Incontro con i Parlamentari dei collegi XIX e XXI
Venerdì 6 febbraio 1998 - Sezione PDS - via dei Trinci
 
Introduzione al dibattito

  
L'azione svolta dal Governo dell'Ulivo in questi mesi si presta a una duplice valutazione: ai risultati senz'altro positivi sul piano "straordinario" del risanamento economico-finanziario si affiancano, infatti, motivi di preoccupazione sul fronte della attività legislatoria che sta alla base della "gestione ordinaria" del Paese.

Un'azione di governo seria ed efficace si caratterizza infatti per la volontà e la capacità di tradurre in iniziative legislative concrete quanto previsto nel programma di coalizione: la coerenza dei contenuti programmatici ed il rispetto delle tempistiche ad essi associati costituisce un prerequisito per la credibilità di una coalizione e di chi la rappresenta nelle sedi istituzionali. 

I motivi di perplessità a tal riguardo ci sono ed in abbondanza: né l'una (coerenza dei contenuti), né l'altra (tempistiche) delle due condizioni ci pare infatti che siano state, non diciamo conseguite (nessuno è così folle da pensare che in meno di due anni si sarebbe potuto fare !) ma neanche perseguite.
 
Ed è questo il motivo della attuale amarezza per chi ritiene che un Governo abbia l'obbligo di lavorare per realizzare il programma elettorale ed i parlamentari della maggioranza il dovere di stimolarlo in tal senso.

 Di seguito si riportano alcune considerazioni che ci paiono giustificare la delusione percepibile per il modo in cui si stanno affrontando quelli che per comune opinione costituiscono alcuni tra i maggiori problemi di questo paese. Ci preme ribadire che si tratta di un contributo, speriamo costruttivo, al dibattito odierno: spunti di riflessione per riprendere con rinnovata vigoria la "Via Maestra" che qualcuno ha probabilmente smarrito !

 

 
Tesi n° 1
 
SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA SCIENTIFICA

 
PREMESSO CHE:

 

CI CHIEDIAMO E CHIEDIAMO:
 

 
 
Tesi n° 2

 

Il settore delle Comunicazioni

 
Gli indirizzi di tipo legislativo e di politica industriale che il Governo sta attuando nel settore delle comunicazioni - inteso come l'insieme della gestione delle infrastrutture tecnologiche di telecomunicazione (i "carrier") e degli elementi editoriali ed informativi di ogni tipo (i "contenuti") ad essi associabili - sono motivo di crescente preoccupazione in chi è convinto che le scelte riferibili a tale comparto travalicano il significato puramente economico per impattare pesantemente i meccanismi di funzionamento democratico di un Paese.

Due in particolare i temi che costituiscono ormai un vero e proprio "fronte di allarme":

  A far da collante l'incredibile vicenda dell' Authority di settore, nella quale alle ormai solite divergenze lottizzatorie, si è aggiunta la guerra per la localizzazione che ha visto in prima fila i sindaci (dell'Ulivo !) delle città presunte candidate.

Andando con ordine, si riportano di seguito sinteticamente quali sono a ns. avviso i punti di maggiore ritardo e/o "inadempienza".

 

  1. Liberalizzazione TLC
  In questo settore non è stata realizzata nessuna delle condizioni che garantiscono lo sviluppo di una vera concorrenza:  Dal primo gennaio 1998 i monopoli sono ufficialmente caduti ma di fatto persistono nella telefonia fissa mentre nella telefonia mobile le vicende legate alla gara per il terzo gestore ci hanno esposto, come Paese, a dure censure da parte del commissario europeo.

 

  1. Riassetto Sistema Televisivo
Mentre il Governo è impegnato in defatiganti mediazioni tra interessi lobbistici più o meno trasparenti che consentano di pervenire finalmente ad una messa a punto del tormentato DDL 1138, abbiamo avuto modo di assistere a due episodi davvero eloquenti:  
Tesi n° 3
 
Federalismo e decentramento
 

Sfogliando Repubblica giovedì della settimana scorsa, ci si poteva imbattere nelle pagine interne in un sondaggio riguardante il pensiero degli abitanti del nord est sulla secessione dall’Italia. Bene, più del 50% dei contattati, si è detto favorevole a questa ipotesi e inoltre si è dichiarata disposta ad un congiungimento territoriale con l’area austro-tedesca.

Tutto questo ci lascia perplessi e attoniti per due semplici motivi:

 
Il problema ormai sta per esplodere e bisogna che diventi una priorità come lo è il risanamento. E’ inquietante però rendersi conto che tutte le parti politiche sono favorevoli al federalismo e al decentramento, ma sempre nella misura in cui non riguarda proprie cristallizzate situazioni di potere. Pensiamo che ormai bisogna sgombrare il campo.
 
Tutte le forze politiche giochino a carte scoperte. Senza tatticismi, con proposte chiare e funzionali di facile applicazione; anche perché, se metteranno in campo proposte evasive, perderemo, noi come ulivo, tanta di quella credibilità che poi sarà difficile da riconquistare.

L’unico suggerimento che ci sentiamo di manifestare è di applicare in maniera corretta il principio della sussidiarietà, dove questa sta, (in un suo significato), nell’attribuzione dei poteri non partendo dall’alto (come avviene ora), ma dal basso, o meglio in una loro equa redistribuzione.

