SOCIOLOGIA DEGLI INTERSTIZI

 

Viaggio, attesa, silenzio, sorpresa, dono

 

Giovanni Gasparini - ed. Bruno Mondadori 1998 - pp. 178 lire 17.000

 

Il libro tratta degli "interstizi" della vita quotidiana, fenomeni apparentemente marginali e poco visibili rispetto ad altri fenomeni sociali. Un regalo di 178 pagine meravigliose dove Giovanni Gasparini ci descrive cinque aspetti interstiziali: il viaggio, l'attesa, il silenzio, la sorpresa e il dono, territori non esplorati o scarsamente coltivati dalle scienze sociali pur rappresentando esperienze umane ricche di componenti e sfaccettature. Vi si percorre anche un originale tracciato di collegamento tra le varie dimensioni interstiziali descritte.

Il viaggio può essere inteso come espressione della libertà personale, come occasione e motivazione per la ricerca e l'acquisizione di nuove esperienze. O come esperienza in sé gratificante. Ma anche come separazione e perdita.

L'attesa può riferirsi sia alla lunghezza dei tempi occorrenti per l'ottenimento di un servizio pubblico, sia alle aspettative o previsioni di ruolo connesse alle diverse posizioni sociali.

Chi detiene più potere riesce a non attendere e a farsi attendere; ma Penelope, attraverso lo stratagemma della tela riesce a far attendere per anni i suoi pretendenti fino al ritorno di Ulisse.

Il silenzio è oggi il fenomeno interstiziale più evidente a causa della drastica compressione degli spazi e dei tempi del silenzio, espulso non solo dai contesti metropolitani ed urbani ma anche dalle aree naturali.

La sorpresa implica rischi ed imprevisti che i sistemi organizzativi delle moderne società complesse tentano di pianificare riducendo le incertezze; ma la sorpresa si configura anche come dono, altro aspetto interstiziale che assume significati nuovi nelle società moderne.

Tra lo scambio di doni inquadrato in un rapporto di obbligazioni, e il dono munifico di chi elargisce per manifestare il proprio potere o riceverne una gratificazione, c'è il dono fatto senza aspettarsi corrispettivi, al di fuori di qualsiasi do ut des. L'autore concentra l'analisi su questa dimensione della "gratuità", opposta a quella predominante dell'homo oeconomicus e che apre orizzonti vasti e vitali nelle società contemporanee in quanto di primaria importanza nello sviluppo di relazioni sociali ed umane.

Con questo libro il lettore può cogliere quanto sia importante riflettere su questi interstizi, vuoti apparenti, della vita quotidiana, che ci offrono in realtà grande ricchezza di valori e di senso.

 

Insomma, c'è veramente da attendersi il dono di una lettura "sorprendente", e insieme un viaggio in cui l'autore ci guida man mano all'interno di una rarissima e silenziosa zona wildlife, per riflettere, magari, oltre che sugli interstizi sociologici, anche su quelli della nostra vita.

 

 

GIOVANI PER SEMPRE? L’ARTE DI INVECCHIARE

 

Marcello Cesa - Bianchi . ed. Laterza 1998 - pp. 215 lire 24.000

 

 "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi".

Con questa splendida citazione si apre il libro "Giovani per sempre", un invito a superare gli stereotipi e i pregiudizi sulla vecchiaia, descritti e ribaltati dall’autore con argomentazioni scientifiche e un bel linguaggio immediato. Il lettore resterà colpito dall’apprendere che nella Roma imperiale si viveva in media meno di 30 anni, negli Stati Uniti agli inizi di questo secolo quasi 50, mentre oggi si arriva ad 80 anni circa. Restare giovani per sempre è un’illusione antica, invecchiare bene è un’arte, particolarmente da apprezzare ai giorni nostri, visto che si vive mediamente tanto più a lungo.

Ma da che cosa dipende l’invecchiamento? Non solo da fattori biologici, ma anche da fattori ambientali e psicosociali, che l’autore ci spiega, quali le esperienze di vita e gli eventi stressanti, le condizioni economiche, lo stato di salute, il profilo psicologico e i rapporti interpersonali. Al di là della malattia incidono sulla percezione della propria vecchiaia le delusioni, il disadattamento, la riduzione dell’autonomia: è, questo, un territorio estraneo alla malattia e tuttavia solitudine, isolamento e povertà, possono cambiare lo stato generale della persona e il quadro dei sintomi. L’autore presenta, di contro, "otto regole d’oro", un decalogo imperfetto, da intendersi come obiettivi da prefiggersi, per imparare l’arte dell’invecchiare bene. Tra queste, avere un atteggiamento positivo verso la vita e mantenere soddisfacenti relazioni sociali.

Da leggere, sullo stesso tema, anche il libro di Alberto Spagnoli "…e divento sempre più vecchio" (Bollati Boringhieri), introduzione di Stefano Mistura. L’attuale isolamento dei vecchi è il prodotto dell’emarginazione alla quale essi sono destinati: " i vecchi dovrebbero mantenere delle passioni, continuare ad aderire a valori in cui riconoscersi, per non ripiegarsi su sé stessi. Ma tutti avvertono come ciò trovi opposizione nella nostra società, sebbene sia noto che la vita può avere senso solo se ne offre a quella degli altri, attraverso l’amore, l’amicizia, la solidarietà, ma anche lo sdegno e la ribellione…"

Quanto al mito della giovinezza, se è vero che la vita comincia a quarant’anni, possiamo dar credito al proverbio cinese che dice: " occorrono sessant’anni di vita per conoscere la propria anima, poi si resta giovani in eterno".

  

IN UN DIVERSO WELFARE

Ota de Leonardis – ed. Feltrinelli 1998 – pp. 182 lire 26.000

Dalle macerie del welfare nasce e si sviluppa l’impresa sociale, sotto la spinta della capacità di autorganizzazione della società civile, dando vita a nuove forme di organizzazione sociale e di scambio delle risorse.

Si ripropone il problema del nesso tra crescita economica ed occupazionale e benessere valorizzando un tipo di servizi che non corrispondono solo al soddisfacimento di bisogni individuali o di target group ma hanno un impatto sociale, interessano cioè la collettività o, più che rispondere a una domanda specifica, promuovono invece le condizioni per lo sviluppo di quei servizi che allargano e redistribuiscono la capacità stessa di domandare.

L'’autrice analizza tutti i percorsi di questo universo emergente evidenziandone contraddizioni ed illusioni, e gli elementi innovativi. Rivisto anche l’abusato concetto di "solidarietà", nei suoi vari significati, e sostituito da quello di "reciprocità" quando è da intendersi come capacità di costruire e mantenere legami sociali e "mediazioni" positive.

Un fondamentale punto di partenza per ridefinire le politiche sociali è proprio l’attenzione alla capacità di organizzare relazioni col superamento del modello assistenzialistico (da un lato i soggetti destinatari e dall’altro i soggetti istituzionali e non, che offrono beni) a favore di strategie di sviluppo che impegnano sempre nuovi e diversi soggetti sociali, in qualità di attori, a costruire processi sociali volti a valorizzare le risorse in una dimensione progettuale e orientata all’investimento. Ma ciò richiede istituzioni virtuose che siano in grado di interpretare e gestire positivamente la spinta ad "intraprendere" e a creare socialità, proveniente dal volontariato e dal non profit, e sappiano soddisfare l’esigenza diffusa di una strategia politica di largo respiro che ponga al centro la cura della cosa pubblica .

 

Nicla Iacovino

 

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