Buon anno, Buon anno,

anno 2000 ti saluto nel desio di scordar il peso del tuo trascorrere.

Ma obliar non voglio e non posso quella notte di fine estate,

la vorticosa sintesi emozionale fonte del travaglio

che il tuo scader non cancellerà.

La maliarda attrazione di quella voce

fece annegare il mio spirito negli occhi

entro cui lieto specchiar dovevasi il mio corpo.

Affogava lo spirito nelle perigliose e severe

acque di quel placido lago,

lentamente si affievolivano le care luci delle amene rive

sprofondavano i lunghi ed interminabili sogni,

nelle tenebre profonde degli abissi severi di quel grazioso viso.

Moriva l’Amore di una speranza mai nata,

ma sempre moribonda, in su quel florido seno.

Periva ogni dolce ricordo del futuro che sarebbe stato,

tra i rossi riflessi della tricomica luna.

Lacerato venne l’animo dalle tacite pronunce delle rosse labbra

che vergin restaron al mio cospetto.

Anno 2000, affido a te questa dolce malinconia,

questa amara felicità,

tra me e te si consumerà l’ardor

che m’è precluso manifestar a chi l’accese.

 

(Torino, 11 dicembre 2000 ore 2,15, versi dedicati alla Rossa)

 

 

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