo autonomo di classe, in contrapposizione a Rutelli e
Berlusconi, sulla base di un coerente programma anticapitalistico: una
scelta che non solo ci consentirebbe la più ampia valorizzazione pubblica delle
ragioni dei lavoratori e dei comunisti, ma ci configurerebbe finalmente come
soggetto pienamente autonomo perché alternativo favorendo la rottura del
bipolarismo e la costruzione del nostro partito come forza di classe e di
massa.