Rossanova:SCHEDA CRITICA:


E' sempre imbarazzante dover parlare di un progetto di cui si si fa parte, per l'ovvio rischio di cadere nell'autocelebrazione o, al contrario (e sarebbe il mio caso, come sa bene Pierpaolo), di essere esageratamente distruttivi. E' per questo che inserisco volentieri una generosa recensione della quale l'illustre critico musicale Mario Zappa ha recentemente avuto la cortesia di onorarci.

Giorgio Maone.


Feroce ironia e sensibilità poetica, gusto iconoclasta ed amore per la musica: questi ed altri matrimoni ossimorici e paradossali sorprendono e gratificano durante un concerto dei Rossanova.
Chi ha avuto, come me, l'opportunità di ascoltarli in occasione della Festa dell'Ulivo a Palermo (immediatamente dopo la vittoria elettorale della coalizione di Centro-Sinistra, il 21 aprile), non ha potuto trattenersi dal ballare col cervello non meno che con i piedi: la ginnastica mentale a cui ti costringono, con le loro trovate dissacranti nelle cover, e l'evidente ricerca di un equilibrio volutamente instabile nei brani originali, è paragonabile, nel panorama nazionale, agli effetti dell'ascolto di un "Elio e le Storie Tese" in forma, con meno volgarità gratuita e gli stessi ammiccamenti multigenere "alla Frank Zappa".
La tiratissima versione bossa nova dell'ormai classica "Caruso" di Dalla o quella reggae di "Every Breath You Take" (che, caso voluto, restituisce al genere tipico dei Police uno dei pochi pezzi che se ne discostava, ma con la diabolica aggiunta shakerata di una "Goldrake" dal testo politico-demenziale), possono essere uno choc per i più conservatori, ma esprimono bene la prassi della quale il gruppo fa il suo metodo e la sua bandiera, e che definisce esproprio proletario della canzone.
Gli strumentisti sono ben affiatati, ma la maggior garanzia di originale follia negli arrangiamenti proviene proprio dalla disomogeneità delle loro estrazioni musicali: il chitarrista Max Noto ha ben assimilato la lezione degli "ipertecnici", ricavandone una sintesi, rinnovata dalla melodia, tra Van Halen, Steve Vai e Satriani. Insieme a lui, l'altro rocker della band è il batterista Pierpaolo Rumbolo, che sa però passare, disinvolto camaleonte, dal fracasso muscolare allo swing più delicato.
I fratelli Francesca e Giuseppe Favarò, rispettivamente chitarra e basso, spostano il timone verso il jazz, la prima con un raffinato fraseggio bossa e sfumature latine, il secondo con tutta l'energia del funky, entrambi con uno sviscerato amore per il blues.
Il compito non facile di mediare tra talenti così diversi spetta al compositore e cantante Giorgio Maone, la cui impressionante estensione vocale gli permette di affrontare con tranquillità e sensibilità interpretativa un repertorio (cover e no) inevitabilmente disparato.
I pezzi originali non possono che rispecchiare musicalmente questo magma stilistico, riuscendo comunque a restituirci un sound riconoscibile e molto interessante; i testi oscillano tra la lirica esistenzialista e l'impegno sociale e politico, fuggendo comunque supponenza e seriosità e cercando anzi spesso la risata.
Tra gli altri ricordiamo "No Problem", minimalisticamente sarcastico nei confronti di Palermo e delle città italiane in genere, e "La foglia d'albicocco", dedicato al deputato europeo dei Verdi Alexander Langer, suicidatosi qualche tempo fa.

Mario Zappa.


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