Partendo quindi dai comuni, bisogna prima investire in tecnologia e risorse umane qualificate per poi valutare a quali compiti amministrativi e costituzionali riescono ad ottemperare.

  Di conseguenza, ciò che non si riesce a svolgere in questi, passa a livelli amministrativi più alti per poi finire allo stato centrale.

  Così facendo si portano i poteri vicino ai cittadini i quali possono così essere più partecipi alle decisioni delle quali sono primi usufruitori e controllare meglio l’operato di chi li amministra.

 
Tesi n° 4
 
I problemi della Giustizia

   

Nell'affrontare l'argomento Giustizia vogliamo richiamarci a quello che essendo stato il programma dell'Ulivo, è automaticamente diventato anche un preciso impegno d'ogni candidato.

Nel caso in cui qualcuno n'avesse smarrito il ricordo, crediamo sia opportuno rileggersi la Piattaforma programmatica dell'Ulivo, e in particolare la tesi n° 11 - L'indipendenza della Magistratura e la tesi n° 15 - Far lavorare meglio i magistrati.

Ora, noi riteniamo, in ciò suffragati, purtroppo, da quanto accaduto in questi venti mesi di governo dell'Ulivo, che all'interno della coalizione di maggioranza siano rappresentate anche delle forze che spingono in direzioni diverse.

 
Il primo segnale era avvenuto con la nomina di Ottaviano del Turco alla presidenza della Commissione Antimafia, nel cui passato di sindacalista d'area socialista non si riscontrava alcuna conoscenza in materia, a scapito di Pino Arlacchi, la cui esperienza è stata da un prestigioso incarico similare all'ONU.

 

Un secondo passo è stato compiuto con la proposta di riforma dell'art. 513 del codice di procedura penale che, sebbene necessario di un riequilibrio tra i poteri della difesa e dell'accusa, non ha tenuto conto della specificità dei processi mafiosi nei quali la norma ora modificata riguarda al 99% i collaboratori di giustizia. In questo campo, oltre ad una certa miopia di tutti i partiti della maggioranza, si è distinto l'On. Boato reagendo istericamente a tutti i pareri che provenivano dalla magistratura.

Quale sia il vero indirizzo che l'On. Boato vorrebbe assegnare alla giustizia è al momento alquanto confuso… A meno che non si voglia consultare l'organo dell'associazione "Convenzione per la Giustizia - Il Foglio" (finanziato da fondi pubblici) dove assistiamo alla felice convergenza tra Boato, Marcello Pera di Forza Italia, ed un noto moderato come Giuliano Ferrara.

 

Non ci soddisfa e ci inquieta, inoltre, la proposta della separazione delle funzioni dei magistrati e quella di modifica del CSM, possibile preludio a manovre future che possano portare in seguito ad un controllo politico, più o meno velato, della magistratura.

Riteniamo tuttavia che l'acme sia stato toccato con la vicenda di Cesare Previti.

Pur rispettando il responso di Montecitorio, è lecito tuttavia porre il quesito: è sostenibile che la magistratura milanese perseguiti l'onorevole Previti per tutta quella attività precedente che evidentemente non aveva nulla a che fare con la sua attività politica e parlamentare? Oppure è più verosimile che l'on. Previti, come del resto tanti altri deputati e senatori nella Prima Repubblica, abbia scelto di fare attività politica ed entrare in Parlamento proprio per essere coperto retroattivamente dall'immunità?

In questa occasione sono venuti alla luce numerosi e valorosi combattenti che hanno rivelato una volta di più la loro stoica natura ipergarantista. Ha cominciato l'indomito Boato che ha subito strillato - ancora prima di leggere un solo foglio della richiesta di arresto - contro questa "giustizia ad orologeria"!

A questo si sono accompagnati i voti di una parte cospicua della maggioranza che ha preferito seguire una politica labirintica; alcuni ispirati da Ciriaco De Mita, (vedi i Gargani e gli Zecchino, quest'ultimo autore di un emendamento sulla depenalizzazione del finanziamento illecito dei partiti), altri (Schietroma, Boselli, ecc.…) spinti dal desiderio di rivincita e supportati da un indelebile corredo genetico.

Infine, fulgido esempio di rappresentazione di un voto di coscienza, coloro i quali si sono astenuti (RI ed altri) testimoniando così l'eterno istinto pilatesco di chi probabilmente desidera non schierarsi…

 
Tutti costoro hanno giustamente deciso di opporsi alla pretesa assurda da parte dei giudici di Milano, di voler applicare la legge anche ai potenti contravvenendo così ai principi della Costituzione non scritta !

Sappiano però tutti costoro che, grazie al voto palese, gli elettori li hanno potuti guardare in faccia e che sapranno ricordarsene al momento opportuno. Noi non vorremmo che incassato il risultato elettorale, raggiunti i traguardi economici, alle soglie del nostro ingresso in Europa, rispuntino, appena rivedute e corrette, le consuete manovre di antica memoria.
 

P.S. : I Popolari dei collegi XIX e XXI hanno ritenuto di non aderire a questa tesi

 
 
 

Conclusioni

 

In considerazione di quanto sopra esposto rivendichiamo la

 

CONTINUITA’ DI AZIONE POLITICA CON I NOSTRI ELETTI
 
 
 
 
 
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